Meds

di neversaythree
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DISCLAIMER: I personaggi e le scene qui rappresentate, sono di proprietà intellettuale (quanto pretenzioso suona?! :D) della sottoscritta, e il tutto è ambientato nel contesto della seconda generazione del GdR A Real Life In NYC.
Ho scritto questa cosina tempo fa in inglese e solo ora mi sono arresa a tradurla e pubblicarla perché sono disgustosamente pigra. Axel e Scarlett, come dicevo, sono personaggi ruolati rispettivamente da Zia Enne e da me, e spero che a te, che sei incappato in questa storia probabilmente per sbaglio, piacciano quanto piacciono a noi.
Enjoooooy.
 
 
Meds
 
“’Fanculo” sibila Scarlett, in uno sbuffo disperato. Axel ha le sue unghie infilate nella carne del proprio braccio, ma continua a muovere l’altra mano sulla schiena di sua sorella, mantiene la sua voce morbida e lenta, cercando di calmarla come ha imparato a fare in questo tipo di situazioni.

“Hai preso le pillole?”

Lei cerca evidentemente di urlare, questa volta, ma la mancanza di fiato rende il suono non più forte del precedente, “Sta’ zitto!”

Axel le scosta i capelli dalla fronte sudata e sussurra, cercando di nascondere la sua tensione totalizzante, “Ho soltanto bisogno che tu parli con me, Junior, soltanto parlare.” Sa per certo che Scarlett darebbe di matto, se disgraziatamente notasse dolore o preoccupazione nei suoi occhi, perciò lui prova il più possibile a rimanere calmo, quando vede la paura in quelli di lei. “Puoi fare questo per me?”

Ucciderebbe purché questo non accada. Ucciderebbe purché la ragione per cui Scarlett dorme nel suo letto tornino ad essere i brutti sogni, come quando erano bambini. Pur di non vedere le cameriere nascondere gli oggetti taglienti quando sono soli a casa, pur di non dover trattenere le lacrime mentre la prega per ore di uscire, quando si rinchiude in bagno. Ma Axel sa che non c’è nessuno da uccidere.

Dopo quelle che sembrano ore, ma in realtà sono solo minuti, Scarlett annuisce, singhiozzando un po’.

“Hai preso sempre le tue pillole, questa settimana?” le chiede, e la sua voce è così bassa da essere a mala pena udibile, quando “Ho mancato solo tre giorni” dice lei.

Axel si forza ad alzarsi e allontanarsi, e Scarlett non si lamenta e non cerca di trattenerlo, come quando erano piccoli e lei era spaventata, rimane semplicemente lì, rannicchiata su se stessa, inerme, a fissare il vuoto. Lui entra nel bagno e apre lo sportello vicino allo specchio col cuore pesante, prima di prendere la confezione di pillole e un bicchiere d’acqua del rubinetto.

Scarlett prende le medicine che Axel le porge senza una parola, e lui non riesce a ricordarsi di essere mai stato così triste. Inizia ad accarezzarle di nuovo la schiena e aspetta il momento in cui lei si sdrai sul letto, per poi fare lo stesso, al suo fianco.

“Volevo solo vedere se fosse passata” fa la voce di Scarlett, con tono di resa, “Non dirlo a mamma e papà.” Axel strizza gli occhi, forte, e una lacrima scende dall’angolo del proprio occhio, fino a cadere sul cuscino, le braccia strette attorno al corpo ossuto della sua gemella, “Non lo farò.”




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