La maledizione
Questa storia è completamente dedicata ad una
persona molto importante per me: Yuki Kushinada, che dopo
ben tre anni abbondanti, continua imperterrita a sopportarmi e considerarmi come
una sorella, sentimento ampiamente corrisposto. Beh, insomma, in parole povere
tutto questo serve solo per dire QUANTO le voglio bene! ^O^
Yu Yu Hakusho – La maledizione
Sdraiata
ai piedi di un ciliegio in piena fioritura la giovane volpe dorata, che dopo la
faccenda di Raiha era stata ufficialmente riconosciuta come compagna di Yoko,
era immersa nelle proprie fantasie.
Era
tornata da pochi giorni assieme ad un piccolo gruppo di soldati da
un’incursione nel territorio di uno youkai appartenente alla S-class e l’unica
cosa di valore che avevano trovato nel suo palazzo era stato uno stupidissimo
vaso di cristallo, che se solo fosse andata in un qualsiasi mercatino del Makai
avrebbe trovato ad un prezzo facilmente contrattabile.
Yumi
sbuffò, decisamente Yoko avrebbe dovuto iniziare a catalogare i tesori di cui
intendeva impadronirsi! A distoglierla da quei pensieri fu il rumore di passi
che rapidamente diventavano sempre più vicini.
-Kuronue,
che succede?- chiese la volpe aprendo gli occhi.
-Và
da Yoko- rispose lui guardandola.
-Hn,
che vuole?- domandò nuovamente la ragazza senza nascondere la sua contrarietà a
quell’invasione nella sua ritrovata tranquillità.
-Và
da lui- ripeté lo spettro –L’ho portato nella sua stanza dopo che è svenuto nel
corridoio- aggiunse lasciando trasparire tutta la sua preoccupazione.
A
quelle parole Yumi sbiancò e si alzò immediatamente in piedi, poteva vedere le
labbra di Kuronue muoversi, ma la propria mente era troppo confusa, troppo
agitata per poter cogliere ciò che l’amico le stava dicendo. Così fece l’unica
cosa possibile: lo ignorò ed iniziò a correre verso Yoko.
Cosa
gli era successo? Perché era stato male? Quelle domande le vorticavano nella
mente, dannazione! ringhiò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Aveva
paura. Paura che fosse qualcosa di grave.
Aveva
paura. Paura di restare sola.
Aveva
paura. Paura per ciò che avrebbe visto.
Da
troppi anni era stata abituata a vedere un kitsune dalla sottile ironia e dal
carattere dominante. Ma mai aveva visto o saputo quella volpe malata. Ecco
perché si preoccupava!
In
pochi minuti raggiunse la porta della stanza di Yoko, seguita da Kuronue,
appoggiò entrambe le mani sul massiccio legno e con determinazione la spalancò.
Socchiuse
la bocca nel fissare il letto vuoto dello spettro argentato. La ragazza voltò
lo sguardo verso Kuronue, rimasto anch’esso ammutolito dal trovare quella
camera deserta.
-Che
scherzo è mai questo?- domandò irritata Yumi iniziando ad avvicinare la mano
all’impugnatura del suo pugnale, divenuto ormai celeste.
-Ti
giuro che era qui…- si giustificò il demone alzando istintivamente le mani come
un bambino che voleva dimostrare di non avere preso nulla.
La
ragazza dopo avergli lanciato un’occhiataccia si addentrò nella stanza del
kitsune, appoggiò una mano sul letto, era caldo, ciò voleva dire che non si era
allontanato da molto tempo. Una folata di vento attirò la sua attenzione: la finestra
era aperta.
-Yoko…-
sussurrò lei guardando il giardino dalla finestra.
Seduto
nel verde prato vi stava il demone, visto così non sembrava che stesse poi
tanto male. Un sospirò di sollievo le uscì dalle labbra, e con un sorriso salì
sulla balaustra per poi spiccare un salto di qualche metro per raggiungere il
prima possibile il ragazzo.
-Yoko…?-
lo chiamò avvicinandosi –Yoko…?- riprovò a catturare la sua attenzione senza
molto successo.
Il
Kitsune continuava a fissare il vuoto davanti a sé giocherellando con la sua
rosa rossa, non ricordava bene cosa fosse successo, prima stava parlando con
Kuronue e subito dopo si era svegliato nel proprio letto. Sapeva che quel
demone non aveva tantissime idee brillanti, ma da qui ad addormentarsi! In un
attimo la sua rosa divenne una frusta e con uno schiocco catturò un pugnale che
sibilando aveva tentato di colpirlo alla schiena.
-Tsk-
il kitsune non aveva bisogno di voltarsi per vedere chi era stato. Era stato
lui a regalarle quell’arma.
-Yoko!
Finalmente ti sei ripreso!- gridò saltellando la volpe dorata battendo le mani
per la felicità.
Lo
spettro argentato scosse lievemente il capo, possibile che a volte Yumi
tornasse ad essere la stessa mocciosa che era quando l’aveva presa con sé?
-Non
credo di averti insegnato a chiamare la gente in questo modo- rispose lo
spettro voltandosi un pochino e rilanciandole il pugnale epatico.
-Vero…-
mormorò la ragazza abbassando lo sguardo –Mi hai insegnato di peggio- aggiunse
subito dopo con un ghigno.
Yumi
gli si avvicinò, felice di vedere che il suo amato Yoko stava bene. Si sedette
accanto a lui ed appoggiò la testa sulla sua spalla. Non gli avrebbe mai detto
che il cuore aveva quasi smesso di battere per la paura. MAI.
-Hey
Yoko, non c’era una riunione oggi?- domandò la ragazza restando appoggiata al
kitsune.
-Era
ieri- rispose lui tirandole un leggero colpo sul capo.
-Non
importa, tanto avrete detto sempre le stesse cose- disse lei sogghignando.
Saltellando
la volpe dorata si avvicinò all’albero di ciliegio che Yoko aveva fatto
crescere proprio per lei, appoggiò una mano al tronco e con un sorriso si voltò
verso il suo adorato spettro, che in tutta risposta scosse la testa e la lasciò
lì andandosene verso il proprio palazzo.
«Attenta non tutto sembra quello che in realtà è»
Yumi
si scostò dall’albero, da quando era tornata nelle terre del ladro, il vento
aveva ripreso a sussurrarle, esattamente come succedeva da bambina. La stava
mettendo in guardia, ma da cosa? Scosse la testa, Yoko stava bene, quello era
l’importante concluse prima di seguire il Kitsune.
-Sta
bene- sussurrò la kitsune una volta accanto a Kuronue.
-Si-.
Quella
notte, Yumi osservò attentamente ogni singolo gesto del suo youkai, non
sembrava avere nulla di strano, con gesto leggero passò le dita tra i lunghi
filamenti argentei del suo compagno, sussultò quando il polso le fu catturato
dalla mano agile della volpe ed arrossì non appena Yoko prese a leccarle ad una
ad una le dita.
-Yo-Yoko…smettila…-
borbottò lei tentando di celare l’emozione che le provocava quel semplice
gesto.
In
risposta, lo spettro la attirò a sé e lasciando le dita prese a torturarle con
la lingua il candido collo, mentre la mano si fermò ai bottoni che chiudevano
la veste che la giovane guerriera indossava per la notte. Fu un attimo. Un
piccolo movimento ed i dischetti saltarono via lasciando la creatura dorata
scoperta e senza difese da quello Yoko che decisamente sembrava stare benissimo
come sempre.
Yumi
dischiuse le gambe, per permettere alla mano del suo amante di viaggiare più
comodamente su tutta la superficie del suo corpo, o forse più semplicemente per
far comprendere di desiderare maggior contatto fisico. In realtà non lo sapeva
bene nemmeno lei. Come poteva permettersi di ragionare o pensare quando la
sensualità di Yoko si faceva così viva? Si, quella volpe argentata era un
maniaco sessuale!
-C-che
diavolo…?- domandò socchiudendo gli occhi la ragazza sentendo che qualcosa
dietro la schiena le sfiorava la pelle.
Con
un bacio Yoko le impedì di parlare o di agitarsi, prima dell’arrivo di quella
creatura aveva sempre pensato che il sesso andasse fatto con qualsiasi essere
femminile avesse avuto la capacità di eccitarlo, ma ora che quella mocciosa si
trovava tra le sue braccia, quel pensiero gli risultava molto lontano. Il sesso
non era sesso se non fatto con lei. Da quando aveva iniziato a pensarla in quel
modo? Non lo sapeva, non voleva saperlo. Non era da lui. E questo era
sufficiente per scatenare la belva assetata di sangue che aveva dentro di sé.
Con
un rapido gesto il kitsune bloccò le labbra della compagna con le proprie
impedendole di terminare la frase. La sua lingua si insinuò nella bocca di
Yumi, con una bramosia tale da far imprecare mentalmente la volpe dorata.
Odiava quando Yoko iniziava a fare così!
-Dannato!-
ringhiò la ragazza appena fu libera da quel bacio.
Ma
subito dopo, fu lei a cercare nuovamente quello stesso bacio, con un desiderio
tale da far sorridere quel demone dall’aspetto tanto elegante. Quando le loro
labbra si separarono, la youkai boccheggiò in cerca d’aria. La stanza era
carica di energia, una forza creata dall’eccitazione e dalla complicità che
legava i due. L’aura che li avvolgeva emanava scariche di scintille simili a
dei lampi in una notte di tempesta, e gli ansimi provenenti dai due amanti
dettavano un ritmo a cui loro rispondevano adeguatamente.
Un’edera
ormai avvolgeva le braccia della kitsune dorata, ma la ragazza era troppo
impegnata a leccare delicatamente il collo del suo youkai preferito per
prestarvi una dovuta attenzione, anche perché era abituata a quel genere di
attenzioni da parte del ragazzo. Le piante facevano parte di Yoko Kurama così
come la sabbia era il componente dominante del deserto.
-Yo…-
provò a sussurrare lei ma fu prontamente messa a silenzio dall’indice del leggendario
spettro.
-Non
parlare- le mormorò all’orecchio prima di mordicchiarlo leggermente.
Ed
una danza ebbe inizio in quella notte, costituita da due corpi che si muovevano
armoniosamente in un’oscillazione che aveva come scopo quello di placare la sete
di lussuria che dominava ogni cellula di entrambi.
Era
l’alba, quando Yumi, si svegliò sola nel letto che ancora profumava della notte
appena trascorsa. Sbatté leggermente le palpebre realizzando finalmente che
mancava il corpo del compagno accanto al suo.
Che
sia già ad architettare la prossima incursione? pensò lei alzandosi e dirigendosi verso il bagno
per riempire la vasca d’acqua. Immergendosi nella limpida acqua la ragazza
sospirò. Sta bene decretò con un sorriso ripensando alla notte di
passione per fortuna. Si, il malore che aveva colpito il suo Yoko era
stato solo un caso, nulla di cui preoccuparsi. Allora perché sentiva una strana
sensazione attanagliargli il cuore? Doveva vederlo! Assicurarsi che realmente
stava bene. Scivolò fuori dalla vasca e vestendosi tornò nella camera da letto.
-Perché
mai avrà messo quello stupidissimo vaso proprio qui?- si chiese la ragazza
passando accanto ad un antico comodino che costeggiava il lato del letto in cui
era solito riposarsi Yoko.
Borbottando
qualcosa uscì dalla stanza per andare alla riunione indetta dal kitsune, quando
entrò nella Sala delle Riunioni trovò quasi tutte le sedie già occupate da
quella piccola elite cui era concesso partecipare alle decisioni di Yoko.
-Dov’è
Yoko?- domandò perplessa Yumi.
-Volevo
chiederlo a te, in realtà- le rispose incrociando le braccia Kuronue.
Quella
risposta bastò alla volpe dorata per allarmarsi. Lasciando la stanza sotto gli
occhi curiosi degli youkai, iniziò a correre verso i giardini per trovare Yoko.
Il ladro era sicuramente all’esterno del palazzo, poteva avvertire il suo youki
tranquillamente, eppure non era tranquilla, c’era qualcosa di strano in tutta
quella situazione!
-Yoko!
Yoko!- gridò la volpe dorata una volta che fu sul verde prato.
Ma
lo spettro non si vedeva. Avanzò tranquillamente ignorando il cuore che le
batteva forte nel petto, se la sua percezione non era errata, Yoko era vicino.
Yumi si fermò non appena vide un batuffolo di pelo bianco saltellare qua e là,
osservandolo attentamente gli si avvicinò quatta e con un rapido movimento lo
afferrò per le lunghe orecchie.
-E
questo coso da dove arriva?- domandò stranita la ragazza guardando il coniglio
che tentava di divincolarsi dalla sua presa.
-Noooooooooooo!
Lascia subito andare il piccolo adorato Fiocco!- gridò una voce sull’orlo di un
pianto.
Un
brivido percorse la schiena della youkai, conosceva quella voce. Amava quella
voce. Si girò lentamente, ed aprì la mano lasciando cadere con un tonfo il
piccolo animale a terra. Yoko corse dal suo piccolo amico e lo prese tra le
braccia confortandolo con parole dolci ed incoraggianti.
-Questa
cattivona ti ha fatto tanto male?- domandò il kitsune al coniglietto –Eh? Dillo
a papà-.
Yumi
spalancò la bocca: che diavolo era accaduto al leggendario ladro che
terrorizzava l’intero Makai?
-Yoko!
Ma che diavolo stai facendo?- ringhiò la ragazza parandosi a pochissimi passi
dal compagno –Molla quell’affare e vieni alla riunione!-.
-Non
aver paura Fiocco, non permetterò a questa impertinente nemmeno di sfiorarti
con un dito- rassicurò il batuffolo di pelo accarezzandolo dolcemente per poi
portaselo davanti al viso e scoccargli un bacio sul soffice manto.
-Che
schifo! Non sperare di baciarmi però!- sbottò indignata la volpe dorata.
Un
lampo attraversò le iridi ambrate del ladro, che si portò una mano alla testa
quasi fosse stato accolto da una fitta improvvisa. Cosa ci faceva in giardino?
Perché teneva un coniglio in mano? E come mai Yumi lo fissava come se avesse qualcosa di
disgustoso addosso?
Yoko
alzò il braccio che teneva il candido animaletto, e corrugò le labbra in un
ghigno.
-Ti
va del coniglio per cena?- domandò la volpe prima di lasciare al compagna da
sola per tornare all’interno del palazzo.
Il
kitsune argentato dopo aver lasciato l’animaletto paffuto tra le mani del primo
servo che aveva trovato raccomandando che fosse incluso nel menù della sera con
un contorno di patate, si recò nella Sala delle Riunioni.
I
demoni nel vederlo effettuarono un inchino evitando attentamente di fissarlo,
il ritardo del loro signore poteva significare solo che qualcosa di grave lo
turbava, qualcosa che avrebbe potuto metterli nei guai. Quando Yoko si sistemò
sul suo trono, Yumi si accomodò accanto a Kuronue senza distogliere lo sguardo
dal suo kitsune.
-Che
sta succedendo?- domandò lo youkai alla volpe dorata.
-Qualcosa
di terribile- sussurrò lei –Qualcosa di veramente
terribile- ripeté incrociando le braccia.
Con
un sogghigno Kurama iniziò a giocherellare con la sua Rose Whipe, quel giorno
sarebbe passato alla storia. Nulla sarebbe restato uguale nel Makai, perché in
quella data avrebbe iniziato il suo piano per la conquista del Rekai.
-Nessuno
potrà fermarci- dichiarò lo spettro argentato –Nemmeno Re Enma in persona-.
Un
mormorio si levò nella sala, tutti sapevano che era da tempo che il leggendario
ladro bramava la conquista del regno degli spiriti, ma fino a quel giorno era
sempre stata un’utopia.
La
riunione si prolungò fino a mattina inoltrata, ed ormai il kitsune iniziava ad
annoiarsi, col fare stanco afferrò una margherita da uno dei grandi vasi colmi
di fiori che affiancavano il suo trono. Ad uno ad uno i petali caddero a terra,
ed ad ognuno di esso seguiva un sussurro che si alternava da “M’ama” a “Non
m’ama”.
Seduta
al tavolo dei comandanti, Yumi osservò attentamente il suo Yoko. Cosa stava
combinando? La ragazza spalancò gli occhi quando lo vide tremare e si alzò di
scatto quando scorse delle lacrime scendere lungo le guance del ladro.
-La
riunione è finita!- gridò con ferocia Yumi e lanciando agli altri uno sguardo
che non permetteva repliche.
Quando
tutti furono fuori dalla stanza, la guerriera si avvicinò alla volpe dorata.
-Yoko?-
domandò in un soffio la youkai.
In
risposta il ragazzo alzò gli occhi verso di lei ed aprì leggermente le labbra,
voleva parlarle, ma tutto ciò che riuscì a dire fu un –Non m’ama- pieno
d’angoscia. Come privata da ogni sorta di energia Yumi si lasciò cadere sul
tappeto ai piedi del kitsune. Con gli occhi fissi davanti a sé, la ragazza
stringeva le mani in pugni lasciandosi invadere da un’irritazione che mai
avrebbe pensato di possedere. Nelle guaine i pugnali iniziarono ad emanare una
luce fioca, quasi avessero intuito lo stato d’animo della loro padrona.
-E’
ora di finirla!- ringhiò la ragazza alzandosi di scatto conficcando uno dei
pugnali nella poltrona ferendo di striscio la guancia di Yoko.
Gli
occhi ambrati della volpe si illuminarono di furore appena un rivolo di sangue
iniziò a scendergli riluttante lungo la guancia e con uno scatto fulmineo, la
mano del demone cinse in una morsa il collo della ragazza. Con semplicità Yoko
strinse ulteriormente la presa e con un ironico sorriso mostrò la dentatura
bianca e perfetta.
-Non
farlo mai più!- ringhiò lo spettro lasciando che il suo youki sfiorasse la
candida pelle della kitsune dorata.
Yumi
sussultò. Poteva sentire una leggera scarica elettrica scorrerle sul corpo.
Sapeva che quella era una semplice minaccia che senza troppo indugio poteva
essere attuata in tutta la sua potenza. Non rispose. Non era necessario. Gli
occhi del suo Yoko non lasciavano ammettere alcuna negazione, e lei non aveva
di certo voglia di farlo infuriare più del necessario. Yoko…che ti sta accadendo? si domandò la ragazza senza distogliere
lo sguardo dal volto di lui.
Nei
giorni che susseguirono, Yumi si tenne a debita distanza dal kitsune senza mai
perderlo di vista, e durante le notti si limitava a lasciare la luce della
stanza accesa a causa della fobia del buio nata nel ladro. Tutto ciò che ella
poteva fare, era solo sperare che quell’incubo finisse il prima possibile, o
sarebbe impazzita.
La
volpe dorata si svegliò di soprassalto, nello stesso modo in cui ormai faceva
da quasi un mese, o meglio, da quando tutta quella faccenda aveva avuto inizio.
Si alzò e non si sorprese di trovare la parte del letto in cui dormiva Yoko
vuota. Nonostante tutto, si era abituata. Con eleganza la ragazza si legò la
stoffa ocra attorno alla vita, specchiandosi sorrise, lei e Yoko erano davvero
come il sole e la luna.
Lui.
Freddo e calcolatore.
Lei.
Vitale e istintiva.
E
come ad accentuare la loro diversità, le divise che entrambi indossavano
abitualmente, anche se erano basate sullo stesso modello, i colori erano del
tutto contrapposti: quella di Yoko era bianca come la neve, mentre la sua era
nera come l’oscurità più profonda.
Un
agitato bussare alla porta la fece sussultare, e senza avere nemmeno il tempo
per imprecare si ritrovò ad aprirla.
-Vieni
presto!- ordinò Kuronue appena vide la kitsune.
Con
occhi sgranati, la giovane volpe si lasciò condurre dall’amico. Sicuramente
c’entrava Yoko in tutta quella premura. La domanda era: che diavolo aveva fatto
ancora?!?
-Dov’è?-
domandò lei con un soffio continuando a camminare.
-In
giardino, vicino all’albero di ciliegio- rispose Kuronue fermandosi una volta
fuori dal palazzo –Và da sola-.
-Perché?-
chiese istintivamente la volpe mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Farò
in modo che nessuno, né servi, né soldati, vadano da quella parte- dichiarò lo
spettro sistemandosi con cura il cappello che aveva in testa.
Yumi
annuì, in fin dei conti era meglio che nessuno venisse a sapere cosa stava
capitando alla Leggenda del Makai. Ad ogni passo il cuore le batteva con forza
nel petto. Era un suono così pesante, che le impediva di avvertire ciò che le
stava attorno. Se qualcuno avesse voluto ucciderla, in quel momento non si
sarebbe nemmeno accorta del suo arrivo. Quando fu quasi arrivata, rallentò il
passo fino a fermarsi. Un brivido l’accolse quando notò che il suo youkai non
c’era.
-Yoko?-
chiamò titubante –Yoko dove sei?-.
Una
leggera risata la fece sussultare. Rapidamente la volpe dorata si guardò
attorno. Poi vide qualcosa che la lasciò a bocca aperta. Si sfregò gli occhi
con le mani e subito dopo respirò profondamente. Non era vero. Era solo
un’illusione. Non era lui. Ma se davvero non era lui…chi era quel piccolo kitsune
argentato seduto su un ramo che faceva dondolare le gambe allegramente?
-Yo-Yoko?-
domandò lei smarrita verso il marmocchio.
-Si,
e tu chi sei vecchia?- chiese a sua volta il piccolo spettro con un ghigno.
Bambino.
Yoko. Vecchia. Le informazioni arrivavano lente e confuse nel cervello della
youkai dorata. Non era reale. Si lasciò cadere in ginocchio tra la verde erba e
con gli occhi sbarrati provò a dire qualcosa, ma di qualsiasi cosa si trattasse
non voleva uscirle dalla bocca, ne tanto meno formularsi correttamente nella
mente. Era in preda allo shock totale.
-Ehi
signora? Cos’è? Sono troppo affascinante per te?- domandò ironicamente Yoko
sporgendosi dal ramo ed aprendo leggermente le gambe per non rischiare di
cadere.
La
testa della ragazza si mosse con una lentezza mai provata, e quando fissò
nuovamente il bambino, tremò leggermente. Il suo Yoko era diventato un moccioso
odioso, che ciondolava nudo su un ramo di ciliegio.
-C-che
ne diresti…di…di scendere dall’albero?- trovò la forza di chiedere la
guerriera.
Yoko
chinò la testa da un lato, e vedendo l’espressione confusa della ragazza,
sogghignò, poi con semplicità scese dal ramo atterrando a pochi passi da lei ed
incrociando le braccia lasciò che lei lo guardasse in tutta la sua
magnificenza.
Esibizionista sin da marmocchio…che
altro potrei aspettarmi da lui…pensò
sospirando la youkai.
-Va
bene- sussurrò lei tentando di far leva sulla sua forza mentale che in quel
momento sembrava più che altro che fosse andata a farsi fottere –Sentiamo,
ricordi chi sono?-.
-Dovrei?-
rispose lui guardandola malamente.
Posso
farcela si disse Yumi alzandosi da
terra. Ma lei aveva imparato a tener testa ad uno spettro dall’eleganza di un
dio, e dal carattere affilato come una lama; non ad un marmocchio di quel tipo.
Nemmeno suo fratello era mai stato come Yoko in quel momento.
-Sono Yumi e tu verrai con me ora- dichiarò ferma
allungando una mano verso lui.
Yoko
fissò quella mano, e stranamente trovò divertente l’idea di andare con quella
donna, così l’afferrò e si appiccicò al corpo di quella femmina che emanava un
odore tanto familiare. La kitsune arrossì un poco e con gentilezza prese il
marmocchio tra le braccia per poi dirigersi verso il palazzo. Portando quel piccolo
Yoko, la ragazza non poté evitare di pensare se mai avesse avuto un figlio,
sarebbe stata la copia del padre?
-Yumi…-
sussurrò il bambino all’orecchio di lei –Hai un buon profumo-.
Un
lieve sorriso increspò le labbra della ragazza. Era abituata ad avere uno Yoko
che dimostrava gentilezza in altri,
ed equivoci, modi, mai con parole. Rivoleva il suo kitsune, ma l’idea che
restasse un tenero cucciolo la rendeva strana. Quando arrivarono in stanza lo
depositò sul letto come se fosse un sacco di patate per poi affrettarsi a
chiudere a chiave la
porta. Yumi si voltò, ed lasciò che le spalle aderissero al
legno lavorato, mentre le iridi sabbiose si fissavano sullo youkai che giocava
con le lenzuola, iniziò a mordersi il labbro in preda alla tensione nervosa.
Cosa poteva fare?
-Cosa
devo fare con te, Yoko?- domandò quasi più a sé stessa che a lui.
-Yumi!
Yumi! Vieni qui con me!- chiamò afferrando un cuscino il bambino.
La
ragazza si avvicinò, e gattonando sul letto si mise al fianco della volpe
argentata, automaticamente la sua mano iniziò ad toccare quei fili argentei,
mentre nella sua mente iniziava a sentire la mancanza delle “carazze” che solo
il suo Signore era in grado di farle. Yoko, invece, da parte sua, più guardava
quella donna più si sentiva un desiderio nascergli nell’anima, che gli
contorceva le viscere. Voleva quella volpe. La desiderava più dell’acqua. Più
della vita stessa. Era come se il suo corpo la conoscesse. Si.
Sapeva cosa le piaceva. Sapeva cosa la faceva irritare. E
quando con la sua manina iniziò ad accarezzarle il collo per poi scendere giù
ed introdursi sotto la stoffa nera che ella indossava, la sentì sussultare, ed
ebbe la certezza che anche lei conosceva a memoria quei tocchi.
-Yoko…-
sussurrò lei appoggiando la fronte su quella di lui trattenendo un singhiozzo
–Y-Yoko!- ringhiò quando il moccioso tentò di spogliarla.
Con
uno schiaffo lo allontanò da sé. Quella volpe era già allupata anche quando a
malapena riusciva ad arrivarle allo stomaco? Eppure lo voleva. Merda, sto diventando peggio di lui! si
sgridò rotolando fuori dal letto. Doveva parlare con Kuronue, ma prima di
lasciare da solo Yoko, chiuse a chiave tutte le finestre della stanza.
-Esco
un attimo, non fare danni- raccomandò lei con aria seria, poi uscì e chiuse
anche la porta a chiave per evitare che uscisse da lì.
Ad
ogni passo, l’angoscia e la rabbia che si agitavano dentro di sé, facevano in
modo che un sottile youki la circondasse minaccioso. Kuronue aveva detto che si
sarebbe occupato di sorvegliare il parco per fare in modo che nessuno potesse
vedere Yoko, ma quando lei aveva trasportato il cucciolo di kitsune fino alla
camera, non l’aveva incontrato. Dove diavolo si era cacciato?
-Kuronue!
Kuronue dannato dove sei?- gridò infuriata la volpe una volta giunta sulla
soglia del palazzo.
Nei
paraggi non c’era nemmeno un’anima. Yumi chiuse gli occhi e cercò di
concentrarsi. Doveva riuscire a scorgere lo youki del ragazzo, respirò
profondamente, e poi lo captò: era nel bel mezzo della tenuta. Corse, ed in
poco tempo lo raggiunse, con irritazione vide come fosse tranquillamente
disteso nell’erba a prendere il sole.
-Maledetto!
Non dovevi restare a sorvegliare l’ingresso?- ringhiò la ragazza afferrandolo
per la veste.
-Che
vuoi da me? Non sono al tuo servizio- rispose pacato lo youkai aprendo gli
occhi.
Yumi
tentennò, mai Kuronue
le aveva risposto così…era come una nota stonata in una sinfonia. Lui l’aveva
incoraggiata, l’aveva ascoltata, l’aveva sempre trattata come se fosse degna di
restare accanto al kitsune argenteo, perché? Perché ora sembrava che tutto
stesse prendendo un’altra piega?
-Brutto
idiota, tu verrai con me senza fare storie- ordinò la volpe iniziando a
trascinare il ragazzo.
Il
demone la lasciò fare, tutto ciò stava solo facendo allungare la lista dei motivi
per cui la voleva eliminare. Quando arrivarono alla stanza da letto di Yoko, il
luogotenente venne scaraventato vicino al letto. Yumi si massaggiò le tempie,
avrebbe dovuto fare una vacanza lontana da loro.
-Allora
Yoko…Yoko?- la ragazza spalancò la bocca, il cucciolo di kitsune stava
dondolando con uno dei tendoni della camera.
Distratta
nel guardare Yoko che cambiava tendone, Yumi non si accorse della figura che
aveva alle spalle. Gridò, quando una lama le squarciò una spalla, e quando si
voltò per osservare il suo aggressore, il tempo parve rallentare. I secondi
diventavano minuti. I minuti si trasformavano in ore. E le ore scivolavano come
granelli di sabbia in una clessidra. Kuronue sogghignò, non l’aveva uccisa
subito per non togliersi tutto il divertimento.
-Ku-Kuronue…che
stai…?- balbettò lei incredula.
-Sei
solo una palla al piede, non te ne rendi conto?- rispose lui per poi sputare
sul pavimento con disgusto –Ed ora morirai-.
No.
Non era vero. Prima Yoko diventava un essere dall’animo sensibile, poi Kuronue
dichiarava di volerla morta. Il mondo aveva preso a girare dalla parte
sbagliata!
Quando
un nuovo fendente fu scagliato per colpirla, la kitsune dorata lo bloccò con un
pugnale. Tutto ciò iniziava a divenire noioso. Riunendo tutto il proprio youki,
la guerriera, creò una sfera nella mano libera, in quel concentrato di potere
mescolò anche tutta la frustrazione che le stava creando quella situazione e la
sfera passò dal colore aureo ad un rosso sanguigno. Senza pensarci troppo, Yumi
colpì lo spettro. L’impatto fu troppo forte e rapido per il demone che fu
sbalzato contro la
parete. Accasciato a terra Kuronue tentò di rialzarsi, ma
l’unica cosa che ottenne fu tossire sangue. Decisamente la volpe non c’era
andata leggera.
-Hei
sorellina, sei forte!- si congratulò il piccolo kitsune scendendo dal tendone
per andare vicino al suo luogotenente.
Basta! Ringhiò mentalmente lei, aveva raggiunto il limite. Con
rabbia la ragazza afferrò quell’odioso vaso che aveva rubato su ordine di Yoko
e lo gettò contro la parete.
I frammenti si disseminarono un po’ ovunque ed i cristalli
dalla loro fattezza trasparente passarono all’essere scuri. Stupita, Yumi,
prese in mano uno di quei cocci, le mancò il respiro non appena notò che il
nero non era dovuto ad un cambiamento effettivo di colore, ma era come se
qualcosa vi fosse intrappolato. Il colore si muoveva in circolo dando
l’impressione di un animale in gabbia che tentava di trovare un modo per uscire
all’aperto. Un tonfo fece voltare immediatamente la volpe, dischiuse le labbra
incapace di muoversi. Yoko e Kuronue erano caduti a terra privi di sensi.
Tentando di restare calma, la ragazza tentò di avvicinarsi ai due, ma qualcosa
la bloccò: dal corpo di Yoko stava uscendo un’aura tetra che come attratta dal
vaso rotto andava a fluire all’interno dei suoi pezzi. Yumi lasciò cadere il
frammento che aveva in mano. Stava accadendo tutto così in fretta, che non
riusciva a ben capire cosa di tutto ciò era vero, e cosa era frutto della sua
immaginazione. Ma Yoko man mano stava tornando adulto. Yumi si guardò le mani
tremanti.
Aveva
rotto quel vaso per la disperazione.
Aveva
mandato in frantumi quella cosa per rabbia.
Aveva
ridato la vera forma al suo adorato compagno.
Sorrise.
Possibile che la colpa di tutto fosse davvero di quel vaso? Eppure sembrava di
sì. Si avvicinò a Yoko e gli accarezzò la fronte. Era finita.
Si. Qualcosa le diceva, che tutto aveva avuto il giusto termine. Yoko sarebbe
tornato il solito glaciale spettro e Kuronue non avrebbe più tentato di ucciderla.
Solo una domanda non trovava risposta: come avrebbe spiegato al kitsune che
aveva distrutto il suo amato vaso di cristallo? Senza fermarsi troppo a
pensare, agì in un lampo. Prese i corpi dei due youkai e li trascinò nel bagno,
unico luogo rimasto intatto, chiuse a chiave la porta e corse fuori dalla
camera da letto. Dopo aver dato ordine al primo servo che trovò a tiro di
ripulire la stanza, si diresse verso il primo villaggio che si trovava usciti
dalla residenza del ladro. Sporca di sangue e con i capelli in disordine, la
volpe si presentò davanti ad una bancarella del mercatino.
-Voglio
un vaso- dichiarò col fiatone Yumi.
Il
padrone del banco la squadrò un attimo, e poi sorrise iniziando a mettere in
mostra la merce.
-Per
questo splendido vaso di cristallo voglio 1.000 denari- offrì il demone.
-Te
ne do al massimo 500- contrattò lei.
-800-
provò il venditore.
-700
e non ti uccido- terminò la contrattazione Yumi sfiorando i pugnali
minacciosamente.
-S-sia…-
accettò il vecchio youkai allungandole la merce.
Dopo
aver pagato, la volpe tornò al palazzo. La stanza era stata messa a nuovo in
poco tempo. Aprì la porta del bagno e mise Yoko nel letto per poi portare
Kuronue in biblioteca e buttarlo sul primo divanetto che trovò. Quando tornò
dal suo youkai argentato, Yumi lo vide seduto sulla sponda del letto, nudo ed
intento a guardare il vaso di cristallo.
-Ben
svegliato- disse lei sorridendo e chiudendo la porta alle spalle.
-Sai…dicono
che questo vaso sia maledetto- sussurrò atono il kitsune –Tsk…chi può essere
tanto idiota da crederci?!-.
Yumi
restò a bocca aperta. Non si ricordava nulla di quanto accaduto in quei mesi?
Ma soprattutto…quel dannato sapeva ciò che avrebbe causato quell’assurdo vaso?
Dei brividi la percorsero, ed i pugnali risposero immediatamente allo stato
d’animo della loro padrona diventando di un blu intenso. Era furiosa.
-Esiste
una gemma- continuò il ladro –In grado di donare l’immortalità-.
-E
con ciò?- ringhiò la ragazza.
-Si
trova nelle Terre del Nord, nel territorio degli ookami- disse lui senza badare
al tono della sua compagna.
-Ookami?
Non si tratterà del clan Mibu, spero- dichiarò stupita la volpe.
-Appartiene
proprio al loro Signore. Partirai domani- ordinò Yoko con quel tono che non
ammetteva repliche.
-V-va
bene- rispose lei uscendo dalla stanza.
La
youkai dorata si incamminò nel corridoio scuotendo la testa, mentre toglieva
dalla tasca gli ultimi denari che le restavano. 800. Sogghignò. Per una gemma
dell’immortalità non sarebbero bastati, ma per una gemma di seconda mano, si!
-Fine-
Finito! Vi è piaciuta? Spero di si, ho voluto
provare a creare qualcosina di diverso dal mio solito…beh io ci ho provato XD
se a qualcuno può interessare vedere la storia della gemma e degli Ookami, può
leggere “La cacciatrice di taglie” dove Yoko sarà alle prese con una taglia
sulla sua meravigliosa testolina ed una Ookami dal carattere particolare! Alla prossima,
Linny.
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