LA ROSA ROSSA
-Ma posso sapere che cosa cavolo ci hai
messo in questa valigia?- disse Orlando con un tono non proprio rilassato
mentre trascinava a fatica la mia valigia più grande.
-Uh ma quante storie che fai per qualche vestito!-
-Cosa? Qualche vestito?!?- esclamò
lui esasperato.
-Zitto e cammina, conserva le energie piuttosto che parlare inutilmente-
-Ma guarda, io non solo ti sto dando una mano ma devo
sentirmi dire anche queste cose-
Finalmente era arrivato il fatidico giorno, finalmente dopo
mesi e mesi di duri sacrifici ero riuscita a comprare da sola un appartamento
tutto mio, ero semplicemente entusiasta. In realtà
prima abitavo con altre tre ragazze, ma la casa era troppo piccola, le
abitudini erano diverse, i rapporti non erano dei migliori e poi io avevo
bisogno dei miei spazi, diciamocela tutta. Furono
tutti questi i motivi che mi avevano spinto a cercare la mia indipendenza, ma
prima di poterla raggiungere avevo dovuto aspettare un
bel po’ di tempo; in fin dei conti Londra era abbastanza cara. Ma alla fine ce l’avevo fatta, avevo comprato un attico nel centro della
città, arioso, grande, esposto ad est e per questo sempre luminoso.
-Allora, non è bellissimo?- gli chiesi
io entusiasta girandomi verso di lui dopo aver aperto la porta.
-Beh, è duro ammetterlo, ma hai fatto proprio un’ottima
scelta Lilith- disse Orlando guardandosi intorno.
-Mi fa piacere che ti piaccia, ma
ora sbrighiamoci e mettiamoci al lavoro- dissi io rimboccando le maniche del
mio maglioncino rosso.
-Ma è proprio necessario?- mi
chiese Orlando con una smorfia pigra.
-Signor Bloom, io l’avrei chiamata per aiutarmi e non per
fare altro che lamentarsi- gli dissi sorridendogli e
portandomi le mani sui fianchi.
-E va bene, ai suoi ordini miss
Farrell-
Erano circa le 21.00 quando finimmo di sistemare tutti gli
scatoloni, era stata una faticaccia però ne era valsa
la pena, ora avevo solo i miei vestiti da sistemare e qualche altra sciocchezza
insomma, cosa che avrei potuto fare in qualche altro momento; anche se Orlando
non sembrava del mio stesso parere, infatti lo vedevo lì nella mia cucina che
sistemava i vari pacchi negli scaffali più alti.
-Dai non c’è bisogno Orlando, posso farlo io questo- gli dissi io avvicinandomi a lui, ma perché lo trovavo così
maledettamente attraente? E poi doveva mettersi anche
quella maglia nera, stretta, che evidenziava il suo fisico così perfetto…
-Ti sei incantata?- mi chiese
Orlando abbassandosi un po’ per incontrare il mio sguardo.
Arrossii di colpo, stavo
fantasticando su di lui!
-No, no- mi affrettai a dire come se lui avesse potuto
sapere ciò che mi stava passando in quel momento per la testa.
-E cosa stavi fissando?-
-Ehm…quel vaso…quel vaso credo
proprio che non vada bene lì- dissi io notando un vaso che Orlando aveva
poggiato su un mobile della cucina proprio accanto a lui,in realtà era perfetto
dove l’aveva sistemato, ma quella era la prima cosa che avevo visto e perciò
avevo trovato una motivazione abbastanza plausibile per quel mio stato di
trance, almeno così credevo.
-Fai come ti pare, io sono esausto- disse
Orlando stiracchiandosi per poi lasciarsi cadere pesantemente sul divano, era
davvero stanco, d’altronde aveva lavorato parecchio, era stato davvero carino
ad aiutarmi.
-Che ne dici se vado a preparare
qualcosa da mangiare? Dopo una giornata così ci vuole
qualcosa da mettere sotto i denti- dissi io passandomi una mano fra i
capelli.
Orlando annuì appena, ma aveva gli occhi chiusi e la testa
appoggiata su un cuscino. Ero sicura che lo avrei ritrovato addormentato e infatti, dopo circa dieci minuti, ritornai in soggiorno con
due piatti in mano, però vidi Orlando sdraiato sul divano, il suo viso
affondava fra i cuscini e tanti riccioli gli ricadevano ribelli sulla fronte.
Sorrisi, sembrava un bambino così, poi posai
i piatti su un tavolino e mi accostai piano a lui.
-Come sei bello…- sussurrai fra me
e me spostandogli delicatamente un ricciolo dal viso –ma perché non riesco a
dire quello che provo? Perché non riesco a dirti che ti amo,
che sei tutto per me?-
La mia voce era bassissima e mi ritrovai a fissarlo come
incantata da quell’immagine così semplice eppure così magnetica. Ad un certo
punto però mi resi conto di quello che stavo facendo, se Orlando si fosse
svegliato cosa gli avrei detto? Mi dissi che sarebbe stato meglio evitare situazioni
imbarazzanti, perciò mi alzai e andai a prendergli delle coperte in camera mia,
sarebbe stato un peccato destarlo.
La mattina successiva, quando mi svegliai, mi accorsi che
sul comodino accanto al letto c’era un piccolo vassoio con del caffè, un cornetto
alla crema, dei biscottini al cioccolato, un bicchiere di latte, poi notai un
foglietto di carta azzurra con su scritto:
Ti ho preparato la colazione, avrei voluto
farla con te ma avevo un impegno troppo importante… buon appetito!
Orlando
-Che gesto carino- pensai
sorridendo, per poi riporre il biglietto sul comodino, ma fino ad allora non mi
ero accorta di una rosa, di una splendida rosa rossa che era stata coperta dal
vassoio. La presi fra le mani e la portai più vicino a me per sentirne l’odore,
era freschissima perciò non persi tempo a cercare un vaso, pensando subito a
quel vaso che la sera prima Orlando aveva poggiato in cucina. Mi domandai, mentre versavo l’acqua, che significato aveva quella
rosa; per me era davvero importante, ma forse per lui era un fiore come un
altro; beh ma doveva sapere che la rosa rossa simboleggiava l’amore!
Decisi comunque di non pensarci troppo, meglio non
farsi illusioni, tanto capire cosa passava nella testa di quel ragazzo era
proprio difficile...
Rabbrividii, bagnata fino alle ossa e avevo freddo, tanto
freddo. Ero ferma davanti l’appartamento di Orlando,
sperando che fosse in casa.
Quell’auto mi aveva davvero stancata,
dovevo farla assolutamente riparare, ormai era la terza volta che si spegneva
all’improvviso lasciandomi a guardare perplessa il volante per almeno un minuto
senza spiccicare una sola parola. Solo che ora mi aveva abbandonata
lontano da casa mia e l’unica cosa che potevo fare era farmi qualche passo a
piedi per raggiungere la casa di Orlando, non era poi molto distante da dove
ero. L’unico problema era che quella sera pioveva a dirotto, la pioggia non
voleva proprio saperne di smettere di venire giù, ecco il motivo per cui mi trovavo in quella situazione. Nessuno veniva ad
aprirmi, e stavo per tornare indietro quando sentii la porta spalancarsi e
provenire da questa una luce calda, accogliente.
-Ma che hai combinato?- mi chiese
Orlando spalancando gli occhi sorpreso, e anche alquanto divertito mi sembrava.
-Muoviti, entra prima che ti venga un bel raffreddore-
Appena fui in casa mi venne un
sonoro starnuto.
-Come non detto-
Lo vidi scomparire nel corridoio, per poi ritornare dopo
poco con un grande asciugamano.
-Tieni, asciugati con questo- mi disse
Orlando cominciando a strofinarmi piano le braccia.
-Grazie- gli sussurrai
rabbrividendo ancora.
-Allora, si può sapere come mai ti sei ridotta in questo
stato?-
-Tutta colpa della mia auto, si è fermata di nuovo-
-Vieni con me- Orlando mi fece
cenno di seguirlo e andammo insieme nella sua camera da letto.
-Prendi quello che vuoi-
E detto questo aprì un cassetto con
dentro degli indumenti femminili, al che io lo guardai interrogativa.
-E queste cose chi sono?-
-Della mia ragazza ovviamente- disse lui noncurante, ma comunque con tono serio.
Io lo guardai interdetta, ma poi lui sorrise:
-E’ roba di mia sorella, ha lasciato qui qualche abito, così
quando viene a trovarmi non deve trascinarsi tutto il
guardaroba dietro-
-Non ti ho chiesto spiegazioni; e comunque
lo avevo capito che stavi scherzando- gli dissi io tirando dentro di me un
sospiro di sollievo, non riuscivo mai a capire se parlava sul serio o meno.
Orlando, scuotendo la testa divertito,
andò via lasciandomi sola in camera sua. Presi la prima cosa che mi capitò fra
le mani e poi cominciai ad osservare bene la sua stanza, notai degli
accostamenti un po’ azzardati ma armoniosa in un certo senso; insomma,
rispecchiava proprio il suo carattere particolare, con i suoi difetti ma comunque interessante.
-Tutto bene lì dentro?- sentii la
sua voce che mi riportò alla realtà.
Risposi con un forte starnuto, poi lo raggiunsi nel salone e
lo vidi concentrato nella lettura: era comodamente seduto sul divano, la testa
chinata e sorretta da un braccio poggiato su un cuscino, la sua espressione
assorta…ero una stupida, ma come potevo solo pensare
ad uno come lui? Orlando, con la sua bellezza, la sua simpatia, il suo carisma,
avrebbe potuto avere ragazze stupende, modelle o attrici, e non una come me; era una ragazza carina sì, ma non perfetta.
-Che leggi?- gli domandai io dicendomi
di non pensare troppo a quelle cose, mi facevo solo del male, e così mi andai a
sedere accanto a lui.
-E’ un copione- mi disse lui sorridendomi.
-E di che si tratta?-
-E’ la storia di un giovane fabbro, che sarei io, che va in
guerra a combattere per la sua donna; è ambientato al tempo delle crociate-
-Beh sembra interessante-
-Già e poi ci sono attori come Jeremy Irons, Liam Neeson, è
un buon prodotto-
-E il
titolo?-
-Kingdom of
heaven-
-Ti ci vedo nelle vesti di eroe
romantico, devo dire che ti riesce proprio bene, anche in “The pirates of the Carribean”
sei stato molto bravo- gli dissi io sorridendogli, in effetti mi era piaciuta
tanto la sua interpretazione e vi confesso, avevo anche invidiato Keira
Knightly. O meglio, avevo invidiato il personaggio che interpretava: nonostante
lei fosse stata rapita dai pirati, il ragazzo che ne era
segretamente innamorato fa di tutto per ritrovarla, e alla fine è anche
disposto a dare la vita per lei…beh non si incontrano ragazzi così tutti i
giorni!
-E chi sarebbe la tua partner?- gli
dissi io fingendo indifferenza, ma credo di non essere stata molto convincente.
-Eva Green, la conosci?-
-Credo proprio di sì-
Perfetto, allora potevo anche rassegnarmi e mettermi il pensiero
in pace, Eva Green era davvero molto bella…quante storie
d’amore nascevano sul set? Stavo proprio andando di matto, quel ragazzo era
capace di non farmi ragionare logicamente, ne ero
troppo innamorata, perché se fossi stata solo un poco più lucida mi sarei detta
che non era obbligatorio che nascessero relazioni fra i protagonisti, anzi, non
capitava poi così spesso.
-Eva la conosco da tempo, e
ultimamente credo che non gli sia del tutto indifferente-
-Appunto- mi dissi sconsolata, ma
d’altronde potevo capirla benissimo, come fare a resistergli?
-Ma a me non interessa- disse
Orlando lasciando il copione sul divano dove eravamo seduti e guardandomi negli
occhi.
-Ah- riuscii a dire io, perché
aveva cambiato espressione?
-Io sono innamorato di un’altra persona-
-Capisco…e io la conosco?- mi sentivo un groppo in gola,
riuscivo a malapena a parlare, infatti feci una breve
pausa prima di dire queste parole. Inoltre da come Orlando parlava doveva
essere davvero preso da quella ragazza, da quella fortunata ragazza, lo si capiva dai suoi occhi. Però
decisi di non far trapelare niente, di sopportare tutto quello che mi avrebbe
detto, mi sarei sfogata dopo, quando sarei stata da sola ma non davanti a lui,
non volevo.
-La conosci molto bene-
Io non risposi, abbassai lo
sguardo.
-E’molto carina, è dolcissima e quando
vuole sa essere anche capricciosa e un po’ bambina…ma è proprio per questo che
mi piace- disse Orlando mentre un tenero sorriso gli alzava un angolo della sua
bocca.
-Non hai ancora capito chi è?-
Ma perché dovevo continuare a
torturarmi così? Ormai ero arrivata al limite della
sopportazione, non sarei riuscita a sopportare la descrizione del suo
amore un minuto di più.
-Non ho capito chi è, forse non la conosco così bene…senti
ora chiamo un taxi, voglio tornare a casa, ho ancora
alcune cose da fare- dissi io cercando di controllare la mia voce, forse stavo
tremando, forse io stavo tremando. Presi il cellulare e cominciai a comporre un
numero sulla tastiera, ma mi fermai involontariamente quando sentii la sua voce
alle mie spalle:
-L’altra sera, quando mi hai detto quelle cose a casa tua,
non stavo dormendo, ero sveglio-
Deglutii a fatica, non mi piaceva affatto quella situazione,
e per di più non volevo avere la sua compassione.
-Tutto ciò che ti ho detto Orlando
è vero, io ti amo, non puoi nemmeno immaginare quanto, sono sincera- dissi io
triste, gli avevo confessato i miei sentimenti con tutta serenità, tanto ormai
non avevo niente da perdere, lui mi aveva detto di essere già innamorato
quindi…
-Aspetta- mi disse con tono fermo,
vedendomi prendere la borsa per andare via.
Io mi fermai e Orlando mi fece voltare verso di lui
prendendomi delicatamente per i fianchi.
-Non immagini nemmeno di chi sono follemente innamorato?- mi
disse a voce bassa.
-Orlando perché ti comporti in questo modo, mi fai male così
lo capisci o no?-
-E allora rispondimi a questa di domanda…lo sai qual è il
significato della rosa rossa?-
-Certo che lo so qual è il signif…- ma le parole mi morirono in gola; no, non poteva essere, sarebbe stato un
sogno, quel fiore che mi aveva lasciato l’altra mattina allora aveva un senso
anche per lui?
Io alzai lo sguardo cercando una risposta nei suoi occhi, ma
la ebbi subito dopo perché Orlando, facendo scorrere entrambe le sue mani fra i
miei capelli, prese ad avvicinare il mio viso al suo ed io lo lasciai fare,
abbandonandomi a quel momento così surreale, fino a che le nostre labbra non si
unirono in un bacio dolcissimo.
-Hai capito ora di chi sono innamorato?- mi disse Orlando fissandomi mentre un piccolo sorriso compariva
sulle sue belle labbra.
Io annuii piano, gli sorrisi per poi baciarlo di nuovo mentre
lui mi stringeva forte a sé.
Non c’era bisogno di domande, di ulteriori
spiegazioni, io lo amavo, Orlando ricambiava il mio sentimento così grande, e tutto
grazie ad una rosa rossa…