- Ricapitolando: non abbiamo impronte o altre prove utili da cui
partire, una lettera con un messaggio criptico, e una misteriosa
ragazza di nome Mary con un fratello violento. Ditemi che siete delle
persone ottimiste. -
John Stillman sedeva nel suo uffico, decisamente meno convinto sulle
possibilità di risolvere il caso di un paio d'ore prima.
Le due donne che gli sedevano di fronte (le uniche donne della Omicidi
di Filadelfia) non erano molto più ottimiste, ma non lo davano a vedere.
Rush avvicinò la lettera chiusa in una busta di plastica al tenente.
- La lettera dice "Io sono la bestia che ti sbranerà", ed è chiaro che
questa minaccia sia stata preludio all'omicidio; Fry venne colpito
diverse volte volte da un'arma affilata: affilata come possono essere
zanne e artigli di una bestia feroce. Poi è stato gettato nella gabbia
delle tigri, magari nella speranza che completassero il lavoro e che
sembrasse un incidente...c'è un continuo richiamo alla bestialità in
questo omicidio. L'assassino deve aver pianificato tutto: ha eseguito
il suo piano a sangue freddo e con una violenza disumana. -
- Quel bastardo non è una bestia: è qualcosa di peggio. E di questa
Mary? Che cosa sappiamo? - chiese Stillman rivolgendosi a Miller.
- Oltre a quello che ci ha detto Rowland, non sappiamo nulla. Stiamo
controllando se tra i vecchi compagni di scuola vi fosse qualcuna con
quel nome. -
Jeffries entrò.
- Forse abbiamo trovato qualcosa. Tra gli ex compagni delle superiori
di Fry c'era una certa Mary Pinter: pare che fosse seguita dai servizi
sociali a causa di violenze subite dal fratello maggiore, divenuto suo
tutore dopo la morte dei genitori. -
- Davvero? Beh, quadra: Fry conosce Mary da quando erano compagni di
scuola e dopo qualche anno si incontrano di nuovo; il fratello di lei è
possessivo e violento, così ammazza Fry perché vuole portargli via la
sorella...- dicendo quest Kat osservava la foto di John Fry -...anche
se ce ne vuole a essere gelosi di uno così! -
Lilly sorrise - Non era bellissimo, ma aveva un bel fisico. E poi era
anche intelligente: la madre mi ha detto che leggeva molto e che a
scuola aveva sempre avuto bei voti. -
- Tu trovi sempre una buona parola per tutti, eh? -
Steven Pinter sedeva al tavolo della stanza degli interrogatori e
osservava lo specchio che aveva di fronte, ben sapendo che dall'altra
parte qualcuno lo stava vedendo.
Non sapeva però che a pochi metri da lui, in un'altra stanza del tutto
identica a quella in cui si trovava, stava sua sorella Mary in
compagnia dei detective Will Jeffries e Scotty Valens.
- Conosceva John Fry, signorina Pinter? -
Alla domanda di Valens la donna sorrise, e sembrò subito molto
affascinante.
- Certo: abbiamo frequentato le stesse scuole fin da quando eravamo
bambini. -
- Quindi vi conoscevate bene. - quella di Jeffries non era una domanda.
- Eravamo compagni di scuola e lo conoscevo abbastanza bene, ma non
siamo mai stati veri amici: lo incontravo solo a scuola. Non usciva mai
di casa. -
- Sappiamo che lei è un uomo violento, signor Pinter. -
La voce di Lilly Rush colse l'uomo di sorpresa.
Nick Vera entrò nella stanza dietro la collega: - Picchiava sua
sorella... Che bravo! Lei sì che è un uomo coraggioso. -
- Era geloso di lei, vero? Sua sorella era una sua proprietà, e guai a
chi gliela toccava. -
Steven Pinter ascoltava sorpreso i due poliziotti: - Ehi, un momento!
Di che diavolo state parlando? -
- Lei non si è mai sposata. Come mai? -
Mary guardò sorpresa il detective Jeffries.
- Che importanza può avere? -
- Lei è una donna molto bella - disse Valens - Sembra strano che non
abbia trovato marito. -
- Non ho mai trovato l'uomo giusto. -
- Oppure glielo ha impedito suo fratello. -
- Mio fratello? E perché mai? -
- Andiamo! Suo fratello la picchiava quando era minorenne. Nonostante
questo lei ha continuato a vivere con lui... Mi chiedo il perché. -
- Sì, è vero: ho picchiato mia sorella una volta. Ero ubriaco e mi sono
lasciato andare: ero molto giovane e sentivo il peso della
responsabilità che gravava su di me dalla mote dei miei genitori. Per
questo avevo cominciato a bere. Ma dopo quello che ho fatto a mia
sorella ho smesso. Chiedetelo ai servizi sociali: hanno continuato a
tenerci d'occhio per anni. -
- Che storia commovente! - il sarcarmo nella voce di Lilly nascondeva
un profondo turbamento: lei sapeva bene cosa può fare una persona per
l'alcol.
- E di John Fry, che mi dici? - continuò Vera.
- John Fry? So solo che per un po' è uscito con mia sorella, e
mi domando ancora che cosa ci trovasse in lui. -
- Quando giocava a football sembrava un dio: era l'idolo delle ragazze
finché non si toglieva il casco a mostrare il viso. E aveva anche
ottimi voti. Mi chiedo come mai non sia andato all'università. -
Mary sorrise tra sé e sé nel ricordare i tempi della scuola.
- Ma lei lo vide anche qualche anno dopo il liceo. Quando cominciò ad
uscire con lui? -
Mary Pinter sedeva in un
tavolo all'angolo del vasto locale e batteva un piede al ritmo di "Papa
don't preach": le piaceva Madonna.
Non alzò lo sguardo
quando sentì la porta aprirsi: non aspettava nessuno e non le importava
chi altri frequentasse quel bar.
Sentì l'uomo appena
etrato ordinare una birra, e qualcosa nella voce di lui le suonò
familiare.
- Oh, mio Dio! John! -
John Fry si girò nella
sua direzione, sorpreso. Dopo un primo istante di confusione sembrò
riprendersi e si avvicinò al tavolo.
- Mary? Mary Pinter? Che
sorpresa! -
- Mamma mia...è passato
tanto tempo dall'ultima volta ce ci siamo visti. Non sei cambiato
affatto. -
- Neanche tu. - sussurrò
lui guarando quei boccoli biondi, quele ciglia lunghe e folte che
racchiudevano gli occhi che pochi anni prima lo avevano fatto sognare.
Aveva sempre avuto una cotta per lei.
- Siediti, dai. -
John si sedette di
fronte a lei.
- Come stai? - le chiese.
Mary capì subito che la
domanda in realtà era un'altra: "tuo fratello ti picchia ancora?"
Lei sorrise mostrando i
denti: - Sto bene. -
I due si guardarono per
qualche istante.
- E tu? come stai? -
John abbassò la testa:
anche questa domanda era molto più profonda di quanto sembrava.
- Isomma...così così...-
La porta del bar si
spalancò di colpo e una donna entrò con decisione. Helen Fry si guardò
attorno e alla fine lo vide; si avvicinò svelta al figlio.
- Non dovresti essere
qui. -
Le sue parole erano
pronunciate senza animosità, quasi a bassa voce, ma trasudavano rabbia.
- Vieni via
immediatamente. -
John distolse lo guardo
dalla donna.
- Ma...mamma...-
- Ubbidisci! -
John Fry si alzò e seguì
sua madre.
- Dopo quella volta ci siamo incontrati ancora. - concluse Mary Pinter
- Sempre nello stesso posto. Ma per me è rimasto solo un amico: non si è
trattenuto mai abbastanza a lungo perché potesse succedere qualcosa:
aveva troppa paura di sua madre. -
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