here come a lullaby
Titolo: Ricorda
chi sei ~ Here comes a Lullaby
Autore: Erena-chan
(appleeatyou su efp )
Pacchetto: Metallo
Fandom: Captain
America
Introduzione: Dum
Dum Dugan ha dovuto arrivare alla veneranda età di cento
anni per vedere il suo primo fantasma.
Personaggi: Dum
Dum Dugan, James Buchanan Barnes, Steve Rogers (citato)
Rating: Arancione
Generi: Introspettivo
Avvertimenti: Linguaggio
scurrile, omofobia caratteristica del periodo, hints of Stucky,
procedure psichiatriche non consensuali.
Note (opzionali): l'ispirazione
per questa fiction è da ricondurre al video dell'inizio
alternativo di Captain America: The Winter Soldier. In questo frame
disegnato,
Steve legge della morte di Dugan sul giornale. Io ho immaginato un
missing moment ambientato nei giorni prima della morte di Dum Dum ( che
si ricollega ad un momento successivo al film, cioè la seconda
scena post - credit)
Ho
un paio di appunti da fare: il primo è che niente e nessuno
potrà mai convincermi che Dugan
potesse avere meno di trentacinque anni per come è
presentato in
The First Avenger. Facendomi due calcoli ho pensato che sinceramente
fosse stato il primo dei Commando a morire, invece quella scena
iniziale alternativa ci mostra che Dugan è morto circa tre
anni
dopo che Steve si è svegliato dai ghiacci, dato che la
notizia
compare sul giornale . Allora ho pensato che potesse avere circa dieci
anni più di Steve, e che sia morto ad almeno più
di cento
anni. Prendetevela col film, lol ;D
La
seconda cosa, è che la seconda fonte di ispirazione per
questa fiction è stata la canzone Lullaby
dei Nickelback. Se non l'avessi scovata, questa fiction probabilmente
non avrebbe visto la luce perché avevo in mente la trama, ma
non
dove volessi andare a parare. Quella canzone mi ha illuminata!
La
terza cosa si ricollega sempre alla scena iniziale alternativa:
perché Steve apprende dal giornale
che Dugan è morto? Possibile che se avesse saputo che uno
dei
Commando era ancora vivo, non sarebbe andato almeno al suo funerale?
L'unica spiegazione che mi viene in mente è che lo SHIELD si
sia
un tantino dimenticato di fargli sapere chi era vivo. Sì, dimenticato
(sarcasm).
La
quarta cosa,
è che ho scelto quel particolare font e stile di scrittura
(con
sottolineature, parole evidenziate...) proprio per rendere
l'impaginazione il più simile possibile a quella di una
lettera.
Quindi è tutto voluto, anche i numeri talvolta scritti in
cifre
e talvolta discorsivi.
L'ultima
cosa
è che i pensieri di Dugan sono comunque quelli di un uomo
cresciuto in un periodo storico in cui essere omosessuali era talmente
tanto grave da portare ad un congedo con infamia dall'esercito. In
piena guerra.
Quindi c'è un po' di omofobia latente, ma nemmeno tanta per
gli standard del periodo. Vi ho avvisati!
《
Obbligo: il protagonista ha dimenticato qualcosa del suo
passato.
Divieto:
il protagonista non deve avere un carattere facile. 》
Enjoy!
Well,
i know the feeling/ to finding yourself stuck out on the ledge
And there
ain't no healing / from cutting yourself with the jagged edge
I'm
telling you that/ is never that bad
Take it
from someone that were been where you're at
Laid out
on the floor
And you're
not sure / that you can take this anymore[1]
Quando diventi vecchio
e la strada
che è alle tue spalle è più lunga di
quella che
hai davanti a te, pensi che sia normale guardare dietro e non riuscire
a vedere tutto il sentiero. Un tratto è cancellato, un altro
è coperto dagli arbusti, quello svincolo è
immerso in una
nebbia biancastra e non ricordi di aver girato a destra o sinistra. Non
rammenti facce, non ricordi atteggiamenti, episodi o pensieri, e quello
che pensi è che sia normale perché Cristo, sei vecchio
- e tutti quanti non fanno che guardarti accondiscendenti con le loro
facce di cazzo. Ti guardano, quando gli dici che se non fosse per la
data incisa nell'anello di nozze non ricorderesti se hai sposato tua
moglie nell'aprile del '46 o nel giugno del '48, e tutto quello che
sanno dirti, che tutti ti dicono, è che
è normale.
Ricorda
chi sei ~ Here comes a Lullaby
Non sono mai stato l'idiota del villaggio e, fin dal 1988 - quando mi
sono ufficialmente ritirato dalla vita militare e mi hanno consegnato
la pensione dallo SHIELD ( con una maggiorazione del 15%
netto
rispetto a quella base del governo come incentivo per accettarla, che
era un interesse non male per la fine degli anni '80), a patto che
rimanessi in contatto con i terapisti dell'organizzazione e restassi
disponibile per consulenze, non mi illusi che Fury stesse distribuendo
ricchi premi e cotillon a noi poveri bastardi della Seconda Guerra
Mondiale. No.
Non era una pura formalità, nè
tantomeno un mero
aiuto terapeutico disinteressato se restavo chiuso due ore a settimana
con un loro terapista, non era per per la mia PTSD o per una recondita
paura di entrare in modalità omicida in un
supermercato;
sapevo quanto fosse poco normale uscire da quelle rinunioni con la
testa veramente
più
leggera, incapace di ripercorrere esattamente cosa fosse successo
durante la seduta. Quei momenti erano sfocati, come immersi sotto un
velo d'acqua, e ogni volta che provavo a tendere la mano per afferrali
scivolavano un po' più sotto, fuori dalla mia portata.
Ma riuscivo finalmente a dormire la notte dopo quasi un ventennio di
incubi, quindi a chi cazzo interessava se il prezzo da pagare era un
buco di un paio di ore nella mia settimana? Il gioco valeva la candela.
In seguito, falle sempre più ampie hanno iniziato a formarsi
nella mia memoria: al solo pensare al periodo sotto le armi mi veniva
l'emicrania, e non riuscivo a soffermarmi sull'argomento per
più
di pochi minuti alla volta. Ero convinto che Cap si chiamasse Steve Barnes finquando
mia moglie non mi ha giurato sulla Bibbia che il suo nome era Steve Rogers
e mi ha trovato la sua pagina su Wikipedia. Per quanto mi sforzassi di
riportare alla mente gli indirizzi o almeno le città dove si
erano stabiliti gli altri Commando, erano informazioni che avevo sempre
sulla punta della lingua, inaccessibili.
Capivo che ci fosse qualcosa di strano, di assurdo. Quando facevo
domande ai miei terapisti, la risposta che mi sentivo dire era fatta di
ipotesi su ipotesi: poteva essere Alzhaimer o Parkinson o un cazzo di tumore al cervello,
e che se non fosse stato niente di tutto questo era ancora
perfettamente normale perché prima di ogni altra cosa stavo invecchiando.
Ora capisco, col senno di poi, quanto fosse maledettamente studiata e
subdola l'azione dello SHIELD, un lento lavaggio del cervello durato
decenni, un'ipnosi così profonda da essere radicata nei miei
neuroni. Le sessioni di terapia, quando mi facevano stendere sul
lettino e mi dicevano di chiudere gli occhi e di non ascoltare altro
che la voce del terapista, servivano a smantellare i miei ricordi, uno
dopo l'altro - per il bene mio e del mondo, ha detto quel bastardo
patentato di Fury ( che si è degnato di presentarsi alla mia
porta quando ho minacciato fuoco e fiamme al mio 'terapista' se non mi
avesse fatto parlare col responsabile di quella stronzata). Ci
sono segreti che non possono essere divulgati al mondo, e ricordi che
non ti hanno fatto dormire la notte finquando non li abbiamo portati via,
ha asserito, puoi
onestamente negarlo?
Gli ho risposto di sloggiare il culo dalla mia poltrona. Chi diavolo
gli aveva dato il diritto di decidere del MIO passato in quel modo? Non
poteva fottere la sua testa se proprio voleva giocare al piccolo
psichiatra psicopatico? E il fatto che nonostante tutto avesse ragione,
che davvero avessi iniziato ad avere una vita molto più
felice
dopo aver seppellito nelle stanze più recondite della mia
mente
la maggior parte di ciò che avessi visto durante la Guerra e
il
resto del mio servizio, mi fa stringere i denti ancora adesso.
Eppure, dovrebbe essere nei miei fottuti diritti costituzionali avere
voce in capitolo su quando dimenticare cosa e come. Nessuno, per
nessuna ragione può fottermi quel diritto da sotto i piedi -
per
questo sto scrivendo ora quelle che dovrebbero essere l'equivalente
delle mie confessioni, tutto quello che mi è tornato in
mente
dopo il piccolo trauma 'Vedo camminare i morti', e se volessero
portarmi via anche queste lettere dovranno strapparle dal mio gelido pugno morto.
C'è una sola persona che dovrebbe leggerle, anzi,
due.
Avrei potuto rivolgermi a Cap molto tempo fa se non fossi stato
condizionato ad ignorare
Cap , nonostante la sua foto fosse stata in prima pagina anche qui nel
Texas quando l'hanno trovato nel Mar Glaciale Artico. Ho avuto per due
settimane le foto di Rogers sotto gli occhi, titoloni strillati in
prima pagina non appena il povero cristo metteva il naso fuori di casa,
e la mia testa non riusciva a catalogare quelle notizie. Era come se
andasse alla deriva da sola, impedendo di concentrarmi sul mo ex
comandante: gettavo metodicamente via tutti i giornali con le sue
informazioni, come un riflesso condizionato.
Forse ora non è troppo tardi per contattarlo, fargli sapere
che
sono vivo: chissà cosa hanno fatto credere quei bastardi
dello
SHIELD ad un uomo confuso da un salto di settant'anni nel futuro. Beh,
Cap dovrà farsi un viaggetto qui,
perché a cento e
rotti anni non penso mi facciano salire su di un aereo ( temono che gli
schioppi in cabina? Mammolette), e l'inferno dovrà gelare
prima
che mi azzardi a fare un viaggio simile in autobus.
Eppure ho qualcosa di un po' più
importante da fare,
prima di chiamare Cap. Ed è la ragione per la quale sto
scrivendo questa lettera in particolare, prima di tutte le altre. Ho
solo una occasione per fare le cose perbene, solo un tentativo,
perché se ci ho visto giusto - e che Dio mi perdoni, so di averci
visto giusto - io non sono stato l'unico col quale hanno giocato.
Non mi spiego come non mi sia accorto prima di essere stato pedinato; e
pensare che faccio ogni santa volta lo steso tragitto: mezzo chilometro
fino al Wal Mart a piedi per non darla vinta all'artrite, sempre le
solite corsie - prima quella del pane bianco, poi quella del latte, se
mi sento particolarmente avventuroso qualcosa in scatola come ramen
istantaneo - e infine soliti mugugni alla cassiera di
mezz'età
che non fa che complimentarsi per l'autosufficienza che ho perfino nei
miei novant'anni.
Mi chiedo cosa farebbe se le dicessi la verità sul secolo e
due
lustri che mi porto sulle spalle, o se le dicessi che del '43, in una
base nazista, hanno giocato un po' col mio dna in maniera tale da farmi
invecchiare un po' più lentamente.
No, in realtà mi chiedo quale combinazione di eventi mi
abbia portato ad accorgere di essere seguito proprio quel
giorno e noi i trecentosessantaquattro precedenti che si erano svolti
nella stessa, incessante routine. Eppure non mi sembra di aver fatto
qualcosa di diverso - no, lanciai solo un'occhiata distratta nella
corsia di fronte alla mia mentre sceglievo la marca di pane, e vidi un anonimo compratore con un cappello in testa, annoiato
quanto me. I suoi occhi mi avevano accarezzato solo per un attimo,
prima di tornare fiaccamente sulle salse.
In quell'istante avevo sentito un leggero dolore, un chiodo nel mio
cranio, proprio dietro agli occhi - conoscevo
quella linea della mascella, e quella consapevolezza stava lottando per
un posto nella mia mente che era stata istruita a seppellire pensieri
di quel tipo. Allora ancora non sapevo di essere stato addestrato come
il cane di Pavlov al rifiuto, e strinsi i denti mentre fingevo di
concentrarmi sull'importante decisione tra il pane di segale o quello
integrale, rifiutando di darla vinta a quella che pensavo fosse
l'ennesima emicrania.
Poi passai alla corsia del latte. Lui scivolò nela
corsia
dei latticini in brick. Passai alla corsia del ramen, e lui apparve
nella sezione dedicata ai sapori dal mondo, tutti punti dove era
strategicamente lontano da me ma poteva continuare a tenermi d'occhio.
Non lo stavo puntando consapevolmente, ma il mio subconscio era
già in allarme rosso: quel tizio col cappello mi stava
inevitabilmente seguendo.
Pensai che potesse essere semplicemente una guardia del corpo dello
SHIELD incaricata di assicurarsi che tornassi a casa intero e mi
rilassai un poco, perché ancora non sapevo che proprio da
loro
mi sarei dovuto riguardare maggiormente.
Ma la cagna americana che mi ha generato non ha tirato su un imbecille;
quel ragazzo poteva avere al massimo trent'anni, ed era stato bravo
fino ad allora - chissà da quanto mi spiava. Eppure l'avevo
beccato, quindi era meglio che tagliasse corto e mi dicesse per conto
di chi mi stesse ronzando intorno, se non voleva ritrovarsi il mio
bastone giù per la gola.
Decisi di agire quando il marmocchio si fermò davanti alle
confezioni di biscotti, perché era la corsia più
vicina
alle casse, quella dove se l'avessi affrontato a muso duro non avrebbe
potuto avere troppo vantaggio: se fosse fuggito avrebbe attirato
l'attenzione di cassiere e guardie del Wal Mart, e l'avrebbero
rallentato.
Mi avvicinai a lui fingendo di studiare una confezione di biscotti che
era particolarmente in alto; avevo sulla punta della lingua quello che
avrei dovuto dirgli: ragazzo,
prendi gli Oreo lassù a questo povero vecchio, sì?,
ma quando mi girai verso di lui e ne vidi chiaramente il profilo, le
parole mi morirono sulle labbra.
Qualcosa stava spingendo nel retro della mia mente - non solo
perché quella faccia mi era familiare, ma
soprattutto
perché c'era qualcosa di strano che non riuscivo a capire,
un
senso di... errore. Rimasi a fissarlo troppo a lungo perché
lui
potesse ignorarmi, a bocca aperta come un pesce... la mia mente si era
completamente svuotata, lasciando al posto dei miei pensieri il rombo
di un vento gelido nelle orecchie. I miei occhi nuotavano dentro e
fuori dalla visione mentre cercavo di spiccicare parola davanti al
ragazzo, e quando mi guardò... Dio, quando mi guardò,
fu come
tornare indietro di settant'anni - e capii cosa mi prudeva nel cranio:
era la prima volta in altrettanto tempo che vedevo la sua faccia a
colori.
Quell'uomo era morto quando le foto delle lapidi erano ancora in bianco
e nero.
Desidera?
Mi chiese, mostruosamente impersonale, e tutto quello che riuscii a
dire fu Cristo, Sarge,
dovresti essere morto.
Fu la prima volta in cui svenni in un secolo di vita.
Quando tornai cosciente, trovai attorno a me un nugolo di cassiere
preoccupate e un tizio rubicondo che sbraitava di essere un paramedico
e di aver bisogno di una barella dove stendermi per fare un massaggio
cardiaco; tutto il sangue drenò via dalla sua faccia quando
mi
alzai - a fatica, maledetta artrite - e gli intimai di piantarla di
fare l'uccello di sventura, 'che ero probabilmente più in
forma
di lui.
Sarge era, ovviamente, sparito senza lasciare traccia come il fantasma
che avrebbe dovuto essere ma che non era.
Fu probabilmente lo shock di vedere un cadavere ambulante a spalancare
il vaso di Pandora dei miei ricordi. Non so perché
rivedere la faccia di James Buchanan Barnes avesse avuto quell'effetto
e non avessi avuto la stessa reazione quando, appena due anni prima,
c'erano stati titoloni in prima pagina del ritorno di Cap. Forse
perché Rogers era solo una foto in prima pagina sul
giornale,
una notizia sulla quale ciarlare nei talk show, mentre Sarge era stato
davanti ai miei occhi, l'avevo toccato... era reale.
Era reale e allo stesso tempo impossibile che lo fosse; Barnes era
giovane, poteva avere al massimo qualche anno in più
rispetto
alla foto che c'era sulla sua lapide... tranne per i suoi occhi. Li
vedo nei miei incubi, perché da quando mi è
tornata la
memoria sono ripiombati indietro anche loro, che culo - erano gli occhi
che mi sarei aspettato di trovare sul suo cadavere congelato,
incastrato in una frattura tra le rocce, ma non sul volto di un uomo
vivo. Nessuno poteva morire così tanto dentro e tuttavia
camminare ancora su questa terra.
Non riesco ad immaginare cosa gli abbiano fatto, o come sia arrivato
nel fottuto 2015 - spero che sia un cyborg, o un clone magari. Prego
che non sia davvero l'uomo
col quale ho dormito schiena contro schiena in Austria, lo stesso uomo
dal quale mi facevo coprire le spalle quando distruggevamo gli
avamposti HYDRA.
È per lui che scrivo questa lettera. È per te,
James
Buchanan Barnes, perché so cosa significa essere usato da
chi
pensavi fossero i buoni, so cosa vuol dire sentirsi traditi, essere
traditi. Se è la vendetta che stai cercando, se mi stai
tenendo
d'occhio per capire quando colpire per farmela pagare, non ti biasimo.
Che cazzo, vivo o morto, nel '43 nessuno si è scomodato a
recuperare il tuo cadavere dai ghiacci, già solo per
questo meriteremmo tutti quanti una strigliata dal tuo
fantasma.
Non ti offrirò nessuna cazzo di giustificazione, non
cercherò di addolcirti la pillola, mentendo su cosa davvero
è successo dopo che Cap è sceso da quel treno da
solo.
No, non ti abbiamo cercato, nessuno di noi l'ha fatto - non abbiamo voluto farlo.
Perdere un compagno era già abbastanza devastante,
soprattutto
perché ci eravamo convinti di essere invincibili dopo aver
messo
decine di bastoni tra le ruote del carretto del Teschio Rosso; ci
eravamo convinti non di essere i migliori, ma di essere gli intoccabili della
guerra.
Gli Howling Commandos erano rinati dopo essere passati attraverso
l'inferno dell'HYDRA, ed erano tornati indietro per fargliela pagare
con gli interessi.
Ma la verità, era che avevamo paura. Avevamo tutti una paura fottuta
di venirti a cercare e non trovare solo un cadavere congelato, ma anche
i resti ancora pulsanti del cuore di Cap sparsi intorno alla tua carne
morta. Era impossibile negare che una parte di Rogers, una parte
importante di lui, fosse volata giù con te, giacesse al tuo
fianco nella neve. Il modo in cui aveva reagito alla perdita era stato
il fottuto migliore
auspicabile: era furioso. Era furioso,
era vendicativo,
era determinato a bruciare l'HYDRA dalle fondamenta - e avevamo visto
tutti cosa accadesse a chi si metteva tra voi... figurarsi cosa avrebbe
fatto a chi avesse avuto l'onore di strapparti via da lui.
Era la sola speranza per mettere fine all'operato del Teschio. Ma se
gli avessimo consegnato un cadavere su cui piangere forse ti avrebbe
semplicemente voluto riportare a casa e sparire per sempre - non
sembrava una cosa da lui, sicuramente, ma per recuperare anche solo il
tuo cadavere aveva disubbidito a degli ordini diretti rischiando la
corte marziale, e aveva dato fuoco e fiamme ad una base HYDRA
rischiando di morire e vanificare il Progetto Rinascita di cui era
l'unico esperimento riuscito. Nemmeno questo sembrava da lui, eppure
l'aveva fatto.
Non potevamo permetterci errori, non allora, quando eravamo
così
vicini a togliere la terra da sotto i piedi di Hitler e di Hirohito, ma
soprattutto di Schmidt. E
se il prezzo da pagare era una bara vuota, eravamo disposti a pagarlo
- no, togli i se, quello era il prezzo che Philips ci chiese di pagare
e tutti noi acconsentimmo, all'insaputa di Steve. Lui sarebbe dovuto
riemergere il più tardi possibile dalla sua trance omicida.
Questo credevamo allora, e questo credo tutt'ora, anche se Cap ti ha
seguito nella morte dopo due sole settimane e abbiamo visto comunque la
fine della guerra. Sono sicuro che l'affondamento del Valkyrie abbia
fatto tremare un po' di poltrone, là al Rastenburg.
Mi chiedo quanto di tutto questo tu sappia. Quanto e se ricordi.
Mi chiedo se ricordi ancora che io fui il primo di tutti gli Howling
Commandos a capire la portata di quello che c'era tra te e Cap.
È stata sicuramente una delle notte più
sconvolgenti
della mia vita - scoprire che il mio capitano e il suo secondo se la
intendevano. Allora non si parlava di gay od omosessuali, quelli come
voi erano deviati o pervertiti. Può sembrare una presa di
posizione estremamente retrograda, ma nell'ottica del tempo due come
voi sarebbero stati sbattuti fuori dall'esercito alla
velocità
della luce. O, peggio, ti avrebbero giustiziato per alto tradimento ed
insabbiato le malefatte di Cap.
Come si suol dire non ero il pennarello più brillante della
scatola, ma al fatto che sarebbe stata una condanna solo per te ci
arrivavo senza doverci pensare su mezz'ora.
Dire che fossi stato colto alla sprovvista era un eufemismo: ora, col
senno di poi, capisco perché Cap era sempre
così
entusiasta di finire in qualche club pieno di liquore gratis per i
soldati, anche se non poteva ubriacarsi. Eravate sempre stati
abbastanza furbi da sparire molto tardi, quando eravamo tutti troppo su
di giri per accorgerci che vi isolavate.
Quella particolare sera era stata la triste conclusione di una giornata
stressante passata a marciare nel fango, e avevo un mal di testa da
spaccare le pietre. Se qualcuno mi chiedesse quali erano i momenti
peggiori della guerra, la mia risposta lo lascerebbe a bocca aperta:
non sono stati i combattimenti, il sangue dei miei nemici sulle mani...
sono stati i periodi di stasi, quelli passati a sguazzare nelle fottute
paludi nel bel mezzo del gigantesco Niente Bombardato che era diventata
l'Europa centrale. Ho odiato con tutto me stesso quelle marce
silenziose nella distruzione lasciata dagli scontri, chilometri e
chilometri di paesaggi sempre uguali, contornati dal grigio
dell'onnipresente nebbia che rendeva tutto irreale. Ogni tanto mi
capitava di alzarmi prima degli altri, e in quel silenzio ovattato
fumavo una sigaretta ( quasi sempre rubata dalle scorte di Morita,
hah), chiedendomi se davvero il mondo reale potesse essere
così
indistinto, grigio, insignificante. Se fosse per quella landa devastata
che stessi combattendo ancora, se fosse rimasto qualcosa per la quale valesse la pena
combattere.
Il pensiero di impedire che quel teatro di morte spostasse il suo
palcoscenico in America era l'unica cosa che mi spingeva a calzare gli
stivali ogni mattina e ricominciare ad annaspare nel guano. Quel
pensiero, e ovviamente Cap - che era un'ispirazione per chiunque lo
incrociasse; ti spingeva a dare il meglio di te perché lui
era convinto
che ci fosse qualcosa di meglio che potessi dare, e quando qualcuno ti
dimostra una tale fiducia, o fai di tutto per tradirlo oppure fai di
tutto per essere all'altezza.
Quella sera mi sentivo molto poco all'altezza, di tutto. Non riuscivo
nemmeno a godere del liquore in quella particolare bettola, che era una
delle più graziose in cui fossimo mai capitati: la sala non
puzzava di fumo stantio e sudore, per una volta i bicchieri erano
puliti, e al bancone c'erano delle deliziose fanciulle che erano
più che bendisposte a ringraziare noi soldati del nostro
operato.
Tutto quel ben di Dio, e proprio allora il mio cranio doveva cercare di
dividersi a metà. Dio, che culo.
Fu per noia che uscii dall'atmosfera festosa del locale per fare una
passeggiata, sperando di non schioppare a terra contorcendomi per
l'emicrania. Non ricordo esattamente se fossi uscito anche per cercare
te e Cap, che non eravate presenti: non sono nemmeno certo di essermi
accorto che non stavate festeggiando con gli altri Commando. Eppure,
una strana coincidenza astrale spinse i miei piedi a scegliere quel
particolare percorso, tra decine di altri, che mi portò
davanti
ad una chiesa sconsacrata.
Era una grossa costruzione in pietra, con delle vetrate enormi di cui
era rimasta solo l'intelaiatura - doveva essere caduta una bomba nelle
vicinanze, perché tutti i vetri erano implosi. Era quasi
completamente divorata dall'edera rampicante, macchie di verde in ogni
piccolo anfratto delle mura, ma conservava ancora una vena di
maestosità ed eleganza... nonostante gli scalini che
portavano
all'entrata fossero più dei semplici mattoni impilati l'uno
sull'altro, e stesse in generale cadendo a pezzi.
Non sono mai stato un fervido credente, ed ero libero dal terrore
ancestrale che incutevano in un cattolico le chiese senza Dio. Avevo
sentito molte storie sui demoni che abitavano quei luoghi ma non
avevano mai attecchito nel mio immaginario: forse perché la
guerra mi portava ogni giorno ad un passo più vicino
all'aldilà, risucchiando tutto quello che era ancora vivo in
me.
Forse perché stavo diventando io stesso un fantasma, e dove
potevano chiudersi le anime dannate se non in un luogo sconsacrato?
Mi sarei aspettato di trovare chiunque, chiunque,
tranne te e Cap.
Eravate seduti nel silenzio della navata, su una delle panche
più vicine all'altare, due sagome appena visibili nella luce
flebile della luna; stavate parlando a bassa voce, seduti
semplicemente l'uno accanto all'altro con le teste vicine per poter
parlare senza alzare i toni. Non c'era nulla di sconveniente in quello
che stavate facendo: Dio solo sa se un soldato non abbia
bisogno,
qualche volta, di nascondersi da qualche parte con un fratello in armi;
ma fu l'aria intorno a voi a farmi sudare freddo, non appena vi vidi.
Mi sentii accapponare la pelle senza nessun motivo particolare: mi
sentii come se fossi inciampato per caso in una camera d'albergo
occupata. C'era un silenzio così tranquillo, solo dei
sussurri
morbidi appena percettibili e un sentore di sigaretta nell'aria.
Percepii Cap abbassare la testa, e fui preso dal terrore di
cosa
stesse per fare - era una situazione così privata,
così intima,
che l'unica cosa alla quale riuscivo a pensare era cosa succedeva
quando una donna scendeva col volto sul grembo di un uomo; ma lui non
scese, si sedette solo più comodamente appoggiando la fronte
sulla pelle della tua gola, e ti rubò la sigaretta dalle
labbra:
fu quel gesto così semplice a distruggere completamente ogni
ragionevole dubbio di innocenza di quella situazione.
Si dice che quando ti arruoli nell'esercito, entri in una seconda
famiglia; non accade perché l'esercito sia un posto rose e
fiori, anzi, per contare i bastardi che ho incontrato durante la mia
carriera non basterebbero tutte le mani di questo mondo. La ragione,
è che non esistono più confini di
proprietà.
Nell'esercito non esiste qualcosa che appartenga solo a te: se risparmi
due sigarette dalla razione, ciò che naturalmente fai
è
trovare qualcuno che sia disposto a fumare con te, non ti passa nemmeno
per l'anticamera del cervello di conservare una cicca per consumarla in
solitudine in un secondo momento. O, almeno, era così che
funzionava nella Seconda Grande Guerra.
No, il gesto di Cap non era così scandaloso: denotava
familiarità, ma voi due eravate la definizione stessa di
fratelli non di sangue. Nessuno di noi avrebbe mai visto nulla di
strano se gli avessi passato una sigaretta - il solo motivo per cui non
ce le scambiavamo spesso tra di noi era che ciascuno aveva il suo modo
( irritante) di fumare: a Morita piaceva inzuppare il filtro di saliva,
Dernier fumava una sigaretta finquando il mozzicone non diventava
così piccolo che finiva per bruciarsi le dita... e tu,
Sarge,
avevi la pessima abitudine di tenere il filtro tra i denti,
deformandolo tutto.
Eppure non avevo mai, mai una volta, visto fumare Cap.
Tutti noi sapevamo dello stato della sua salute prima del siero, della
sua asma cronica. Era ovvio che non bastasse un anno come emblema della
salute fisica per cancellarne ventiquattro passati a tossire fuori un
polmone al primo accenno di fumo.
Eppure, lui ti rubò quella sigaretta. Non ne aveva mai
toccata
una tranne che con te, chissà quante volte prima di quel
momento. Nel lasso di mezzo secondo pensai a mia moglie, alla passione
che aveva per il vino bianco e a quanto io lo odiassi per il suo sapore
scialbo... e le uniche occasioni in cui lo bevevo era quando ero a
letto con lei, perché sapevo che le piaceva rincorrere il
sapore
nella mia bocca.
Fu allora che capii.
Gesù Cristo,
si amano.
Fu una certezza assoluta, che mi fece annaspare all'indietro e
inciampare su un frammento di vetro, facendo un rumore forte come uno
sparo in quel silenzio.
Vi giraste entrambi con le pistole in mano, ma poi Cap si accorse che
ero solo io e sbuffò di sollievo, passandosi una mano sulla
faccia. Gesù,
Dum Dum, stavi per farti sparare. Lo disse
così, come se fosse quello
il problema - anche se, in quell'istante, una pallottola in corpo
sarebbe stata meno imprevista.
Che cazzo era?
Dissi invece
io, ignorandolo completamente. Spostavo lo sguardo tra voi due,
cercando di captare qualsiasi possibile segnale di colpa o occhiata
complice sulla cazzata da rifilarmi - mi aspettavo una giustificazione
annaspata e falsa, che facesse acqua da tutte le parti. Aspettavo
qualcosa che mi avrebbe dato la conferma di averci visto giusto.
Eppure, l'espressione sul volto di Cap era di autentica sorpresa, si
guardò perfino alle spalle nel caso in cui fosse stato un
movimento dietro di lui ad attirare la mia attenzione. Quando vide solo
buio anonimo e l'altare in pezzi, si girò verso di me. Sei ubriaco? Mi
chiese divertito, sorridendo.
Ma tu, Sarge, non stavi sorridendo, proprio per niente. La tua
espressione era attenta, calcolatoria, di ghiaccio. Mi guardavi con la
testa leggermente reclinata verso il basso e gli occhi in su, e in
quello guardo serio trovai le mie risposte.
Ubriaco il cazzo,
ricordo che
sputai, e continuai a ringhiare sulla falsariga di quel concetto mentre
Cap continuava a guardarmi prima sinceramente scioccato, poi sempre
più divertito. Lui era convinto che semplicemente fossi
piombato
in una sbornia paranoica, glielo si leggeva in faccia, e quella
sicurezza mi dava sempre più il nervoso; come poteva non
rendersi conto di come dovevate sembrare visti da occhi estranei? Come
poteva non rendersi conto che, una volta fattoci caso, la natura del
vostro legame era palese? Come faceva a non avere una coda di paglia
lunga un chilometro?
Dai,
dicesti ad un certo punto per sedare la discussione unilaterale che
stavamo avendo. Lo
accompagno al suo hotel.
Non mi accompagni da
nessuna parte,
borbottai, anche se praticamente mi afferrasti per le spalle con fare
cameratesco e iniziasti a condurmi verso l'uscita. Cap ci seguiva,
sempre perfettamente tranquillo, e quando ci separammo
scherzò
perfino sulle allucinazioni da sbornia.
Avrei potuto urlare per la frustrazione. Più probabile,
avrei
potuto dare un pugno sul grugno di quel cretino cieco, ma tu sorridesti
- un sorriso finto, per Steve, per fingere che fosse tutto a posto
quando non era assolutamente così - e proseguimmo per la
strada
dell'hotel.
Ricordo chiaramente di essere stato ad un passo dal colpire qualcosa,
qualsiasi cosa - ci avevi raccontato di come l'immacolato involucro di
Capitan America contenesse quel piccolo diavolo rognoso di Steve
Rogers, un metro e sessantacinque di pura insolenza sepolta sotto la
patina brillante dell'uomo d'oro d'America... e ne avevamo avuto
qualche scorcio durante le missioni, ma ora capivo davvero cosa
intendessi.
Ora mi crederai quando
dico che Dio ha dato a Steve un naso solo per darti un punto in cui
colpirlo e fargli male?,
mi chiedesti come se avessi letto nella mia mente - beh, no,
probabilmente avevi solo lanciato un'occhiata alle mie orecchie fumanti.
Ringhiai qualcosa di incoerente, ma ripiombai subito nel sospetto che
stessi cercando di sviare la conversazione su un terreno sicuro. Non te
l'avrei permesso, perché sapevo quello che avevo visto e non
avrei accettato di passare per visionario.
Mi sbagliai. Non volevi sviare.
Lui non se ne rende conto,
iniziasti prima che potessi aprire la bocca per protestare. Anche
io ci ho messo un po' per capire quali atteggiamenti possono essere
fraintesi. Siamo cresciuti praticamente l'uno delle tasche dell'altro,
e qualche volta quello che per noi è normale, non lo
è
davvero, spiegasti scuotendo la testa.
Che diamine era quello,
Sarge?, chiesi. Hai
idea di cosa significa?
Mi regalasti un sorriso strano. Sì,
ho una stramaledetta
idea di cosa significa.
Tacemmo entrambi per un po'. Ci stavamo dirigendo verso la piccola
piazza del paese, col suo monumento ai caduti della Prima Grande Guerra
in lontananza; la serata era molto tranquilla, come lo era stato
l'interno della chiesa, c'era solo qualche luce accesa in pochi locali.
Per il resto, il paese era silenzioso.
Eravamo completamente soli, e non riuscii a trattenere un brivido di
disgusto. Oh, okay. Lo so che sembra terribile adesso, ma allora erano
completamente altri tempi, avevamo tutti subito un lento lavaggio del
cervello sui valori e la famiglia e il patriottismo e tutte quelle
altre stronzate cristiane e moraliste che non ci avevano impedito di
cascare con tutte le scarpe in un'altra Guerra Mondiale. Non eravamo di
certo istruiti, se lo fossimo stati non ci saremmo fatti inscatolare
nelle trincee, no? Magari all'insaputa di noi borghesi per ogni
città americana esisteva una gay metropoli nascosta[2],
ma se esisteva era di certo appannaggio degli uomini di cultura e degli
artisti, non di noi soldati.
Non riuscivo a capire come fosse possibile per due giovani come voi
rischiare di perdere tutto, di diventare due reietti, essere congedati
dall'esercito con disonore o rischiare la corte marziale pur di...
infilarvelo a vicenda nel culo, detto nudo e crudo. Non era
necessità, visto che eravate entrambi giovani e sani e non
avevate problemi a trovare una dama, quindi cos'era? Una sfida verso
Dio? Una perversione?
Non rispondesti subito alla mia sfuriata. Pensai che fosse
perché non sapessi quale risposta darmi, e una parte di me
si
sentì sollevata: se non riuscivi a darmi un motivo, voleva
dire
che era solo uno sfizio e non eravate davvero due
deviati.
Ma non esitasti a rispondere perché non sapevi cosa dire,
no;
volevi capire se valesse o meno la pena parlarne. Mi sentii sotto esame
quando ti appoggiasti ad un muretto, fissandomi mentre fumavi
pigramente una sigaretta.
Dasti un leggerlo colpo al pacchetto per farne uscire una e me la
passasti, sempre guardandomi, valutandomi con quello sguardo
calcolatore, da cecchino; ti aspettavi che la buttassi a terra urlando
come se mi avessi passato un cobra? Era questo che avevi in mente? Beh,
il vecchio Dum Dum qui presente ha palle grosse come barili adesso e le
aveva anche allora. Ero ignorante come un mulo, ma perfino io arrivavo
a capire che non mi avresti passato la voglia di cazzo condividendo una
sigaretta.
Quando l'accettai, vidi il tuo primo vero sorriso della
serata -
e tutt'ora mi chiedo se non ti fosse già successo un
confronto
simile, quante volte ti fosse già capitato di finire in
prima
linea per togliere la patata bollente dalle mani di Rogers, e quante di
quelle volte fossi finito col sangue di qualcuno sulla tua camicia e le
nocche spaccate.
Sai la risposta alla tua
domanda, dicesti finalmente a bassa voce. Vogliamo dare un nome
all'elefante nella stanza?
Gesù.
Non potei dire altro.
Gesù
è amore, ci siamo, scherzasti con un occhiolino
nella mia direzione. Mi
dispiace che tu l'abbia scoperto così... no, mi dispiace che
tu
l'abbia scoperto e basta, ma la colpa è nostra. Siamo sempre
attenti a non andare mai oltre,
e poi ci facciamo infinocchiare dagli atteggiamenti.
Scuotesti perfino il capo come se non riuscissi a capacitarti della
situazione
Cercai di ignorare le implicazioni di quell'andare oltre,
cose che davvero non volevo immaginare, e chiesi seccamente come fosse
possibile che nessuno se ne fosse accorto prima. O sono io l'ultimo che ci
è arrivato?
Oh, no. Oh, Dio, no. Tu
sei stato l'unico
ad arrivarci, te l'assicuro, o io sarei già stato spedito
dall'altro lato del Pacifico a fare da bersaglio mobile per i
giapponesi. No, te l'ho detto, siamo più che attenti,
però Steve non sa cosa sia la malizia e non pensa molto a
come
devono sembrare all'esterno alcune azioni. E io ne approfitto,
dicesti, e il sorriso impertiente che avevi avuto fino a quel momento
sparì. Diventasti serio, cauto, ombroso, e quello che lessi
nei
tuoi occhi fu la tristezza, e passione imbrigliata in catene di ferro. Diventa... difficile... dopo un
po'. Controllarsi, intendo.
Deglutisti aria, inciampando sulle parole: non ti avevo mai visto
essere meno che sicuro di te, ma ora capivo quanto tutto quel peso che
portavi sulle spalle ti rendesse fragile; avevo pensato che
spariste per i porci comodi, invece rubavate momenti anche solo per
poter restare vicini, Dio. Non
possiamo mai abbassare la guardia, e nemmeno quando, sai, siamo soli
possiamo... uh. Non nelle tende. Non nelle trincee, sicuramente. E gli
hotel si reggono in piedi per opera di Cristo con quei muri di carta
velina, quindi non possiamo... nemmeno là.
Mai avrei immaginato di arrivare a provare pietà, ma le tue
parole mi fecero immedesimare più di quanto desiderassi.
Come
ero stato io a venticinque anni? Beh, con meno baffi, ma ricordo di
aver avuto sempre le mani addosso a quella che ai tempi era la mia
fresca sposina.
Pensai ad un mondo in cui quello mi era negato, in cui sarei dovuto
stare attento perfino al modo in cui le parlavo perché
chiunque
avrebbe potuto fraintendere. Immaginai di esserle accanto ventiquattro
ore su ventiquattro, con una guerra sullo scenario, sapendo che saremmo
potuti saltare in aria in qualunque momento. Mi vidi a fissare la sua
sagoma addormentata nel buio di una notte qualunque in Europa, magari
nella stessa stanza e con qualche misero metro di distanza, e di
continuare a struggermi nel silenzio solo perché la morale
del
mondo diceva che il mio amore era sbagliato.
Qualcosa dentro di me si ribellò: chi cazzo l'aveva deciso?
Chi
diavolo poteva permettere di innalzarsi su un pulpito e decidere della mia vita,
del mio amore non sapendo un cazzo (si, già allora odiavo
profondamente quando qualcuno prendeva decisioni per me) ? Vidi rosso
per quasi venti secondi a quel pensiero, finquando non mi resi conto
che no, non si parlava di me.
Non posso negare che il mio stomaco sprofondò sotto i tacchi
degli stivali quando capii quello che effettivamente dovevi provare
ogni giorno; nonostante continuassi a pensare che foste deviati (
trent'anni di condizionamento mentale non spariscono di certo per un
discorso strappalacrime), iniziavo a capacitarmi di quanta sofferenza
ci fosse comunque dietro a tutto quello. Potevo capire quanto fosse
complicato seppellire tutti i sentimenti, quanto fosse difficile
rinunciare alla passione - il cibo con cui nutrire l'amore. Non
condividevo, eppure capivo.
Non parlammo oltre per quella sera, e non raccontai a nessuno di quanto
avessi scoperto: non a Philips, non a Carter, e neppure agli altri
Howling Commandos; eppure fu proprio a causa di quel confronto che
iniziai a chiamarti in disparte ogni volta che ero di guardia in un
luogo abbastanza isolato o finivamo in un hotel abbastanza grande da
avere delle stanze sul retro per questi tipi di incontri. Ti dicevo che
avevi due ore di tempo da passare in camporella e di fare in
silenzio, per l'amore di Cristo.
Credo che la tua faccia sconvolta fosse diventata la cosa
più
divertente che avessi mai visto - che si trasformò poi nella
cosa più imbarazzante quando fummo costretti a
spiegare a
Cap perché improvvisamente gli balzavi addosso nei boschi
quando
di guardia c'ero io o perché saltavano improvvisamente fuori
appartamenti liberi dove potevate nascondervi.
Non che lo facessi con intenzione, sia chiaro, non è che mi
mettevo col naso in aria a fiutare ogni anfratto disponibile per
voi - però tenevo gli occhi aperti. Tre paia di
bulbi
oculari erano sempre meglio di due, no?
E anche se non ne ho mai parlato, credo che ad un certo punto anche gli
altri Commando iniziarono a mangiare la foglia. Non gli ho mai chiesto
cosa ne pensassero effettivamente, ma quando sparivate ( e stavolta non
per chiacchierare in chiese disastrate ma per... fare... quello, e io lo
sapevo benissimo), gli altri accettavano le mie tiepide risposte: Cap e Barnes? Saranno nei
paraggi, se non è urgente lasciali stare. Sarge? Ah, non so,
forse è con Cap.
Nessuno premeva oltre, quando specificavo che eravate insieme. Non ho
mai chiesto loro se sapessero, o se se ne fossero resi conto col tempo;
fatto sta che diventammo tutti complici, consapevolmente o meno. Credo
ancora di aver fatto la scelta giusta anche se andava contro tutti i
precetti cristiani che mi avevano insegnato in trent'anni di vita: non
si può pensare altrimenti ricordando le vostre facce dopo
quegli
incontri strappati, come tornavate da noi perfettamente in ordine ma
con dieci anni di meno incisi in faccia.
Non sono sempre stato solo il figlio di puttana coriaceo che
ringhia ed abbaia ancora alla veneranda età di 120 anni:
come ho
già detto, Cap ti spingeva a tirare fuori il meglio, anche
se
era solo una briciola.
Sai, Sarge, è da quando ho iniziato a scrivere che mi chiedo
cosa esattamente intendessi fare con questa lettera. Anche se dovessi
leggerla, cambierebbe davvero qualcosa per te? L'uomo che ho visto nel
supermercato non sembrava avere molto del vecchio Sarge - ne indossava la
pelle, ma tutto il resto era sbagliato.
Forse leggere questo farà più male che bene a
quell'uomo.
Sapere quello che ha perso, o ricordare tempi migliori in cui non era
stato abbandonato sul fondo di una rupe rocciosa, può
romperlo
definitivamente - alcune volte è meglio l'oblio
dell'ignoranza
piuttosto che scomode verità, almeno così ha
detto Fury
prima che lo cacciassi fuori di casa.
Beh, io ho ballato sul bordo di quel precipizio e so cosa significa: mi
hanno costretto a dimenticare anni interi di vita, e sono quasi sicuro
che non sia toccata una sorte migliore agli altri Howling Commandos;
posso quindi dire di essere stato dimenticato a mia volta.
Ci sono state notti, che ora finalmente posso ripercorrere senza
sentire lame di coltelli in mezzo agli occhi, tra una seduta di
'pulizia' e l'altra in cui sognavo le mie mani, sempre le mie mani - e
le fissavo e le fissavo e non capivo cosa il mio subconscio stesse
cercando di dirmi. Vedevo le mie dita, tutte e dieci, il palmo e il
polso e il rosa della pelle davanti ai miei occhi, ed erano
semplicemente e completamente vuote.
Io non capivo,
e la mattina
non riuscivo ad afferrare i contorni indefiniti dei miei sogni nemmeno
per ragionarci su. Solo adesso so perché vedessi le mie mani
giunte a formare un cesto, come per contenere qualcosa - ma le maglie
formate dalle mie dita erano allentate, e quello che avevo cercato di
conservare e tenere al sicuro stava scivolando via,
no, io stesso lo stavo lasciando andare sotto l'ordine di qualcuno che
me lo voleva portare via. E io, capra, ubbidivo.
Nelle mie mani era rimasto il niente - ed è stato il niente
che ho visto nei tuoi occhi, Sarge, un vuoto
così
profondo da non vederne la fine, come un lago ghiacciato in inverno.
Quel vuoto l'ho sperimentato. Sono stato io, per quasi quarant'anni,
una matrioska senza le bambole più piccole all'interno.
Hanno
pulito e raschiato e strappato via una parte di quello che ero, e se ho
visto giusto è qualcosa che hanno fatto anche a te. Non
è
per questo che ho rischiato la vita nel quarantacinque, non per questi
giochi di potere e compromessi, Dio mio.
Non gli permetterò di tapparmi ancora la bocca. Ci hanno
provato, Dio sa se non ci hanno provato, ma li ho cacciati via dalla
mia testa. Se ci riesco, contribuirò a spianarti la strada
per
fare la stessa cosa.
Sei James Buchanan
Barnes, Sergente
dell'esercito degli Stati Uniti d'America, secondo in comando degli
Howling, migliore amico ( con tutto quello che implica) di Steve
Rogers.
Non importa cosa ti hanno fatto credere, di cosa ti hanno convinto, o
quali falsità hanno implementato nella tua memoria. Questo
è chi sei. Hai avuto persone che ti hanno amato, che ti
hanno
voluto bene, e forse ancora aspettano il tuo ritorno.
Non sei solo. Non sei mai stato solo. E anche se ti hanno strappato via
tutto, anche se hanno lasciato solo le macerie del passato, lui
è ancora li. Non ricordare non lo rende più o
meno reale,
è successo davvero. Nonostante te lo possano aver portato
via,
il passato è esattamente dove dovrebbe essere - nel tuo passato.
E allora chiudi gli occhi, e ricorda chi sei[3]
Il
Soldato
finì di leggere la prima delle lettere nel completo silenzio
della casa di campagna appartenuta a Timothy 'Dum-Dum' Dugan. Il
necrologio sul giornale diceva che era morto d'infarto nel suo letto,
una morte rapida ed indolore: la memoria del Soldato era ancora
fallace, ma era quasi sicuro che non fosse morto esattamente
in quel modo. Essendo un vecchio di più di cento anni,
eliminarlo non avrebbe richiesto delle misure cautelari particolari:
simulare una morte nel sonno era facile se si sapeva come farla
sembrare il naturale corso degli eventi.
Il
Soldato non
ricordava, ma quello non cambiava nulla, giusto? Questo aveva detto
Dugan. E aveva confermato in parte quello che il Soldato aveva letto
allo Smithsonian, anzi, aveva spiegato molto di più: ad
esempio
perché Capitan America si fosse fatto quasi uccidere da lui
in
quella maniera barbara. Non pensava gli fosse mai stato ordinato di
portare a termine una missione picchiando a morte la vitima, era un
metodo poco pulito che lasciava troppe tracce.
Però
non
aveva saputo in che altro modo sfogare il fiume di emozioni che
scatenava ancora adesso in lui la sola vista di Steven Grant Rogers.
Aveva rotto la sua programmazione due volte, quel giorno: non solo
risparmiandogli la vita, ma anche cercando di ucciderlo nel
più
feroce modo possibile.
Accarezzò
con la punta delle dita di metallo la carta fittamente scritta: forse
era quello
uno dei perché; forse era anche il motivo per il quale non
era
riuscito a portare a termine la missione. Forse era anche il motivo per
il quale si era messo alla ricerca dei pezzi sepolti e sparsi nel vento
dell'uomo per il quale Rogers era disposto a morire.
Aveva
altre
lettere da leggere e la notte era ancora giovane. Poteva fingere di
essere un senzatetto e chiedere un letto tranquillo in uno dei rifugi
della città, o poteva infiltrarsi in una casa vuota per le
vacanze, o in una costruzione abbandonata, o perfino salire su un mezzo
pubblico e lasciare che lo trasportasse ovunque, mentre cercava di
tracciare i contorni del puzzle del suo passato che non aveva mai
pensato neppure di avere.
Poteva fare tutto quello che voleva.
Ricorda chi sei.
Il
Soldato
prese i fogli con cura, senza lasciare tracce del suo passaggio. Poi
fece scattare la serratura e sparì nella notte.
If you can
hear me now / I'm reaching out
To let you
know that you're not alone
So just
close your eyes
Baby, here
comes a lullaby[4]
NOTE
FINALI
[1]
Sì,
conosco la sensazione di trovarti affacciato su di un precipizio, e
non c'è rimedio dall'esserti tagliato sul bordo
frastagliato. Ti sto dicendo che non è mai così
male come
sembra, fattelo dire da qualcuno che è stato dove sei tu
ora:
steso a terra, e non sei sicuro di poterlo sopportare ancora.
[2]La
metropoli
gay è il nome di un saggio di natura sociale e storica
riguardo
l'omosessualità nel secolo scorso, prima delle lotte sociali
che
hanno portato il mondo a cambiare la visione su di essa. È
inutile dire che c'erano proprio dei bar in cui poter... uh... avere
quel tipo di compagnia, nonché una rete di collegamenti,
della
serie io conosco un uomo che conosce un tizio che ha un amico che
può farti entrare in quel giro, principalmente tra la gente
ricca o comunque istruita ( c'erano persone che mettevano a
disposizione appartamenti per questo). Potete trovarlo qui,
ed è in inglese. Una bella lettura.
[3]Per
chi non
lo sapesse, anche nel comic c'è il ritorno di Bucky come il
Winter Soldier (ovviamente). La storia è diversa: Steve
incontra
questo soldato durante una missione e riconosce Bucky, il quale non
ricorda nulla ( la famosa frase who
the hell is Bucky la dice anche nel comic).
Fury e Sharon Carter allora contattano Steve per mostrargli diversi
avvistamenti che confermano l'identità di Bucky Barnes, e
Natasha gli consegna il documento sul progetto Winter Soldier della
Sala Rossa dove lei è stata addestrata, dove c'è
scritto
quello che gli hanno fatto. Barnes viene incaricato da Norman Osborne
di portare al sicuro il cubo cosmico che è nelle sue mani,
ma
Steve lo rintraccia e lo intercetta. I due cominciano a combattere in
una vecchia fabbrica, e Steve è disposto a farsi sparare
se Bucky davvero non lo riconosce. Il ragazzo esita e arrivano sia
Falcon che Sharon Carter a fermarlo. Il cubo cade a terra e Steve lo
usa per far riacquistare la memoria alla sua vecchia spalla, dicendo
proprio: Bucky, ricorda
chi sei.
[4]
Se ora puoi
sentirmi, sto cercando farti sapere che non sei sola. Chiudi solo gli
occhi, piccola, ecco che arriva la ninna nanna.
Sarge vuol dire Sergente ( non ricordo se in tedesco, o se è solo un'espressione dialettale americana per Sergente - tipo Ma'am per Signora, che è forma sincopata di Madam. Sorry!).
Grazie
per aver letto!!
Appleeatyou
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