shatter me 3 cap
-Katniss
forza, spingi con quelle gambe! Come pretendi di fare tre giri
così?-
A quanto pare ad Evan piace urlarmi contro, poichè
è da circa due ore che lo fa. Sono stanca morta e non vedo
l'ora di poggiare i pattini ma, a quanto pare, Evan mi farà
sudare ancora un po'. Capisco che io debba inserire nuovi elementi per
aumentare la difficoltà, ma non così, non di
botto. Mi sembra di aver fatto un tuffo nel passato solo che ora, non
ho più la grande forza di prima. Il fatto che io abbia
ripreso a pattinare, non vuol dire che io abbia riacquisito quella
forza o volontà che avevo prima. Ho parlato ad Evan di tutto
quello che mi è successo, dalla morte di mio padre fino
all'abbandono del pattinaggio. Lui ha promesso che mi avrebbe aiutata a
ritornare quella di prima, ma così non credo di farcela.
-Evan io non ce la faccio, non ci riesco- dico poggiando le mani alle
ginocchia e riprendendo più fiato possibile
-Si che ce la fai. Il tuo solo problema è questa- afferma
indicando la testa -Se non cambierà questa, non cambierai tu
e il tuo modo di vedere le cose-
In effetti ha ragione. Fin quando non mi riprenderò del
tutto, non riuscirò a portare a termini gli obbiettivi che
ora ho sulla lista. Evan mi ha detto che, per riuscire a superare tutto
quello che ho passato, dovrei iniziare la mia vita da capo. Come se la
mia vita in California non fosse esistita. Certo, questo non vuol dire
dimenticare mio padre, ma semplicemente far vivere il ricordo di mio
padre in pace con i miei pensieri e i miei sentimenti, creandomi una
nuova vita qui a Montreal. Farmi nuovi amici e creare nuove esperienze.
Secondo lui mi farebbe più che bene e mi porterebbe anche a
svolgere meglio il mio lavoro al palazzetto. Ci proverò,
questa volta non voglio mollare come ho fatto in passato.
-Evan- dico raggiungendolo a bordo pista -ci proverò, te lo
prometto- affermo sicura della mia decisione
-Bene, così mi piaci- dice abbracciandomi -Allora, ti va di
provare di nuovo il programma delle difficoltà?- chiede
portandomi al centro della pista
-Va bene, ci proverò- rispondo annuendo e mettendomi in
posizione
Sono pronta per iniziare e concludere per l'ennesima volta il programma
come si deve. Evan sin da subito si è dimostrato disponibile
e cordiale, e io voglio ripagare tutto questo. La prima parte va liscia
e non ci sono problemi, ma nella seconda il problema mi si presenta
davanti. Comincio con il doppio Toeloop e l'atterraggio è
quasi perfetto, tanto che Evan sorride quasi come un bambino alla vista
dei dolciumi ma, quando mi preparo per il triplo Axel, vedo il volto di
Peeta che è seduto sulle gradinate. Inizio male il salto ma,
ruotando, alla fine metto male il piede e cado quasi rovinosamente.
Credo di non essermi fatta nulla, perchè mi rialzo furiosa.
Non capisco perchè si sia dovuto presentare qui. Cosa vuole
da me? Si sa che la pista di domenica è chiusa al pubblico,
e l'unica che sapeva dell'allenamento era mia madre e Liza. Liza:
quando tornerò le chiederò spiegazioni. Con
questa assurda idea di farci fare amicizia, rischierà di
farmi rompere qualcosa.
-Kat tutto bene?- mi chiede Evan visibilmente spaventato
-Si, sto bene. Ho solo messo male il piede. Accidenti!- dico ancora
accecata dalla rabbia
-Dai, per oggi ti lascio andare. Ci rivediamo lunedì alla
solita ora- dice aiutandomi a sistemare uno dei pattini -Ah, se puoi
portami il tuo programma vecchio. Almeno ne creo uno misto di tutto e
lo seguiremo per tutto l'inverno- continua dirigendosi verso il bordo
pista con me dietro
-Va bene, ci vediamo lunedì- dico salutandolo
-A lunedì- conclude sparendo dietro l'ufficio degli
allenatori
Mi infilo le protezioni per le lame e mi dirigo verso lo spogliatoio.
Voglio essere fuori di qui il più presto possibile. Non
voglio incontrarlo assolutamente, altrimenti potrei seriamente
ucciderlo. Ripongo i pattini per la custodia e sto per chiuderla ma
qualcosa, anzi qualcuno di poco gradito, attira la mia attenzione. Mi
volto e mi ritrovo, appoggiato allo stipite della porta, con quella sua
solita aria strafottente, Peeta che mi fissa senza distogliere lo
sguardo.
-Che vuoi?- chiedo stizzita e alquanto innervosita dalla sua presenza
-Nervosetta la ragazza- replica lui con quel solito ghigno fastidioso
-Non voglio starti a sentire quindi o mi dici che vuoi, o
sennò puoi anche andartene- continuo mentre chiudo la borsa
-Neanche io ho voglia di starti a sentire e men che meno condividere
aria con te- quanta voglia ho di ucciderlo, ma meglio che mi dedico
totalmente alla mia borsa -ma mia sorella quando si mette in testa una
cosa è quella. Pensa, ora e vicino la bacheca dei trofei per
vedere che io faccia il gentile con te. Che cosa assurda- afferma
seccato e quasi schifato
-E cosa vuoi da me? Una mano? Scordatelo- affermo prendendo la borsa e
dirigendomi verso l'uscita, ma le sue parole mi bloccano.
-Non ti ho chiesto il permesso, nè una mano. Devi e basta-
afferma sempre più convito e continuando a sorridere beffardo
-Io non devo un bel niente- esco dalla stanza e sbatto la porta. Giuro
che se continua a seguirmi lo uccido con le mie mani
-Katniss andiamo, lo sai anche tu che fin quando non farò il
gentile ed il cordiale non la smetterà di fare
così-
-Allora potresti cominciare a farlo- non mi lascerò
abbindolare, non da lui
-Non lo sono mai stato e di certo non lo sarò- afferma
sempre più deciso
-Allora continua a sperare- e detto questo prendo e comincio ad uscire
ma lui mi blocca
-Ora o ti infili quei pattini con le buone, o provvederò io
con la forza-
-Ma sparisci!-
In men che non si dica lui mi afferra per le gambe e mi posiziona sulla
sua spalla. Cerco di farmi lasciare colpendolo più volte
alla schiena, ma nulla; lui non molla. Arrogante, sbruffone, invadente,
di cattive maniere. Mamma mia, ci sarebbero una miriade di aggettivi
per descriverlo ma quello più azzeccato è
troglodita. Ma come si permette dico io. Mi porta fino allo
spogliatoio, mi mette giù e chiude la porta. Sono
già pronta ad urlare e ad ucciderlo con i pattini,anche se
dopo dovessi andare in carcere però avrei la soddisfazione
di averlo messo a tacere, ma lui li prende velocemente e mi sfila le
scarpe. E io rimango come una scema lì a fissarlo. Per
quanto sono scioccata, schifata, innervosita e chi ne ha più
ne metta, non riesco a muoversi. Dopo avermi infilato i pattini, vedo
che prende una borsa e velocemente si infila quelli che sembrano dei
pattini, quasi nuovi di zecca, da hockey. In pochi secondi mi riprende
in spalla e mi trasporta fino alla pista del ghiaccio. In tutto questo
io non sono neanche riuscita a proferire parola. Non capisco il
perchè del mio silenzio continuo mentre vedevo quell'essere
fare tutto con calma. E anche ora, che sono ad un metro dalla pista e
potrei urlargli in faccia, non riesco a parlare.
-Liza mi ha mandato un messaggio, è dovuta andare a casa. Ma
già che ci siamo ho voglia di pattinare comunque- dice con
un tale tono strafottente, che il mio cervello finalmente si riprende
-Bene, quindi io posso andarmene- dico cominciando a rimettere la gomma
sotto le lame ma lui mi afferra una mano e mi tira dentro -Ma sei
pazzo?- comincio ad urlare -Potevo cadere e spaccarmi la testa!-
-E non piagnucolare che non ti sei fatta nulla, mamma mia- oddio, ora
rischio sul serio di commettere un omicidio
-Ma ti pare normale?- continuo ad urlare raggiungendolo -Sei davvero
insopportabile! Tua sorella la faranno santa prima o poi!-
-Dillo che però ti piaccio i ragazzi insopportabili- dice
sorridendo con la faccia compiaciuta
-Tu sei tutto pazzo!- urlo definitivamente quasi uscendo dalla pista ma
lui mi afferra per un braccio
Mi volto per respingerlo ma metto male il piede e cadiamo tutti e due
sul ghiaccio. Non riesco a parlare, il suo sguardo mi ha praticamente
ipnotizzato. Quegli occhi dalle sfumature azzurre, guardati
singolarmente, sono così dolci e carini, al contrario del
padrone che li porta in faccia. Lui mi fissa attentamente per qualche
secondo e poi scoppia a ridere. Imbarazzata ed innervosita mi alzo
velocemente e mi dirigo verso lo spoiatoio. Mi rimetto il
più velocemente possibile le scarpe e fuggo via.
Non voglio più vederlo, non lo sopporto proprio.
Tornata a casa trovo Liza sulla veranda che mi ferma velocemente e mi
chiede come è andata. Ovviamente si mette a fare
mille domande e io la congedo con un "Tuo fratello, prima che impari le
buone maniere, si farà vecchio". Entro velocemente dentro
casa e nemmeno mia madre si risparmia i convenevoli, ma con lei posso
essere un po' più esplicita.
-Mamma no non ho fame e no, non voglio starti a sentire. E' andato
tutto bene ma sono distrutta quindi vado a dormire. Ci vediamo domani!-
Salgo velocemente in camera e mi infilo nel bagno. Una bella doccia
calda mi farà riflettere su ciò che è
accaduto. Ho sempre amato fare la doccia, mi rilassa, ma oggi non
riesco proprio a rimanere rilassata. Tutti i miei pensieri sono
accentrati su una sola persona: Peeta. Non che lui mi piaccia, questo
sembra palese, ma mi fa innervosire ad un punto tale, che riesco solo
ad immaginare tutti i modi per ucciderlo. Con una bella freccia, oppure
squartato completamente. Oh Katniss ma a che vai a pensare. Se ci fosse
la condanna per il solo pensare di commettere un'omicidio, io sarei
già dentro una di quelle luride celle. Tampono i capelli con
un minuscolo asciugamano e mi infilo il mio adorato pigiama a fiori. E'
uno dei miei preferiti poichè me lo riportò mio
padre da uno dei suoi tanti viaggi per lavoro. Prendo il pc sulla
scrivania e mi accomodo sul letto. Apro il mio blog e comincio a fare
un video per recensire uno dei tanti libri che ho letto. Il blog
è l'unica cosa che mi ha salvata dall'apatia totale, e
gliene sono molto grata; come sono molto grata ai tanti lettori che
recensiscono mensilmente o settimanalmente. Infine mi metto al letto
sperando che domani vada meglio; sarà una lunga giornata.
Mi sveglio a causa di qualcuno che bussa insistentemente alla porta.
Non so chi sia, ma se mia madre non è andata ad aprire e a
fare i suoi soliti ed inutili convenevoli, vuol dire che
toccherà a me vedere chi è. Evidentemente lei
è già andata a lavoro. Mi trascino a fatica al
piano di sotto, cercando di non inciampare in qualche gradino: non
vorrei rompermi qualcosa dopo averla scampata ieri. Apro la porta
ancora assonnata ma chi mi ritrovo davanti mi fa subito riprendere.
-Tu!- urla Peeta entrando di scatto
-Non mi pare di averti invitato ad entrare- gli dico pacatamente
-Katniss, questa volta me la pagherai!- mi accusa fiondandosi nella mia
cucina e versandosi del latte in uno dei tanti bicchieri
-Ma cosa vuoi ora?- domando, sempre in modo pacato e sbadigliando
-Vuoi sfidarmi? Te ne pentirai amaramente- questa volta sembra davvero
furioso, ma a me interessa poco
-Senti Peeta, io ho sonno e non me ne importa un'accidenti di te e i
tuoi drammi. Quindi per favore esci- continuo aprendo il portone di casa
-Sei proprio stupida! Per colpa tua, va a finire che non
rivedrò mai più le mie scarpe e tra meno di un
mese ricomincerà il campionato!- afferma furibondo urlando
-E sai a me quanto me ne frega?- ora sono io ad urlare -A tua sorella
ho semplicemente detto la verità, e se non vuoi che quelle
scarpe vadano in fiamme, vedi di cominciare a trattarmi come si deve!
Ed ora esci da qua!- quasi lo scaravento fuori e gli chiudo la porta in
faccia
Ma come si permette a presentarsi qui e ad urlarmi contro. Salgo
velocemente in camera ancora innervosita dal suo comportamento ma sento
il telefono vibrare. E' un messaggio di Liza. Lo apro velocemente ma
avrei preferito non farlo.
"Preparati, tra mezz'ora ti passo a prendere e andremo in piscina. Devo
farti conoscere un po di gente!"
Oh merda, mi ci mancava solo questa. Ripeto: sarà una lunga
giornata.....
Ciao a tutte. Non so che
concetto abbia io del "pubblicherò presto" ma mi sono resa
conto di aver sforato un bel po'. Mi scuso per il tanto ritardo ma ho
avuto molto da fare, e non ho avuto tempo per scrivere. Non mi dilungo
troppo ma dico solo due cose: grazie mille a tutte le persone che
seguono e commentano la storia. Siete davvero tante e vi ringrazio
molto per questo. Spero che il capitolo vi piaccia e questa volta ci
vedremo davvero presto. Spero che commenterete anche questa volta e un
bacio a tutte!
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