Cos’è
il Natale?
Il sole sorgeva lentamente dall’orizzonte,
illuminando la baia di Jump City con il suo bagliore dorato, facendo
brillare la neve che copriva le finestre della Titan Tower. Corvina
sospirò irritata accorgendosi della sua lenta ascesa nel
cielo.
"Magnifico...il
sole è alto, significa che manca solo più poco
tempo prima che..." pensò mentre sorseggiava la
sua fumante tazza di the mattutino.
Come richiamate da quel pensiero, tre cose accaddero in
contemporanea: Beast Boy e Cyborg arrivarono dalla porta dapprima
chiusa della cucina ed urlarono "BUON NATALE!" all’unisono,
facendo digrignare i denti alla ragazza. Robin entrò dalla
porta nel lato sinistro della stanza e sorrise di fronte alla reazione
avuta da Corvina dopo il teatrale ingresso degli altri due. Infine,
Stella entrò fluttuando dalla porta dietro Corvina, con
un’espressione perplessa sul volto.
"Buon Natale a tutti voi!" augurò Cyborg a tutti
gli altri Titans, urlando una seconda volta. "Sapete tutti cosa
significa questa festa, vero?" domandò mentre prendeva da
una mensola una piastra per i waffle, con un enorme sorriso stampato
sul volto. "I miei famosi waffle con bacche blu!"
Beast Boy seguì Cyborg in cucina e
cominciò a discutere con lui a proposito dei waffle.
Mentre i ragazzi parlavano, Stella fluttuò verso
Corvina, che nel frattempo si era seduta al tavolo intenta a lanciare
uno dei suoi migliori sguardi folgoranti ai compagni.
"Amica Corvina?" domandò con ancora
l’espressione confusa presente sul suo volto.
"Sì, Stella?" domandò la maga voltandosi
verso di lei, distogliendo l’attenzione dai ragazzi.
"Cos’è questo
‘Natale’ di cui Beast Boy e Cyborg parlano?"
Corvina non rispose. Tutt’altro. Si alzò
in piedi e si diresse verso la porta scorrevole, lasciando una Stella
piuttosto sconcertata dietro di sé.
Stava quasi per raggiungere camera sua passando per
il corridoio, quando sentì Stella chiamarla di nuovo alle
sue spalle. "Amica Corvina, aspetta!"
La maga non si fermò, ma rallentò
abbastanza il passo da permettere all’amica di raggiungerla.
Stella le fluttuò accanto, rimanendo in silenzio per qualche
istante, prima di parlare di nuovo. "Per favore, amica Corvina, puoi
dirmi cos’è il Natale?"
Corvina si fermò sospirando, dopo si
girò verso di Stella. "È una festa terrestre che
viene celebrata tutti gli anni. Riguarda la pace nel mondo,
essere gentili con gli altri, essere felici e scambiarsi regali; in
poche parole, mi dà la nausea." concluse con un tono di voce
irritato.
"Oh...non sapevo che le feste terrestri non ti piacessero
così tanto..." disse Stella con una lieve espressione
demoralizzata, prima di cadere nel silenzio. Per ragioni a Corvina
ignote, la ragazza le rimase accanto fino a quando arrivarono alla sua
stanza.
Quando entrambe si ritrovarono davanti all’entrata
della camera, Stella parlò di nuovo. "Beh, grazie per avermi
spiegato il significato del Natale, amica Corvina." disse sorridendo
alla maga, che nel frattempo aveva aperto la porta.
"Nessun problema." Corvina stava per entrare nella stanza, ma
udì un altro verso inquisitorio. "Amica Corvina?"
La maga si voltò. "Cosa c’è
adesso?" domandò, accorgendosi del sorriso di Stella puntato
verso il soffitto. Alzò lo sguardo e gemette in silenzio
quando si accorse del vischio penzolante sopra la sua porta.
"Beast Boy..."
pensò irritata, ma le sue riflessioni furono interrotte
nuovamente da Stella. "Cosa sono quelle bacche bianche dondolanti?"
Corvina sospirò. "Si chiama vischio, Stella, ed
è da molto tempo un’altra tradizione natalizia."
Rispose strofinandosi il naso, irritata. "Quando due persone si trovano
sotto il vischio dovrebbero baciarsi."
Uno sguardo ampiamente compiaciuto apparve sul volto di
Stella, e prima che Corvina se ne rendesse conto, la ragazza la
baciò sulle labbra, per poi allontanarsi
all’istante, ritrovandosi subito a metà del
corridoio. "Buon Natale, amica Corvina!" esclamò alla
ragazza ancora stordita, per poi svanire dalla visuale.
Corvina ciondolò per un momento, cercando di
metabolizzare l’accaduto. E quando ci riuscì, un
piccolo sorriso apparve lentamente sul suo volto, prima che si girasse
ed entrasse nella sua stanza.
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