I
The
Scientist
(Clarke Pov)
Diventa chirurgo, mi
dicevano i parenti fino a qualche anno fa, come tua madre.
Ecco, questo temo sia stato il vero motivo per cui ho scelto un
percorso completamente diverso, dopo la graduation. Non molti capiscano
cosa voglia dire essere la figlia di Abby Griffin, una dei migliori
chirurghi di LA. Le aspettative sono elevate, e poi non ho mai
desiderato essere la copia di mia madre.
In ogni caso, non mi sono
staccata da medicina, ma mi sono tuffata in un territorio inesplorato.
Quattro anni fa, sono scappata qui a San Diego, per iscrivermi alla California University San Diego,
School of Medicine.
La vita da campus non faceva per me, quindi dopo aver passato tre anni -d'inferno-
nel dormitorio comune, mi sono trovata un posticino non molto lontano
dalla facoltà, insieme a due coinquiline. Oramai
è poco
più di un anno che conviviamo.
Raven ed Octavia sono come il giorno e la notte, sono davvero pochi gli
argomenti che le accomunano, tra cui scarpe e ragazzi. La prima lavora
in un'officina, la seconda è una giornalista in una rivista
femminile, in gran voga in città. O è la
responsabile
dell'ambito relazioni
di coppia, o qualcosa di simile.
Per ora O, è l'unica con una relazione stabile. Sin da
quando la
conosco, esce con Lincoln, un ragazzo statuario dalla pelle ambrata. Io
e Rav, abbiamo condiviso un ragazzo senza saperlo, per qualche
settimana, ma è stato liquidato quasi subito, non appena
abbiamo
intravisto il doppio gioco. Abbiamo comunque mantenuto Finn nel giro di
amici, ed ogni tanto lo ritroviamo ad una serata o ad un'uscita in
gruppo.
Noi tre pazzoidi, formiamo uno
strano trio, potremmo sembrare l'inizio di una pessima
barzelletta: "C'erano
una giornalista, una meccanica ed una
psichiatra...".
Insomma niente a che vedere con la serie preferita di
O, Sex
and the City.
Psichiatria non è mai stata, davvero, la mia scelta
principale.
Lo è diventata silenziosamente, come se avessi riconosciuto
in
quella specializzazione, la mia strada...Probabilmente
perchè
sentivo il bisogno di confrontarmi con uno psichiatra. UNO BRAVO.
Sin da subito sono stata tra i migliori del mio corso, ed il master
è arrivato dopo i quattro anni canonici.
Avevo in mano la laurea di psicologia da quindici giorni, quando il
padre di Wells, il mio migliore amico mi ha chiamata, dicendo che in un
piccolo studio associato, situato nel cuore di San Diego, cercavano una
Psichiatra specializzata in traumi.
Conoscendo il padre del mio migliore amico, quel posto si è
materializzato nel nulla, come se stesse aspettando me... non so se
avete inteso.
Insomma, una vita facile,
diranno gli incoscienti.
Non penso proprio.
Il mio lavoro, da un mese a questa parte, consiste nel trattare con
reduci di stupri e catastrofi, che hanno subito danni da stress
post traumatico.
Farsi carico di così tanto dolore, non è naturale
e ci
vuole una dose di pelo nello stomaco, che non ho. Non ancora, almeno.
Spero.
Distaccare il lavoro dalla vita privata non è semplicissimo,
per
una novellina,
in questo campo. Fortunatamente, le mie ore in studio
sono limitate a 35/40 a settimana, ed ho le mie coinquiline, pronte a
trascinarmi da qualche parte.
Sfortunatamente le mie amiche non si limitano a portarmi fuori, la loro
è una disperata ricerca di un uomo che sia in grado di, ehm, sciogliermi.
Per Octavia, essere una ventisettenne ancora single, non è
concepibile... in realtà, penso di essere l'esperimento per
il suo prossimo articolo. Non è una novità che O,
scelga me e Raven come cavie.
In ogni caso, queste uscite mondane, terminano ad orari improponibili,
rendendo il mio risveglio sempre più difficoltoso.
Rincasare alle quattro, per svegliarsi alle nove, non è il
massimo!
Dopo una lotta impari con le coperte, le quali cercavano di trattenermi
nel loro mondo caldo ed ovattato,trovo a tentoni la sveglia. L'aggeggio
maledetto, gracchia in un angolo del comodino, segnalandomi che
è ora di alzare il culo dal letto.
Finalmente mi libero delle sabbie mobili in cotone e pile, ma i postumi
della nottata di ieri si fanno sentire.
Nonostante la testa minacci di scoppiare, cerco di trascinarmi verso il
bagno per prepararmi per l'ennesima giornata stressante.
Oggi ho un solo appuntamento, ma non promette nulla di buono. Un
giovane Marine di ritorno dall'Afghanistan dopo
due anni spesi in missioni.
Non mi è dato sapere nome e cognome in anticipo, forse per
la privacy del ragazzo. Non ho mai fatto domande su questa strana
pratica.
Nonostante il mio essere ben poco patriottica, provo una gran pena per
questo ragazzo, Dio solo sa a quali orrori ha dovuto assistere.
A quanto pare, lui non voleva la seduta, ma un suo superiore l'ha
obbligato a parteciparvi, dopo la morte di due dei suoi commilitoni.
Sospiro, cercando di domare la foresta bionda che troneggia sul mio
capo.
-Dio, Clarke! Hai delle occhiaie mostruose.- squittisce la voce di
Octavia alle mie spalle.
Non mi volto nemmeno, so perfettamente che si trova appoggiata allo
stipite, con la spalla sinistra.
-Ti ho portato il caffè...- sussurra sorniona. Mi conosce
troppo, per non sapere che l'unico modo per trattarmi a
quest'ora, è una tazza bollente di caffè.
Ed io la conosco abbastanza bene, per sapere che quando lei mi porta il
caffè, non devo aspettarmi nulla di buono.
Mi volto di scatto, guardandola dagli occhi socchiusi. -Cosa devi
dirmi?- sibilo, arricciando il naso.
La sua espressione da finta innocente, conferma la mia teoria.
-Sai... mio fratello dovrebbe tornare in congedo- inizia cantilenando,
quasi - E mi chiedevo, se potevamo ospitarlo per qualche giorno qui...
finchè non trova una sistemazione.-
Svelato il mistero.
Non rispondo nemmeno, tanto sarebbe fiato sprecato, quindi mi limito ad
annuire, accettando la tazza colma di liquido nero.
Octavia non parla molto di suo fratello, forse è un suo rito
scaramantico, per poterlo vedere tornare sulle sue gambe.
Già, perchè Bellamy è un Marine che ha
scelto, per un motivo a me sconosciuto, la vita al fronte.
A dir la verità penso di non aver nemmeno mai visto una sua
foto... O, ne terrà qualcuna nel portafoglio o cose del
genere. Mi riprometto di chiederle di mostrarmela prima che il ragazzo
possa presentarsi alla porta. Sono famosa per il chiudere le porte in
faccia, a quanto pare.
Abbasso distrattamente lo sguardo sul cellulare. Nove e quaranta.
Dannazione, se non mi sbrigo arriverò in ritardo!
Schizzo fuori dal bagno, dirigendomi verso la mia stanza.
Fortunatamente ho la fissa di preparare gli abiti da lavoro, la sera
prima.
Infilo la camicia velocemente e la gonna a tubino blu. Cercando di
uscire dalla camera, afferro la giacca, saltellando da un piede
all'altro per mettere i tacchi.
Detesto essere donna...
Saluto le ragazze, uscendo di casa e mi avvio al garage.
Fortunatamente lo studio si trova a poco più di dieci minuti
dal nostro appartamento.
Arrivata al palazzo anni '20, saluto il vecchio portiere che mi sorride
ogni mattina e mi avvio agli ascensori.
Quarto piano, alla fine del corridoio, prima porta a destra. Sorrido
nel vedere la targhetta in ottone su cui è stato inciso, in
corsivo, Doc.
Griffin.
-Buongiorno Dottoressa- mi saluta Clarence, la mia segretaria - Le ho
portato il caffè ed un dounut, sulla scrivania- sorride.
-Sei gentilissima, ma lo sai che non devi.- l'ammonisco scherzosamente.
Lei è una ragazza dolcissima, ma sono convinta che gran
parte della sua cordialità derivi dal timore/affetto che
prova per chi mi ha fatto avere il posto.
Continua...
Eccoci qui, sono tornata con una Bellarke, come promesso.
Niente superiori, college o simili. Ho scelto di tentare qualcosa di
diverso, forse più maturo (conoscendomi, ben poco maturo).
Qui, Tutti i personaggi sono tra i 25 ed i 30 anni, e credetemi, ne
vedrete delle belle.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ci leggiamo Presto
Dimea
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