Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I'll be watching you.
Respirare il suo profumo, magari,
e perdersi nei ricordi. Ma perché? I ricordi fanno male. Fanno solo male.
Perché sai che non puoi rivivere quei momenti, non potrai riviverli mai.
E, anche se, magari, ti scappa un sorriso, se le tue labbra si incurvano
ricordando il passato, dopo la morsa allo stomaco ti prenderà comunque. E’ una
morsa che comincia da lì, dal basso, poi prende lo stomaco e sale più su,
sempre più su. Fino al cuore. Ed è allora che il groppo alla gola si fa
sentire, che gli occhi si inumidiscono e che ti trovi davanti alla realtà: il
passato è passato, e tu non puoi far niente perché ritorni. L’hai vissuto, ed è
stato meraviglioso. I momenti più belli della tua vita, ed hai come
testimonianza le foto. Quelle foto che non vorresti guardare, ma, dannazione,
conosci a memoria. E le scorri con gli occhi, e sorridi, sì, sorridi di nuovo.
Poi arricci le labbra, e ti rendi conto. Ti rendi conto che fanno parte del
passato.
Every smile you fake I'll be
watching you.
E’
brutto, vero? E’ una sensazione decisamente poco piacevole. E ti senti stupida,
ed anche tanto. Perché è un dolore inutile, è un dolore intimo ma decisamente
inutile. Non hai poteri, non hai possibilità, non hai capacità per far tornare
il passato. Ti ha preso, ti ha trascinato nel suo vortice, ed ora ci sei dentro
fino al collo. Non puoi farne a meno, sai? E’ più forte di te. E’ quello, il
dolore che ti prende al petto. E’ quello che ti fa star male. Pensare di
pretendere troppo, e di starci male quando poi non lo ottieni. Ma perché?
Perché l’affetto che provi è un affetto sincero, un affetto puro. E a te piace,
comportarti così. Ti piace “vedere” il suo sorriso, ti piace sentire la sua
risata, ti piace sapere che è felice. Anche senza di te.
Every claim you stake I’ll be watching you.
Sì,
ti piace essere nella sua vita. Ti piace intervenire quando è triste, ti piace
far qualcosa perché sorrida. E quando sorride, oh, che soddisfazione. Ma c’è un
solo, piccolo particolare: uno schermo del computer. E’ quella la tua barriera,
è quello che non ti permette di essere totalmente felice. Perché ti
piacerebbe sostituire l’sms con un abbraccio, magari se potesse sfogarsi con te
sarebbe meglio. Ma cosa pretendi, scusa? Ha la sua vita. Ha i suoi amici. Sono
loro a permettere che si sfoghi, non tu. Tu puoi scrivere, in un modo freddo e
distaccato, un paio di parole in quella dannata finestra di conversazione. E
non c’è niente che ti faccia rabbrividire di più. Puoi guardare le sue
sofferenze, puoi dire cosa deve fare. Puoi osservare la sua crescita, i suoi
cambiamenti, le sue gioie, i suoi dolori, i suoi problemi. Ma poi? Non puoi
fare altro. Non può vederti sorridere, non puoi vedere un sorriso sul suo viso.
Non puoi – ti manca, eh? – risentire il suo abbraccio, come quella sera
di inizio ottobre. Ok, era solo per qualche secondo, ed allora non gli hai dato
la giusta importanza. Ma ora… ti manca.
How my poor heart aches
With every step you
take.
E vorresti solo essere un po’ più
vicina, sai. Vorresti la sua mano, e magari vorresti camminare anche tu al suo
fianco. Ma non puoi, perché c’è una barriera che non è facile da abbattere.
Problemi, problemi, problemi. E poi, magari, stai anche male quando parla degli
altri. Non hai diritti, e non vuoi piantartelo in testa. Non puoi pretendere
nulla, in fondo. Del suo puzzle, sei solo un piccolo pezzo, che magari è anche scuro, così, in caso di
assenza, può sostituirsi al colore del tavolo, ed il puzzle è perfetto
comunque. Perché stai male? Viveva anche senza di te. E anche tu, vivevi. Ma
perché ora è così difficile?
L'amicizia non biasima nel momento della difficolta',
non dice con fredda ragionevolezza: se tu avessi fatto cosi' o cosi'.
Apre semplicemente le braccia e dice: non voglio sapere,
non giudico, qui c'e' un cuore dove puoi riposare.
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