Il filo di Arianna

di The Darkness Inside Me
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“Idiota! Vuoi stare ferma per un minuto?!”

“Heiji, smettila, è un momento delicato!” Il detective di Osaka sbuffò sonoramente, alzando gli occhi al cielo con esasperazione.

“Senti, non è di certo colpa mia se soffri di mal di mare!” esclamò scocciato in direzione della propria migliore amica. Kazuha non rispose, limitandosi a serrare gli occhi e a stringere maggiormente il braccio dell’amico. Heiji le lanciò uno sguardo colmo di preoccupazione, sorreggendola con delicatezza.

“Hey, va tutto bene, piccola?” Le chiese rivelando una certa ansia. Heiji squadrò il volto della ragazza, scoprendolo tremendamente pallido. Kazuha serrò gli occhi, ingoiando un grosso groppo di saliva e annuendo piano con la testa.

“Sto bene,non preoccuparti. Sono solo queste maledette onde …” rispose con un sorriso stanco, aprendo gli occhi arrossati. Heiji la guardò senza parlare, mordendosi le labbra agitato; da quando erano saliti su quella nave diretta all’isola di Hidaki, Kazuha aveva vomitato almeno due volte e non aveva affatto una bella cera. Heiji lo sapeva che la ragazza soffrisse terribilmente il mal di mare e perciò le aveva consigliato di restare a casa, trattandosi solo di un ennesimo caso da risolvere, ma Kazuha, come suo solito, non aveva voluto sentire ragioni e così quella mattina era salita con lui sulla nave deserta diretta in quella località sperduta. Lo avevano chiamato due giorni prima dall’unico albergo presente in tutta l’isola, famosa per il suo paesaggio paradisiaco, chiedendogli di raggiungere al più presto l’isola per la risoluzione di un caso alquanto complicato e intrigante.

“Io comunque te l’avevo detto di non venir …”

“Heiji, guarda laggiù!” lo interruppe subito la ragazza, sembrando riacquistare la solita vitalità, indicando un punto oltre il parapetto della nave. Heiji aguzzò la vista, seguendo con gli occhi il punto indicato da Kazuha. Dinanzi a loro, a pochi metri di distanza, svettava un’isola piccola e completamente ricoperta di boschi, mare e spiaggia dall’aspetto paradisiaco.

Heiji sorrise piano, anche se avvertì dentro di sé un certo nervosismo alla bocca dello stomaco.

“Già, l’isola di Hidaki …” sussurrò tra sé, sentendo Kazuha sorridere al suo fianco. D’un tratto però percepì la ragazza muoversi con velocità e spostando lo sguardo verso di lei notò che si era portata una mano alla bocca ed era sbiancata improvvisamente.

“Torno subito!” biascicò velocemente, prima di prendere a correre all’interno della nave, diretta verso il bagno.

“Kazuha!” le gridò dietro Heiji preoccupato, sperando con tutto se stesso che una volta approdati sull’isola, Kazuha si sarebbe sentita meglio. Odiava vederla soffrire.
 
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Heiji scese dalla nave, inspirando una boccata d’aria fresca. Ah, l’aria di mare!

“Kazuha, tutto bene?” chiese con una leggera ironia nella voce, percependo la ragazza raggiungerlo a passi pesanti dietro di lui.

“Mi prendi in giro, vero?” borbottò Kazuha tenendo lo sguardo basso, sentendosi comunque meglio nel rimettere piede in terra. Heiji sorrise tra sé, sentendosi comunque sollevato nel sapere la ragazza in condizioni di salute più accettabili.

Kazuha intanto, procedeva dietro di lui con passi strascinati, sentendo la testa girare. A testa bassa, arrancò fino a quello che doveva essere l’ingresso dell’hotel, quando ad un tratto, un ulteriore capogiro la costrinse ad accasciarsi verso il suolo, esausta.

“Heiji …” sussurrò in tono supplichevole, prima di sentire le forze venirle meno. Ma l’impatto col terreno non fu poi così violento, forse perché col terreno non si era schiantata.

Non appena Heiji si voltò alla ricerca della propria migliore amica, rimase immobile, come pietrificato. Kazuha stava placidamente abbandonata contro il petto di un ragazzo dalla maglietta bianca e i jeans scuri, leggermente stropicciati. I capelli neri ribelli e scompigliati, simili a un riccio, e gli occhi, neri come la pece e contornati da due profonde occhiaie erano spalancati e fissavano Kazuha come se fosse un fantasma.

Il detective dell’Ovest sentì la rabbia montargli dentro. Con sguardo irritato, abbandonò in terra la propria valigia e si fiondò, a passi lunghi e nervosi, verso lo sconosciuto che teneva inconsciamente fra le braccia Kazuha, evidentemente cadutagli sopra nel collasso.

“Senti.” Esclamò in direzione del povero ragazzo, evidentemente sconvolto.

“Lei è mia, se permetti me la riprendo.” Fece geloso, sottraendo Kazuha dalla stretta involontaria del ragazzo e prendendola in braccio, allontanandosi verso la hall dell’albergo, subito dopo aver lanciato un’occhiata intimidatoria al povero giovane dalle profonde occhiaie, che nel tutto era rimasto inerme, a fissare sconvolto la ragazza che gli era caduta sopra all’improvviso.

“Watari.” Fece pochi secondi dopo, percependo la presenza dell’anziano alle sue spalle, evidentemente dopo aver recuperato i loro bagagli.

“Sì, L?” L osservò scettico e ancora sconvolto il ragazzo dalla carnagione olivastra e la ragazza senza sensi allontanarsi insieme, diretti verso l’ingresso dell’albergo. Si rivolse poi nuovamente a Watari, chiedendo ciò che più gli premeva.

“Chi erano quei due individui?”
 


Nota autrici:
Buonsalve gente! Siamo tornate eh,tranquilli! (Guarda che non gli siamo mancati. Nd Leti.) (Sì, invece. U.U nd Marti.)
Siamo riuscite a scrivere questo capitolo oggi per miracolo, perché dopo aver visto tutti gli episodi di “Corpse Party” insieme (FEELS.ç_ç) l’ispirazione era proprio morta, ma dato che Leti domenica se ne va in England e per due settimane potete dirle addio su Efp (ma guarda che poi torno, eh! E lo so che ti mancherò.) dovevamo scrivere per forza oggi. Ci vediamo direttamente a metà luglio per gli aggiornamenti. Intanto beccatevi questo capitolo di passaggio, utile solo all’introduzione dei due tonni di Osaka ma ahimè necessario, perciò … fateci sapere se secondo voi Kazuha è ancora viva o no e in che modo la sveglierà Heiji in una recensione (e.e).

A presto!
Marti e Leti




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