Capitolo 3 - Smeraldo e Ametista sono pietre preziose
3.
Smeraldo e Ametista sono pietre preziose
Diamine se avevo dormito male.
«Eris, tesoro!! È ora di alzarsi o farai
tardi!» disse la voce di mia madre buttandomi giù
dal letto.
Mi stropicciai la faccia una mano e mi stiracchiai le braccia.
Andai in bagno, bussando per sapere se dentro c'era qualcuno; mi lavai
faccia e denti, e mi sistemai i capelli.
«Oh...
divinità!» dissi, osservandomi allo specchio.
Avevo una cera schifosa!
Due leggere occhiaie si erano comodamente prese una vacanza sotto gli
occhi e non sarebbe stato preoccupante se solo non avessi avuto una
pelle chiara.
Sembravo un fantasma che ha preso due pugni negli occhi.
Corsi in camera a vestirmi prendendo la prima roba che avessi
sottomano: jeans e una maglia che mi aveva fatto mia madre per il mio
compleanno.
Alla velocità della luce tornai in bagno e mi misi un po' di
trucco, quel tanto che bastava più che altro, a mascherare
un po'
quei due cazzotti formato occhiaie.
Volai al piano terra e mi diressi in cucina.
Là, trovai mamma ai fornelli e papà che leggeva
beatamente il giornale a tavola.
«A TAVOL-Ah, sei qui cara» mi disse mamma con un
sorriso.
Papà mise via il giornale, mentre la mamma metteva al centro
della tavola un fumante piatto di pancakes.
«Bisogna
incominciare bene la mattina, no?» mi disse lei allargando il
sorriso.
«Infondo,»
finii mio padre «è il tuo
primo giorno di scuola. Ma solo per la seconda volta»
disse, scatenando delle grasse risate sia a me che a mamma.
Mangiammo con calma, e le
sette e mezzo, arrivarono presto.
«È ora di
andare» mi disse papà.
«Sì»
gli risposi, prendendo la mia cartella a tracolla e incamminandomi
fuori.
«E non farti
investire!!!» urlo mia mamma dalla cucina.
«Perché
è divertente farsi investire, no?» dissi
bofonchiando,
mentre mi chiudevo la porta alle spalle e mi incamminavo per scuola.
Da casa mia alla GreeMyth High School c'erano giusto dieci
minuti di camminata.
Sentii
che avevo sobbalzato e smisi di respirare quando passai di fianco alle
strisce pedonali dove, poco tempo prima, ero stata investita.
"Almeno, non ci sono
vecchiette nei dintorni" mi dissi con un mezzo sorriso per
calmarmi.
Passai le strisce ed in men che non si dica ero arrivata a scuola.
Un senso di mancanza, arrivata ai cancelli imponenti dell'entrata, si
riempì.
«Ecco qua la nostra salvatrice provetta!» sentii
dire da una voce famigliare.
«Matt!
Ho saputo che sei venuto a farmi visita. Grazie» gli dissi
educata, mentre tentavo il più possibile di mantenermi alla
larga
da due metri e settanta di gelosia.
«No devi
ringraziarmi, piccola» disse lui avvicinandosi.
«Non sono piccola. Sono un
metro e sessantacinque!» dissi io, scatenando una sua risata.
Nel mentre, una mia vecchia conoscenza si avvicinò.
«EEEEERIIIIIIIIISSSSsss!!!»
disse Mary con l'eco, fiondandosi su di me.
«Erismiseimancatatantissimo!!!!»
disse lei con voce piagnucolante.
«Mary, se continui
così, però, io non capisco un tubo...»
dissi sorridendole.
Mary era un'estroversa ragazza di diciotto anni, mia compagna di banco,
ed un biondo metro e cinquanta di dolcezza.
I suoi grandi occhioni blu mi scrutarono attentamente.
«Mi sei
mancata»
«Anche tu»
«Io ti sono venuta a
trovare, tu no»
«Ero ricoverata,
Mary!»
«Lo so»
disse lei con un sorriso, trascinandomi via da Matt.
«Devo raccontarti un
saaaaaaacco di cose! Ma prima!!!» disse guardandomi con occhi
scaltri «Devo farti
conoscere il nostro nuovo acquisto...»
«Nuovo...
acquisto?» balbettai pensierosa.
Mi prese una mano e mi trascinò in un luogo recondito e
sperduto della scuola: in mensa.
All'entrata, tutti gli occhi si puntarono sulla sottoscritta ed un
silenzio tombale invase la sala.
"Ed ella
esplorò mari e confini, cieli e spazi ma non
trovò silenzio alcuno.
Solo l'impresa di colei
che era la prescelta riuscì a tacere il confuso brusio di
coloro che non credettero..." pensai.
A volte ero proprio brava a farmi i miei filmini mentali.
Mary mi trascinò ad un tavolo dove alcuni ragazzi e, strano
a
dirsi, un mucchio di ragazze avevano ripreso a parlare animatamente.
Ben presto, quando "il nuovo acquisto" si voltò a fissarmi,
capii il perché di tutte quelle ragazze.
Due occhi verdi mi stavano fissando curiosi di sapere chi ero.
No, non erano semplicemente verdi. Erano smeraldo.
Mi tornarono in mente gli occhi del ragazzo mascherato, quello del
sogno... avevano la stessa luce ed intensità.
«Eris, lui è...» incominciò
Mary, ma non l'ascoltai nemmeno un secondo.
Quegli occhi continuavano a fissarmi, a incatenarmi a loro, e non
riuscivo a distogliere lo sguardo.
Erano profondi, chiari, misteriosi... e riuscivano a guardarti dentro.
«...classe»
concluse Mary, senza notare che non l'avevo nemmeno seguita per uno
straccio di secondo.
Lui mi tese una mano.
«Nonostante Mary
abbia già fatto la mia presentazione, mi sento in dovere di
ribadirla» disse con un sorriso.
Sapeva.
Sapeva, aveva visto che non avevo degnato Mary di un ascolto.
«Mi chiamo Thy.
Soahc Thy. Con l'h»
Dovevo appuntarmi il suo nome da qualche parte.
Allungai la mano verso la sua e la strinsi.
«Eris. Eris
Williams. È un piacere fare la tua conoscenza»
Per un solo secondo, una luce di sorpresa gli illuminò gli
occhi al suono del mio nome.
«Il piacere
è tutto mio... Eris» disse, facendomi sciogliere
come gelato.
Per gli dei romani, greci, normanni, gallici e tutti gli altri!
Aveva la voce più calda e sensuale che avessi potuto udire
in diciotto anni della mia vita!
Mi misi a sedere e cominciai a chiacchierare con i miei compagni di
classe: scoprii così che Thy era arrivato da poco, e che si
era
sempre trasferito di città in città sin da quando
era
piccolo.
Il più delle volte,
rimanevo in silenzio a meno che non fossi interpellata.
Non ero mai stata così silenziosa.
Generalmente avevo sempre qualche mia opinione da esprimere o qualcosa
da controbattere, ma questa volta... questa volta no.
Questa volta, la voce di Thy era tutto quello che mi importava.
Se avessi dovuto paragonare le sue caratteristiche a delle cose, avrei
sicuramente detto che era affascinante come un Adone (anche se
poi non lo avevo mai visto), la sua voce era ammaliante come
quella di una sirena (anche se, in realtà, non le avevo mai
sentite) e i suoi occhi erano... erano... spettacolari.
Insomma, un gran pezzo di ragazzo su cui era legale sbavare.
«Hei,
ma... perché siamo in mensa?» sbottai, realizzando
che era
quasi un'ora che eravamo lì dentro e che le lezioni dovevano
essere già iniziate da un po'.
«Diamine, me ne sono
dimenticata!» sbottò Mary «Oggi si parte
tardi» disse, con un sorriso a trentaquattro denti stampato
in faccia.
«Ooooh»
risposi io di rimando come un bimba estasiata.
Thy rise.
...Potevo sentirlo chiaramente.
Qualcosa, dentro di me, stava urlando uno spaventato "AI RIPARI!!! LA
STIAMO PERDENDOOOO!!!".
Che poi, avevo solo perso qualche battito nel sentire la sua melodiosa
risata.
Che vuoi che sia?
La campanella segnò l'inizio della seconda ora e ci avviammo
tutti nelle rispettive classi.
Come sempre, io mi sedetti al mio posto (che, a dirla tutta, non mi era
poi così
mancato): prima fila, terzetto dei banchi centrale, posto centrale,
Mary a destra.
Anche quella mattina, mi aspettai che Matt tentasse invano di comprarmi
per sedersi di fianco a me, dato che il banco alla mia destra era
sempre stato libero, ma quella mattina non accadde.
Anzi, mi passò di fianco, mi guardò con uno
sguardo a
metà fra il triste, il collerico e il geloso, e
continuò
verso la fila di banchi dietro la mia.
Wow.
Mi chinai per prendere dalla cartella astuccio, libri e quaderno,
quando sentii la sedia di fianco alla mia sfregare leggermente il
pavimento.
Allora, mi chinai fino a vedere le scarpe e constatai che, stranamente,
qualcuno si era seduto accanto a me fregando il posto a Matt.
Mi tirai su, senza voltarmi.
«Spero
non ti dia fastidio che mi sia seduto qui. Quando sono arrivato il
professore aveva detto che questo era un posto libero»
"Che il cielo possa
crollarmi addosso
se solo io creda che tu mi dai fastidio! Sei il mio salvatore! L'unico
e solo!! Oltre che essere un gran gnocco..."
«Oh, Thy! Non ti
avevo visto! Ma certo che non mi dai fastidio» gli risposi
con un sorriso.
Non potevo essere più contenta di così!
Thy aveva delimitato finalmente il muro che mi separava da Matt, e
Matt... beh, questa volta doveva arrendersi.
Lui non immaginava quanto gli volessi bene, ma era un amico, un amico
punto e basta.
Da tempo, era lui quello che si arrovellava su storie fantasticamente
impossibili fra noi due.
Gli volevo bene. Punto.
E più di una volta lo avevo messo in chiaro.
Ma lui continuava a fare il mulo testardo e a voler sbattere contro il
muro.
Io mi ero stancata di passargli le bende, ma lui se le andava a
prendere da solo!
Tornai a concentrarmi sulla lezione, pregando che nient'altro mi
distraesse.
«...
e morì nel 1967, prima del suo ottantunesimo compleanno.
Tutto
chiaro fin qui, ragazzi?» disse il professore.
Oddei, chi era?
Allungai gli occhi sul quaderno di Mary e cercai un titolo fra tutti
quei cuoricini e stelline che lo invadevano.
Si... Sig... Ah, ma certo! Siegfried Sassoon!
Sfogliai velocemente le pagine del libro fino a che non lo trovai, e
continuai a seguire la lezione.
All'incirca un tempo interminabile più tardi
suonò la campanella del pranzo.
Dopo ore infernali fra Italiano, Matematica e Biologia, non capivo
più un tubo.
Passai dalla caffetteria a prendere un panino e salutai la signora
Collins alla cassa.
«Cosa ci offre di buono la cucina, oggi, signora
Collins?» chiesi gentile.
«Gli hanno
già fatto questa domanda in almeno venticinque, quindi, se
la signora Collins me lo permette, lascia che ti risponda io»
disse una voce proveniente da dietro.
La signora Collins sorrise «Ma certo»
Io mi voltai e trovai Thy in fila esattamente dietro di me.
«Tramezzini con
pollo, con funghi, con burro di arachidi, pizza e yogurt. Ma ricordati
di prendere qualcosa da bere, altrimenti ti tocca rifare la fila come
me» disse, facendomi l'occhiolino.
Avanzai, ordinando un semplice tramezzino coi funghi ed un
tè alla pesca fresco.
«Posso sedermi di
fianco a te? O forse non ti vado a genio?» mi disse,
rincorrendomi a passo svelto.
«No.. no... certo
che mi vai a genio. Credo. E.. sì, certo, puoi sederti di
fianco a me» gli risposi frastornata.
«Scusami»
mi rispose lui «Ma è che
ormai sono così abituato a cambiare scuola che sono anche
abituato a ricevere un sacco di domande. Tu... Beh, tu non me ne hai
fatta nemmeno una, quindi credevo di starti antipatico...»
disse con tono di scuse.
«"Non fare di tutta
l'erba un fascio", no? Non mi è mai interessato sapere vita,
morte e miracoli delle persone» gli dissi con un sorriso.
«Ah! Eccoli
là» aggiunsi subito dopo «Vieni, andiamo a
sederci»
Raggiungemmo il tavolo con tutti i miei amici e non ebbi nemmeno
bisogno di presentare Thy, dato che già lo conoscevano tutti.
Chiacchierammo del più e del meno, molti mi fecero domande
sull'incidente, mentre molte
fecero domande a Thy riguardo beh, la sua vita, morte e miracoli.
Mentre parlava, ne approfittai
per guardarlo.
Non era il tipico ragazzo biondo-occhi-azzurri-giocatore-di-rugby che
si trovava in tutte le scuole, quello muscoloso ma povero di
comprendonio, no, quello semmai era Matt.
Thy era... il giusto.
Fisico magro, capelli corti mori, viso a cuore e due dannatissimi occhi
verde smeraldo.
Che mi stavano fissando.
«Ho... qualcosa in
faccia?» mi chiese curioso.
«Ah? No, no, scusa.
Ero solo... sovrappensiero»
"Vai Eris!! Sei in tutti
noi!!! Figura di merda scampata!!!"
«Oh. Ma
certo...» rispose lui.
Avevo... Avevo sentito male?
Sì. Sì, dovevo per forza aver sentito male.
Non poteva esserci una nota di delusione nella sua voce.
Tutti quei giorni all'ospedale mi avevano sicuramente fatto diventare
schizofrenica.
Il che, mi riportò ai ricordi dell'ospedale.
... Era un po' di tempo che non vedevo l'ombra.
Ero stata un po' cattiva ad averla cacciata via, ma mica potevo far
entrare in camera mia tutti quelli che passavo!
Aveva detto che mi avrebbe tenuta d'occhio, ma non l'avevo ancora visto.
Bah, probabilmente mi stava aspettando a casa.
«...
realtà sì» disse Thy, facendomi
ritornare alla realtà.
«Ho un fratello
gemello, ma non ci assomigliamo per niente» aggiunse con una
risatina.
Un coro di "allora ce lo devi presentare!!" arrivò
dall'inizio della stanza fino al tavolo e mi assillò il
cervello.
Oh. No.
Cheerleader.
Una sottospecie di mandria di buoi formato donne umane, si
avventò sul nostro tavolo e Sherley Cooper si distese a mo'
di diva del cinema Hollywood.
«Quindi... tu... sei
il nuovo arrivato...» disse con la voce ammaliante di un'oca
che starnazza.
No, ok, non era vero.
Sherley aveva una bella voce, ed anche un bel corpo, ma proprio non la
sopportavo.
Si vantava di avere tutto e tutti (e che per Zeus, qualcuno mi dica che
vanto si ha nell'essersi fatti tutti i ragazzi nella scuola), ed ora
stava tentando di avere il nuovo arrivato.
Un classico.
Monta la testa al novellino, che tanto poi qualcuno gli dirà
"ah, beh, ce la siamo fatta tutti".
Ogni volta che guardavo Sherley, sentivo le donne che avevano lottato
per l'emancipazione femminile tornare in vita e buttarsi giù
da un ponte.
Fosse almeno simpatica.
Alta, bionda e occhi blu, stava tentando di prendere tutte le
attenzioni di Thy, ma Thy stava elegantemente resistendo.
Povero ragazzo. Se non fosse stato un colpo basso al suo orgoglio, gli
avrei detto io stessa di "andare a chiacchierare" con Sherley.
Quest'ultima, nel mentre, lo stava affogando di domande sul
chi-come-perché del senso dell'esistenza umana, e quando
capii che Thy mi stava lanciando occhiate d'aiuto (evidentemente aveva
capito che ero l'unica a non essere "spaventata" dal potere di
Sherley), esordii con un «Quindi, cos'hai
dopo, Thy?»
«Epica»
disse lui immediatamente.
«Ottimo. Allora
sarà meglio sbrigarci» gli dissi prendendolo per
un braccio «il signor Bradly odia i ritardatari.
Sopratutto se sono novellini» aggiunsi, trascinandolo verso
l'aula di Epica.
Sherley rimase interdetta e mi fulminò come solo una vipera
sa fare.
Matt mi scuoiò col pensiero, ma ci diedi poca importanza.
«Grazie»
mi disse Thy con la voce di uno che è appena stato slavato
da morte certa.
«Sei un novellino.
È compito dei più grandi, proteggerti» dissi
scherzosa.
«Guarda che abbiamo
la stessa età, sai?» disse, guardandomi
scherzosamente di traverso.
«Beh, sei comunque
un novellino» gli risposi, dandogli una gomitata amichevole.
La campanella suonò e le lezioni incominciarono.
Con mia grande sorpresa,
scoprii che io e Thy avevamo un sacco di lezioni in comune e
grazie a ciò, facemmo conoscenza molto velocemente.
Era un ragazzo simpatico, dal carattere equilibrato fra l'introverso e
l'estroverso, sempre con la battuta pronta ma mai sulle discussioni
importanti.
Con lui ci si divertiva un sacco.
Quando, dopo Trigonometria, ci separammo, lui andò verso
l'aula, mentre io, che mi stavo tranquillamente dirigendo verso l'aula
di Scienze, venni "placcata" da Matt.
«Quindi?»
mi chiese lui con tono irritato.
«Quindi?»
gli risposi.
«Cosa vogliamo fare
col novellino, eh?»
«Nulla, Matt.
È un ragazzo simpatico, è nuovo e abbiamo un
sacco di lezioni in comune. Tutto qui» gli dissi, tentando di
scansarlo per arrivare all'aula.
«Tutto qui,
eh?» disse lui, arrogante e irritato, mentre mi bloccava il
passaggio.
«Matt, posso andare
a lezione?!» dissi esasperata.
«Solo se prima mi
dici come stanno realmente i fatti»
Sospirai «Te li ho
già detti i fatti. Cosa vuoi che ti dica, che è
carino? Sì, lo trovo un ragazzo molto carino. Vuoi che ti
dica che ha dei begli occhi? Sì, ha degli occhi veramente
belli. Vuoi che ti dica ch-» mi interruppe facendomi sbattere
con l'armadietto «NON dirlo mai più.
Sono stato chiaro, Eris?»
«Tu non sei
né mio padre né mio fratello né sei il
mio ragazzo, Matt. Datti del contegno e smettila di fare la persona
ferita e orgogliosa. Te l'ho già detto milioni di volte: fra
me e te non c'è nulla. Quindi, ora, cavati dalle
scatole»
Lo scansai e andai a Scienze.
A parte quello spiacevole episodio di gelosia, la giornata
continuò piuttosto tranquilla.
L'ora dopo, ritrovai Thy che mi teneva il banco libero di
fianco al suo, e un sorriso mi comparve sulle labbra.
«Non dovresti essere
così indifeso con persone che non conosci. Potrei essere una
cattiva persona» gli dissi
sorridendo, mentre mi sedevo di fianco a lui.
«Mi
prenderò il rischio...» mi rispose, sorridendo e
facendomi sorridere ancora di più.
Dopo due interminabili ore, la campanella suonò e ci
liberò dal male supremo per almeno quel giorno.
Stavo per uscire dalla porta d'entrata, quando mi sentii tirare
leggermente un braccio.
«Thy! Mi hai fatto
prende un colpo!» gli dissi sorridendo.
«Scusa. Io.. ecco..
volevo solo...» incominciò lui imbarazzato.
Lo guardai curiosa.
«Ci... Ci vediamo
domani, d'accordo?» mi chiese fissandomi con quegli occhi di
smeraldo.
«Sì, puoi
contarci» gli risposi, e i suoi occhi verdi brillarono come
se gli avessi promesso eterno amore.
Risi, e i suoi occhi si accesero di curiosità.
«Cosa?»
«Nulla, non
preoccuparti. Avevo solo fatto una faccia buffa»
«Ah...»
«A domani,
Thy»
«A domani...
Eris» mi disse guardandomi, fino a che non mi voltai e andai
a casa.
Sentivo ancora i suoi occhi su di me, mentre camminavo sul marciapiede
e ripensavo a quello di cui mi aveva parlato Thy.
Aveva un fratello gemello di nome Phy e sua madre si chiamava Aemera.
Quando gli avevo fatto notare la stranezza dei nomi, aveva riso,
dicendo che era una lunga e vecchia tradizione di famiglia.
Allora avevo riso anch'io e accantonato la discussione, dato che mi
aveva detto di non avere padre.
In un battito di ciglia, mi ritrovai a casa.
Aprii la porta e come sempre non trovai nessuno.
A quell'ora, i miei genitori stavano ancora lavorando, e io ero figlia
unica.
Andai in cucina a prepararmi un panino.
«Allora,
com'è andato il ritorno a scuola? Emozionante? Come tipico
della vostra indole umana immagino ti abbiano fatto domande»
mi chiese una voce, facendomi quasi cadere il panino per terra.
«Ma dico, ma non
puoi mandarmi un messaggio, fare del rumore, qualcosa?!»
strillai contro l'ombra.
«Non c'è
bisogno di agitarsi tanto» mi rispose lui, calmo.
«Mi hai fatto
prendere un colpo!»
«Come
sempre»
«Umf»
sbuffai.
«Quindi? Quando ti
deciderai a dirmi chi sei, o almeno a farmi sentire la tua
voce?» gli chiesi, addentando il panino con prosciutto.
«La stai
già ascoltando la mia voce»
«Non prendermi in
giro. So riconoscere un sintetizzatore vocale da chilometri di distanza
e la tua voce ha quell'esatto suono»
La mia affermazione l'ammutolì.
A quanto pareva, non gli piaceva che le persone indovinassero i suoi
trucchetti.
«Panino?»
gli chiesi.
«No. Non
mangio»
«Oh»
«Non... Non hai
risposto alla mia domanda. Com'è andato il primo giorno di
scuola?»
«Perché
ti interessa tanto?»
Colpito e affondato.
«Una... persona di
mia conoscenza mi ha insegnato la curiosità»
«Aaah»
dissi scettica «E?»
«'E' niente.
Curiosità. Devo insegnarti cos'è?»
Sbuffai «Nulla di nuovo. Il
solito tram tram scolastico. Solo uno nuovo che è arrivato
mentre io ero in ospedale»
«Umh...»
fece l'ombra «E com'è?
Simpatico?»
Lo guardai male.
«Ma sei
scemo?» dissi, alzandomi da tavola.
Misi il piatto che avevo utilizzato nel lavello e m'incamminai lungo le
scale.
L'ombra mi seguiva.
«Posso entrare,
questa volta?» mi chiese cortese.
Ci pensai un paio di secondi.
«No» e chiusi la porta dietro di me.
Sentii un "Fantastico..." da dietro la porta e poi la presenza se ne
andò.
Controllai il diario dallo zaino che avevo portato in camera: per quel
giorno non c'erano molti compiti.
Era stata una mattinata stancante, quindi mi buttai sul letto e chiusi
gli occhi.
L'aria mi accarezzava dolcemente il viso ed aprii gli occhi.
Ero seduta su una collinetta verde, in mezzo agli alberi, ombreggiata
da un ombrellino piantato nel terreno.
Sentivo gli uccellini cantare con suoni melodiosi, e mi guardai intorno.
La gonna ampia si stendeva sotto il mio corpetto, un vestito semplice
ma elegante, adatto ad una giornata estiva come quella.
Era di un delicato color panna, con ricami in tinta che risaltavano.
Lo scollo a barca era decotato con due bordi di stoffa, sempre in
tinta, uno più grande e uno più piccolo sopra,
plissettati accuratamente e decorati con del nastro oro,
così come la linea dei fianchi che separava il busto dalla
gonna.
Ora che lo notai, del pizzo nero traforato era stato applicato appena
un paio di centimetri prima del'orlo della stoffa, delimitandone il
bordo.
"Per nulla male... anzi,
mi piace proprio..."
Il vestito era senza maniche, cosa che lasciava le braccia molto
più confortevoli e libere di muoversi.
I miei capelli mori erano stati intrecciati e poi raccolti in un
morbido chignon basso.
Feci per alzarmi e sgranchirmi le gambe, ma una voce mi
fermò.
«Vi prego, non
alzatevi. Resistete ancora un poco»
Mi voltai per vedere il mio interlocutore, ma vidi solo un rudimentale
cavalletto su cui era poggiata una tela.
Vidi una mano con in mano un pennello,
alzarsi e riabbassarsi sulla tela.
«Ancora un attimo,
ve ne prego» disse distratta la voce, completamente
concentrata sulla tela.
«C-Certo» risposi.
Tornai a guardare calma il paesaggio che si estendeva davanti i miei
occhi, quando un'ombra catturò la mia attenzione e mi
ritrovai una mano tesa, nell'atto di aiutarmi ad alzarmi.
L'accettai volentieri, e mi ripulii il vestito.
«Grazie
mille» dissi
«Il piacere
è tutto mio» rispose lui, inchinandosi, con una
voce che avevo già sentito.
Quando si alzò e osservai il suo volto, non potei che
lasciarmi andare.
E sprofondare in quegli occhi viola, brillanti e intensi come
l'ametista.
/*Angolo
Autore*/
E anche il terzo,
immenso, capitolo è arrivato.
Questa storia la potete trovare anche su Wattpad al seguente indirizzo:
La
Discordia della Morte
Beh, che dire? Abbiamo tanta gente all'orizzonte!
Il nuovo compagno, Thy, sembra trovare Eris "di suo gusto", ma Matt non
demorde e la vuole solo per se.
E poi... mister occhi viola è tornato! Ma perchè
Eris lo vede solo nei suoi sogni?
Sarà una persona che deve cercare, un qualcuno che le vuole
dire qualcosa?
Tante, troppe domande... anche nei prossimi capitoli!
Stai tuned!
- Kurokage
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