BBLmurdercases
Prologo
Beyond Birthday si guardò intorno. Perfetto. Finalmente un
po' di pace. Ne aveva davvero bisogno.
Non aveva mai creduto che le cose potessero cambiare così
radicalmente nel giro di poche settimane. Seattle. Portland. San
Francisco. Las Vegas. Ed infine... Los Angeles.
Rise, per nulla divertito. Doveva compiere il delitto perfetto, che
nessuno sarebbe stato mai in grado di svelare. Nessuno... nemmeno il
più grande detective del mondo. Perciò aveva
vagato irrequieto lungo tutta la costa occidentale degli USA,
avvicinandosi sempre più verso la California, il
perchè non lo sapeva nemmeno lui. Però nelle
sitcom televisive sembrava il paradiso in terra, con quell'oceano
limpido, quel clima da favola e pioggia quasi inesistente.
Ma Beyond Birthday non era un tipo californiano, decisamente no.
Avrebbe dovuto immaginare che avrebbe odiato quello stato. Troppo sole,
troppo America.
Però una cosa positiva era successa: era finalmente riuscito
a portare a compimento l'idea per il suo piano. Doveva solo scegliere
le vittime e quella era la parte più noiosa...
sì, era davvero un piano brillante, anzi geniale, fin nei
minimi particolari. Era sicuro che L non avrebbe chiuso occhio per
tentare di risolverlo. Non che dormisse un granchè, gli
avevano detto, ma lui era certo che lo avrebbe mandato in crisi per la
prima volta nella sua vita.
Poi... prima che potesse commettere il primo omicidio... era rimasto
fregato. Non aveva idea di come avesse fatto, ma lo aveva trovato.
Aveva immaginato quel che stava per accadere? No, come avrebbe
potuto... Era il più grande detective del mondo, d'accordo,
ma non aveva poteri di preveggenza. E poi, se l'avesse immaginato, non
lo avrebbe certamente voluto incontrare. Non lo avrebbe fatto portare
presso di lui e insistito perchè vi rimanesse. Insistito era un
eufemismo: L gli aveva proibito di andarsene e lo controllava
continuamente, di solito tenendolo nella stessa stanza mentre lavorava
ai suoi casi. Inizialmente lo aveva ammanettato ad un mobile,
così che non potesse tentare alcuna mossa, ma poi sembrava
aver deciso che non era necessario, pur pretendendo che rimanesse
seduto di fronte a lui, a poca distanza.
Beyond Birthday però aveva bisogno del suo spazio e aveva
chiesto a L di essere lasciato solo almeno per qualche ora. Ecco dove
si trovava... Chiuso in una stanza al buio, una stanza completamente
spoglia, a parte il letto. Si sentiva molto più rilassato
senza la presenza di un altro individuo sempre intorno. Odiava avere
sempre vicino qualcuno, era un altro dei motivi per cui se n'era andato
molto tempo prima dall'orfanatrofio.
Non aveva bei ricordi di quel posto... non molti. Era cresciuto
lì dopo che i suoi genitori erano morti a poca distanza
l'uno dall'altro, ma non aveva mai legato con nessuno, non
perchè fosse schivo o arrogante... erano gli altri che
sembravano evitarlo. Dicevano che era strano... per via di un fatto
accaduto poco dopo il suo arrivo alla Wammy's House.
"Ehi, venite a vedere!"
"Cosa succede?"
"Guardate cos'ha fatto
B!"
Era circondato. Sentiva
gli sguardi curiosi dei bambini su di sè anche senza alzare
lo sguardo. E poi, era troppo impegnato...
"Cosa sta succedendo?"
Una voce più profonda delle altre si levò sul
gruppetto. "B! Che hai fatto?"
La voce sembrava
preoccupata. No... intimorita.
B finalmente
guardò il proprietario della voce, il signor Wammy. Watari,
come si faceva chiamare da tutti, lo stava scrutando come se non
l'avesse mai visto prima, come se fosse un vagabondo infiltratosi nel
prezioso orfanatrofio deciso a rovinare tutto ciò che vi era
all'interno. "Volevo solo vedere... cosa c'era sotto."
Il braccio sinistro di B
sanguinava copiosamente, ma lui sembrava non sentire il dolore, o
perlomeno appariva noncurante agli occhi di tutti gli altri. Sembrava
non vederci niente fuori dall'ordinario in tutto quel sangue che colava
sull'erba e sulle sue scarpe.
B sorrise a Watari. "Non
ho fatto nulla di male."
Beyond Birthday ghignò al ricordo. Era vero, non aveva fatto
nulla di male dopotutto... non aveva ferito uno degli altri bambini...
il corpo era suo, poteva farne quello che voleva.
S'inginocchiò nella consueta posa che aveva iniziato ad
adottare da quando aveva lasciato l'orfanatrofio, la posa di L, la posa
che aveva potuto finalmente osservare di persona dieci giorni prima,
quando era stato portato al suo cospetto.
Poi aprì il barattolo di marmellata di fragole che teneva
stretto tra le mani e v'infilò dentro le dita. Ora che era
solo, aveva bisogno di zuccheri per concentrarsi meglio. Doveva
riflettere... a come sfuggire a L Lawliet.
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