Back to me - Romanogers
Back
to me
Your
kiss, my cheek, I watched you leave
your smile, my ghost, I fell to my knees
when you're young, you just run
but you come back to
what you need.
La sensazione del "dopo" è sempre faticosa da
descrivere: si
penserebbe che una volta conclusa un'avventura, la
tranquillità
e la pace siano dei toccasana per chi ha rischiato di non rivedere il
sole. In realtà è una
sensazione strana
quella che Steve
Rogers avverte: passeggiare al fianco di Tony Stark non è
tra i
suoi passatempi preferiti, tuttavia sa che gli mancherà
quella
faccia pomposa e quell'aria arrogante. Ogni
membro della sua squadra
riflette un elemento unico che risulta, allo stesso tempo, diverso e insostituibile.
- Credo proprio che mi prenderò una pausa.
Dietro i suoi occhiali da sole Tony nasconde stanchezza e nostalgia. Ha
bisogno di tornare a casa. Nulla smuove la sua camminata fiera e
sicura, qualcosa di fin troppo famigliare per il capitano.
Probabilmente, pensa Steve, da qualche parte Howard sta sorridendo.
- Forse dovrei prendere spunto da Barton. Costruire una fattoria per
Pepper, sperando che non la facciano esplodere.
Tony scherza in continuazione. Fa parte di lui, come se dovesse
perennemente alleggerire il peso di un mondo alle volte troppo
opprimente. Tuttavia non è più lo scapolo d'oro
tutto
frivolezze ed alcol di una volta - è anche quello,
ma tutto sommato Steve sa
che è cambiato. Non lo ammette, ma è diventato
ciò
che lui avrebbe voluto per sè in un'altra vita. L'immagine
della
casa di Barton è quanto di più simile ad una
favola, per
le loro esistenze tormentate.
- Una vita semplice? Non lo so.. famiglia, stabilità. L'uomo
che
voleva tutto questo è finito nel ghiaccio 75 anni fa. Credo
che
ne sia uscito qualcun
altro.
L'ha compreso da poco, ma sa che il suo pensiero lo riflette
più
che mai. Riesce ancora a vedere il volto di Peggy, in un finto passato
che li aveva riportati indietro. Avrebbero potuto avere la vita che
sognavano, un tempo: la felicità tranquilla che
ogni
soldato sognava nel buio delle notti più difficili. Tuttavia
era
stato proprio guardarla negli occhi ancora una volta, ciò
che
gli aveva fatto comprendere che quella vita, quel sogno, quell'amore,
non esistevano più. Non si sentiva perso, come si era
sentito
ogni istante, da quando era tornato. Sentiva di aver trovato un suo
posto nel mondo, in qualche maniera. Sapeva chi era diventato. Ora, lo
aveva compreso.
Tony lo guarda, preoccupato. Non può sapere cosa voglia dire
trovarsi in un mondo completamente mutato, ma conosce il dolore, la
paura. Sa che solo la speranza può combattere quel male, e
non
riesce proprio a credere che Captain America non ne abbia
più.
- Stai bene?
Steve annuisce. Non ha perso la speranza, forse l'ha finalmente ritrovata.
Mentre Tony si allontana, i pensieri di Steve si concentrano su
un'unica figura: non è il volto di Peggy, quello che fa
capolinea tra i suoi pensieri. È un altro viso, ugualmente
caro
ai suoi ricordi, al suo recente passato, ma soprattutto al suo
presente.
Si gira verso l'immensa struttura dietro di lui, chiedendosi
se riuscirà anche stavolta a recuperare i pezzi di
sé
stessa e a seguirlo come ha sempre fatto. Infondo il capitano ci spera:
non dovrebbe avere preferenze, eppure sa di volerla accanto a
sé, perché lei è una delle colonne
portanti di
ciò che Steve Rogers è diventato. Si passa una
mano tra i
capelli, in evidente agitazione. È difficile trovare le
parole
per consolare una donna che si è nascosta per anni dietro un
muro di ghiaccio, e nonostante questo, è stata ferita ancora.
Tuttavia se c'è qualcuno che può riuscirci,
è lui.
Lo sapeva Nick Fury quando aveva deciso di mandarli nelle
medesime missioni, facendo in modo che i due creassero un legame prima
della sua improvvisa e strategica dipartita. "Non puoi fidarti di nessuno."
- gli aveva detto. Tuttavia sapeva che Steve si sarebbe fidato di
Natasha. Nessuno poteva prevederlo, eppure Fury aveva già
compreso quanto fossero simili. Probabilmente aveva già
capito
che un giorno si sarebbero ritrovati a tal punto l'uno nell'altra da
avere sempre un posto in cui tornare.
Steve non l'aveva mai sentita distante quanto quell'ultimo periodo.
Erano stati spesso divisi da missioni personali, costretti ad andare
nei posti più diversi del mondo. Eppure solo nel momento in
cui
l'aveva vista parlare con Banner, durante la festa alla Stark Tower,
l'aveva sentita davvero lontana. La conosceva come nessun altro, e
sapeva il significato dei suoi gesti anche quando per Bruce erano del
tutto oscuri. Sarebbe stato bello, sarebbe stato giusto, se non fosse
per quella piccola parte di lui che si sentiva d'un tratto privata di
qualcosa. Come se lo stesse lasciando indietro, come se per lui non ci
fosse più spazio. Allora aveva fatto una smorfia cercando di
non
pensarci, ma ora sapeva: lei era parte del suo mondo. Non
c'era più nulla che lui potesse fare per cambiarlo.
Dall'uscio della porta riesce già ad intravederla: ha lo
sguardo
fisso nel vuoto di uno specchio. La superficie riflette solo il suo
volto assorto, tuttavia è come se mostrasse i suoi pensieri,
i
suoi dubbi, le sue incertezze. Steve osserva, senza poter fare nulla
per evitarlo, quel muro insormontabile che pietra dopo pietra sta
creando ancora.
Sente una piccola fitta, impercettibile, all'altezza
del petto. Prima che l'incertezza lo blocchi muove qualche passo, e la
reazione di lei è istantanea. Lo guarda, come se in
realtà si fosse fermata lì apposta per aspettarlo.
- Romanoff. Possiamo metterci al lavoro?
Il capitano ha quasi timore che gli dica di no, per questa volta. Forse
ha bisogno di tempo, forse stavolta non lo seguirà. Gli
occhi di
lei tuttavia gli sorridono, un pò spazientiti, un
pò
altezzosi, come se fosse l'ultima delle reclute che chiede
un'ovvietà.
- Credevo non la smettessi più di amoreggiare con Stark.
Muove qualche passo verso di lui, e Steve non può fare altro
che
sorridere. Riesce a leggere la ferita che ancora porta nella lucentezza
del suo sguardo, però rivede anche la forza, il coraggio: in
Natasha c'è ancora tutto quello che gli ha reso la sua
immagine
così cara e indispensabile. Non era un muro insormontabile
quello che stava ritornando: era la Vedova Nera, in tutto lo splendore
di una donna che ha bisogno di tutto e niente al tempo stesso. Il suo
mistero lo aveva catturato tanto tempo prima, ed ora lo aveva avvolto.
Era come se Natasha fosse stata sempre lì ad aspettarlo.
- Per questa missione avrò bisogno della Vedova Nera.
Avverte il capitano. Lei allarga le braccia.
- Sono qui, Rogers. Pare ti ci vogliano gli occhiali.
Steve si lascia andare ad una risata liberatoria, come quella del
bambino che continua a portarsi dentro. Natasha non può fare
a
meno di addolcirsi in quei pochi istanti, nonostante continui a
nascondere una delusione maggiore di ciò che appare. Sente
che i
pezzi in cui il suo cuore è ridotto si stanno pian piano
ricomponendo. Accanto a lui avverte quella ferita fare meno male.
È sorpresa del miracolo che quell'uomo riesce continuamente
a fare: di colpo non si sente più sola. Per
certi versi è stata lei a scegliere il suo destino: avrebbe
potuto fuggire con Bruce e dire addio a quel mondo che condivideva con
gli altri, con Steve. Non ne aveva avuto la forza, perchè
quel
mondo era tutto ciò che le restava. L'amore era per i
bambini,
non lo avrebbe più dimenticato. Sentiva però che
una
nuova missione al fianco di quell'uomo così lontano dal suo
tempo ma così vicino al suo cuore avrebbe lenito le ferite,
ricordandole chi lei fosse in realtà. Non può
fare a meno
di pensare a quanto una figura appartenente a un altro tempo possa
rifletterla e comprenderla meglio di chiunque altro. Non sa
spiegarselo, ma lo sente inevitabilmente. Pensa a Nick, a quanto le sue
scelte abbiano condizionato la sua vita, e sente quasi di dovergli un
favore. Steve Rogers è un tesoro che il ghiaccio ha
custodito
per anni, e il caso ha voluto che tornasse in un mondo dove lei, per
certi versi, lo stava aspettando. Non ammetterà mai un solo
pensiero, ma è felice di
essere rimasta.
Lui la guarda un'istante: sa che nulla è ancora a posto, ma
comprende che presto lo sarà. Natasha non è una
di quelle
donne che hanno bisogno di mille parole, e di questo ne è
grato,
perchè lui infondo, con le parole non ci ha mai saputo fare.
L'aiuto più grande che può darle è
ciò che
desidera di più anche lui: averla ancora una volta al suo
fianco. La sente di nuovo vicina, come se fosse tornata da un luogo
lontano. Non sa ancora che nonostante tutto c'è sempre
stata.
Così si avvia verso una nuova avventura, e lei lo
affianca, come se fosse una qualsiasi missione di Fury, come se nulla
fosse cambiato. Lo guarda un istante, mentre con sicurezza e forza si
rivolge ai nuovi componenti della squadra: basta un momento, per notare
che il suo sguardo è cambiato. È padrone di
sé,
del mondo che lo circonda, come se fosse finalmente tornato a casa. "Ha ritrovato sé
stesso"
pensa Natasha, e non può fare a meno di sorridere. Avverte
uno strano
senso di gratitudine, nel vederlo accanto a sé. Sa di aver
recuperato una sua forza, di essersi creata una personale giustizia da
seguire: ha fatto tutto accanto a lui. L'aveva capito molto tempo
prima:
lei non aveva un posto nel mondo. Eppure, in quell'istante, sentiva di
essere esattamente
dov'era giusto che fosse.
this love is good, this love is bad
this love is
alive back from the dead
this hands
had to let it go free
this love
came back to me.
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