Shikadai
Al mio seanathair, che
vivrà sempre in me.
Aprì la
porta, gettò con malagrazia la sacca accanto al gradino e si
tolse le scarpe soffocando uno sbadiglio.
«Chi è?»
«Io, chi altri sennò?» rispose
grattandosi il capo, visibilmente annoiato.
«Shikadai, quante volte ti ho detto di non rispondere a quel
modo? Quando arrivi a casa voglio che tu ti annunci.»
«Sì, sì...» e, a voce
più bassa, bofonchiò «che
seccatura.»
«Ti ho sentito!»
Ci aveva provato.
«Shikamaru, sta prendendo le tue battute e la tua indolenza,
come farò con voi due?» si ritrovò a
dire Temari, alzando gli occhi al cielo.
«Lascialo fare, non ha un così brutto
carattere.»
«Ma davvero?»
«Certo; hai sposato un uomo con lo stesso
temperamento,
quindi forse non è tanto pessimo per te.»
Lo stupore per quella risposta comparve subito sul volto della donna,
seguito da un leggero rossore, che durò un istante.
Osservò suo padre, che gli sorrise impercettibilmente,
complice.
«Forza, vai a lavarti le mani, il pranzo è
pronto!» fece poi lei brusca, con un tono che non ammetteva
repliche.
Shikadai non se lo fece ripetere due volte e una volta a tavola
raccontò la noiosissima
– a suo dire –
giornata all'Accademia.
***
Quel pomeriggio Shikadai non aveva molta voglia di allenarsi con gli
shuriken assieme a sua madre, ma per evitare che sbraitasse dandogli
del lavativo si diede da fare.
Alle volte la diplomazia era la migliore delle soluzioni ai problemi,
era solito pensare; la realtà era che non aveva proprio
voglia di discutere.
Temari era soddisfatta, suo figlio stava migliorando e in cuor suo
sapeva che sarebbe diventato un ottimo ninja.
O un altro placido osservatore di nuvole, come suo padre, che lo stava
aspettando per la loro attività preferita.
Non appena era libero Shikamaru passava del tempo con Shikadai, che
capiva bene quanto suo padre fosse impegnato.
«Ottimo lavoro, Shikadai; basta così, sei stato
bravo» fece lei sorridendo e scompigliandogli i capelli.
Il ragazzo diede ragione a suo padre: il sorriso di sua madre era
davvero molto bello.
“Chissà se lo ha mai detto alla mamma”
si chiese sottraendosi alla tortura che Temari infliggeva alla sua
chioma.
***
Shikamaru lo stava aspettando nel corridoio di legno che dava sul
giardino, la scacchiera era già sul tavolo, con le pedine
pronte per essere posizionate.
Shikadai arrivò subito dopo la doccia, non senza passare
prima dalla cucina e prendere il tè che Temari aveva
preparato per lui e suo padre.
«Papà, per te» disse il ragazzo
porgendogli una tazza.
«Grazie» rispose il padre sorseggiandone un poco
per poi chiedere «scegli: bianco o nero?»
«Vada per il bianco» rispose, lasciando quindi al
jonin la prima mossa.
Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma Shikadai amava le sfide e si
domandò se sarebbe mai riuscito a battere suo padre. Prese
le sue venti pedine e le dispose sulla sua parte della scacchiera.
Intanto Shikamaru, osservando il figlio, rivolse un pensiero a suo
padre – sempre imbattuto – immaginandolo al suo
posto mentre lui occupava quello di Shikadai e ricordando quando
c'erano loro due davanti a quella scacchiera.
“Si sarebbe divertito a giocare con Shikadai?” si
chiese, dandosi una risposta affermativa e volgendo lo sguardo alle
nuvole che gli infondevano un gran senso di pace, le labbra increspate
in un sorriso sincero.
«Io sono pronto, tu?» la voce di suo figlio lo
riportò alla realtà.
«Pronto per l'ennesima sconfitta?»
Un sorrisetto beffardo apparve sul volto di Shikadai: «Ti
piacerebbe...»
Il clac
della pedina mossa da Shikamaru decretò l'inizio
della partita.
Angolino
autrice e note (editate).
Nome autore (su forum e sito): Layla_Morrigan_Aspasia sul
forum, _Branwen_ sul sito.
Titolo storia:
A little piece of Heaven.
Fandom:
Naruto.
Personaggi:
Shikamaru Nara, Temari Nara, Shikadai Nara.
Pairing:
Shikamaru/Temari.
Introduzione:
Chi ha mai detto
che un tranquillo pomeriggio in famiglia debba essere noioso? Shikadai
non avrebbe potuto chiedere di meglio, piccole seccature a parte.
È la pace di giornate come queste che permette di apprezzare
di
più l'affetto dei propri cari e di lasciarsi andare al
ricordo
di chi ora vive nei nuovi boccioli pieni di vita.
È come se si avesse un piccolo angolo di paradiso tutto per
sé.
Note dell’autore:
Questa
storia partecipa al Naruto
Gaiden - Flashfic Contest indetto da
Mokochan.
Prolissa come al solito, ringrazio Mokochan per aver lasciato il
margine delle cinquanta parole (che ho ovviamente usato, ti pareva!),
oltre all'aver organizzato il contest.
Non potevo non scegliere di rappresentare un quadretto di vita
quotidiana della famiglia Nara, perché ho da sempre adorato
Shikamaru e ora che è padre mi ispira ancora di
più come
personaggio, sebbene il Narutiful Gaiden non ci abbia mostrato molto da
questo punto di vista.
Ho immaginato una tranquilla giornata in famiglia e Shikadai impegnato
a giocare a shogi con suo padre, una passione di famiglia, se
così si può dire, una passione trasmessa alla
nuova
generazione, così come mio nonno trasmise a me le sue, tra
cui
proprio quella degli scacchi.
È stata questa la scena che mi è balenata nella
mente, e
la storia si è scritta da sola.
E poi ammetto che da piccola mi sarebbe piaciuto passare del tempo con
mio padre, che invece è uno che al suo confronto Sasuke
è
un padre presente, quindi tra queste righe c'è anche una
piccola
parte di me; i sorrisi che ci sono nella famiglia Nara sono quelli che
la piccola me avrebbe voluto vedere a casa sua.
Le informazioni sullo shogi (il fatto che sono venti pedine e che muove
prima il nero) vengono dalla cara Wikipedia perché ammetto
di
essere ignorante sugli scacchi giapponesi – io so giocare a
quelli classici – e la formattazione usata per i dialoghi
è quella della Mondadori.
Ho voluto usare un'onomatopea per il suono della pedina e a me pare che
sia “clac” quella più adatta, ho provato
con una
pedina sulla mia scacchiera.
Un grazie di cuore a _Schwarz
per il betaggio e a emmevic
per la
gentilissima consulenza. Fate un giro sui loro profili, non ve ne
pentirete.
Spero che possa piacervi, buona lettura e grazie per l'attenzione.
P.S. Il fatto che nella mia storia Temari abbia preparato il pranzo e
il tè non fa di me una maschilista che vede la donna solo
come
dama del focolare; fate i social justice warriors da un'altra parte,
con me non attecchisce.
P.P.S. “Seanathair” vuol dire
“nonno” in
gaelico d'Irlanda, terra d'origine del mio.
Edit: Non
avrei mai pensato che sarei arrivata prima con questa storia;
è il caso di dire "ogni tanto una gioia", ne sono davvero
contenta. Il banner è davvero bello! *-*
Faccio anche tanti complimenti alle altre partecipanti.
Un abbraccio,
Barbara
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