28 Giugno 1987
La serata era calda, e
in cielo brillavano le stelle.
Il guardiano notturno
dello Zoo di Filadelfia non si curava affatto del
cielo stellato perché le luci della città rendevano invisibili gli
astri.
Da un palazzo vicino
giungeva della musica: "Schizophrenia", dei
Sonic Youth.
- Chi è là? - chiese
John Fry puntando il fascio di luce della sua
torcia elettrica oltre la gabbia delle scimmie.
Nessuna risposta.
L'uomo posò una mano
sulla fondina della pistola.
John Fry aveva 22 anni,
e non era certo il tipo che si definisce un bel
ragazzo: nonostante le spalle larghe e il fisico atletico, risultato di
anni di sport, mostrava ancora i segni lasciati dall'acne, gli occhi
erano azzurri ma piccoli, e tra loro stava un naso troppo grande, la
bocca era troppo larga, e a completare il quadro impietoso Madre Natura
lo aveva dotato di grandi orecchie a sventola che tentava invano di
coprire coi riccioli neri dei suoi capelli.
- BUH!!! - urlò un'ombra
uscendo dal buio.
John fece un salto per
lo spavento.
- Ma sei impazzito? -
chiese - Avrei potuto spararti! -
L'uomo, un tipo alto,
sulla trentina, si piegava in due dal ridere.
- Ti ho spaventato, eh? -
John scosse la testa. Il
suo collega, Mike Rowland, era un emerito
imbecille, ma tra i due era decisamente quello più bello (e faceva
colpo sulle ragazze), e questo bastava a far credere che fosse anche il
più intelligente.
- Sei un idiota, Mike. -
- Andiamo! Era solo uno
scherzo. -
John gli voltò le spalle
e continuò il suo giro.
- John, dai, non fare
l'offeso. -
Mike Rowland vide il
giovane collega svoltare oltre la gabbia delle
giraffe: fu l'ultima olta che lo vide vivo.
Il pavimento della
gabbia dele tigri era coperto di sangue.
Gli animali annusavano
eccitati il cadavere di John Fry, ma non lo
toccarono: le bestie, per una volta, non erano loro.
Il detective Lilly Rush fece il suo ingresso negli uffici della Squadra
Omicidi.
Il suo capo, il tenente John Stillman, stava sorseggiando il suo caffè
leggendo il giornale.
- Sei arrivata presto. -
- Ho un appuntamento con una donna su un vecchio caso: mi ha chiamata
ieri sera e aveva molta fretta, così le ho detto di venire presto
stamattina. -
Stillman vide entrare una donna sulla sessantina: i capelli quasi
completamente bianchi erano raccolti in uno chignon, il suo viso
mostrava tutti i segni dell'età ma dava ancora l'idea di una bellezza
ormai sfiorita, mentre gli occhi azzurri erano pieni di angoscia.
- E' lei? -
Lilly si voltò e andò incontro alla donna.
- La signora Fry? - le chiese.
La donna fece un mezzo sorriso.
- Lei è il detective con cui ho parlato ieri sera? -
- Sì, sono Lilly Rush. Cosa posso fare pe lei? -
Le due donne si sedettero al tavolo della bionda detective.
- Sono qui per mio figlio, John Fry. - cominciò Helen Fry - Venne
ucciso quasi ventidue anni fa, nel giugno dell'87: il suo caso non è
mai stato risolto. Faceva il guardiano notturno allo zoo. -
Stillman annuì: - Sì, ricordo quel caso: se ne parlò molto anche sui
giornali: il suo cadavere venne trovato nella gabbia delle tigri. Se
non sbaglio il principale sospettato fu il suo collega, ma aveva un
alibi. -
- E lei vorrebbe riaprire il caso? Sulla base di che cosa? - chiese
Rush.
La donna aprì una borsa e ne estrasse una busta di carta che porse alla
detective.
- L'ho trovata tra le cose di John. Sa, leggeva molto e la sua camera è
ancora piena dei suoi libri; ogni tanto per sentirmi più vicina a lui
ne prendo uno e lo leggo: così ieri ho trovato questa lettera tra le
pagine de "La fattoria degli animali" di Orwell. Io...credo che l'abbia
scritta il suo assassino. -
Lilly lesse il contenuto della busta.
- E' stata scritta a macchina. Sono solo due righe. -
"Io sono la bestia
che ti sbranerà"
Stillman chiuse gli occhi.
- A quanto pare l'assassino ha voluto far sapere a John che lo avrebbe
ucciso. -
Lilly Rush annuì e guardò la donna che le sedeva di fronte: - Faremo in
modo di sbattere questa bestia nella gabbia che merita. -
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