Racconto di un giovane uomo

di Always_7
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Io amavo quell'uomo.
Pensavo di amarlo.
Avevo bisogno d'amore. Di riversare il mio amore trabboccante vita e quella era la persona più adatta.
Ero un giovano ragazzino senza obiettivi, sconvolto da quell'attrazione che avvertivo crescere dentro verso il mio stesso sesso.
La mamma aveva detto che quando si cresce era normale provare cose per le ragazze.
Ma in me le ragazze non suscitavano quelle cose.
Era lui a suscitarle.
Nella mia ingenuità pensavo fosse amore.
Quell'uomo -perché di uomo si trattava, a differenza mia, la barba ruvida, qualche segno di stanchezza sulla fronte che un tempo doveva essere stata una pianura tranquilla- con il suo fare fascinoso era per me una calamita.
Mi trattava con gentilezza: mi dava consigli sulle donne. Quale ironia.
Lo ascoltavo, pendevo dalle sue labbra. Erano carnose. Rosse. Soffici.
Penso lo sapesse. Che io lo amavo, intendo.
Era quasi paterno. I suoi gesti erano dolci, accurati.
Mi ha insegnato a vivere. Fin quando ha potuto. E poi mi ha abbandonato.
Un male incurabile mi dissero all'ospedale.
Se ne andò in due giorni. Nessun dolore. Per lui almeno. Io non mangiavo. Non dormivo. Mi struggevo per aver perso quell'uomo che tanto pensavo di amare e che era stato un po' mamma, un po' papà, un po' fratello.
E ora non avevo niente di tutto questo.
La mia famiglia era morta.
E nemmeno avevo avuto il tempo di farmene un'altra.





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