Vermont, sun and marmalade.

di elisabieb
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Marmellata.
Profumo di marmellata, marmellata ai frutti bosco e profumo di caffè.
Dolci profumi che aleggiano nell’aria e che mi fanno aprire gli occhi di scatto, risvegliandomi da quello che credevo fosse soltanto un sogno. Un bellissimo sogno.
C’è il suo profumo in quella stanza, c’è il suo profumo tra le lenzuola. Quindi è la realtà, nessuna finzione.
L’altra metà del letto è vuota, i raggi del sole illuminano la stanza passando tra gli spiragli di quella finestra lasciata appena accostata.
Riesco a sentire l’aria fresca che entra leggera e mi punge la pelle, tanto che mi stringo ancora di più in quelle soffici lenzuola bianche e chiudo di nuovo gli occhi, godendomi a pieno quel silenzio rassicurante.
 
Here comes the sun, and I say it’s all right.
 
C’è il sole nella mia vita, va tutto bene e io sono così felice.
Forse per la prima volta sono davvero felice, sono riuscita a capire cosa volevo davvero, sono riuscita a dare una svolta nella mia vita e stavolta va davvero tutto bene.
 
Little darling, it's been a long, cold lonely winter.
Little darling, it feels like years since it's been here.
 
Sono passate poche ore da quel momento solo per noi nella Casa Bianca.
Poche ore da quella pazzia improvvisa e da quel volo su quel jet che ci ha portati fin qui.
Siamo nel Vermont, finalmente.
E il sole finalmente sta splendendo.
 
“Questa casa è tua. Nostra. L’ho costruita per noi”
Sussurra lui guardandosi intorno e portandosi le mani dietro la schiena. Io non ero riuscita a dire niente quella volta. Troppo arrabbiata, più con me stessa che con lui, troppo frastornata, troppo agitata, troppo sorpresa dopo quella rivelazione. Una casa nostra?
“Quando sembrava che potessimo avere un futuro ho comprato il terreno e l’ho fatta costruire. Non posso fare il sindaco, ma tu puoi.. fare le marmellate” lo vedevo sorridere mentre io rimanevo assolutamente muta, incapace di dire qualcosa. Qualsiasi cosa. “E ci sono un sacco di stanze per i bambini”
L’idea di avere un figlio da Fitz mi spaventava e mi elettrizzava allo stesso tempo. Sarebbe mai stato possibile?
“Doveva essere il posto dove avremmo messo su famiglia” gli occhi lucidi e la voce strozzata mentre pronunciava quelle parole “E dove saremmo invecchiati insieme”
Avevo gli occhi lucidi mentre lo ascoltavo, ma non riuscivo a piangere. Mi aveva spiazzata. Ero completamente muta.
“Doveva essere la nostra casa e volevo che la vedessi almeno una volta prima che io la venda. Volevo che tu vedessi il sogno”
 
Due mani che iniziano piano ad accarezzarmi i fianchi mi fanno aprire gli occhi di scatto, interrompendo quel ricordo. Interrompendo il primo ricordo che avevo di questa casa.
Quell’aereo privato mi aveva portata lì e io ero persino arrabbiata, così tanto arrabbiata che non avevo collegato niente.
Mi giro e incontro i suoi occhi luminosi che mi fissano.
Lui invece non sembra nemmeno pensarci a quella sera, non sembra nemmeno pensare a tutte le ultime cose che sono successe e delle quali non abbiamo ancora parlato.
Ecco, forse questo dovremmo farlo. Dobbiamo parlare Fitz.
“Ciao” sussurra.
“Ciao” gli rispondo con una voce così lieve che quasi faccio fatica a sentirla io stessa.
Lui mi sta guardando con ancora gli stessi occhi di ieri sera, sorpresi e felici allo stesso tempo di vedermi lì davanti a lui. Mi sta guardando in quel suo solito modo e io riesco a sciogliermi ogni volta.
“Ti amo, Livvie”
E io mi sento finalmente a casa.
 
Sun, sun, sun here it comes.
Sun, sun, sun here it comes.
Sun, sun, sun here it comes.
Sun, sun, sun here it comes.
Sun, sun, sun here it comes.




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