Tutto d'un fiato

di The queen of darkness
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Ed è stato guardandoti toccare quelle labbra rosse, quelle labbra peccaminose, quelle labbra così scure e così torbide, che ho pensato a tutte le volte in cui ho desiderato allungare gli artigli immondi che solo tu hai il potere di far crescere su queste mani verso la tua irraggiungibile e meravigliosa e maliziosa e seducente pelle di alabastro, fredda e calda perché è campo di battaglia di paradiso e inferno, e affondare anche i denti nelle carni morbide e profumate della tua schiena - perché, amore mio, con tutte le volte in cui ci siamo pugnalate alle spalle ormai abbiamo dimenticato le fattezze dei nostri volti - e aprire un varco fra le scapole, frugare fra le ossa cigolanti e gementi d'abbandono, dilaniare e profanare l'alcova della tua anima e distendermi, rannicchiarmi come prima che avesse origine la mia vita e la mia dannazione nell'abbraccio mortale del tuo amore e sistemarmi vicino al cuore, respirare sui tuoi polmoni, riposare con la guancia candidamente appoggiata sullo stomaco a cacciare le farfalle, ormai falene di un amore spento, che volando tormentano il tuo sonno, e sussurrare innocenti parole di perdizione e di assoluto e completo smarrimento al tuo orecchio, e annusare profumi proibiti, languide lozioni, rosei umori e pensieri e parole e segreti stagnanti nelle più putride e recondite profondità che nemmeno aprendo, frugando, dilaniando e profanando mi sarà mai concesso vedere, ma anche se questo turbine di marcia e vischiosa follia mi assorbe, mi colora del rosso perso e ritrovato della tua bocca madida di occulte trame, sempre guardandoti sistemare quelle labbra - quelle stesse labbra di allora, mai cambiate eppure diverse ad ogni sguardo - ora mi rendo conto che tutto è scomparso, è scivolato in un oblio denso di acredine e di risentimento, è stato ricoperto da un polveroso strato di disillusione che ancora, nell'arco delle notti solitarie dove tu non ci sei - dove nessuno c'è, e dove spesso il ricordo di come tu fossi acqua per la sete del mio corpo e veleno per la sete del mio spirito riporta alla mente i progetti mai realizzati e le ambizioni ormai sopite  - soffoca la gola e fa perdere le risa di divertimenti lontani in tempi ancor più lontani e sento che finalmente i legami dolorosi e le stringhe crudeli, le redini imbizzarrite che hai fatto diventare parte stessa di me, di quel che io sono e che forse non sarò mai sono stati polverizzati alla stessa stregua delle mille e più lettere fatte scivolare sotto alla tua porta e mai raccolte, fatte ricadere sul tuo grembo e mai ascoltate, e mentre tu mi guardi con occhi accesi di curiosità e ancora così splendidi d'incanto e mi chiedi: "A cosa stai pensando?", la mia sincerità non potrebbe essere più disarmante e pericolosamente nuda nel dirti: "A quanto tu sia bella".




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