Note iniziali
Rimando
alla fine alcune considerazioni, sappiate che però questo
Sousuke è vagamente OOC e non ho idea di che generi mettere in
descrizione. Buona lettura :3
Tra le cose che mai
Sousuke avrebbe pensato di sentirsi dire, questa è di sicuro
la più improbabile e sbagliata.
Sbagliata, perché
immediatamente suona come una bugia, come un coltello affilato che lo
trapassa da parte a parte nel petto, un'ingiustizia che non credeva
possibile.
Ecco, sì, è
ingiusto.
Pensa di chiudere
gli occhi e far finta di dormire, ma è consapevole di avere
gli occhi sbarrati sulla semioscurità della stanza, occhi che
cercano disperatamente un appiglio in quelli di Momotarou, ancora
socchiusi in quel sorriso pieno e buffo che rende tutto più
crudele.
“Sai? Sono
contento di non essere gay.”
Dopo cinque mesi,
Sousuke onestamente pensava che non avrebbe mai sentito quella frase
o derivati. Cinque mesi sono quasi la metà di un anno,
abbastanza da rendersi conto che forse Momo non è gay, ma
forse tende ad apprezzare gli uomini in un modo diverso da quello dei
normali compagni di squadra?
“Ah.” è
tutto quello che riesce a dire, l'idea di far finta di niente
completamente sparita, sostituita da un'irritazione che non cerca
nemmeno di nascondere, tanto lo ferisce quella frase.
Solleva il lenzuolo
fino al petto e per un momento pensa di alzarsi e farla finita lì,
senza scenate. Amici come prima, solo un malinteso.
Eppure...
“Soucchi?”
lo chiama il kohai, allungando la mano verso la sua fronte e
spostando alcune ciocche di lato. Non c'è alcuna traccia di
cattiveria, nel suo viso, nessuna volontà di ferirlo, eppure
scaccia la mano, rifugiandosi dietro una smorfia e corrucciando le
sopracciglia.
“Che c'è?”
“Che hai
contro i gay, ora?” sbotta Sousuke, incapace di controllarsi.
C'è sempre la
possibilità che Momo sia quel tipo di persona che non si
considera gay perché ha un ruolo attivo. Anche se pensare al
suo senpai come a una ragazza necessita un grosso sforzo di
immaginazione, magari è tutto lì il malinteso e in tal
caso Sousuke potrebbe prendere immediatamente provvedimenti, per
quanto reticente.
L'idea di
rovesciarlo sulla schiena e fargli cose indicibili, sfogando tutta la
rabbia che sente in corpo, per un momento lo accarezza, finendo
rapidamente nel cestino dei pensieri sbagliati. Fin dall'inizio è
stato riluttante, perché Momo è piccolo, minuscolo, in
confronto a lui. E la realtà dei fatti è che ha paura
di fargli veramente male e non riuscire a perdonarsi.
Fino a qualche
minuto fa ha pensato che sarebbe successo, prima o poi, una volta
raccolto il coraggio e l'esperienza necessari a renderlo un momento
bello e non un totale disastro.
Il sesso tra loro è
sperimentale, ancora tentennante quando si tratta di andare fino in
fondo. Non che abbiano moltissime occasioni di trovarsi soli in una
stanza abbastanza a lungo, comunque.
“Eh, non ho
niente contro di loro, solo sono contento di non esserlo! Soprattutto
sono contento che non lo sei tu!” esclama Momo, imbronciato per
il rifiuto ma intenzionato a riavvicinarsi.
Lo legge nel suo
atteggiamento, la mano ancora sospesa tra di loro, il corpo che si
avvicina senza nemmeno nasconderne il movimento goffo. Quando
finalmente lo raggiunge -un'impresa piuttosto semplice, in un letto
singolo- Sousuke è troppo confuso per allontanarsi ancora.
Che cosa vuol dire
questo?
Vorrebbe gridare,
ora, la testa occupata da troppi pensieri, la confusione data dalle
sue parole che si accavalla con tutte le paure che, passo dopo passo,
era riuscito a chiudere da qualche parte, convinto di averle
scacciate definitivamente.
Non è come se
non ci avesse pensato prima. La probabilità che Momo si
allontanasse dopo il diploma o anche prima, relegando quella
relazione ad un'esperienza necessaria, un esperimento, l'ha
tormentato per i primi mesi, costringendolo a soppesare ogni parola,
a non spingersi troppo oltre, nonostante fosse stato Momo a
confessarsi.
Ma pensarci ora,
dopo tutto quello che si sono detti, dopo che finalmente Sousuke ha
cominciato a crederci e sperare, è un tormento che sembra
volergli strappare le viscere.
Aveva ragione. Il
Sousuke di cinque mesi fa aveva ragione su tutto.
Un giorno Momo
metterà termine alla loro relazione, senza voltarsi indietro,
verso una donna, una famiglia, una vita normale. È quello che
doveva essere dall'inizio, eppure Sousuke non può fare a meno
di sentirsi vuoto, pieno di dolore, sì, ma vuoto.
È solo colpa
sua. L'ha presa troppo sul serio. Non si dovrebbe prendere sul serio
Momotarou, perché è lo stesso ragazzino immaturo che
spaventa Aiichirou con rospi giganti trovati chissà dove.
È lo stesso
ragazzino immaturo che gli ha confessato di amarlo.
Sa di essere
melodrammatico quando lo spinge giù dal letto. Sa di doversi
dimostrare più maturo, più adulto, ma nei mesi in cui
sono stati insieme, Momotarou è diventato una sicurezza, una
delle poche, riguardo al futuro.
Anche a breve
termine, anche considerando di potersi lasciare tra sei mesi perché
hanno preso ad odiarsi, Momo era lì, ad aspettarlo, a fargli
pensare di avere almeno una parte luminosa, in quel futuro.
Perché fino a
questo momento Momo è stato quello, una presenza accanto che
irradiava luce, energia pura che sembrava non volersi mai attenuare,
contagiosa, anche.
Speranza.
Perché se
qualcuno come Momo si era innamorato di qualcuno come Sousuke, quasi
agli antipodi, qualcuno che non poteva offrirgli divertimento e
spensieratezza, allora Sousuke poteva sperare che le cose andassero a
posto, in qualche modo.
“Fuori.”
È consapevole
di essere melodrammatico. Sa di essere esagerato, troppo arrabbiato e
ferito per ragionare lucidamente. Probabilmente se ne pentirà
di lì a poco, anche se, per un po', immagina che non si
parleranno.
Non ha parole.
Vorrebbe dirgli che è uno stronzo, che si sente usato, che non
c'era bisogno di mentire, probabilmente al sesso senza impegni
sarebbero arrivati, forse in modo più facile.
Non c'era bisogno di
mentire e dirgli che è innamorato di lui.
“Che cos'ho
fatto, ora?” chiede Momo, le sopracciglia aggrottate. Si
appoggia al materasso, con i gomiti prima di issarsi di nuovo sul
letto e mai più di adesso Sousuke vorrebbe metterlo a tacere
con il sesso.
Non servirebbe a
niente, se ne pentirebbe, si sentirebbe orribile, ma riempirebbe il
vuoto, ora come ora.
“A te! A te
cosa salta in mente!” sbotta, finalmente, mettendosi a sedere e
respingendo ancora una volta la mano che lo cerca. “Io sono
gay. Anche Rin e Ai lo sono! E forse tu non lo sei, ma di certo...”
Non fa in tempo a
finire la frase, che subito Momo ribatte, scuotendo la testa.
“Non è
vero! Rin senpai non dividerebbe Ai senpai con nessuno! E nemmeno Ai
senpai farebbe mai quelle cose orribili! E non voglio pensare che te
lo faresti, quindi non sei gay nemmeno tu!”
È Sousuke ad
afferrarlo per i polsi, a scuoterlo, perché quella è la
più grande cazzata che abbia mai sentito.
“Quelle cose
orribili? Fare l'amore è una cosa orribile? Fare l'amore con
me è stato orribile?” chiede, la voce che si
affievolisce sul finire di quell'ultima domanda. Smette di scuoterlo,
gli lascia i polsi, ma Momo è veloce a colmare la distanza,
gli occhi sorpresi mentre gli sfiora le guance, la testa che nega
prima che possa farlo anche la voce.
“Che cosa stai
dicendo? Fare l'amore con te è bellissimo.”
La voce del ragazzo
è sorprendentemente ferma e Sousuke immagina che stia
arrossendo, ma non distoglie lo sguardo.
“Hai appena
detto che è orribile.”
Momo scuote ancora
la testa, poi si allontana solo per quanto gli è necessario
per accendere la luce sul comodino ed illuminare la stanza.
Sussulta, vedendolo
e Sousuke pensa a come deve apparire, affannato e furioso, gli occhi
che pizzicano e si fanno a mano a mano più lucidi.
“Come potrei
dirti che è orribile? Non parlavo di questo.”
La luce accesa gli
da fastidio, come se dovesse interrogarlo, mettere a nudo. Credeva di
aver sepolto bene tutte queste paure, eppure eccole, a pesare sul
cuore come un macigno... Non impara mai, eh?
“Momo, io sono
gay.”
Il ragazzo scuote la
testa, prendendogli le mani e portandosele al petto.
“Non puoi
esserlo.”
È esasperato,
ora, nonostante la calma che il suo gesto gli trasmette, perché
è una realtà estremamente semplice. Gli piacciono gli
uomini, è gay. Momo è sicuramente dispiaciuto perché
pensa alla moglie bellissima che non potrà avere o cose del
genere, ma non può farci molto.
“Ho avuto una
ragazza alle medie, ma la nostra era più un'amicizia con un
paio di baci che altro. Mi piacciono gli uomini, mi piaci te e le
ragazze proprio non mi interessano, quindi sono esattamente la
definizione di gay.” tenta di spiegare, anche se Momo scuote
ancora la testa, prima di appoggiarla alle sue dita.
“Lo so che ti
piacciono solo i ragazzi, ma tu non vuoi fare le feste con i gay e
dividermi con loro e... fare cosacce a turno.” borbotta
l'ultima frase e sarebbe una visione adorabile, se Sousuke non fosse
appena passato dalla tristezza alla confusione più totale.
“Cosa?”
“I... I gay
sono quelli che si vestono tutti di pelle e fanno cosacce tutti
insieme e non si innamorano mai.” gli confessa, dispiaciuto.
“Tu... No, mettiamo Ai senpai e Rin senpai... Loro si amano
proprio tanto, no? E non darebbero nemmeno un bacio ad altri. Io...
Non so te. Se... Se mi dici che sei gay ok... Io, io non voglio
dividerti con gli altri! Ma se vuoi farlo io...”
“Momo.”
Gli tira una testata
giocosa, mettendolo a tacere. È sollevato, inorridito da ciò
che ha appena sentito, ma sollevato dal fatto che Momo è solo
un cretino che chissà che cos'ha letto, ma non pensa davvero
che sia orribile, quello che fanno.
“Sei il più
grande idiota che abbia mai calpestato il suolo della Terra.”
borbotta, liberando le mani per avvolgerlo e portarlo di nuovo sul
materasso. Fa un bozzolo di lenzuola e coperte per contrastare la sua
fuga ben poco disperata e se lo tiene vicino, incastrando la sua
testa sotto al mento.
“Soucchi!”
bofonchia Momo, le labbra premute contro il suo sterno. Sembra anche
lui sollevato, tanto che lo sente sorridere contro la sua pelle.
“Taci. Domani
parleremo dei gay e della tua testa piena di pigne.”
“Soucchi non
ho le pigne...” protesta debolmente Momo, mettendosi comodo.
Aspetta che il
battito torni normale, che il ragazzo si rilassi tra le sue braccia,
prima di sbuffare, il sollievo che lo ammorbidisce da una posizione
rigida in cui non credeva di essere bloccato.
Ha creduto davvero,
stupidamente, che potesse finire tutto in un momento. Senza il tempo
di spiegarsi, senza nemmeno il tempo di salutarsi come si deve, uno
strappo violento senza possibilità di riparazione.
Lo stringe un po'
più stretto, posando la guancia sulla sua testa ed è
sorpreso quando lo sente ricambiare.
“Buonanotte,
Soucchi. Mi piaci davvero davvero davvero tanto tantissimo.”
mormora Momo, con voce assonnata.
Sousuke sorride.
Non pensa che sarà
poi troppo difficile,domani, spiegargli come stanno davvero le cose.
Angolo autrice
Che
io pubblichi qualcosa di nuovo dopo così poco tempo è
quasi miracoloso, ma svegliarmi alle quattro del mattino per il caldo
mi ha ispirata, pare.
Come
dicevo, temo sempre di risultare parecchio OOC quando mi metto
seriamente a parlare di sentimenti con Sousuke. Mi piace l'idea che
sia qualcuno di estremamente romantico, nel senso più puro del
termine. È sicuramente più “pratico” di
Rin, non esprime apertamente questo romanticismo e probabilmente
ritiene un po' stupida questa sua parte della personalità, ma
non ci si distrugge una spalla per poter nuotare ancora con un amico
solo perché fa bello.
L'idea
di fondo di questa storia era quasi comica (che razza di yaoi legge
la sorellina di Momo punto jpg) ma mi piaceva l'idea di trattarla a
rovescio, senza esporla subito e passando prima dalle conseguenze,
quindi “i gay fanno le cosacce brutte > meno male che non
sono gay” è diventato “meno male che non sono gay
> i gay fanno roba di gruppo” (perché Momo è
convinto che questo sia un fatto appurato e noto) stravolgendo
completamente la tipologia di storia e facendola diventare
immediatamente molto seria, con il vantaggio di poter contare su una
risoluzione molto rapida, senza spiegoni.
Nonostante
questo ancora qualcosa non mi convince... ma è un esperimento,
quindi mi piaceva l'idea di condividerlo con voi.
Non
ho idea di chi si sia fermato a leggere duecento e passa parole di
pare mentali sulla scrittura, ma, ehy, uovo alla coque.
No,
ok, questo era per vedere quanti avessero letto davvero XD
Ne
approfitto per ringraziare tutti quanti per le recensioni, a volte
non rispondo per mesi, ma le leggo tutte e mi aiutano veramente nei
momenti in cui non riesco a scrivere nemmeno “era una notte
buia e tempestosa”. <3
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