Dejavù
Ce
l'aveva fatta.
Era
riuscito a farla in barba a tutti con quella storia dell'espiazione –
mera scusa per allontanarsi nuovamente dalla claustrofobica Konoha
che gli stava stretta quanto i pantaloni di Chōji
dopo un lavaggio a freddo.
"Voglio
vedere il mondo con i miei occhi" [...] "Penso che non avrò
altre occasioni per farlo"
Aveva
proferito quelle parole con tale convinzione da riuscire a persuadere
non solo Kakashi e Sakura, ma anche se stesso. Era stato persino
capace di schivare, con una certa abilità, la proposta della
ragazza di "fargli compagnia".
"Non
hai niente a che vedere con i miei peccati"
Come
poteva essergli venuta in mente una frase così significativa,
così sentita, e soprattutto incontrobattibile, ancora non
riusciva a capacitarsene.
Sakura
avrebbe potuto tranquillamente rispondergli: "So che forse è
un aspetto totalmente trascurabile per te, ma vedi, Sasuke-kun... IO
sarei uno dei tuoi peccati" e sarebbe stata la fine.
Il
suo incredibile spirito di autoconservazione e le sue sviluppatissime
capacità tattiche avevano, pertanto, optato per una
risoluzione veloce e indolore della questione prima che la ragazza
potesse razionalizzare e reagire.
Una
poke.
La
prima cosa che gli era venuta in mente. Santo
Itachi!
Un
gesto di affetto... ma
a distanza di sicurezza.
Lo
sguardo di Sakura si era illuminato e le sue guance erano diventate
rosse. Dopo averla letteralmente scioccata – neanche lo
sharingan avrebbe potuto fare meglio – era riuscito a cavarsela
con un "Ci
vediamo presto" e
il solito "Grazie"
che anche in passato aveva riscosso un discreto successo; un
evergreen, intramontabile, che voleva dire tutto e niente. Le aveva
promesso qualcosa ma senza essere troppo esplicito, ergo... non
le aveva promesso proprio un bel niente. Nada. Zero.
Con
la coda dell'occhio aveva letto negli occhi di Kakashi prima
un'approvazione quasi paterna e poi una profonda delusione: avendoli
shippati per anni forse si aspettava un bacio.
Inizialmente
aveva preso la faccenda dell'espiazione con una certa serietà,
giusto per mostrare un po' di coerenza e non destare sospetti: era
certo che Kakashi gli avesse messo qualcuno alle costole per il
principio secondo il quale "Questa
volta sarebbe saltato il suo culo se lui avesse fatto qualche cazzata
o avesse dato nuovamente di matto".
Come
prima tappa scelse un luogo carico di ricordi e colmo di significati.
Ivi
la sua follia aveva raggiunto uno dei suoi picchi storici. In primis
aveva perforato a sangue freddo il petto della sua compagna di team,
quella rossa, quella del Taka, ex Hebi, ex carceriera di uno dei covi
di Orochimaru ed ex cavia dello stesso – insomma una persona
con svariate turbe mentali e, ovviamente, innamorata di lui (La
prima era conseguenza della seconda, o viceversa?).
Il
sacrificio della suddetta era stato necessario per raggiungere
l'obbiettivo: uccidere Danzō
Shimura, collezionista di occhi altrui e subdolo cospiratore.
Si
era recato sul ciglio del cratere creato dalla prematura e drammatica
scomparsa per implosione dell'unico Hokage di cui nessuno avrebbe
sentito la mancanza e aveva sputato con eleganza tutto il suo
rinnovato rancore nel punto preciso in cui presumibilmente l'uomo si
era disintegrato.
Osservando
la sua saliva precipitare fino a raggiungere il fiume sottostante,
non poté non riconoscere quel muro di cemento grigio sul quale
aveva con
gentilezza
adagiato Sakura, tirandola su per il collo, con il nobile intento di
sgozzarla.
Un
paio di volte, ripensando con nostalgia a quei momenti, si era
chiesto se, alla fin fine, per un caso assolutamente fortuito, lei
avesse avuto modo di colpirlo... lo avrebbe fatto davvero? Lo avrebbe
pugnalato?
Considerando
il fatto che dopo la Orochimaru's Therapy era ormai immune a quasi
tutti i veleni conosciuti e non, l'epilogo non sarebbe stato poi
tanto diverso. O meglio, con un kunai avvelenato piantato nello
stomaco si sarebbe sentito un tantino più contrariato di
quanto già non fosse e non avrebbe solo tentato sgozzarla...
l'avrebbe carbonizzata senza tanti complimenti anche a costo di
sacrificare un occhio.
Certo,
quella volta non aveva dato proprio il meglio di sé, ma
Sakura... Sakura non era una pazza scatenata che andava in giro con
kunai avvelenati per sport e soprattutto non era avvezza a mentire,
non a lui – da
dove provenisse questa presunzione non è molto chiaro.
"Ho
deciso di tradire Konoha e seguirti"
Aveva
visto Sakura fare stretching sul precipizio della cazzata e la cosa
lo aveva abbastanza divertito.
Era
talmente assurdo pensare che per amor suo Sakura potesse rivoltarsi
contro Naruto, Kakashi-sensei, Ino-Pig e tutti quegli altri traditori
dai soprannomi imbarazzanti, anche se la scena – fu costretto
ad ammetterlo – sarebbe potuta essere anche spassosa e loro
due, in fondo, avrebbero potuto formare una bella coppia di
nukenin.
[Ma
che vado a pensare?]
Aveva
scosso violentemente la testa per aver solo potuto immaginare
lontanamente una cosa del genere: era partito da Konoha solo da
qualche giorno e provava nostalgia di lei?
Impossibile.
Inaccettabile. CONTROOGNILOGICATERRENA.
Le
tappe successive erano state svariate: aveva fatto visita al suo
Sensei dove , contro ogni previsione, aveva ritrovato i membri del
Team Taka che, colti da una grave sindrome di Stoccolma, avevano
deciso di rimanere al fianco del serpentesco Sennin che
straordinariamente godeva di ottima salute, sembrando addirittura più
giovane – quasi una bella donna – e aveva
esplorato tutto il mondo ninja fino ai confini di esso.
E
così erano passati due anni; i suoi capelli erano cresciuti e
si erano anche afflosciati: il culo d'anatra era stato spodestato da
una capigliatura che ricordava quella di Itachi, di suo padre e di
circa tre quarti degli esponenti maschili del Clan Uchiha. In poche
parole povere: iniziava ad assomigliare vagamente, molto
vagamente,
a Madara – un
caso?
Non
che non gli piacessero, anzi, per rendere la sua immagine ancora più
inquietante erano perfetti; inoltre, ben si sposavano con il suo
nuovo abbigliamento equosolidale e con la sua nuova fisima per le
collanine etniche. Era un barbone, ma non un barbone qualsiasi...
LUI
ERA UNA SPIA.
Ovvio, no?
Per
rendere il viaggio più emozionante e soprattutto trovare un
pretesto valido e credibile per non fare ritorno a Konoha, la sua
fervida immaginazione aveva partorito un nuovo temibile nemico che
presumibilmente era legato a Kaguya, o a Madara, o a tutti e due –
non
faceva molta differenza
– ma c'era, ne era certo, ne sentiva la puzza – perché
i cattivi hanno un odore tutto loro
– ed era deciso a dimostrarlo. Questa oscura e sinistra
minaccia lo costringeva – poverino!
– a rimanere lontano dai suoi legami, dal suo Villaggio natio
che alla fine lo avrebbe considerato un vero eroe – e
non un surrogato di eroe
– espiando così tutte le sue colpe. Questa sua nuova
convinzione (follia)
era riuscita, tra l'altro, a dare una spiegazione a un'altra di
quelle sue frasi buttate lì a caso – citando
testualmente: "Ci
sono alcune cose che non mi sono chiare".
In
un solo colpo si era assicurato una lunga permanenza lontano da
Konoha e un po' più di credibilità – che
genio!
A
supporto della sua tesi era piombato sulla terra, direttamente dalla
Luna, il provvidenziale Toneri, il grazioso nipotino di Kaguya –
sciroccato come la nonna – che aveva rapito Hanabi Hyuga,
tentato di sposare la sorella Hinata contro la sua volontà,
quasi spiaccicato la luna sulla terra e sancito la fine del celibato
dell'Usuratonkachi. Una vera e propria apocalisse: dopo Naruto,
infatti, tutti gli altri ninja di Konoha avevano preso ad accoppiarsi
in modo promiscuo, tranne Sakura che si era data al sociale per
sopperire ai gravi scompensi ormonali derivati dall'impossibilità
di soddisfare i suoi bisogno carnali per mancanza della materia prima
che dopo una fugace apparizione, dando retta al suddetto infallibile
intuito, se l'era data a gambe.
Le
sue indagini si erano dunque concentrate sulla discendenza di Kaguya
che, oltre Dea e mangiatrice di frutti proibiti, poteva essere, a
questo punto, una potenziale donna di facili costumi con figli e
nipoti sparsi ovunque, pronti a distruggere il mondo.
Il
paladino della pace e della prosperità del mondo ninja, Lui,
non poteva permettere che questo accadesse per prima cosa perché
sarebbe stato uno smacco non indifferente che qualcuno riuscisse
laddove lui aveva fallito e poi perché, in fondo, si era in
qualche modo affezionato a quel mondo che in quegli anni aveva
imparato a conoscere.
Ripercorrendo
a ritroso le tappe della vita di Hagoromo e saltellando da una
dimensione all'altra con il potere che il nonnetto gli aveva
conferito, Sasuke visitò luoghi inenarrabili: mondi di fuoco,
di ghiaccio, di sabbia; si salvò per un pelo da un lago di
acido – lo stesso che aveva ferito Sakura quella volta che si
erano persi languidamente l'uno negli occhi dell'altra. Chissà
perché ma ogni volta che la Kunoichi appariva nei suoi
pensieri – troppo spesso ultimamente – Sasuke non
riusciva a non sentirsi un disagiato. Questa cosa lo infastidiva
enormemente. Da mesi non si recava più ai punti di
contatto e, pertanto, non aveva notizie di quello che stesse
accadendo al Villaggio. Forse Sakura lo aveva dimenticato –
sarebbe stato comprensibile; forse si era dedicata anima e
corpo alla sua Clinica per i disturbi mentali dei bambini e aveva
trovato pace nell'accudire figli non suoi – tipico di Sakura
sacrificarsi per un bene superiore; o forse... forse si era
rifatta una vita con un altro???
Un
brivido di disgusto gli aveva percorso la schiena dall'osso sacro
fino alla cervicale. Da cosa dipendeva?
Sasuke
non era ancora in grado di capirlo. Anche in questo caso aveva
bisogno di vederlo con i suoi occhi.
Deciso
come non mai a trovare la fonte del potere di Kaguya, ovvero l'albero
sacro, e avendo raccolto alcune informazioni che indicavano come sua
posizione una foresta a Nord del Paese dell'Aria, Sasuke si ritrovò
"in
una foresta oscura che la diritta via era smarrita".(1)
Appena
varcata la soglia dell'inospitale accozzaglia di alberi, tutti sacri
tra l'altro, aveva provato un senso di stordimento ed era caduto –
"come
corpo morto cade".(2)
Giorno
1
Sasuke
riaprì gli occhi a causa di un rumore continuo e assordante
simile a quello di una sveglia, ma più molesto. Non era nella
foresta, ma disteso su un comodo letto. Si guardò attorno fino
a che, piegando la testa all'indietro, non vide un gigantesco simbolo
degli Uchiha sopra il letto che lampeggiava ritmicamente grazie
all'ausilio di piccole lampadine colorate – di dubbio gusto,
assolutamente. Continuò a ispezionare la stanza, realizzando
quasi subito di non esserci mai stato prima di quel momento e
trovando anche il resto del mobilio decisamente di cattivo gusto:
troppo pacchiano, troppo fucsia, troppo moderno, quella credenza non
andava messa lì, perché l'armadio è rosa? Non si
possono spegnere queste lampadine? In sintesi era tutto troppo "Tsk!"
– di
profondo disgusto.
Un
rumore di passi lo costrinse ad alzarsi e guardare in direzione della
porta con una certa ansia. Quest'ultima si trasformò in
sgomento e puro terrore – tanto da fargli credere di essere
morto ed essere finito dritto all'inferno – nel momento in cui
la "padrona di casa" aveva fatto il suo ingresso.
«
Scoiattolino, ti sei svegliato finalmente! »
squittì la donna, schioccandogli un bacio sulla guancia.
Sasuke, troppo traumatizzato, non riuscì a reagire in alcun
modo.
«
Che ci fai in casa mia? »
[Se
questa è casa mia].
E se lo augurò con tutto il cuore.
La
donna cominciò a ridere sguaiatamente come posseduta da
Kaguya.
[L'ho
scovata finalmente!]
«
Ti va di scherzare stamattina? »
gli chiese, mettendo le mani sui fianchi e sventolando la lunga coda
bionda « Dai, alzati, o faremo tardi »
«
Tardi per cosa? » le chiese, accigliandosi, confuso come non
mai.
«
Ma per il matrimonio, sciocchino! » esclamò lei, quasi
seccata, dirigendosi verso l'armadio in legno rosa strabordante di
vestiti.
«
Ci sposiamo? » Sasuke sbatté ripetutamente le palpebre,
incredulo, temendo la risposta. Era stato cattivo nella sua vita, ma
non fino a quel punto. Non poteva essere quella la punizione divina.
«
Ti senti bene? » gli domandò la ragazza, assottigliando
lo sguardo « Questa notte forse ti ho stancato troppo. »
Sasuke
sentì chiaramente il conato di vomito salire su per l'esofago
e fermarsi miracolosamente in gola. Era un incubo,
doveva
essere un incubo.
«
Siamo sposati da due mesi, Sasuke-kun. »
L'Uchiha,
nonostante stesse per svenire, vomitare e avesse una mezza intenzione
di prendere fuoco per autocombustione, si sforzò di analizzare
la faccenda in maniera razionale.
Ino
– perché quella che aveva davanti agli occhi era Ino
Yamanaka, non vi erano dubbi a riguardo – non era incinta,
o almeno non sembrava incinta; forse aveva utilizzato la tecnica del
capovolgimento spirituale oppure lo aveva imprigionato. Che lui
l'avesse sposata di sua spontanea volontà era fuori
discussione quindi doveva esserci un altro motivo – e
valido.
«
Sasuke-kun » Ino sospirò e si diresse verso di lui,
allungando una mano per toccargli il viso che Sasuke elegantemente
scansò « Lo so che pensi che Sai non sia la persona
giusta per lei, ma dovresti rispettare la sua scelta »
«
Lei? »
«
Sei proprio sicuro di stare bene? Sei più strano del solito.
Sakura Haruno, la tua compagna di Team... ti dice niente? »
[Sakura?
Il sostituto?] Il nesso tra quei
due gli sfuggiva completamente.
Sasuke
ci mise un po' prima di riuscire a emettere un qualsiasi tipo di
suono, malgrado la sua bocca fosse spalancata, e quando ci riuscì
quello che venne fuori fu uno "Tsk" incerto, per non dire
affranto.
Quando
era successo? Come era successo? Lui dov'era?
Non
era affatto contento, anzi era abbastanza contrariato, confuso,
disorientato. Camminando per le strade di Konoha, con Ino Yamanaka
attaccata al suo braccio come una cozza allo scoglio, non riuscì
a credere ai suoi occhi: quel Villaggio non poteva essere Konoha! Le
persone andavamo in giro con degli strani oggetti attaccati alle
orecchie e... parlavano da sole! Anche Ino aveva uno di quegli
aggeggi, ma non gli era sembrato poi così strano che potesse
avere una specie di amico immaginario, dato il soggetto.; in alcuni
punti, ad esempio in Piazza, su alcuni edifici vi erano dei grossi
rettangoli neri che apparentemente sembravano messi lì per...
non riusciva a capirlo... fino a che uno di essi, e di seguito
gli altri, non avevano emesso un sibilo e qualcosa – o
meglio qualcuno – era comparso al loro interno.
«
Buongiorno Konoha! »
[Il
Dobe... e chi altro sennò.]
Che
diavoleria si era inventato? E perché portava il cappello da
Hokage?
«
Oggi è un lieto giorno. » la voce di Naruto faceva eco
per le strade della città « La nostra Sakura-chan si
sposa e questa sera siete tutti invitati alla festa per i due novelli
sposi. 'Tebayo! » aveva esultato, sfoggiando uno dei suoi
migliori sorrisi.
Nel
backstage si era sentito poi un po' di baccano e un "Cretino!"
urlato da una voce maschile – forse Kakashi.
«
Giusto, giusto... » aveva annuito Naruto « Volevo anche
dirvi che le fognature nell'area Est del Villaggio sono state
ripristinate e che da oggi la Wi-Fi è gratuita per tutti! »
aveva concluso e in quel preciso momento tutti i presenti, compreso
quell'attrezzo che aveva l'ardire di definirsi sua moglie, avevano
impugnato quegli strani oggetti e avevano iniziato a digitare "cose"
come sotto l'effetto di un jutsu.
Sasuke,
ovviamente, ignorava cosa potesse essere la Wi-Fi e, per riuscire a
comprendere come funzionasse quella potente tecnica illusoria, aveva
cercato di sbirciare lo schermo della "moglie" che
prontamente aveva nascosto quel piccolo condizionatore mentale tra le
sue prosperose forme dicendo: « Non ti tradirei mai,
Sasuke-kun, non fare il gelosone. »
[Per
carità!]
Sasuke
fece uno sforzo sovrumano per inghiottire la bile; disattivò
lo sharingan che era comparso nei suoi occhi – per difenderlo –
e li alzò verso il cielo dove i Kami, ne era sicuro, stavano
sghignazzando diabolicamente.
Raggiunsero
il tempio. Sakura era di spalle e, al suo fianco, il sostituto.
Sasuke provò un'inspiegabile stretta allo stomaco e un
desiderio quasi irrefrenabile di dire qualcosa. Sentiva le parole
comporsi nella sua mente, ma non riusciva a dare loro un senso
logico.
Una
mano si posò pesantemente sulla sua spalla, costringendolo a
voltarsi.
«
Ci dovresti essere tu al suo posto, ma sei troppo stupido, Teme! »
Era Naruto con un sorriso abbastanza amaro rispetto ai suoi standard.
«
Non dire idiozie! » cercò di metterlo a tacere perché
i suoi nervi, dopo le ultime scoperte, risultavano già
abbastanza provati e, presto, la "modalità
strage" sarebbe stata irreversibile.
«
Se solo non vi foste fatti la guerra sono quasi certo che Sakura alla
fine lo avrebbe lasciato »
«
Che intendi dire? »
«
Sakura non ha mai amato Sai, ma tu, stupido Uchiha, sei andato a
letto con la sua migliore amica. Cazzo, Sasuke, non ce la facevi
proprio ad essere meno infantile? »
Adesso
era tutto chiaro. Come sempre era stata colpa sua – strano!
Il
ricevimento era stato organizzato da Naruto presso il Palazzo
dell'Hokage. Con tutta quella gente che era accorsa a festeggiare i
novelli sposi, Sasuke ebbe non poche difficoltà ad avvicinare
Sakura, costantemente tampinata dal suo maritino che non faceva altro
che elogiare con i suoi modi discutibili le capacità di sua
moglie, da quelle culinarie fino a quelle amatorie.
Sasuke
non riusciva a capire perché ci tenesse tanto a parlarle –
forse per non rassegnarsi all'idea di essere sposato con la
Yamanaka.
A
un certo punto la vide allontanarsi e dirigersi verso uno dei balconi
e decise di cogliere l'occasione.
Sakura,
come sempre, si accorse della sua presenza nonostante fosse di spalle
e con voce dura, distante, gli chiese: « Cosa vuoi?»
[Amichevole!]
«
Non lo so » – ed era sincero.
«
Siamo alle solite. Sparisci dalla mia vista, Uchiha ». Sakura,
stranamente aggressiva e indisponente, aveva enfatizzato l'ordine,
indicandogli la porta – o, anche meglio, la finestra.
«
Forse dovrei farti i miei auguri »
Sakura
si voltò e lo guardò con occhi carichi di odio,
avvicinandosi lentamente.
Sasuke
non riuscì a vederlo, lo sentì e basta, in pieno
viso... poi il buio.
Giorno
2
Sasuke
Uchiha aprì gli occhi con la sensazione di essere stato appena
pestato – e quel dolore intenso alla mascella, gli suggeriva
che fosse accaduto davvero. Il rumore di una sveglia... no, qualcosa
di più molesto, violentava le sue orecchie – un
dejavù, un po' troppo reale.
Alzò
gli occhi al cielo e vide un classico e sobrio simbolo del Clan
Uchiha dipinto sopra il letto. Niente led, niente mobili colorati...
era tutto apparentemente normale. Si alzò e aprì la
porta della camera, guardando da un lato e dall'altro del corridoio
per sincerarsi che anche la Yamanaka fosse scomparsa insieme a tutta
la sua roba pacchiana.
Silenzio.
Meraviglioso silenzio. A parte quel rumore molesto che proveniva
dall'ingresso.
Lo
seguì fino a capirne la provenienza.
Sopra
il mobiletto dell'ingresso c'era un oggetto composto da due pezzi:
uno era chiaramente una tastiera e l'altro ricordava una banana.
Preso dal panico e spinto dalla necessità fisica di far
smettere quel rumore, afferrò la parte a banana e, con suo
profondo sollievo, il rumore si disperse. Roteò l'oggetto,
cercando di capirne il funzionamento, fino a che non udì una
voce provenire da esso.
«
Teme! »
Una
voce fin troppo nota.
Con
cautela Sasuke si portò l'oggetto all'orecchio.
«
Naruto? » chiese, incerto.
«
No, sono Kaguya. Chi vuoi che io sia? »
[Idiota!]
«
Sbrigati, ci vediamo da Ichiraku tra venti minuti, ho una fame da
lupo! »
Sasuke
ripose la cornetta al suo posto un po' perplesso sia per lo strano
mezzo di comunicazione – perché era di quello che si
trattava, vero? – sia perché non riusciva a
ricordare da quando avesse iniziato a gradire il ramen.
Andò
in camera da letto per mettersi qualcosa addosso e, aprendo
l'armadio, rimase talmente sorpreso da quello che vi trovò
all'interno da alzare istintivamente un sopracciglio fin sopra
l'attaccatura dei capelli.
Armi.
Di tutti i tipi, tutte le misure, per ogni tipo di omicidio, sommossa
o guerra mondiale ninja.
Sasuke
si chiese che scopo avesse un arsenale nell'armadio di una camera da
letto, ma non riuscì a rispondere al quesito senza pensare a
un possibile complotto ai suoi danni – era
un po' fissato con i complotti.
Vagò
per la casa alla ricerca di un paio di pantaloni e di una maglietta
che trovò in un cassetto del salotto a coprire un'altra
manciata di shuriken, kunai, carte bomba, riposti sul fondo –
qualcuno
stava tentando di ucciderlo, ormai ne era certo.
Notò
anche qualcos'altro che non aveva a che fare con le armi: un paio di
mutandine rosa, sul divano del salotto.
In
quella casa c'era stata una donna. Forse
Sakura?
Provò
una strana sensazione a quel pensiero e, alla ricerca di un altro
indizio che potesse in qualche modo confermare , trovò un
biglietto sul tavolo della cucina che recitava: "Questa notte è
stato bellissimo. Hai vinto tu, ma non mi arrendo."
Era
di Sakura, non c'erano dubbi.
In
quegli anni la ragazza era diventata molto più sicura di sé
e si era messa in testa quell'assurda idea di raggiungere il livello
suo e di Naruto. Dovevano aver fatto finta di combattere e poi...
Sasuke
sentì uno strano formicolio in corrispondenza delle guance:
era arrossito senza neanche accorgersene.
Di
sicuro quel risveglio era stato molto più piacevole di quello
del giorno precedente, ma continuava a non riuscire a spiegarsi tutte
quelle armi sparse per casa. Erano ovunque: in bagno, in cucina, nel
salotto. Forse a lui e a Sakura piaceva fare "certi"
giochetti.
La
sculacciava? La legava al letto e la prendeva contro la sua volontà?
Oppure era lei a infliggergli punizioni di ogni sorta?
Provò
un senso di stordimento mentre le immagini di quei pensieri poco
casti – non
da lui –
si figuravano nella sua mente, mentre la curiosità di trovare
un fondamento a quelle illazioni divenne una necessità, una
questione di vita o di morte.
Decise
di raggiungere Naruto, e in fretta, perché solitamente dove
c'era quella testa quadra, presto o tardi, spuntava fuori l'Haruno –
e viceversa.
Lungo
il tragitto si soffermò nuovamente a osservare quella Konoha
così diversa: gli alti palazzi, l'incredibile evoluzione
tecnologica che aveva avuto in quegli anni, il faccione del Dobe
su quei rettangoli animati...
«
Buongiorno Konoha! »
[Di
nuovo?]
Sasuke
trattenne il respiro.
«
Il vostro Hokage è qui per comunicarvi che le fognature
nell'area Est del Villaggio sono state ripristinate e che da oggi la
Wi-Fi è gratuita per tutti! 'Tebayo! »
I
polmoni dell'Uchiha ripresero a pompare aria: Naruto non aveva
annunciato alcun imminente matrimonio, ma il fatto che fosse ancora
in ufficio faceva presagire una lunga e irritante attesa.
Si
appoggiò alla parete di un edificio non molto distante dal
chiosco di Teuchi, cambiando più volte posizione per non
apparire impacciato e fuori luogo. Era in quelle occasioni che
sentiva maggiormente la mancanza del suo braccio sinistro: poterlo
incrociare con il destro non solo avrebbe allontanato gli eventuali
scocciatori, ma avrebbe anche ampiamente suggerito al Dobe –
una volta arrivato – quanto il suo ritardo fosse stato poco
gradito.
Rimase
lì, con una mano in tasca e lo sguardo rivolto alle punte dei
suoi piedi per alcuni minuti fino a che non ebbe come la sensazione
di udire la voce di Sakura. Senza alzare il capo, fece saettare gli
occhi da un lato e dall'altro fino a che non riuscì a scorgere
due figure che, di gran carriera, si stavano dirigendo verso di lui.
Tutina
verde, caschetto... associazione di idee immediata: Gai e Rock Lee.
[Almeno
qualcosa non è cambiata!]
Sasuke
ghignò... ma per poco. Un piccolo, insignificante, particolare
non era sfuggito al suo occhio attento, ma il suo cervello aveva
impiegato qualche secondo a elaborarlo. Se da un lato il tipico
caschetto della "squadra verde giovinezza" confermava che
si trattasse proprio di Lee, dall'altro faceva sorgere dei seri dubbi
che l'altro fosse Gai – a meno che quest'ultimo non fosse
totalmente impazzito o avesse litigato con il parrucchiere.
«
In nome della giovinezza! »
Neanche
la voce era quella di Gai, più che altro era simile a quella
che aveva sentito poco prima. I peli della sue braccia iniziarono a
drizzarsi come gli aculei di un porcospino.
Alzò
lo sguardo e lo puntò su di loro che, incuranti della sua
presenza, continuarono a correre e a inneggiare alla giovinezza –
nulla di strano, trattandosi di Lee... ma Sakura? Lo aveva
completamente snobbato.
Li
vide sparire in fondo alla strada e, contemporaneamente, sentì
una mano poggiarsi sulla sua spalla – un altro dejavù.
«
Teme, scusa il ritardo »
Sperò
che Naruto riuscisse a spiegargli ciò che aveva appena visto.
Si
misero a sedere al bancone e ordinarono il pranzo.
Sasuke
pensò a lungo a come imbastire la conversazione senza minare
il suo orgoglio e mostrare il suo turbamento. Intanto, Naruto
ciarlava di Hinata, dei suoi impegni da Hokage, si lamentava di non
avere tempo per sua moglie e che, di questo passo, non sarebbe mai
riuscito ad avere un erede.
Tutte
quelle facezie a Sasuke interessavano ben poco – niente
– rispetto a Sakura che se ne andava in giro con sopracciglione
e quell'orribile caschetto rosa.
«
Sakura? » Fece uno sforzo mastodontico per fare quella domanda,
ma... doveva sapere!
«
Che domande fai? È
con Lee! » rispose l'amico con un tono tra l'indispettito e il
rassegnato.
[Certo,
che domande faccio. È una
cosa normale!]
«
Sì, credo di averli intravisti poco fa » confermò
l'Uchiha con la speranza che Naruto non facesse morire lì la
conversazione.
L'Uzumaki
straordinariamente non aggiunse altro, sembrava non avere voglia di
parlare – molto strano da parte di uno che era tendenzialmente
logorroico.
«
E da quando Sakura... »
«
Senti, Sas'ke, lo sai che non ne voglio parlare. Sakura può
fare quello che vuole per quel che mi riguarda e poi perché
oggi sembra interessarti questa faccenda? » Naruto lo aggredì
– strano anche
questo –
rendendo vano il suo tentativo di riaprire il dialogo « Sei
strano oggi. » aggiunse, riponendo le bacchette sul tavolo, di
fianco alla ciotola di ramen ormai vuota « Non ricordi, sei
stato tu a dirlo. »
No,
non ricordava. Non ricordava un bel niente e gli sembrava tutto così
illogico. In realtà non sarebbe dovuto essere neanche lì,
ma in una dannata foresta, con dei dannati alberi sacri e
dannatissimi uccellini cinguettanti.
«
Ti saluto, Sas'ke, torno al lavoro, e tu faresti meglio a riposare.
Mi sembri un po' esaurito. »
L'Uchiha
rimase per un po' seduto sullo sgabello con lo sguardo perso nel
vuoto alla ricerca di una spiegazione sensata: prima Sai, adesso
Lee... ma che stava succedendo?
Realizzò
che l'unica persona che avrebbe potuto dargli una risposta potesse
essere Sakura e, dopo aver pagato il conto – perché
la volpe cambiava il pelo ma non il vizio – si recò
nell'unico luogo in cui era certo che avrebbe trovato la strana
coppia: il campo di addestramento.
I
due, come previsto, erano lì che se le davano di santa ragione
a colpi di Taijutsu. Sasuke si avvicinò lentamente per avere
il tempo di valutare bene cosa fare, cosa dire, e soprattutto per
riuscire a sopprimere quella risata isterica che non vedeva l'ora di
trovare sfogo.
Ma
non riuscì a fare nulla di tutto questo, perché la
ragazza – come sempre – si accorse immediatamente della
sua presenza, mettendo fine alle ostilità e costringendo il
"compagno" a voltarsi verso di lui.
I
due gli lanciarono un occhiata che non poteva in alcun modo definirsi
"amichevole" e Sakura fece scrocchiare le dita delle mani
in modo sinistro. Sasuke si siorò guancia, sentendo
riaffiorare quella sensazione provata quella stessa mattina in
direzione della mascella, ma non si lasciò intimidire e
continuò ad avvicinarsi con il suo solito atteggiamento
orgoglioso e risoluto.
«
Cosa vuoi, Uchiha? » gli chiese Lee, con malcelata avversione,
lanciandogli uno sguardo di... sfida?
Lee
lo stava sfidando? E poi come si permetteva a pronunciare il nome
degli Uchiha invano? E Sakura, perché sembrava apertamente
dalla sua parte?
«
Devo parlare con Sakura » Sasuke sfoderò il suo migliore
tono intimidatorio, quello che la stragrande maggioranza dei ninja
del mondo sperava di non dover mai udire.
«
Proprio non ce la fai a rassegnarti? Sakura ha scelto la giovinezza.
Tu, povero derelitto, non puoi competere con me. Gira al largo. »
[Povero
derelitto?] Ok, aveva delle turbe mentali, alcune delle quali anche
di una certa gravità, ma... povero derelitto? POVERO
DERELITTO? Poi detto da Lee, "occhi a palla e sopracciglia
prorompenti", suonava davvero agghiacciante.
Sakura,
come aveva potuto scegliere la giovinezza? - a lui, soprattutto,
derelitto o no . Probabilmente solo una botta in testa o un uso
continuativo di sostanze stupefacenti avrebbero potuto portarla a una
decisione di questo tipo – o il comportamento da stronzo di
un certo Uchiha; ma questo non lo prese in considerazione per il
momento. .
Sasuke
spostò lo sguardo da Lee e lo portò proprio sulla
ragazza, ricevendo la stessa occhiataccia che poco prima gli aveva
riservato il presunto "fidanzato".
«
Non ho niente da dirti » confermò la Kunoichi,
spiazzandolo. Che Sakura non avesse nulla da dirgli, di per sé,
era già abbastanza strano, ma che addirittura sembrasse
scocciata dalla sua presenza, quello era fuori da ogni logica.
«
Sentito, Uchiha? Levati di torno!» si affrettò ad
aggiungere Rock Lee, sorridendo trionfante.
Sasuke
contò fino a dieci, anzi fino a mille, per non schioccare le
dita, far comparire il susanoo e cancellare tutte le tutine verdi
della giovinezza dalla faccia della terra.
«
Tsk! » Fu la cosa migliore da dire che gli venne in mente per
uscire dall'impaccio.
Si
voltò e ripercorse al contrario la strada, proseguendo poi
verso il palazzo dell'Hokage, dove avrebbe costretto Naruto a parlare
anche a suon di cazzotti.
Essere
trattato in quel modo da Sakura, ma soprattutto da sopracciglione,
era stato un vero e proprio oltraggio che non poteva in alcun modo
restare impunito: qualcuno avrebbe pagato e il primo a tiro era senza
alcun dubbio l'Hokage.
Lo
trovò seduto alla sua scrivania, tra scartoffie, contenitori
di ramen da asporto e strani schermi luminosi.
«
Voglio delle spiegazioni » esordì Sasuke, avvicinandosi
alla scrivania con fare minaccioso.
«
In merito a cosa? » gli rispose distrattamente l'Hokage, senza
alzare lo sguardo da certe carte che stava esaminando.
«
Sakura e il coso verde » sputò l'Uchiha, che aveva
l'aria di uno a cui era stato appena rubato il lecca lecca preferito.
La qual cosa non passò inosservata all'Hokage che, sospirando,
pensò bene di accantonare temporaneamente quei noiosissimi
rapporti per dedicarsi a qualcosa di più frivolo che
prometteva essere di gran lunga più interessante.
«
Non c'è molto da dire. » Naruto incrociò le mani
davanti alle labbra per celare un ghigno di soddisfazione «
Francamente mi stupisce che tu sia interessato alla faccenda. Non te
n'è mai fregato niente! Hai preso una botta in testa per caso?
»
[Più
o meno.]
«
Sakura-chan è da mesi che non ci rivolge più la parola
e tutto per colpa della tua idiozia e, ovviamente, a Lee non sembra
vero di averla tutta per sé »
Da
quando Naruto aveva il dono della sintesi?
A
questo ci era arrivato da solo. I particolari, erano quelli che gli
mancavano; i piccoli tasselli frastagliati di quello strano puzzle
che lo avrebbero aiutato a capire.
«
E cosa avrei fatti di così grave? » Sasuke lo mise, di
proposito, di fronte a una domanda aperta, dato che l'Uzumaki
sembrava poco collaborativo.
«
Hai perso la memoria? O è uno dei tuoi giochetti da Teme? »
Una domanda... non era proprio quello che Sasuke si aspettava. Naruto
sghignazzò dentro di sé, vedendo l'amico in seria
difficoltà.
«
Anche se riuscissi a spiegartelo, non capiresti. Non è chiaro
neanche a me quello che è successo » gli rispose Sasuke,
con sincerità, guadagnandosi uno sguardo di fraterna
comprensione da parte di Naruto che iniziava a sospettare che il
complesso ingranaggio della mente di Sasuke si fosse inceppato di
nuovo e e in modo irreversibile.
«
Quando sei tornato a Konoha, Sakura ha tentato in tutti i modi di
starti vicina, ma tu l'hai sempre rifiutata, ricordi almeno questo? »
gli spiegò l'Hokage, scandendo le parole con dolcezza,
lentamente, come se avesse avuto di fronte un bambino piccolo, un po'
spaurito, sicuramente pazzo.
No,
non lo ricordava, ma faceva lo stesso. Era abbastanza scontato e
realistico che lui avesse ripetutamente respinto Sakura, quindi
annuì, con aria colpevole e pentita per spingere Naruto ad
avere pietà di lui – e della sua sanità mentale –
e continuare il suo racconto.
«
Lee è entrato in scena proprio nel momento in cui Sakura, con
il cuore spezzato, aveva bisogno di una spalla su cui piangere »
continuò l'Uzumaki, cupo in volto.
«
E tu dov'eri? » Naruto era sempre andato in aiuto di Sakura, la
sua spalla era sempre stata a disposizione della Kunoichi, proprio in
quell'occasione aveva deciso di defilarsi? Sasuke era un po' scettico
a riguardo.
«
Sono l'Hokage! Ho altro a cui pensare! Non riesco neanche a stare con
mia moglie! E poi, Teme, non posso sempre riparare ai casini che fai!
» sbraitò, colpito nel vivo. Provava un profondo
rimpianto per non essere riuscito a evitare che le cose degenerassero
fino a quel punto.
«
E dopo? » Sasuke pensò bene di non infierire, rischiando
di far ricadere l'amico in quell'atipico e diplomatico mutismo.
«
Sakura ha avuto modo di conoscerlo meglio e alla fine si sono messi
insieme. Fine della storia. » tagliò corto Naruto,
spacchettando un'altra serie di fogli che erano impilati su quel
marasma che ricordava vagamente una scrivania.
[Non
è abbastanza!]
«
Perché non vuole più parlare con noi? » gli
chiese, quindi, andando dritto al cuore del problema.
«
Non hai nient'altro da fare oggi? Ho una missione per te, se vuoi,
chissà che riesca a tenerti lontano dalla bottiglia. »
[Bottiglia?]
«
Di cosa stai parlando? » Sasuke era abbastanza allarmato.
«
Continui a negare di avere un problema, Teme. Come sempre d'altronde.
Anche se oggi mi sembri più sobrio del solito »
[Ma
che?]
Sasuke
pensò che stesse scherzando e tornò a bomba
sull'argomento principale: « Cosa ho fatto di così
grave? »
Naruto
sospirò ancora, sperando che quello fosse davvero un modo da
parte di Sasuke di riabilitarsi, almeno ai suoi occhi.
«
È successo durante
la Festa di Primavera » l'Hokage gli diede le spalle, lasciando
vagare malinconicamente lo sguardo fuori dalla finestra «
Sakura e Lee stavano camminando tranquillamente per le bancarelle,
poco distanti da me e Hinata, e sei arrivato tu... »
[E
ho cercato di farla ragionare, vero?]
«
Ubriaco perso »
[Ubriaco?
Io?]
Non
aveva mai toccato un goccio di alcol in vita sua, anche se, di motivi
per farlo, ne avrebbe avuti a bizzeffe. Lo stava prendendo in giro,
non c'era altra spiegazione.
«
E da quando sarei un alcolizzato? »
Naruto
fece roteare la poltrona girevole per guardarlo dritto negli occhi,
iniziando a sospettare che quello davanti a lui non fosse il vero
Sasuke, che un altro sosia fosse giunto a Konoha, com'era accaduto in
passato. Non poteva essere la stessa persona che solo pochi giorni
prima gli aveva detto di non avere bisogno di nessuno, né di
lui, e men che meno di Sakura, o che aveva riempito casa di armi
perché ossessionato da un fantomatico complotto ordito contro
di lui, che andava a letto con la prima che capitava quando le sue
necessità fisiche lo richiedevano. Aveva qualcosa di diverso,
sembrava quello di tanti anni prima.
«
Stai continuando a negare. O forse non sei chi tu dici di essere. »
Sasuke
ebbe qualche difficoltà a seguire il discorso e boccheggiò
un paio di volte, chiedendosi cosa spingesse Naruto a dubitare sulla
sua identità.
Prima
che Naruto riprendesse a parlare, si rivolsero reciprocamente uno
sguardo interrogativo, carico di sospetto.
«
Comunque, hai iniziato a bere durante il tuo viaggio e quando sei
tornato a Konoha non hai smesso, anzi, se possibile, il tuo problema
si è aggravato » Il tono di Naruto era sincero,
contrito.
[Sono
un alcolizzato! Mi mancava solo questo.]
Cercò
di immaginarsi con una bottiglia di sakè tra le mani,
barcollante, singhiozzante e molesto... che immagine deprimente!
«
E tu no hai fatto niente? » ripresosi dalla shock, Sasuke inveì
contro l'amico, reo di averlo lasciato annegare nell'alcol dopo tutti
quegli anni che aveva professato di voler essere suo fratello e
averlo rincorso per tutte le terre ninja. Salvarlo da Orochimaru era
più importante che salvare il suo fegato, evidentemente.
Dov'era finito il suo "sermone no jutsu"?
«
E da quando avresti iniziato ad ascoltarmi? Hai fatto sempre di testa
tua ed ecco il risultato » sbraitò di rimando l'amico,
sbattendo il pugno sulla scrivania.
«
Continua a raccontare! » gli intimò Sasuke con gli occhi
che luccicavano di insana follia omicida che Naruto scambiò
per crisi di astinenza.
«
Cito le tue testuali parole: – Due esseri inutili come voi
non potevano ambire a niente di meglio. – o qualcosa del
genere – rimarrò sempre il tuo sogno, Sakura Haruno,
anzi... il tuo incubo. – sì, più o
meno hai detto questo, in maniera plateale, ovviamente, in modo che
Sakura potesse essere compatita da tutto il Villaggio, tu passassi da
sadico psicopatico e Lee da salvatore di donzelle indifese »
«
Cioè? » indagò Sasuke, che non aveva ben chiara
soprattutto l'ultima parte.
«
Ti ha pestato a sangue, Sas'ke! » gli urlò l'amico,
portando una mano vicino alle labbra in modo che la voce risultasse
amplificata e che il concetto arrivasse forte e chiaro al
destinatario « Possibile che non ricordi neanche questo? Ti ha
gonfiato come una lanterna. Ancora se ne parla al Villaggio »
«
Tsk! Stai bleffando! »
«
Magari fosse così, Sas'ke! Eri messo talmente male che gli è
bastato aprire solo due porte del Chakra per metterti al tappeto. Il
tuo susanoo era, per così dire, un po'... barcollante »
terminò Naruto, con un sorrisetto decisamente troppo divertito
per i gusti di Sasuke che si avvicinò ancora un po' alla
scrivania, ma non per pestarlo, bensì per trovare un appoggio
che gli consentisse di non stramazzare al suolo.
[Due
porte, due misere porte. Il susanoo barcollante. Non può
essere vero!]
Si
accasciò vicino alla scrivania, con gli occhi sbarrati,
spenti, troppo scioccato per dire altro che un "Aiutami!",
appena sussurrato.
«
Oh! E' proprio quello che ho intenzione di fare, Sas'ke. »
Il
tono di Naruto non gli piacque affatto e quando vide entrare i due
Anbu dalla porta dell'ufficio, non si stupì più di
tanto.
Non
oppose resistenza... bastò un colpo secco dietro la nuca.
Giorno
3
Quando
Sasuke si risvegliò era nella stessa stanza, nello stesso
letto, con lo stesso stemma degli Uchiha che lo guardava dall'alto –
con compassione – e lo stesso stramaledettissimo rumore che
proveniva dal corridoio.
Scese
giù dal letto con un balzo e si affrettò a controllare
gli armadi, i cassetti e gli scaffali della cucina. Non vi erano più
tracce delle armi, nessuno shuriken, nessun kunai, nessuna carta
bomba, solo vestiti e utensili. Tirò un sospiro di sollievo e
si diresse verso l'aggeggio che continuava, insistentemente a
suonare.
«
Teme! »
«
Naruto? »
«
No, sono Kaguya. Chi vuoi che io sia? »
[Idiota!]
«
Sbrigati, ci vediamo da Ichiraku tra venti minuti, ho una fame da
lupo! »
[Di
nuovo?]
Sasuke
provò un profondo sgomento, realizzando di aver già
vissuto quella scena. Ripose la cornetta al suo posto – ormai
poteva dirsi pratico – e si accinse a raggiungere l'amico,
temendo il peggio.
Giunto
in piazza attese che gli "strani rettangoli oscuri"
rivelassero il faccione di Naruto che comunicava alla popolazione di
Konoha di aver provveduto ad aggiustare le fogne della zona Est e che
la Wi-Fi – qualunque cosa fosse – era gratis per tutti,
ma proprio nel momento in cui gli schermi presero a produrre quel
sibilo che corrispondeva all'inizio delle trasmissioni, qualcosa era
passato ad altissima velocità dietro di lui e qualcos'altro,
invece, gli era andato a sbattere violentemente contro, facendolo
ruzzolare al suolo.
«
E stai un po' attento, per tutti i Kami! »
Sasuke
riconobbe immediatamente la voce, ma quando aprì gli occhi non
poté fare a meno di spalancare la bocca per lo stupore: Sakura
Haruno, corredata di minigonna ascellare e giubbottino nero con pelo
incorporato – forse un po' fuori stagione – capelli
lunghi fluenti fino a metà della schiena, strana roba sugli
occhi che riusciva a renderli, se possibile, anche più verdi e
le braccia ricoperte da ninnoli di ogni sorta. Non sembrava neanche
lei, ma di certo, non era niente male.
«
Ah sei tu, Sasuke? Non ti ho proprio visto!»
[Ci
risiamo! Niente "kun".]
«
Non preoccuparti » cercò di essere gentile dato che il
rischio che lei lo odiasse per qualche motivo era fin troppo alto.
«
Caspita! È un po'
che non ci vediamo! » esclamò lei, dandogli una gran
pacca sulla spalla, da togliergli il respiro.
Sasuke
cercò di non pensare al dolore che gli aveva appena inferto,
concentrandosi sul fatto che non sembrava affatto ostile, forse un
po' troppo espansiva, ma non ostile – ed era già
qualcosa.
Intanto
Naruto aveva iniziato il suo discorso alla Nazione.
«
Come te la passi? » gli chiese la Kunoichi.
«
Credo bene » Non ne era molto sicuro: probabilmente gli aveva
lussato una spalla.
C'era
qualcosa di strano in lei, oltre all'abbigliamento; sembrava... per
così dire... spavalda?
«
Dovremmo vederci una di queste sere » continuò la
ragazza, facendogli l'occhiolino, e lui, scioccato... anzi no,
i.ne.be.ti.to, annuì con inconsapevole gioia.
«
Kiba ne sarebbe contento anche se i suoi bisticci con Naruto proprio
non li sopporto. Sono decisamente infantili, non trovi? »
[Kiba?
Che c'entra quel cane dell'Inuzuka?]
Sasuke
scosse il capo e si portò una mano sulla fronte: stava
succedendo di nuovo.
«
Sei sicuro di stare bene? Hai qualcosa di rotto? Posso visitarti se
vuoi. » La cara, vecchia, Sakura, affettuosa e premurosa. Gli
era mancata.
«
Non è necessario. » le rispose, con straordinaria e
spontanea dolcezza, abbozzando persino un sorriso sghembo «
Grazie... comunque » aggiunse, sottovalutando il potere di
quella parola.
Si
guardarono negli occhi per un tempo non ben definito, mentre la gente
intorno a loro si accaniva contro quegli strani oggetti che
emettevano luci e suoni.
«
Devo proprio andare! » Sakura ruppe bruscamente l'incantesimo «
Ci si vede in giro » si congedò in fretta senza dargli
il tempo di dire altro.
«
Akamaru! Cane vecchio e pulcioso, appena ti prendo ti faccio vedere
io! » la sentì urlare, con eleganza, alle sue
spalle.
[Anche
Kiba.]
Sasuke
non sapeva se mettersi a ridere o a piangere. Si sentiva stranamente
emotivo, di sicuro stressato, e iniziava a percepire il bisogno di
tornare indietro, in quella foresta e poi... a casa.
Doveva
esserci un modo.
Mise
la mano in tasca e si mosse, pensieroso, in direzione del chiosco di
Ichiraku. Si appoggiò contro il muro e attese, pazientemente,
che la mano di Naruto si posasse sulla sua spalla.
«
Teme, scusa il ritardo »
«
Non importa. Entriamo? Devo parlarti. »
-§-
«
Quindi sei entrato in quella foresta e poi ti sei ritrovato qui? »
gli chiese Naruto, sbattendo più volte le palpebre e
grattandosi il viso.
«
Esattamente. Da tre giorni rivivo sempre le stesse scene, cambiano
solo i particolari e i personaggi. » gli spiegò, con la
speranza che non lo credesse pazzo o ubriaco.
«
Sei sicuro di stare bene? » Domanda più che lecita.
«
Certo che sto bene! » ringhiò l'Uchiha, che era
arcistufo di sentirselo chiedere « Penso che c'entri qualcosa
quella foresta e il potere di Kaguya. Mi è successo qualcosa,
ma non so di preciso se si tratti di un jutsu o se sia finito solo in
una dimensione parallela. » continuò con un tono
talmente serio che persino Naruto cominciò a credergli.
«
Manderò una squadra Anbu in ricognizione. Se quella foresta
esiste, riusciranno a trovarla. Non preoccuparti, Teme! » lo
rassicurò l'amico, con il pollice della mano destra alzato.
Si
divisero: Naruto ritornò di corsa al Palazzo dell'Hokage per
organizzare la spedizione e Sasuke prese la via che portava verso
casa con l'animo un po' più sollevato, certo che Naruto
avrebbe fatto il possibile.
«
Akamaru! Ti ordino di fermarti, dannazione! »
Sasuke
si voltò appena in tempo per vedere l'enorme cane che,
correndo a testa bassa, gli stava andando pericolosamente incontro e
al suo seguito, Sakura, con le guance rosse e il fiatone.
[Bella!]
Quella
distrazione gli fu fatale. Akamaru lo travolse completamente,
facendogli sbattere la testa per terra.
«
Secondo te è vivo? »
«
Wuff! Wuff! »
Giorno
4
Driiin.
Driin. Driin. Driin.
Sasuke
spalancò gli occhi.
«
Dannazione! » sibilò a denti stretti. Si portò il
braccio destro a coprirsi gli occhi, prevedendo già quale
potesse essere lo scenario. Lo scostò lentamente, puntando lo
sguardo verso il muro sul quale vi era il simbolo degli Uchiha,
spettatore silenzioso di quell'assurda storia.
Scese
controvoglia dal letto, riflettendo sul fatto che, forse, se avesse
deciso di barricarsi dentro casa, non sarebbe accaduto nulla di
spiacevole e si trascinò verso quello strumento di tortura che
da quattro giorni continuava a svegliarlo.
«
Teme! »
«
Sì, lo so, Naruto. Hai una fame da lupo. Ci vediamo da
Ichiraku tra quaranta minuti perché tu devi comunicare al
Villaggio che le fognature dell'Area Est sono state finalmente
ripristinate e che la Wi-Fi, o come diavolo si chiama, è
gratuita. » Ormai conosceva a memoria anche le virgole.
«
Come fai a saperlo? » gli chiese l'amico, dall'altro capo del
telefono, stupefatto.
«
Te lo spiego dopo. Dimmi una cosa, più che altro... Sakura chi
sta frequentando in questo periodo? » Avrebbe voluto dire
"oggi", ma Naruto non avrebbe capito.
«
Scherzi? "
Che seccatura!" Ti
dice niente? »
[Nara]
«
Perché me lo chiedi? Escono insieme da mesi, ormai. »
[Non
mi dire!]
Sasuke
riagganciò senza aggiungere altro. Si vestì e uscì
da casa con la consapevolezza di dover ricominciare tutto da capo,
ancora.
Arrivò
in piazza e ne scrutò ogni angolo, ogni anfratto, alla ricerca
della coppia Haruno/Nara – meglio
levarsi il dente subito.
Naruto
era appena comparso sugli schermi, quindi a breve qualcosa sarebbe
accaduto.
Attese
di venire travolto da un cane, colpito da un Anbu, pestato da Sakura
in persona, o spiaccicato da una gigantesca riproduzione di un pezzo
del gioco degli shoji, ma non avvenne nulla di ciò. Si
incamminò, allora, verso il chiosco di Ichiraku e lì
attese l'arrivo di Naruto, tenendo sempre gli occhi ben aperti.
«
Teme, scusa il ritardo »
«
Non importa. Entriamo? Devo parlarti. » Sasuke si morse la
lingua, rendendosi conto di aver ripetuto la stessa battuta del
giorno precedente.
-§-
«
Quindi sei entrato in quella foresta e poi ti sei ritrovato qui? »
gli chiese Naruto, sbattendo più volte le palpebre e
grattandosi il viso.
«
Esattamente. Da quattro giorni rivivo sempre le stesse scene,
cambiano solo i particolari e i personaggi » gli spiegò
« Ah! Prima che tu me lo chieda, sto bene, non sono pazzo e non
sono ubriaco » lo anticipò, facendogli morire la domanda
in gola.
«
Ubriaco? Tu? Ma non farmi ridere! La cosa più spinta che hai
mai bevuto in vita tua è il thé verde! »
[Non
la pensavi così qualche giorno fa]
«
Comunque manderò subito una squadra Anbu in ricognizione. Se
quella foresta esiste, riusciranno a trovarla. Non preoccuparti,
Teme! » Sasuke ebbe l'istinto di staccargli via il pollice. Non
che non avesse fiducia in lui, ma il rischio di perdere di nuovo
conoscenza lo rendeva discretamente isterico.
Si
divisero. Sasuke decise di ritornarsene a casa di corsa: lì
sarebbe stato al sicuro.
Si
barricò dentro e si mise a sedere sul divano, lontano da
eventuali oggetti contundenti o travi pericolanti.
Non
era riuscito a incontrare Sakura, ma non era di rilevante importanza
adesso. Doveva aspettare solo che gli Anbu trovassero quella foresta
e la causa scatenante di quella maledizione che lo costringeva a
rivivere sempre lo stesso giorno.
Trovava
alquanto strano che al centro di tutto ci fosse la vita sentimentale
di Sakura – senza di lui. In quale razza di jutsu si era
imbattuto? O forse era finito in una dimensione parallela in cui
"tutti amavano Sakura"? – tranne lui, ovviamente.
Stavano
davvero così le cose? Lui non l'amava, non la desiderava, non
era al centro dei suoi pensieri tutti i giorni, inconsapevolmente?
[Inconcepibile]
Sarebbe
stato, poi, così assurdo pensare di riuscire a renderla
felice? C'erano riusciti Sai, Rock Lee, Kiba e anche Shikamaru –
che non brillava in espansività, proprio come lui.
[Forse]
Probabilmente
Sakura desiderava solo ricevere un po' di amore, di attenzioni e, in
fondo, anche lui ne aveva un disperato bisogno.
[Sakura!]
Si
alzò di scatto e corse verso la porta di casa.
Era
Sakura la chiave! Come aveva fatto a non capirlo subito! La sua
abitudine di darla per scontata lo aveva condotto a un gravissimo
errore di valutazione che aveva solo creato confusone nella sua
mente. Era sempre stata lei la chiave di tutto! Doveva trovarla, e
subito!
Aprì
la porta e uscì sul pianerottolo con una tale foga che fu
quasi per miracolo che riuscì a fermarsi e non precipitarle
addosso. Si ritrovarono così vicini da riuscire a sentire
l'uno il fiato dell'altra. Sakura era arrossita in un modo così
dolce che Sasuke pensò di non aver mai visto nulla di più
delicato in tutta la sua vita, mentre lui, aveva storto il naso e
tentato di celare l'imbarazzo, facendo subito un paio di passi
indietro per allontanarsi da lei, da quel profumo che non sentiva da
così tanto tempo.
«
Mi ha detto Naruto che pensi di essere sotto l'effetto di un jutsu, o
qualcosa del genere. Come sempre non è molto chiaro quando
spiega le cose. » Fu lei a rompere il silenzio con la sua voce
acuta – troppo acuta per i suoi gusti.
«
Ah! Te lo ha detto? » Era stranamente imbarazzato, impacciato e
anche accaldato.
«
Sì. Stavo giocando a Shoji con... » esitò un
attimo, abbassando lo sguardo « con Shika quando Naruto lo ha
fatto convocare. »
[Shika?]
«
Volevo saperne di più. » aggiunse, non nascondendo la
sua apprensione.
«
Per il momento non abbiamo molte informazioni. So solo che ero in una
foresta e che da quel momento... [Non faccio altro che rivivere
sempre lo stesso giorno e tu sei sempre di qualcun altro] …
sono iniziate a succedere cose molto strane. » Sarebbe stato
umiliante dirle come stessero davvero le cose e Sasuke non sentiva di
aver toccato ancora il fondo, di poter reggere ancora un po',
sistemare la faccenda a modo suo.
«
Capisco. Se avessi bisogno di qualcosa non esitare a chiederlo. Sai
che farei di tutto per aiutarti. » Era bello sentirselo dire.
Peccato che lei avesse scelto un altro e che, quindi, non fosse molto
credibile.
«
Bene » Niente grazie. Questa volta se lo risparmiò.
Sakura
gli fece un cenno con la mano e andò via, lasciandolo sulla
porta di casa con un certo amaro in bocca – di sicuro una
sensazione non molto piacevole.
Sasuke
rientrò in casa, richiuse la porta e vi ci appoggiò le
spalle e la testa. Lentamente scivolò sul legno,
accovacciandosi per terra. A quel punto abbassò in avanti il
capo e si portò una mano tra i capelli. Sakura era sicuramente
la chiave, ma che cosa era in grado di aprire con precisione?
[Dannazione!]
Rimase
in quella posizione, perso nei suoi pensieri fino a che non sentì
l'aggeggio infernale suonare di nuovo. Gattonò velocemente
fino all'apparecchio, sperando che ci fossero buone notizie.
«
Teme »
Sasuke
incrociò mentalmente le dita visto che l'unica mano a
disposizione stava sorreggendo la cornetta.
«
Penso di aver risolto il problema. Quella foresta è...pfspfspfs...
»
«
Naruto? »
Che
diavolo gli prendeva adesso a quel coso?
«
Naruto? » ripeté ancora, udendo solo fruscii e rumori
sinistri.
«
La l... nea d... stur... ata. Mal... di... one! »
«
Vengo lì. »
Sasuke
riagganciò e corse fuori a gran velocità. Percorse il
corridoio esterno del condominio senza badare troppo a dove mettesse
i piedi e soprattutto al fatto che quella mattina la signora che si
occupava della pulizia delle scale avesse dato la cera.
Questa
volta non riuscì a frenare. Un tonfo. Di nuovo il buio.
Giorno
5
Era
sveglio, ma teneva saldamente gli occhi chiusi. Non voleva aprirli e
non gliene poteva fregare niente che quell'affare continuasse a
suonare, tanto non aveva intenzione di rispondere.
Sicuramente
lo stemma del Clan Uchiha stava vegliando su di lui, come ogni
giorno, negli ultimi cinque giorni.
Aveva
i nervi a fior di pelle e se anche quella mattina si fosse svegliato
e si fosse ritrovato in quell'inferno, probabilmente avrebbe
sbroccato di brutto, come ai vecchi tempi.
Una
vocina dentro di lui gli diceva di non essere codardo, di affrontare
quel nuovo giorno con quel coraggio che lo aveva sempre
contraddistinto, che, in fondo, gli uomini a Konoha potevano dirsi
finiti e che quindi non era detto che sarebbe stata una pessima
giornata – come le altre.
La
ascoltò, anche se controvoglia. Aprì gli occhi e si
mise seduto sul letto.
«
Dannazione! Dannazione! Dannazione! » imprecò, sbattendo
il pugno sul letto.
Continuando
a imprecare, andò verso il telefono e alzò la cornetta.
«
Ci vediamo lì.» tagliò corto, per poi sbattere
la cornetta sul ricevitore con una tale violenza da spaccarla in due.
Un suono sordo e ripetitivo ne segnò la fine.
Uscì
di casa con l'aria di uno che era pronto a compiere una strage:
camminava a testa bassa con uno sguardo da pazzoide all'ultimo
stadio, travolgendo tutto quello che gli si parava davanti.
«
Le fognature nell'area Est del Villaggio sono state ripristinate e da
oggi la wi-fi è gratuita per tutti!'tebayo! »
[Amaterasu]
Gli
schermi scoppiarono tutti simultaneamente. La gente lo guardò
terrorizzata e qualcuno osò anche dire "È
impazzito di nuovo", ma Sasuke non diede loro peso – in
fondo non gliene era mai fregato un granché di quello che
pensassero.
«Teme,
scusa il ritardo. »
«
Sbrigati, Testa Quadra! Devo parlarti. » lo trascinò
dentro il chiosco di Ichiraku per il colletto e ordinò
velocemente in modo da recuperare del tempo.
Cercò
di essere sintetico: da un momento all'altro sarebbe potuto accadere
qualcosa che lo avrebbe costretto a risvegliarsi ancora, e ancora, e
ancora, e lui non ne poteva più; era sull'orlo di una crisi di
nervi.
«
Manderò una squadra Anbu in ricognizione. Se quella foresta
esiste, riusciranno a trovarla. Non preoccuparti, Teme! »
Sasuke osservò il suo pollice e il desiderio di amputarglielo
– per rispettare la tradizione – divenne quasi
ingestibile.
Di
Sakura, per il momento, nessuna notizia. Nessun matrimonio, nessun
fidanzato, niente di niente. Aveva preferito non chiedere nulla
neanche a Naruto perché ogni minima variazione, anche
impercettibile, del suo stato d'animo, già tendenzialmente
borderline, avrebbe potuto scatenare un'apocalisse tale da far
sembrare la quarta guerra mondiale ninja una disputa tra bambini
dell'asilo a colpi di shuriken di plastica.
Si
barricò nuovamente in casa e attese l'ora "x",
ovvero quando il telefono avrebbe iniziato a squillare e Naruto gli
avrebbe comunicato qualcosa circa quella foresta.
Solo
in quel momento, provando un profondo sgomento, si rese conto di aver
atteso inutilmente perché da genio qual era, quella stessa
mattina aveva messo fine all'esistenza dell'apparecchio.
[Baka!]
Fu
abbastanza umiliante
autodefinirsi tale, ma ci si
sentiva – e tanto.
C'era
un'unica cosa che poteva fare. Aprì con cautela la porta,
guardando a destra e a sinistra, per appurare che non ci fossero
impedimenti di sorta. Camminò lentamente lungo il pavimento di
legno incerato e scese le scale tenendosi ben saldo al corrimano.
A
questo punto aveva due scelte: saltare sui tetti o percorrere la
strada normale.
Scelse
la seconda, più sicura e preferì non correre, ma
procedere con un passo cadenzato che gli consentisse di poter evitare
eventuali ostacoli.
È
inutile dire che quando arrivò al Palazzo dell'Hokage aveva
perso tre chili ed era bagnato fradicio di sudore – e la sua
nobile pelle non sudava come quella dei normali esseri umani, di
solito.
Giunto
davanti alla porta dell'ufficio di Naruto e impugnata la maniglia
percepì degli strani suoni provenire proprio da lì
dentro. Sembravano urla miste a sospiri, a gemiti, e altri suoni non
meglio specificati, quasi disumani.
Socchiuse
appena la porta, non perché volesse spiare quello che stava
facendo Naruto – beh, un po' sì, era curioso,
soprattutto di capire con chi fosse – ma per puro disfattismo:
cosa ci poteva essere di più diabolico di rovinargli un
amplesso – visto che lui non ne aveva ancora avuto uno decente,
tra le altre cose.
Le
voci divennero più chiare: quello che grugniva era sicuramente
Naruto, mentre lei...
«
Oh, sì, Naruto! Ancora! »
Sasuke
sentì chiaramente il suo cuore emettere un rantolo, le sue
gambe diventare molli e lo sharingan bruciare nei suoi occhi.
C'era
ancora un uomo a Konoha! Il più pericoloso di tutti. Come
aveva fatto a non pensarci?
Su
quella scrivania si stava compiendo un vero e proprio sacrilegio, un
atto empio e osceno – per lui, non per gli altri due che,
invece, sembravano abbastanza compiaciuti e soddisfatti.
Lei
gemeva, lui spingeva. Lui spingeva, lei gemeva.
Era
abbastanza semplice, niente di trascendentale. Con un po' di pratica
lui sarebbe riuscito a farla gemere di più, ne era sicuro.
Sì,
ma non c'era lui lì...
C'era
Naruto. L'amico, il fratello...
[Traditore
maledetto!]
Spalancò
la porta, anzi, precisamente, la disintegrò. Voleva vedere da
vicino quelle due serpi avvinghiate l'una all'altra, toccare con mano
la loro ipocrisia, farli sentire dei piccoli insetti lussuriosi e
poi... desiderava ardentemente ucciderli in modo lento,
sadico, prima lui e poi lei, per nutrirsi della loro disperazione –
forse avevano dimenticato quanto potesse essere vendicativo.
Naruto
smise di spingere e Sakura di gemere – così andava
già meglio.
«
S-Sasuke – kun. » balbettò Sakura con un filo di
voce – l'aveva finita tutta gemendo – per poi assumere un
colorito talmente bianco da far concorrenza a quello di
Orochimaru-sama.
Naruto
rimase pietrificato, dentro di lei.
[Esci
immediatamente da lì, Baka!]
Sembrò
quasi che l'Uzumaki fosse riuscito a leggergli nel pensiero perché
velocemente il suo "coso" scivolò fuori, come un
ladro colto sul fatto, da quella che era, di diritto, una sua
proprietà – come avesse fatto a stabilire in dieci
secondi scarsi che fosse sua di diritto rimane uno dei grandi misteri
della mente dell'Uchiha.
«
Che cosa sta succedendo qui? » tuonò l'Uchiha, malgrado
trovasse quella domanda inutile, facendo saettare il suo sguardo
folle dal corpo nudo di Sakura alla, già di per sé
eloquente, erezione dell'Uzumaki.
«
Non è quello che sembra » tentò di difendersi
l'amico, affrettandosi a tirar su i pantaloni prima che qualche
chidori volante potesse attentare alla sua virilità.
[No,
infatti è anche peggio]
«
N-noi, noi... è la prima volta che succede. Te lo giuro sul
mio credo ninja. »
[So
io dove mettertelo il tuo credo ninja]
«
E' stato un errore, una debolezza. » continuò Naruto, in
preda alla disperazione, armeggiando con i bottoni del pantalone che,
data la protuberanza ancora evidente, non ne volevano sapere di
abbottonarsi.
«
Un errore, eh? » commentò l'Uchiha, con sottile
sarcasmo. Riusciva a udire perfettamente le unghie della volpe
stridere su quello specchio di cazzate che Naruto gli stava
propinando.
«
Scusate? » Sakura s'intromise nell'emozionante conversazione «
Potreste gentilmente girarvi? » La casacca che aveva recuperato
dal pavimento, con un gesto fulmineo, in effetti, copriva a malapena
il seno e l'intimità, lasciando poco spazio all'immaginazione.
Era
bella, con i capelli scompigliati e le labbra gonfie; erano belli i
suoi seni e le gambe affusolate.
[Maledetta
traditrice!]
Naruto
e Sasuke si voltarono simultaneamente, dandole le spalle, nonostante
quella richiesta suonasse un po' ridicola dopo quanto accaduto.
Sasuke
provò un certo sollievo nel rivederla poco dopo con i vestiti
indosso – tutti quei centimetri di pelle lattea lo stavano
mettendo un po' a disagio – tanto da consentirgli di ritornare,
baldanzoso, sul suo bel piedistallo dorato dal quale avrebbe
giudicato i due traditori.
«
La colpa è mia » confessò Sakura.
«
No, è mia! » ribatté prontamente Naruto.
[Commovente!
Mi viene da vomitare!]
«
Smettetela di addossarvi la colpa reciprocamente, tanto ho intenzione
di uccidervi entrambi! »
«
Non stai prendendo la cosa con il giusto atteggiamento, Teme. Hai
questa mania di affrontare tutto di petto, senza ragionare »
l'Uzumaki decise di attingere alle sue doti oratorie , confidando nel
fatto che queste avessero sortito, in passato, effetti positivi;
dimentico, tuttavia, della totale incapacità di Sasuke di
accettare le critiche.
«
Sta zitto, Dobe! » - ecco, appunto.
«
Non avrebbe mai funzionato tra noi, Sasuke-kun. » intervenne
Sakura.
«
E chi lo ha detto questo? »
«
Tu! » urlarono i due all'unisono.
«
Non potete prendere per buono tutto quello che dico. La maggior parte
delle volte è l'opposto di quello che penso. »
Un
imbarazzante silenzio si abbatté nell'ufficio dell'Hokage.
Sakura e Naruto sbarrarono gli occhi e la bocca di fronte a
quell'extraterrestre con le fattezze di Sasuke Uchiha che aveva
appena ammesso di essere un gran cazzone, fatto e finito.
[Idioti!]
«
Quindi tu, Sasuke-kun... »
«
Adesso non ha più importanza » Sasuke zittì
immediatamente la ragazza, prima che quella conversazione, destinata
a terminare con una strage, potesse tradursi in un melodramma «
Mi meraviglio di te, Naruto » adesso era il suo turno «
Non avrei mai pensato che potessi tradire tua moglie. »
Naruto
arricciò le labbra e corrugò la fronte.
«
Moglie? » gli chiese, perplesso.
«
Sì, Hinata Hyuga, tua moglie! »
Naruto,
inaspettatamente, scoppiò a ridere, seguito a ruota
dall'Haruno.
«
Ti ha dato di volta il cervello! Hinata sta con Kiba da anni. »
gli rivelò e Sasuke si sentì un vero e proprio idiota.
"Da
quattro giorni rivivo sempre le stesse scene,
cambiano
solo i particolari e i personaggi"
Ma
certo! Hinata non si era mai sposata con Naruto perché Sakura,
delusa dal suo rifiuto, si era buttata tra le sue braccia. Adesso era
tutto chiaro e... inquietante. Al centro di tutto c'era Sakura
e gli altri personaggi roteavano intorno a lei, compreso lui che in
quei cinque giorni non era mai stato protagonista, ma semplice
spettatore.
Sai,
Rock Lee, Kiba, Shikamaru e alla fine Naruto. La paura che Sakura
potesse essersi creata una nuova vita senza di lui, si era
trasformata magicamente in realtà. Quindi quello a cui lui
aveva assistito era stato solo il riflesso di quel timore, nascosto
nel luogo più recondito del suo cuore, di poterla perdere.
Per
quanto ancora sarebbe rimasto intrappolato in quella illusione?
Doveva tornare a Konoha, a casa, da lei, immediatamente.
«
Naruto, no! » l'urlo di Sakura lo fece tornare in sé, ma
era troppo tardi ormai per evitare il pugno dell'amico, diretto al
suo viso.
Giorno
6
Driin.
Driin. Driin. Driin.
Era
esausto. Un uomo finito, distrutto, stressato ed emotivamente
instabile, rinchiuso in una realtà parallela da cui non
riusciva ad uscire e che gli mostrava quotidianamente la vita di
Sakura – della sua Sakura – con un altro uomo. Non
ce la faceva più, voleva tornare a casa, ma il rischio di
perdere i sensi, intraprendendo un viaggio verso quella stramaledetta
foresta, era troppo elevato. Per quel che ne sapeva, data la sfiga
che in quei giorni sembrava perseguitarlo più del solito,
sarebbe potuto cadere persino un meteorite dritto dritto sulla sua
testa una volta giunto a pochi metri dalla suddetta
stramaledettissima foresta. E quel telefono non smetteva di suonare,
violentando il suo udito e il suo sistema nervoso.
Sbuffò
con amarezza, maledicendosi per non aver segnalato la sua posizione a
Konoha, negandosi così anche la possibilità di essere
trovato e... salvato. Odiava sentirsi impotente, non faceva
parte del suo carattere arrendersi a un destino avverso, ma cosa
avrebbe potuto fare?
In
fondo aveva ottenuto quello che aveva sempre anelato: era solo. Si
era sposato con la Yamanaka e aveva avuto incontri occasionali con
svariate donne, ma aveva continuato a desiderare Sakura, a invidiare
gli uomini che erano al suo fianco. Odiava con tutto se stesso quei
subdoli usurpatori che, in quel momento, probabilmente, stavano
approfittando della sua assenza.
[Sakura]
Il
telefono smise di squillare.
«
Ciao » la voce di Sakura, lontana – forse stava
sognando – « Io e Sasuke non siamo in casa. Lasciate
un messaggio dopo il segnale acustico e appena possibile vi
richiameremo. Biip. »
«
Teme, lo so che ci sei. Ho una fame da lupo. Ci vediamo tra venti
minuti da Ichiraku. »
Sasuke
spalancò gli occhi.
«
Mh! Che rompiballe! » Qualcuno era lì vicino a lui;
qualcuno con una voce molto simile a quella che credeva di aver
sentito poco prima, meno squillante, un po' assonnata e che come lui
considerava Naruto un rompiballe.
Si
voltò lentamente, con una paura folle di rimanere deluso.
Sottili
fili rosa erano sparsi sul cuscino candido e delle spalle color latte
spuntavano fuori dal lenzuolo – prometteva bene.
Sentì
uno strano fastidio in corrispondenza della parte sinistra del corpo:
aveva di nuovo il braccio e qualcosa luccicava sull'anulare della sua
mano posticcia – qualcosa che ricordava molto una fede
nuziale.
Si
sporse un pochino verso la parte del letto occupata da quella ragazza
che sembrava davvero Sakura e scorse il medesimo luccichio
sull'anulare della sua mano sinistra che penzolava appena fuori dal
letto – prometteva davvero bene.
E'
inutile dire che provò un – contenuto –
tuffo al cuore e che se non avesse rischiato di essere totalmente
"out of character" si sarebbe messo a saltare sul letto per
la gioia: Sakura era lì con lui, erano sposati e Naruto era un
rompiballe. Era tutto straordinariamente perfetto, o quasi. Mancava
solo una cosa e aveva intenzione di metterla in pratica
immediatamente. Si rimise disteso e si avvicinò in modo felino
alla sua preda che dormiva tranquilla su un fianco. Con un certo
imbarazzo e un po' di comprensibile titubanza, posò la mano
sul suo fianco, percependo la pelle calda e morbida sotto i
polpastrelli – una bella sensazione. La sua mano, spinta
da quell'istinto primordiale che si stupì di avere, percorse
la pancia della ragazza con delicatezza per poi risalire fino al
seno. Indugiò per un attimo prima di afferrarlo con
delicatezza e udire quello che sarebbe stato il primo di molti altri
gemiti.
«
Buongiorno Sasuke-kun. » masticò la ragazza,
regalandogli un sorriso insonnolito – splendido.
«
Buongiorno. » le rispose lui, incurvando le labbra all'insù
in una strana smorfia che ricordava un po' un sorriso – un po'
forzato, innaturale, da Sasuke.
«
Non andare a pranzo con Naruto. Rimani qui con me. » mugulò
dolcemente la ragazza, appoggiando la mano sulla sua, rimasta
ancorata al suo seno.
«
E' proprio quello che ho intenzione di fare. » la rassicurò
l'Uchiha, osservando il lento schiudersi delle sue palpebre e poi il
verde dei suoi occhi – quanto gli erano mancati!
Le
sue labbra rosa non aspettavano altro che lui vi posasse sopra le sue
e, in vero, lui non vedeva l'ora di farlo.
La
baciò, con dolcezza, facendo aderire appena le loro labbra. Un
bacio casto, da novellino – era il suo primo bacio
dopotutto. Di lì a poco sentì le labbra di lei
schiudersi come un fiore e la sua lingua, calda e bagnata. Si
baciarono a lungo, lentamente, mentre la mano di lui continuava a
rimanere immobile sul suo seno – da quando l'aveva vista con
Naruto aveva avuto l'irrefrenabile desiderio di toccarglielo e ora
che lo aveva tra le sue mani, non aveva alcuna intenzione di
lasciarlo andare.
Un
altro gemito fece eco nella sua bocca e Sasuke si staccò da
lei, temendo che fosse sul punto di soffocare – baciare e
respirare insieme era roba da esperti.
«
A cosa devo questa dolcezza, Sasuke-kun. » gli sussurrò
lei sulle labbra, lasciando poi una scia di piccoli baci sul mento e
sul collo, procurandogli una scossa di intenso piacere.
«
Non sono dolce di solito? » indagò, per sicurezza. Era
tutto troppo bello per essere vero ed era ancora in quella dannata
illusione, non doveva scordarselo anche se le labbra gonfie di
Sakura, la sua saliva sul collo e quel seno piccolo e sodo nella sua
mano destra non aiutavano molto a mantenere la concentrazione.
«
Se ti riferisci a quando dormi... sei dolcissimo. » Lo aveva
detto ironicamente, ma Sasuke sapeva che ci fosse più di un
fondo di verità.
«
Sei felice? » Le pose la domanda più importante,
guardandola dritta negli occhi. Era di vitale importanza per lui
saperlo perché la sua risposta avrebbe potuto davvero cambiare
tutto. Trattenne il respiro, mentre il viso di Sakura assumeva
un'espressione spaesata, perplessa – forse non si aspettava
quella domanda, forse lui non gliel'aveva mai posta.
[Che
stupido!]
«
Certo che sono felice, Sasuke-kun. Come potrei non essere felice
adesso che sei qui con me. » gli rispose, scostandogli con
dolcezza il ciuffo con il quale era solito nascondere il rinnegan.
Sasuke
sbuffò fuori tutta la tensione accumulata in quegli
interminabili secondi e si rituffò sulle sue labbra, questa
volta voracemente – si era già impratichito.
[Grazie]
Preferì
riservarlo alla vera Sakura che lo aspettava a Konoha. Ora era certo
che fosse così e non voleva farla attendere oltre – lui
non poteva attendere oltre.
Un
po' controvoglia si staccò da lei e scese di corsa dal letto.
«
Avevi detto che saresti rimasto con me. Sei sempre il solito, Uchiha!
» protestò Sakura, mettendo il broncio.
«
Devo fare una cosa importante » le spiegò, vestendosi in
fretta « Qualcosa di molto importante. Ma non preoccuparti... »
tornò verso il letto e le lasciò un bacio a fior di
labbra, ripromettendosi che non fosse l'ultimo « Ci vediamo
presto. »
«
L'ultima volta che hai detto così sei stato via due anni! »
gli urlò mentre percorreva il lungo corridoio che conduceva
alla porta d'ingresso.
Si
voltò verso di lei ancora una volta e le sorrise.
[Sono
già passati]
"Le
fognature nell'area Est del Villaggio sono state ripristinate e da
oggi la wi-fi è gratuita per tutti!'tebayo!"
Naruto
stava trasmettendo il suo messaggio al Villaggio, ergo gli rimanevano
poche ore prima che qualcosa o qualcuno lo mettesse di nuovo ko.
Saltò
sui palazzi di Konoha, raggiungendo in breve tempo i cancelli
principali. Dall'alto scorse Ino e Sai, Shikamaru e Temari e Hinata
con un rigonfiamento all'altezza del bacino molto sospetto. I
tasselli del puzzle stavano tornando al loro posto e questo voleva
significare solo una cosa: era la sua ultima occasione per tornare al
mondo reale.
Ragionò
sul fatto che arrivare a piedi fino al Paese dell'Aria sarebbe stato
pressoché impossibile e fu costretto a prendere una decisione
molto pesante. Non aveva idea di quali ripercussioni avrebbe potuto
avere l'uso del rinnegan in una dimensione come quella – a
patto che quella fosse una dimensione e non un'illusione – né
era certo che potesse funzionare, ma doveva provarci, non aveva altre
possibilità.
Il
rinnegan, per fortuna, non lo tradì e, verso l'imbrunire, si
ritrovò a pochi passi dalla foresta.
Secondo
quanto accaduto nei giorni precedenti, in quel preciso momento,
quello strano aggeggio dal suono molesto doveva appena iniziato a
suonare. Il suo tempo era quasi scaduto.
Si
addentrò nella foresta e ripercorse i suoi passi, cercando di
trovare degli indizi che lo potessero condurre al punto preciso in
cui aveva perso i sensi la prima volta. Improvvisamente una luce di
un intenso colore verde lo accecò. Era calda, intensa. Provò
come la sensazione che quella luce avesse il potere di attirarlo a sé
e non le si oppose; proveniva da un grande albero sito nel cuore
della foresta. Sasuke si fermò a pochi passi da esso e dal suo
corpo esanime che giaceva sulle robuste radici.
Mancava
poco, doveva sbrigarsi.
Allungò
una mano per toccare il suo corpo, per scuoterlo quanto bastava per
farlo risvegliare, ma una delle grandi radici prese vita e, dopo
essersi sradicata da terra, lo colpì nello stomaco,
sbattendolo con violenza contro un altro albero.
Sasuke
si rialzò immediatamente, scosse appena la testa per
riprendersi della botta e tentò di avvicinarsi di nuovo. Altre
radici presero vita e tentarono di fermarlo.
[Dannazione!]
Impugnò
la Katana e iniziò una minuziosa opera di disboscamento,
facendosi strada come meglio poteva, mentre il sole ormai era sul
punto di tramontare. Realizzò che in quei giorni non fosse mai
arrivato fino al tramonto e si chiese che cosa sarebbe potuto
accadere se fosse scesa la notte – a patto che sopravvivesse a
quelle piante infernali – e se fosse iniziato un nuovo giorno.
Il pericolo che all'alba potesse scomparire e che il suo vero corpo
rimanesse imprigionato per sempre in quella foresta era fin troppo
concreto: quegli alberi stavano facendo di tutto per ostacolarlo.
Più
radici abbatteva, più altre spuntavano da ogni dove.
«
Sasuke! » urlò a pieni polmoni, sperando che il suo vero
io potesse sentirlo. Non si mosse di un millimetro, nessun segno di
vita.
«
Maledizione, svegliati! » gli ordinò, riuscendo a
guadagnare qualche metro dopo aver abbattuto una decina di radici.
"Devi
tornare a casa. Dobbiamo tornare a casa."
[Amaterasu]
Carbonizzò
una ventina di radici che lo avevano accerchiato e riuscì ad
avvicinarsi un altro po'. Quanto avrebbe resistito ancora? Lui, da
solo, contro un'intera foresta. Il chakra cominciava a scarseggiare
e, di conseguenza, anche le sue abilità oculari non erano più
così efficienti.
[Sakura!]
La
luce verde divenne improvvisamente più intensa. Sasuke ebbe
come la sensazione che qualcuno avesse afferrato la sua mano e avesse
iniziato a trascinarlo, travolgendo le radici che si frapponevano tra
lui e il suo corpo.
Si
ritrovò disteso, a faccia in giù, su un tappeto di
muschio bagnato e profumato. Raccolse le sue ultime forze e alzò
il capo: il suo corpo era a pochi centimetri da lui. Conficcò
le unghie nel terreno e strisciò fino a esso.
"Torniamo
a casa" sussurrò, sfiorando la sua mano, prima di
svenire.
-§-
«
Sasuke-kun! »
[Sakura]
«
Sasuke-kun, svegliati! »
[Sono
morto?]
Sasuke
aprì gli occhi, ma non riuscì a razionalizzare
immediatamente dove fosse. Era riuscito solo a identificare il
simbolo del suo Clan dipinto sopra la testata del letto e la voce,
allarmata, di Sakura.
«
Hai fatto un incubo. »
[Puoi
dirlo forte]
«
Mi hai fatta morire di paura » esclamò Sakura, con un
sospiro di sollievo, aiutandolo a mettersi seduto.
Si
guardò intorno e riconobbe il mobilio di casa sua, sobrio,
essenziale, e il suo letto – quello vero – zuppo di
sudore.
«
Che cosa mi è successo? » le chiese, portandosi la mano
alla fronte, per sorreggersi il capo che sembrava pesare un macigno.
«
Una squadra Anbu del Villaggio dell'Aria ti ha trovato in mezzo a una
radura, svenuto, e ti ha riportato a Konoha. »
[Allora
non è stato un sogno]
«
Sei rimasto privo di sensi per sei giorni, è normale che tu ti
senta un po' intontito »
[Sei
giorni]
«
Adesso ti lascio riposare, non sembra che tu stia ancora bene. »
Sasuke
la vide alzarsi dalla piccola porzione di letto su cui si era
appoggiata e voltarsi per andare via. Istintivamente allungò
una mano e le afferrò il polso, costringendola a girarsi
nuovamente verso di lui.
«
Sakura » pronunciò il suo nome con un tono di voce un
po' più alto rispetto agli standard a cui era abituata la
ragazza tanto da farla sussultare « Sei felice? » le
chiese, a bruciapelo, alzando lo sguardo che fino a quel momento
aveva tenuto basso, fisso sul lenzuolo, e incrociando i suoi occhi.
Sakura
arrossì e, con gli occhi lucidi, gli regalò il suo
sorriso più luminoso.
«
Certo che sono felice, Sasuke-kun. Come potrei non essere felice
adesso che sei qui con me. »
[Un
dejavù]
Sasuke
con un colpo secco le fece perdere l'equilibrio, attirandola a sé.
La baciò, prendendola totalmente alla sprovvista tanto che la
sentì mugolare sulle sue labbra. Fu lui, questa volta, a
cercare la sua lingua e lei oppose un po' di resistenza, per
inesperienza, prima di schiudere le labbra. Sasuke provò anche
a respirare un paio di volte, arrivando alla conclusione che
"respirare e baciare fossero due cose incompatibili fra loro".
«
Bentornato a casa, Sasuke-kun. » gli sussurrò Sakura
sulle labbra ancora umide.
La
porta si aprì di colpo.
«
Ah Teme, finalmente ti sei svegliato. Ma... ma cosa stai facendo a
Sakura-chan? » la mano di Sasuke stava palesemente tastando il
seno di Sakura « Ah, me lo dirai dopo. Ho una fame da lupo. Tra
venti minuti da Ichiraku? »
[Dejavù]
***
Note
Autrice
Che
dire...sono reduce da un blocco dello scrittore e questo è il
risultato. Molti di voi potranno dire cose tipo «Potevi
risparmiartelo e aggiornare qualche fan.» e non avreste tutti i
torti, ma quando mi si incanta il cervello come è accaduto in
questo periodo, l'unica soluzione è iniziare a scrivere
qualcosa da zero (almeno per me funziona). Mi balenava in testa
questa storia da un po' e ci ho lavorato nel pochissimo tempo libero
a mia disposizione. Il personaggio di Sasuke è oscenamente ooc
(Mi ci sono presa in giro da sola durante la fan, non so se avete
notato), ma mi piaceva l'idea di farlo soffrire un po' e rendere
pubblici i suoi pensieri più reconditi – molto, ma
molto, reconditi. Diciamo che l'unica cosa degna di nota di questa
storia è il disegno che ho utilizzato per il banner che
appartiene a una mia lettrice. Ieri mi ha mandato questo disegno, non
sapendo che sarebbe stato ideale per il banner della storia (quando
si dice la telepatia!). Grazie mille Josi!
Colgo
anche l'occasione per ringraziare qui (su fb l'ho già fatto)
i 101 utenti che mi hanno inserita tra gli autori
preferiti. Io non riesco a trovare le parole per descrivervi la
mia felicità – forse è per questo che mi sono
bloccata :-) *si nasconde per non essere lapidata*
A
breve riprenderò anche le altre fan, lo prometto! Abbiate
fede.
Spero
che questo parto malsano della mia mente vi sia piaciuto e aspetto
con ansia i vostri giudizi. Mi siete mancati da morire! * si commuove
*
Un
abbraccio
P.
s. Dimenticavo... (1) e (2) Dante, ovviamente! * un minuto di
vergogna *
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