Cat's Eve
Il fruscio delle tende disturbava lo stato di dormiveglia
in
cui stava versando.
Una brezza fredda gli sospirò nelle orecchie, svegliandolo
completamente. Aveva il sonno leggero, lui.
Sbatté più volte le palpebre, assonnato, e si
stupì di ritrovarsi nella stanza completamente immersa nel
buio.
Fantastico. Mi sono
addormentato di nuovo.
Guardò al suo fianco e vide il portatile appoggiato sul
letto, in un precario equilibrio stabilizzato dalla trapunta che si
avvolgeva intorno allo strumento.
Inuyasha guardò lo schermo scocciato. Molto stupidamente
pensò di dare al coso la colpa della sua dormita fuori
orario.
«Avresti potuto svegliarmi, sai?»
In tutta risposta, il portatile continuò a ronzare
tristemente, prossimo al surriscaldamento del disco fisso.
Aspetta un attimo. Me la
sto davvero prendendo con un oggetto inanimato?
Sospirò, e riprese in mano il laptop, poggiandolo sulle
gambe incrociate. Sarebbe stato meglio mettersi subito
all’opera, difficilmente l’articolo che doveva
consegnare il giorno dopo si sarebbe scritto da solo.
Iniziò a ticchettare svogliatamente sui tasti
all’unica luce del monitor, seguendo il filo di un discorso
ancora nebuloso.
Una nuova bava fredda lo fece rabbrividire, e si girò
contrariato verso la finestra spalancata.
No, solo lui sarebbe potuto addormentarsi in pieno inverno con le
finestre aperte e non prendersi un accidenti.
La fortuna di essere un hanyou.
Si alzò pigramente per andare a chiudere le imposte ma una
palla bianca saettò nella stanza.
«Ma che ca…»
Un piccolo tonfo e un movimento colto con la coda dell’occhio
vicino al letto.
Inuyasha si decise finalmente ad accendere la luce, e guardando al
centro del materasso vide un bel gattone bianco accoccolato tra le
pieghe della trapunta, intento a graffiare le unghie sulla delicata
tastiera del laptop, incuriosito.
«Stupido gatto, molla il mio computer!»
Il felino girò lentamente il muso e squadrò a
lungo Inuyasha che raggiungeva a grandi passi il letto, per poi
strappare dalla presa delle coperte il pc, e stringerlo tra le braccia
come una madre gelosa del figlio.
Il micio miagolò sommessamente, si stiracchiò e
saltò giù dal letto, indifferente
all’espressione allibita di Inuyasha, e andò ad
accoccolarsi contro le gambe di quest’ultimo, strusciandosi e
facendo le fusa.
«Tu… tu sai di avere qualche problema,
vero?»
Il gatto arcuò la schiena e continuò a sfregarsi
sulle gambe dell’hanyou, artigliando il tappeto morbido che
copriva il pavimento.
Bene, un gatto schizofrenico aveva invaso la sua stanza, tentato di
uccidere il suo computer e ora si era attaccato a lui come una cozza
allo scoglio. Fantastico.
«Ma non ce l’hai un padrone, tu? Su,
vattene!»
Il gatto continuò a fare le fusa.
«Dai!» agitò nervosamente le mani,
attento però a non mollare la presa sul laptop, consigliando
al felino di andarsene.
Oh, al diavolo.
Pazzesco. Un gatto che
si innamora di un mezzo demone cane.
E va bene Inuyasha,
renditi utile.
Ripose con infinita attenzione il portatile sopra il comodino e
andò in cucina, sicuro di venire seguito dal gatto intruso.
Cercò nella credenza un piattino che facesse al caso suo, ci
versò del latte e lo poggiò a terra ai piedi del
tavolo in ciliegio.
Il gatto guardò sdegnosamente il piattino e
aspettò che Inuyasha si accomodasse su una delle quattro
sedie prima di saltargli in grembo, facendo scampanellare il pendaglio
dorato che aveva al collo.
«Tu non sei normale davvero! Stupido gatto!»
Come se avesse recepito l’offesa, il felino piantò
distrattamente gli artigli nella coscia del mezzo demone.
«Ahia, cazzo!»
Cercò di levarsi il gatto di torno, ma quello rimase ben
saldo e miagolò simpaticamente non appena Inuyasha smise di
spingerlo.
Bene. Fantastico.
Meraviglioso. Mi sto facendo prendere per il culo da un gatto!
Un gatto che, bisognava ammetterlo, aveva un certo spirito –
seppur sadico – e un bel musetto rotondo.
Più per noia che per altro, Inuyasha grattò piano
il pelo dietro l’orecchio del gatto, sentendolo morbidissimo
al tatto. Il micio si profuse in fusa plateali e chiuse gli occhi
sornione, muovendo la testa per invitare l’hanyou a
continuare la coccola.
Beh, tanto c’era tempo per scrivere l’articolo, no?
Il ragazzo iniziò ad accarezzare la schiena del felino,
assaporando il contatto con la pelliccia folta.
Tutto sommato era rilassante.
Osservò curioso il cinturino rosso che cingeva il collo
dell’animale. Oltre al campanellino non c’era
appeso nulla, nessuna medaglietta né altri possibili segni
di riconoscimento. Inuyasha borbottò contrariato: aveva
sperato di trovare un nome o un indirizzo, per riportare il gatto al
legittimo proprietario.
Perso nei suoi pensieri, si accorse del campanello che suonava solo
quando il micio scese dalle sue ginocchia, per
miagolare infastidito in direzione della porta.
«Sì, sì, stupido gatto,
sì!»
Lanciò un occhiata truce alla palla di pelo bianca prima di
aprire la porta.
«Ehm… il signor Taisho?»
Una ragazza dalla faccia familiare, sostava sulla soglia
dell’appartamento, e guardava Inuyasha con occhi speranzosi e
imbarazzati.
Graziosa, non troppo alta né troppo magra, con una cascata
di capelli mori che le ricadevano in morbide onde sulla schiena, e
grandi occhi castani e luminosi. Corrucciò le
labbra in attesa che Inuyasha rispondesse.
«Sono io.»
«Sì, ecco… mi è scappato il
gatto e volevo chiederle se per caso l’ha visto. È
grande e bianco e ha un cinturino rosso con…» la
ragazza balbettava confusa, cercando di non guardarlo troppo negli
occhi.
Che cosa fastidiosa.
«Stai parlando della palla di pelo là?»
la interruppe.
Inuyasha indicò con il pollice artigliato un punto
imprecisato alle sue spalle, certo di entrare nella zona del gatto.
«Kiri!» esultò sollevata la ragazza.
«Miao.»
il gatto miagolò e piegò la testa di lato, senza
capire l’entusiasmo della padrona. Si stiracchiò
pigramente e raggiunse con tutta calma la ragazza.
«È un gatto assurdo, lo sai,
sì?»
La ragazza sorrise candidamente «È un
po’ particolare, lo ammetto. Comunque piacere, io sono Kagome
Higurashi, abito nell’appartamento di sotto.»
Oh, ecco perché gli sembrava così familiare.
Improvvisamente ricordò di aver visto Kagome entrare ed
uscire dalla palazzina e ricollegò il nome
all’inquilina del piano di sotto.
Non si poteva dire che non avesse idea di chi fosse, solo che non
l’aveva mai notata. Guardando pensieroso quel sorriso
infantile e le guance rosse che spiccavano sull’incarnato
chiaro, si chiese come avesse fatto a non cogliere prima il fascino
acerbo di Kagome. Sembrava un po’ la tipica ragazza della
porta accanto: gentile, solare, carina. A quel che diceva Kaede, la
vecchia dell’appartamento di fianco al suo, era anche
intelligente e una gran lavoratrice. Se poi fosse proprio la
verità, lui non ne era pienamente sicuro. Da qualche tempo
la vecchia si era messa in testa che a ventisette anni fosse tempo che
si trovasse una ragazza, e sproloquiava per ore sulle buone
qualità di questa o quella giovane.
«Inuyasha no Taisho. Uhm… vuoi entrare a bere
qualcosa?»
«Oh, non si disturbi, non…»
farfugliò lei arrossendo
«Nessun disturbo, vieni. E dammi del tu, avrò
sì e no due anni in più di te.»
«Uno.» mormorò
indistintamente Kagome.
«Eh?» domandò lui distratto.
«Niente!»
La fece accomodare e le versò del tè freddo
– si rifiutò imperiosamente di offrirle solo
l’acqua che lei aveva proposto.
Si sedette, e Kiri tornò ad acciambellarsi sulle sue gambe.
«Mi sa che gli sto simpatico.»
Kagome annuì felice «Strano, in genere non
dà mai confidenza agli estranei. Anzi, in verità
non esce neppure di casa.»
«E allora com’è che è
scappato?»
«Non so. Avrà voluto conoscere la star del
condominio.»
Inuyasha quasi si strozzò con il tè
«Scusa?»
«Beh, sei un giornalista, nel tuo piccolo sei
famoso.» spiegò ingenuamente Kagome.
Inuyasha la guardò scettico « È stata
la vecchiaccia a dirti del mio lavoro?»
«La signora Kaede si vanta di te un po’ con tutti,
come fossi il nipotino preferito.»
Inaspettatamente, Inuyasha arrossì un poco.
«È una donna strana.»
«Io la trovo simpatica.»
L’hanyou mormorò contrariato.
«Non ha mai zucchero. E ogni volta che viene a chiederlo ne
approfitta per farneticare per ore e fare domande
imbarazzanti.»
«Uhm, fammi indovinare: “Inuyasha-chan, ti sei
trovato la ragazza?”»
Inuyasha sgranò gli occhi allibito
«N-non… quella vecchiaccia parla
troppo!» esclamò imbarazzatissimo.
Kagome rise divertita e riprese a sorseggiare seraficamente il suo
bicchiere di tè.
«Lo fa in buona fede.»
Il silenzio calò tra i due.
Beh, non li si poteva biasimare, non si erano mai parlati prima
– escluso qualche timido saluto da parte di lei quando lo
incrociava per le scale – e tutto sommato
l’argomento Kaede non era poi così interessante.
«Ahi!»
Kiri, offeso dall’essere ignorato da entrambi, aveva
nuovamente conficcato gli artigli nei pantaloni della tuta blu di
Inuyasha, lasciandogli delle punture rosse e dolorose sulla gamba.
Il gatto soffiò in direzione dell’hanyou e
saltò giù, ora balzando sulle gambe di Kagome
lasciate scoperte dalla minigonna in velluto verde scuro.
«È egocentrico, scusalo. Non sopporta venire
ignorato.»
«Sì, intanto è già la
seconda volta che mi graffia. Stupida palla di pelo.»
Kagome lo guardò indispettita.
«Non è stupido, è
solo…» cercò di difenderlo.
«Oh, non importa. Vado, è tardi e tra un
po’…»
«Ma ti sei offesa?»
«Sì. Cioè, no,
insomma…» Kagome arrossì un poco.
Che strana ragazza.
Inuyasha la guardò trattenendo una risata.
«Ho
capito, scusa.» sorrise il ragazzo.
Kagome abbassò lo sguardo titubante, e prese a giocherellare
con la zampa grassoccia di Kiri.
«Beh, comunque adesso devo andare, davvero, mio fratello
viene a cena da me e devo metter su qualcosa.»
Inuyasha annuì e l’accompagnò fino alla
porta. Kiri li seguiva stando a qualche passo di distanza dal mezzo
demone.
Prima di uscire, Kagome si accucciò chiamando il gatto.
Quello la guardò un poco e le arrivò vicino senza
troppa convinzione. La ragazza lo prese in braccio e salutò
Inuyasha, ma poco prima che potesse chiuderle la porta alle spalle,
il felino sgusciò via dalla presa della padrona e
saltellò
felice a fianco di Inuyasha.
Il ragazzo guardò esilarato il gattone che si strofinava
vivacemente sulle sue gambe, ormai abituate al contatto.
«Suppongo non voglia tornare.»
«Mi dispiace, giuro che ora lo porto via.» si
scusò mortificata.
«Ma no, dai, non importa, lascialo qua. Al massimo appena
vorrà tornare te lo riporto.»
«No, non vorrei disturbarti! È solo un
gatto!»
«Beh, diciamo che mi sta simpatico, va bene?»
Kagome rimase un po’ in silenzio, pensosa.
«Allora… grazie. Tornerò il prima
possibile.»
Inuyasha le sorrise affabile «Non temere, non lo
scuoierò. A presto.»
«Ehm… ciao. E buona Vigilia!»
Vigilia? Ah
già, è vero, è la Vigilia di Natale.
«Buona Vigilia.»
Kagome sventolò la mano sorridendo e poi scese le scale,
saltellando ogni passo.
Che ragazza strana.
Che ragazza carina.
«Andiamo, gatto.
Il mio capo mi vuole all’opera.»
«Kagome,
tesoro,
dov’è il tuo gatto?»
«Oh,
dal
signor Taisho. Ultimamente ha preso l’abitudine di scappare a
casa sua.»
«Ah,
e quindi
ora hai conosciuto il ragazzo?»
Kagome
annuì
contenta.
«Allora,
che
ne pensi?» domandò querula Kaede
«È carino, vero? Il carattere è un
po’ da formare, ma con una ragazza come te sono sicuro che
migliorerebbe.»
«Kaede-baba!»
esclamò Kagome scioccata «Non siamo mica
fidanzati!»
«No,
per ora
no. Sai, ho sempre pensato che quel gatto fosse più
intelligente di quel che sembra.»
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