..a respirare di lei..
La guardai.
La luce
della luna illuminava i suoi capelli castani dai riflessi dorati i lunghi
boccoli svolazzavano nella fredda brezza notturna, ma lei non tremava. Il viso
pallido era contratto nello sforzo, la bocca color mare era tesa in una smorfia
di concentrazione…
Quella bocca
che ricordava sempre sorridente, quella bocca che popolava i suoi sogni…
Ma quella
bocca non la riconosceva più, quel riso non sarebbe più tornato, non per lui
almeno.
Gli occhi
azzurri brillavano di una furia fredda, di una follia omicida. Carichi di
rabbia, di odio, di disprezzo.
Quegli
occhi carichi di amore e di passione. Quegli occhi che soli, erano in grado di
sciogliere il suo cuore, erano in grado di capirlo. Gli unici occhi che non lo
avevano mai accusato, che non lo avevano mai fissato come se fosse un mostro.
Quegli
occhi, ora non c’erano più.
Non era la
donna che conosceva.
Qualcosa in
lei era cambiato.
Che cosa le ho fatto?
Continuava
a chiedersi, mentre con occhi addolorati respingeva la spada mortale che mirava
al suo corpo.
Me ne sono andato.
Era passato
così tanto tempo dall’ultima volta che l’aveva vista..
E non sono tornato..
Ma ero
sicuro che le avrebbe capito.. infondo, lei mi capiva sempre..
Allora che cosa ho sbagliato?
Io non l’ho
mai dimenticata.. mai.. non ho fatto che pensare a lei.
E lo stesso sarà stato per lei..
E allora
non capisco. Può l’amore trasformarsi in odio?
Come è possibile?
Mi sono
illuso. Illuso che davvero la lontananza non contasse, che davvero il tempo non
avrebbe cambiato niente.
Si, illuso..
Cosa
credevo? Credevo davvero che sarebbe durato in eterno?
Si, lo credevi..
Lei aveva
il mio cuore, e io ero convinto di avere il suo..
E invece mi sono sbagliato..
Lei è
cambiata, lei non è più la stessa. Il tempo è la lontananza, nemici maledetti…
Ma è davvero solo loro la colpa?
No, certo
che no, la colpa è mia. Io me ne sono andato e non sono tornato..eppure..
Eppure?
Eppure lei mi
conosceva, sapeva che ero fatto così, ero sicuro..
Che avrebbe capito? Che mi avrebbe atteso?..
se mi conosceva davvero, sapeva che non sarei tornato..
Già.. forse
è così. Sapeva che non sarei tornato e mi ha dimenticato..ma perché ha creduto
che anche io l’avessi dimenticata?
Ho mai preso sul serio qualcosa?
No.. ma
volevo bene a lei, e lei lo sapeva..
Ne sono sicuro?
No, non ne
sono sicuro..
Allora posso darle torto?
No, ma non
riesco a capire.. come può odiarmi così? Ero certo di conoscerla..
La conoscevo davvero?
Si, meglio
di chiunque altro.. lei non mi avrebbe mai dimenticato..
Ne sono sicuro?
Si, sicuro.
…..
Mi odia perché
non ha potuto dimenticarmi?
Sapeva che non sarei tornato.
No! Lei deve
capire.. io l’amo, l’ho sempre amata..
E allora perché non glielo dico? Diglielo!
Non posso..
Perché? E’ quello che sta aspettando da così
tanto tempo!
Non
posso..io me ne ero andato..
Perché?
Perché sapevo
che lei avrebbe sofferto a causa mia..
Lo sapevo..
Sono stato
uno stupido! Volevo evitare che lei soffrisse e invece l’ho fatta soffrire
ancora di più..
Potrei cambiare le cose se solo lo volessi..
No, non
posso…è troppo tardi ormai..
Posso provarci..
No, perché..
Perché…
So che le
farei di nuovo del male.
E allora cosa voglio fare? Scappare? Come ho
già fatto..
Cosa altro
potrei fare?
Ammettere il mio amore…
Con uno
scatto il demone afferrò il braccio della donna che impugnava la spada,
impedendole di muoversi, e con l’altro braccio le bloccò la vita. La vedeva
dimenarsi, tentare di liberarsi, gli occhi lo fissavano furiosi, le labbra
contratte in un ghigno.
Il suo
profumo.. quello non era cambiato, sapeva di mare, sapeva di rosa… era lei, ora
la riconosceva.
Delicatamente
le baciò una guancia, scendendo poi a seguire il profilo del viso.
Adesso non
si dimenava più, era immobile fra le sue braccia.
Respirò appieno il suo profumò, si riempì
gli occhi con il suo viso.
Sarebbe
rimasto a fissarla per sempre, ad osservare gli zigomi sporgenti e le labbra
carnose lievemente inclinate all’insù, e quegli occhi azzurri grandi e
coraggiosi.
Lasciò la
mano che le bloccava il braccio con la spada e immerse le mani in quei boccoli castani.
Con un
unghia seguì il profilo della guancia, scese al collo, poi passo alle spalle,
alla vita sottile, alla schiena perfetta.
Lei si
appoggiò a lui, iniziando a piangere silenziosamente sul suo petto.
Le alzò il
viso con una mano, costringendola a guardarlo.
Uno sguardo
silenzioso.
Era il suo
modo per chiederle scusa.
Per quello
che aveva fatto, e quello che avrebbe fatto.
E lei capì.
Lei lo
capiva sempre.
Un sorriso
le illuminò timido il viso. Gli occhi si rasserenarono.
Era tornata
la donna che lui amava.
La donna per cui sarebbe morto.
Con un
sospiro, si avvicinò alle labbra di lei.
Un bacio.
Dio quanto
le era mancata.
Rimase con le labbra incollate alle sue,
a respirare il suo odore, a respirare di lei. Le loro anime si incontravano di
nuovo.
Poi…
Sentì la
lama attraversargli il petto.
Si staccò
da lei, guardò i suoi grandi occhi versare lacrime, mentre la mano che
impugnava la spada si riempiva di sangue.
Del suo
sangue.
Lui sorrise
dolcemente, accarezzandole la guancia.
Si, lui la
conosceva.
Lei lo
amava, lo aveva sempre amato.
Sapeva di
non poterlo dimenticare.
Sapeva che
lui l’avrebbe sempre fatta soffrire.
Sapeva, che
per continuare ad amarlo, non esisteva altro modo.
Sentì il
metallo uscire dal suo corpo, vide la spada cadere per terra.
Sentì il
corpo fremente di lei stringersi a quello di lui.
Bisognosa.
Dopo così
tanto tempo.
Erano insieme
di nuovo.
Ma lei, non
lo avrebbe lasciato.
Delicatamente,
lo spinse indietro, costringendolo ad arretrare.
Lui capì le
sue intenzioni troppo tardi.
Vide il suo
sorriso, vide i suoi occhi.
Sentì le
sue labbra premere contro le sue, alla ricerca di un bacio.
Lui la
strinse a se.
No, non l’avrebbe
lasciata.
E così, con le labbra e i corpi uniti in
un tutt’uno, si lasciarono cadere nel vuoto.
Il vento e la luna unici spettatori del
loro amore.
Finalmente liberi di stare insieme.
Per sempre.