Il tesoro d'argento

di Axem Harash
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Prologo

«Ma dove sono?» 

Qembris si sentiva confuso e spaesato. Guardarsi intorno non servì a niente: ogni cosa in quel luogo era per lui totalmente ignota. La torcia che teneva in mano era l'unica fonte di luce. Cercò di capire dove si trovava.

«Sembra una galleria. Sicuramente sono sottoterra.»

Continuava a parlare ad alta voce, convinto che nessuno potesse sentirlo. 
Credeva di essere completamente solo. Invece, udì quelli che sembravano i passi di alcuni uomini. Il rumore si faceva sempre più alto, finché Qembris vide arrivare, correndo e con delle torce, il suo capitano, seguito da Gnoho, da uomini sconosciuti e da una ragazza. La bellezza di quest'ultima lo fece sorridere. 

Il capitano si mise a rimproverarlo senza fermare la sua corsa: «Che fai? La statua? Avanti! Corri!» 

Uno degli uomini esclamò: «Coraggio! Ci siamo quasi!»

Non chiese a nessuno dove si stavano dirigendo così di fretta. Cominciò anche lui a correre velocemente e in un attimo si trovò davanti solo Gnoho, che aveva un passo incredibile. 

Quella galleria sembrava lunghissima. Qembris si accorse di correre così veloce da lasciare sempre più indietro il resto del gruppo. Girò più volte la testa, ma dei suoi compagni ormai non c'era traccia. Erano troppo rapidi loro due. 

Si rivolse al suo compagno di avventure per mare: «Gnoho! Mi senti? Dovremmo aspettare gli altri! Sei d'accordo?»

Nessuna risposta.

Si girò ancora una volta per controllare se qualcuno, allungando il passo, li stesse raggiungendo. 

Quando tornò a guardare davanti, si accorse che il marinaio era totalmente immobile. Non fece in tempo ad arrestare la sua corsa e lo scontro fu praticamente inevitabile.

Urtò con una certa violenza, dovuta alla velocità, il suo amico, che, tuttavia, non fece una piega. Egli, al contrario, sentì del dolore. 

«Accidenti, ma di che sei fatto?»

Aveva ancora gli occhi rivolti a terra. Quando li alzò, capi perché il compagno era rimasto come paralizzato. 

Quello che si trovò davanti era uno spettacolo incredibile. Non credette ai propri occhi. 

Ma il godimento per quella vista fu molto breve. Udì una voce urlare "guai a voi!" e, girandosi, notò che Gnoho perdeva molto sangue: qualcuno gli aveva tirato un coltello. 
Si guardò attorno e notò alcuni uomini. Molto probabilmente o erano arrivati prima di loro o erano giunti attraverso un'altra via, un'altra galleria. 

Uno di loro prese un altro coltello e lo lanciò contro di lui. Qembris, invece di tentare di evitare la lama, chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, si trovava in un ambiente familiare: la branda della cara vecchia nave. 


"Solo un sogno." pensò. 

Qualche istante dopo sentì la voce del capitano: «Avanti, poltroni! Giù da queste brande!»

"O forse è qualcosa di più."




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