Loki guardò Helblindi allontanarsi dal luogo con una forte angoscia nel
cuore.
Sapeva bene di non poter fare molto in quel frangente: proteggere se
stesso e Thor dalla furia omicida di Skrymìr lo aveva fortemente
indebolito, non poteva certo salvare la vita di Byleistr o curare delle
ferite gravi, non nell’immediato perlomeno.
Quando suo fratello sparì dalla sua vista, Loki abbassò lo sguardo
verso il padre morente.
Sif, vedendo quella scena e capendo la gravità del momento, si mise da
parte trascinando con sé anche Thor, facendogli segno di stare in
silenzio. Lui non poteva sapere cosa si provasse al capezzale del
proprio genitore, ma lei sì.
Loki, comunque, non ci fece molto caso. Teneva la mano di suo padre,
così minacciosa eppure con un che di rassicurante, senza dire una
parola. In verità non sapeva cosa dire. Molto strano, per lui.
E avrebbe tanto voluto avere più tempo…
Farbauti, forse per la percezione sempre più vicina della morte, forse
perché non aveva mai avuto la possibilità di parlare a tu per tu con il
figlio, decise invece di parlare subito. Sorrise al terzogenito, mentre
lo guardava pentito ma fiducioso nelle doti di Helblindi.
- Sei cresciuto. Forse non tanto però -, disse, volendo fare una
battuta.
Nonostante il contesto, Loki rise amaro, ben sapendo di essere un nano
rispetto alla maggioranza degli Jotun. Non ne rimase offeso, anche se
dovette nascondere una lacrima con un gesto della mano libera. Le sue
iridi erano comunque velate di rammarico.
- Vorrei averti conosciuto prima -, disse. – Aver avuto più tempo per
noi -.
Farbauti scosse la testa. – E’ stata colpa mia. Avrei potuto fermare
Laufey, e non ho mai avuto il coraggio di farlo. Ma sono felice di
essere riuscito a portare via almeno te dalle sue grinfie -, disse. Poi
sorrise ancora, leggermente. In vita doveva essere stato uno che lo
faceva spesso.
- Odino non è sempre stato una persona saggia, ma prima della guerra
eravamo amici, anche se non sono stato abbastanza lungimirante da
ascoltarlo. Lui sapeva persino come desideravo chiamarti. Ti ha
cresciuto bene, pure se forse pensi che abbia fatto qualche errore.
Purtroppo tutti noi genitori li facciamo… io forse più di altri -,
continuò. Si voltò verso i due asgardiani alle sue spalle,
soffermandosi in particolare verso Thor.
Poi ritornò a guardare il figlio.
- Non hai avuto il tempo di conoscermi… Ma io ti ho sempre guardato, da
Helheim. Non solo te, ma anche Helblindi e Byleistr. E sono fiero di
potervi chiamare figli -.
Gli occhi di Loki s’illuminarono di sorpresa. – Davvero? -, chiese
interrogativo.
Farbauti annuì. – Fin da quando eravate piccoli avevo capito che
avevate dei grandi talenti. Anche tu, facevi esplodere le cose ancora
prima del parto… Ed eri un neonato così bello… cough! Cough! -,
Farbauti tossì sangue dalla bocca, cercando di coprirla con il pugno ma
invano: da essa una goccia andò comunque a posarsi sulla mano di Loki.
Il giovane Jotun si sforzò di ignorarla. Non era il momento adatto per
lasciare che qualche ormone impazzito lo facesse rimettere.
Ciononostante cominciava ad avere la nausea. Non che spettacoli di
persone moribonde gli fossero estranei ma… Farbauti era il suo padre
biologico.
Vederlo raggiungere il Regno di Hel, benché non lo avesse allevato lui
ma Odino, faceva male.
Cercò di non guardare le ferite del padre, soffermandosi sul suo viso.
- Sei stato tu a lasciarmi nel tempio? -.
Lo Jotun annuì.
- Sapevi che mi avrebbero trovato? -.
Farbauti annuì ancora. Non serviva che Loki sapesse che lui era morto
subito dopo per proteggerlo, per mano di Laufey stesso. Ma Loki aveva
troppo intuito per non capire. - E sei morto subito dopo, a quanto ne
so. Laufey? -.
Farbauti fece un sorriso mesto e rassegnato. – Sei troppo intelligente,
Loki… -.
- Padre -, era la prima volta che chiamava Farbauti così. I suoi occhi
erano lucidi.
– Mi dispiace… -.
- Non è colpa tua -, disse Farbauti, che tossì ancora.
Anche da non-vivente il Gigante aveva una tempra molto forte. Il corpo
posseduto da Skrymìr, poco lontano, giaceva morto già da un pezzo, ma
ancora lo Jotun respirava.
Semplice resistenza oppure una concessione di Hela?
- Ascolta, non mi rimane molto tempo ormai. Avrei voluto che ci fossero
anche i tuoi fratelli, ma purtroppo non è possibile e avrei voluto
tanto parlargli. Puoi fare tu da tramite per me? -, chiese. Loki annuì,
determinato, e strinse di più la mano del genitore.
- Dì loro solo… che io vi voglio bene, a tutti e tre. Che sono fiero di
voi e di quello che siete diventati. Non ho più alcun diritto di darvi
consigli su come gestire la vostra vita, ma… -, il suo sguardo si
rabbuiò. Quando continuò a parlare ormai parlava a voce molto bassa,
tanto che Loki dovette chinarsi per sentire meglio le sue parole. Forse
per non far sentire i due Asir?
– Ma? -.
- Ma sono molto preoccupato per Byleistr. E non è solo perché ora
rischia la vita. Ha sempre vissuto cercando di mantenere una promessa
che gli chiesi di farmi prima di morire, ma il suo giuramento lo sta
distruggendo giorno dopo giorno, e a lui non importa pur di seguire il
suo dovere -. Al mago parve di scorgere una piccola lacrima ghiacciata
sul viso del guerriero.
- Di tutti e tre lui è quello che mi preoccupa di più, anche se le sue
imprese mi rendono orgoglioso di lui. Finirà per uccidersi o per
impazzire se continuerà su questa strada. Lo so che apparentemente sembra non
aver alcun problema. Lui è bravo a mentire quasi quanto lo sei tu -,
continuò. – Ed è effettivamente
forte, potrebbe davvero
essere felice, ma non se ne rende conto. Continua a negarsi tutto il
bello che la vita può offrire e in questo modo si sta facendo soltanto
del male. Ha già retto troppo
a lungo in queste condizioni, potrebbe non farcela più -, disse, e il
suo tono era al limite della disperazione. Infine lo fissò negli occhi
con intensità. – Non lasciare che continui per questa strada. Digli,
anche da parte mia, che non ha più senso biasimarsi così, che anzi non
lo ha mai avuto. Non avrò
pace neppure nel Valhalla se tuo fratello procederà ancora su questo
cammino -, concluse, e a Loki parve di sentire un nodo allacciarsi
nello stomaco, tanta era l’angoscia che quel discorso così accorato gli
aveva dato. Inoltre Farbauti tossì ancora. Poi, però, sembrò voler
passare ad argomenti più lieti.
- Ma voglio parlare anche di te e del tuo futuro. Helblindi, ormai, ha
già imparato dai suoi errori e quello che affronterà in futuro non
posso certo dirglielo io -.
Questo insospettì Loki, tuttavia non ebbe tempo per pensare alle strane
parole del padre.
- Thor Odinson… mi sembra un guerriero coraggioso -, disse lo Jotun. Il
cambio di argomento per un momento disorientò il giovane mago, ma poi
annuì, voltandosi per un momento a guardare il Dio del Tuono.
– Si, lo è -, concordò. Del resto conosceva Thor da sempre. Farbauti
annuì.
- Se somiglia a suo padre allora sarà un buon compagno per te. Non
troppo intuitivo, forse, ma sincero e affettuoso. E che, soprattutto,
ama la famiglia -.
- Non credo che Byleistr sarebbe molto d’accordo -, disse Loki,
pensando ai pochi dialoghi fra il fratello naturale e il ‘fratello’
adottivo. Dialoghi per niente
amichevoli, tra l’altro.
- Tuo fratello, purtroppo, non conosce ancora l’amore. Ed è testardo.
Voi lasciatelo pure criticare, se anche volesse continuare a farlo. Non
ha potestà su di te più di quanto non l’abbia io -, rispose il padre.
Poi abbassò lo sguardo sulle sue ferite.
- Me ne sto andando di nuovo… ma stavolta, forse sono riuscito a
lasciare effettivamente qualcosa di utile, invece di un mondo in balìa
di un pazzo -.
- Non è stata… -.
- Colpa mia? Oh, sì che lo è stata. Ma di questo è il caso che parli
con Helblindi, non con me. Sicuramente saprà spiegarti meglio. Tu
limita a ricordarti solo una cosa: le colpe dei padri ricadono sempre
sulle spalle dei figli. Non fare gli stessi errori che ha fatto la mia
generazione. Alcuni di questi sbagli hanno portato a conseguenze
terribili -.
Cadde il silenzio fra i due. Loki non aveva sciolto la presa sulla mano
di Farbauti, però.
Ma alla fine parlò. – Padre, ho ascoltato ciò che mi hai detto e farò
tutto il possibile per esaudire i tuoi ultimi desideri. Non so quanto
tempo ci vorrà, o se ci riuscirò, ma tenterò -, disse, stringendogli le
dita piene d’escrescenze ossee. – E terrò il ricordo di te nel cuore
finché avrò fiato in corpo, almeno questo posso garantirtelo -.
Farbauti fece un ultimo sorriso, felice delle parole del figlio. – Sono
onorato dalla tua sincerità, Dio degli Inganni -, affermò. Poi, facendo
uno sforzo palese, si mi se seduto e abbracciò con delicata forza il
figlio, accarezzandogli i capelli.
– Ti voglio bene, Loki. Figlio mio.
Non dimenticarlo mai -.
Detto questo, Farbauti Jormungandson chiuse gli occhi, e spirò.
Helblindi guardò il cadavere di suo padre con rammarico.
Il suo corpo era stato nuovamente seppellito secondo le loro usanze, congelandolo nel ghiaccio sempiterno per l'eternità.
Due volte lo aveva visto a terra ferito, e due volte si era allontanato
via prima di potergli dire addio. La prima con la scusa di trovare
aiuto, che in realtà era una fuga dall’inevitabile.
La seconda una necessità maledetta, chiamata dal corpo di un fratello
ferito e morente.
- Non gli ho detto addio nemmeno questa volta… -, mormorò.
Forse era un bene che le resurrezioni fossero proibite: si ritorna dai
morti comunque, prima o poi, e perché prendersi due volte l’agonia di
un lutto così doloroso?
O due volte lo stesso rimpianto?
Byleistr era ancora molto debole dopo la battaglia di Muspellheim, ma
aveva voluto essere presente comunque: gli strinse la mano come faceva
da bambino.
Una parte del Re avrebbe tanto voluto rivedere di nuovo il padre.
Chiedergli perdono per tutti i suoi errori, scusarsi se non era stato
abbastanza bravo a proteggere suo fratello Helblindi e Jotunheim quando
era ancora molto giovane.
Guardarlo di nuovo, toccarlo di nuovo.
Un’altra però avrebbe avuto troppa paura di quell’incontro. Troppi
errori, troppi rimorsi, troppe ferite date dallo scontro che lo aveva
quasi ucciso e ridotto in coma per giorni.
No, sicuramente non sarebbe riuscito a guardarlo negli occhi.
- Lo hai fatto, invece -, disse Loki, cercando di rincuorare il più
vecchio. Poi lanciò uno sguardo in alto, verso il viso freddo e
imperturbabile di Byleistr. Con Helblindi aveva già parlato, ma con
lui… Primogenito e terzogenito sapevano che non potevano prendere la
situazione sottogamba, né intavolare un certo tipo di conversazione
così, all’improvviso. Byleistr si sarebbe rifiutato di collaborare e
avrebbe alzato al massimo le sue stupide difese. No, bisognava agire
con cautela, studiando ogni mossa da lì in avanti con la massima
attenzione. Sarebbe stato un processo lungo, faticoso e per certi versi
anche penosamente doloroso, lo sapeva, ma non aveva intenzione di
lasciare suo fratello intrappolato tra i fantasmi del passato. Per una
volta nella vita era determinato a mantenere la parola data, e ci
sarebbe riuscito.
Avrebbe tirato fuori Byleistr dai suoi incubi, direttamente o
indirettamente ma lo avrebbe fatto. E suo padre non avrebbe avuto più
alcun motivo di non essere in pace nel Valhalla. Era la promessa di un adulto, non di un bambino, e Loki
sapeva che avrebbe potuto affrontare qualsiasi ostacolo nel mantenerla
– e anche al di fuori di quella questione – perché adesso la sua
famiglia era al completo, lui
era completo, e niente e nessuno lo avrebbe più distrutto, perché la
solitudine non c'era più.
E non ci sarebbe più tornata.
Una volta usciti dal luogo di sepoltura Loki raggiunse Thor, che ben
infagottato con le sue pellicce lo stava aspettando, e gli porse la
mano, sorridendo, deciso a tornare a casa. Infine guardò un’ultima
volta i due fratelli, in specie Byleistr, e i suoi occhi luccicarono di
una determinazione quasi divertita.
Non ti libererai facilmente di
me, fratello. E’ una promessa.
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