Upoangellos
Upoangellos (Angelo di sotto)
“…
a foggia d’una goccia o d’una lagrima, secondo taluni,
risplendeva d’ardenti bagliori di luce. E delle sue mille
sfaccettature, l’una d’una vasta distesa del cristallino,
l’altra d’un castello di ghiaccio, avvolto d’un
morbido scintillio di cangianti sfumature, altre ancora d’un
altro, seppur remoto angolo, erano il riflesso. D’un mondo lo
specchio, d’esaltanti e luminosi colori riluceva, per rimembrar
fiducia nel Cielo.”
Camminava, ed il suo
passo non era lento, né veloce. Lei seguiva il ritmo della
natura, ne ascoltava i battiti attutiti e calmi e quelli accelerati e
frenetici. Fendeva la folla senza fatica, con un’andatura sinuosa
ed aggraziata.
Udiva il mistico silenzio
distante, rotto solamente dal fruscio delle foglie, dall’ode
dolce d’un passero, da una risata lontana e quasi impercettibile.
Ne era rasserenata.
Era sensibilmente mutata la sua percezione delle cose dall’ultima volta che aveva attraversato quel viale.
Il bisbiglio frenetico della gente non le appariva più confuso ed inavvicinabile.
Ricordava d’aver
desiderato, una volta, di conoscere le emozioni d’ogni individuo.
Ora, avrebbe sperato solo di allontanarsi.
No, ciò non la infastidiva. Nulla poteva farlo, ormai.
Ma il dolore, l’enorme angoscia per la sua incredibile impotenza era lancinante.
Voleva dire a quella
bambina, dai riccioli biondi e dagli occhi luminosi, che in
realtà il papà non l’aveva abbandonata
perché non l’amava. A quell’uomo, che parlava
così affannosamente al cellulare, voleva dire di correre dalla
sua famiglia, dai figli che lo avrebbero aspettato invano, da una
moglie che lo amava nonostante tutto. E a lei, a quella ragazza dagli
occhi di smeraldo, di non attendere lì, ma di cercare altri
sogni, lontani, ma anche vicini.
Ma non poteva.
Continuava a camminare,
cercando di aggrapparsi al suono rilassante del ruscello, allo
zampillio delle gocce sul limpido letto d’acqua, allo scorrere
lento e quieto della corrente.
Ogni cosa era diversa.
I particolari che non aveva mai percepito, ora erano vividi dinanzi a lei.
Scorgeva una complessa rete di sensazioni, ognuna delle quali le appariva importante ed irrinunciabile.
La gioia, l’ansia,
la malinconia, il dolore, e poi ancora profonda felicità,
serenità, indifferenza, noia, ma anche odio, crudeltà,
cinismo, e non lontano bontà ineguagliabile, innocenza, candore,
amicizia, amore…
Ognuna un filo, d’un particolare colore, che costituiva l’enorme ritratto del mondo.
Una maglia interminabile e fittissima, di cui non faceva parte, ma di cui si sentiva partecipe.
Continuava a percorrere quella strada, inoltrandosi sempre più nella città.
La vita serale sembrava frenetica come, se non più, quella mattiniera.
I negozi, le cui insegne rilucevano tra la folle, enormi ed invitanti, erano ricolmi di clienti.
Si fermò, osservandoli.
Il bisogno impellente di quelli oggetti le sembrava innaturale, alcuni acquisti le sembravano insensati.
Ma, doveva tenerlo presente, lei non ne aveva più necessità.
Tra le tante cose che comprendeva ora, perlomeno, aveva abbandonato alcune consapevolezze che le erano appartenute.
Non spettava a lei, del resto, capire ogni cosa.
Il suo compito era un altro.
E doveva portarlo a termine.
Riprese a camminare, concentrandosi nuovamente sullo scroscio delle acque del ruscello.
***
La brezza ora era pungente e gelida.
La pervadeva completamente, ma, ovviamente, lei non aveva freddo.
Da quando era tornata, ogni sentimento che provava, le era sembrato nuovo e travolgente.
Sapeva, sapeva benissimo
che, una volta lì, il suo cuore sarebbe di nuovo stato invaso
dalle lontane e familiari, limitanti emozioni umane. La perenne
serenità, il cristallino colore di quella che era stata, per
tanto tempo, la sua casa, l’aveva lasciata indietro.
Ed infatti, adesso, le apparteneva ogni singolo stato d’animo, di ogni singolo individuo.
Ma aveva superato
l’iniziale sorpresa per quell’oceano di sentimenti che non
erano suoi e che le riempivano il cuore.
Tuttavia non riusciva ancora ad abituarsi a quella sorta di simbiosi che si era creata tra lei e la natura.
Era strano.
Nel suo corpo scorreva
l’energia travolgente dell’acqua, il potere bruciante del
fuoco, la forza inarrestabile dell’aria e il battito intenso
della terra.
Era inconcepibile che potesse avere un benché minimo controllo sulle essenze stesse d’una potenza incontrastabile.
Eppure, sentiva di essere
in grado di aumentare la pressione del vento, di far zampillare
gocce sottili da quella fontanella, di accendere solo con lo
sguardo il fiammifero che era abbandonato su quel tavolino, di far
germogliare piccoli fiori anche lì, in mezzo al cemento.
Un potere immenso nelle sue mani.
Era esaltata da quella
sensazione di totale completezza, si sentiva ella stessa natura, ne
sentiva i tratti rigogliosi ed i profumi freschi e la cosa
l’appagava pienamente.
Respirò a fondo, lasciando che il gelo le penetrasse dentro.
Si fermò e posò il suo sguardo sul blu intenso del cielo del nuovo giorno.
L’incredibile
distesa della tinta azzurro intenso s’andava illuminando di
biondi ed intensi bagliori, minuscoli puntini in un vasto ed immutato
scenario blu.
Riusciva a cogliere ogni piccola sfumatura e ne rimaneva sempre più affascinata.
Si era stravolto completamente il suo punto di vista sulle cose e non poteva che rimanerne ammaliata.
Sospirò.
Non poteva credere di esser degna d’un tale onore.
Sorrise e rivolse gli occhi innanzi a lei.
Era arrivata.
***
Rimase senza parole. Era a dir poco impressionante. Non aveva mai visto un ragazzo così.
La sua aura era abbagliante, la luce candida che lo avvolgeva era pura ed intensa.
Non se ne capacitava.
Non poteva esistere una persona con un tal grado di perfezione.
Si sistemò, invisibile ed incorporea, sulla sedia del salone.
Lo osservò stupita.
Non sembrava umano. Era più somigliante ad un angelo.
Aveva stupendi capelli
neri, che incorniciavano un viso risoluto, ma dolce. I suoi occhi
risplendevano d’azzurro, un azzurro così profondo e
tenero, che non le sembrava reale.
Ne percepiva i sentimenti.
Erano puri. Non c’era altro modo per definirli.
Completamente liberi da ogni tipo emozioni ingiuste, senza alcuna traccia di risentimento, rabbia, tristezza, rancore.
Si aspettava che da un momento all’altro dispiegasse le sue ali e volasse via.
Meraviglioso.
Era la persona giusta.
Forse per lui, pensò, avrebbe potuto fare uno strappo alla regola.
***
Il riflesso
sull’acqua cristallina la ritraeva in tutto il suo splendore
e ora era lui che la osservava, studiandone i tratti.
Era consapevole di essere molto bella per l’occhio umano, ma sapeva che lui non la contemplava per questo.
Stava ammirando le fattezze d’un angelo.
Sorrise, mentre le labbra
s’incurvavano, splendide, sul suo volto rotondo. Gli occhi color
miele di lei si rivolsero a quelli del suo compagno, con eguale
ammirazione.
Ne avvertiva i pensieri e ne valutava le emozioni.
Era incredulo.
Non perché non le credesse, né perché dubitasse della sua esistenza.
Solo non riusciva a ritenersi all’altezza.
La sua umiltà la sorprendeva.
Lei sentiva ogni cosa.
Ogni crepitio, di ogni angolo del globo.
Percepiva profumi
fantastici, vedeva panorami straordinari, ascoltava canti inimitabili,
ma lui la catturava più d’ogni cosa.
La sinergia che avvertiva
fra sé e la natura inviolata le procurava un piacere
inimitabile, ma si chiese per un attimo se l’amore per una
persona del genere potesse eguagliarlo.
Scosse il capo.
I sentimenti umani erano difficili da comprendere e le si addensavano troppo in fretta attorno.
Lo osservò.
“Io?”, chiese, smarrito.
Lei s’illuminò e gli porse la mano.
***
Non riusciva a capacitarsene.
Il castello di cristallo svettava alto e lucido, avvolto da una spessa coltre di luce abbagliante.
Attorno alla torre,
leggiadri e con grazia indescrivibile, si libravano, su ali candide ed
incorporee, meravigliosi angeli, dai visi e dai lineamenti sovrumani.
C’erano deliziosi
angioletti, dai riccioli scuri, o piccole bimbe che giocavano fra loro,
con i capelli d’oro che ricadevano morbidi sulle loro spalle.
Angeli adulti, dall’aspetto autoritario, ma raddolcito da un
sorriso avvolgente, li osservavano, attenti.
Dall’alto della torre tre splendide creature osservavano la scena.
Lunghi capelli biondi,
ali piumate ed enormi, occhi tersi e perfetti li distinguevano dagli
altri, ed una luminosità dorata, sfumata, ma abbagliante.
Lui li guardava, senza fiato.
Al di sotto del castello c’erano tante persone, eteree, dai contorni indefiniti.
Erano le persone scomparse per sempre dalla Terra.
Sembravano, erano felici.
Completamente, senz’ombra di dubbio.
La loro serenità s’irradiava in ogni angolo di quel luogo.
Quel luogo.
Tutto era appagante, tutto era appagato.
La sorpresa che provava, ben presto sopperì alla forza della gioia che aleggiava intorno a lui.
Non aveva mai dubitato sulla sua esistenza, ma non aveva mai creduto di avervi accesso prima d’un tempo assai lontano.
Eppure era lì.
E dinanzi a lui si
dispiegavano immense distese di verde, laghi vasti e cascate vaporose,
alberi rigogliosi e fiori d’ogni tipo.
Le abitazioni di cristallo spuntavano ovunque, senza intaccare in alcun modo la bellezza del paesaggio.
Tutto era maestoso, sovrumano.
Sembrava che ogni magnificenza, ogni grazia, ogni sinfonia fosse concentrata in quell’unico, vastissimo posto.
Sbatté le palpebre, mentre la più grande delle felicità penetrava il suo cuore.
***
I bagliori cangianti, la straordinaria luminosità, la forma perfetta.
Si librava dinanzi a lui, luminoso e forte.
Scosse il capo, incredulo.
Non poteva essere suo. Non poteva appartenergli. Come poteva meritarlo?
Lei gli sorrise, incoraggiante.
Era suo.
Era un frammento, un singolare frammento, del mondo che un giorno, sarebbe appartenuto anche a lui.
Era il suo compito, come era stato, una volta, quello di lei.
Custodire la chiave.
La chiave del Paradiso.
Allungò la mano, incerto.
La prese.
La goccia, al contatto con la sua pelle, s’illumino ancor di più e sprigionò un piacevole calore.
Alzò lo sguardo.
L’armonia lo aveva invaso.
Era divenuto un angelo.
Era un upoangellos. Un angelo di sotto. Un angelo sulla Terra.
Ciao a
tutti! Spero tanto che la mia one-shot vi sia piaciuta, ma se
così non fosse, sono aperta alle recensioni negative. Mi
aiuteranno a migliorare! Questa piccola storia è un modo, spero
originale, di esprimere la mia speranza di credere nel Paradiso, la mia
idea di come potrebbe essere fatto e di chi possa popolarlo. Fatemi
sapere cosa ne pensate!
Grazie per averla letta!!
Shine
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