Immortality - Patto di sangue

di SabrinaSala
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Capitolo 3 – Scott
 
Scott continuava a parlare. Sorridere, gesticolare. Era simpatico, estroverso, pieno di entusiasmo. Per prima cosa si era presentato e adesso le stava raccontando del suo lungo viaggio e del motivo che lo aveva condotto a Sunsetville.
E Rose continuava a fissarlo…
A fissare quegli occhi scuri, quella pelle abbronzata, quei sorrisi sinceri. E poi ancora i suoi occhi capaci di ammaliarla… Cos’avevano quegli occhi di tanto speciale? Cosa in quegli occhi, in quel sorriso, in quel ragazzo appena conosciuto l’emozionava al punto da sentirsene irrimediabilmente conquistata?
Emise un sospiro leggero e impercettibile.
Forse la risposta era tutta in quella fisionomia!  Così diversa da quella perfettamente impassibile di Ethan…
«La mia famiglia ha un cottage nei boschi subito fuori città, a est di Sunsetville» disse lui giustificando la propria visita. «Una catapecchia, immagino» proseguì socchiudendo gli occhi e accentuando il suo delizioso sorriso. «Non ci va nessuno da più di trent’anni» ridacchiò allargando le braccia.
Rose annuì istintivamente, mostrandosi fin troppo interessata a quest’ultima parte del discorso. Avrebbe dovuto sperare in un suo allontanamento. Invece accolse con sollievo la notizia che sarebbe rimasto nei paraggi.
Esortato dal suo sguardo, Scott continuò:
«Apparteneva a mio nonno, ma dopo un brutto incidente venne chiuso e nessuno ci mise più piede. Non ci sono mai stato. Ma ho intenzione di rimetterlo a posto e stabilirmi lassù per un po’…» confessò piegandosi leggermente in avanti e abbassando il tono della voce, come a condividere un segreto.
Poi sollevò le spalle, sospingendosi indietro, verso lo schienale della sedia, ridendo. E Rose valutò quanto fosse bello mentre rideva. Caldo e sensuale. E fu in quel preciso momento che ebbe la risposta che cercava. La risposta alle sue domande: la libertà!
Scott era libero, ai suoi occhi! Libero di prendere un furgone e di partire… Libero di stabilirsi dove più gli sarebbe piaciuto stare… Libero di parlare, di parlarle… La libertà… quella cosa sconosciuta che non aveva mai avuto modo di scoprire o di assaporare. Incatenata ad una promessa, un patto che lei non aveva stretto né condiviso, e a un giovane uomo che aveva operato ogni scelta per lei…
Il pensiero di Ethan così bello e perfetto la irritò.
Abbracciò il locale con uno sguardo torvo e provò un fastidio profondo. Colse gli sguardi dei presenti e il leggero mormorio che si confondeva e riempiva la stanza profumata di caffè e biscotti speziati.  Solo chiacchiere o stavano parlando di lei? Di loro? Trasalì e aggrottò la fronte. Scott se ne accorse.
«C’è qualcosa che non va? »
Rose lo fissò con espressione seria. Aveva commesso una sciocchezza e lo sapeva. E la sua sciocchezza rischiava di mettere seriamente nei guai un giovane forestiero che non aveva colpe se non quel fascino speciale. E tutto per il proprio, ridicolo, egoismo.
«Devo andare» disse alzandosi e allontanandosi dal tavolo.
Svelto, Scott la seguì, pagò la consumazione e si precipitò fuori.
Investivo dall’aria esterna, affondò le mani in tasca e si strinse nelle spalle. Frizzante e umida, l’aria gli passò tra i capelli bagnati come le dita di una mano carezzevole capace di strappargli un brivido. Incrociò gli occhi di Rose. Occhi belli e pensierosi, adombrati dalle lunghe ciglia scure. Sorrise disarmato e disarmante. Spiazzato dal suo strano comportamento.
«Allora ci vediamo in giro » disse cercando un ultimo stralcio di conversazione «Mi fermerò al Maple Tree Hotel ancora per qualche giorno… »,  accennò con il pollice all’insegna del piccolo albergo affianco alla caffetteria.
Rose trasalì impercettibilmente. Arrossendo a quella notizia e poi sentendosene immediatamente infastidita. Avrebbe preferito non vederlo più. Non avere più sue notizie e soprattutto nessuna occasione di incontrare i suoi occhi e parlargli ancora. Ma sapeva che non era vero…
«Certo, ci vediamo in giro… » sorrise allontanandosi di un passo.
«Aspetta! » la fermò lui sfiorandole un braccio, come per trattenerla. «Non mi hai ancora detto come ti chiami…»
La ragazza si voltò, rivolgendogli un sorriso genuino e sincero. Dimentico per un attimo dei pensieri che le attraversavano la mente scurendole il volto.
Che sciocca, pensò!
«Rose… » mormorò, poi si incupì di nuovo «Rosalinda Van Dyk»
Pronunciò il proprio nome per intero e soprattutto il cognome. Come un monito. Un monito a se stessa. Solo a se stessa. Perché Scott non poteva sapere…
Lui sorrise, le mani ancora affondate nelle tasche, mentre sembrava dondolare sui talloni, fermo davanti alla porta della tavola calda. I capelli scuri arruffati e ancor un po’ bagnati. Irresistibile.
«Allora ciao, Rosalinda Van Dyk! »
Rose gli voltò le spalle, mordendosi le labbra e stringendo gli occhi. Combattuta tra la voglia di vederlo ancora e la necessità di non farlo.
Scott la guardò allontanarsi, senza distogliere lo sguardo da quella figura semplicemente affascinante. Da quella ragazza misteriosa che sembrava cambiare umore ed espressione ad ogni battito di ciglia. Rallegrandosi per quell’incontro inatteso e all’idea che quel viaggio,  quella pazzesca idea di rimettere in sesto il cottage, non fosse in fondo poi così male…






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Le cronache di Sunsetville (ossia, l'angolo dell'autrice): 
Con questo terzo capitolo si è chiuso il "quadro" dei protagonisti principali... Abbiamo gettato le basi per qualcosa che ancora non si è rivelato del tutto... Abbiamo parlato di un PATTO, una promessa, e di un FIDANZAMENTO che la parte femminile della coppia non corrisponde appieno. Ci sono una RAGAZZA INQUIETA, un FIDANZATO PERFETTO e un FORESTIERO che profuma di LIBERTA'... ma non dimentichiamoci un FRATELLO piuttosto "ingombrante". Pronti ad entrare nel vivo con il prossimo capitolo? 
Intanto, ringrazio tutti i lettori, quelli di voi che hanno già voluto lasciarmi un messaggio e quelli silenti che seguono la storia fin dal principio per capire dove questo PATTO DI SANGUE vuole andare a parare... A prestissimo, un paio di giorni, per il nuovo aggiornamento!
Sabrina 




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