Pezzo dopo pezzo

di Triz
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Novecento sfiorò con delicatezza la matrice del disco e sospirò.
Un dolore troppo forte gli attraversava il petto ogni volta che provava a immaginare il viso di quella ragazza al posto del disco e si malediceva per non essere riuscito a dire a voce abbastanza alta quello che provava per lei.
Strinse tra le mani il disco con troppa forza e, prima che potesse pensare a cosa stesse facendo, l'oggetto si spezzò a metà.
«Signorina, le volevo chiedere...».
Prese una delle due metà e la spezzò in due.
«... le volevo solo chiedere di accettare...».
Spezzò l'altra metà con le mani che tremavano.
«... di accettare questo piccolo omaggio...».
Si sedette sbuffando, stanco come se avesse appena spalato una montagna di carbone, tra le mani i pezzi del disco e davanti agli occhi il secchio dell'immondizia.
Lanciò il primo pezzo e quello finì nel secchio con una precisione inaspettata.
Gli aveva detto che suo padre ora aveva una pescheria e gli aveva strappato la promessa di passare a trovare entrambi, se fosse sceso a terra.
Gettò un altro pezzo.
Se fosse sceso a terra... Novecento sentiva che non sarebbe mai riuscito a mantenere quella promessa.
Gettò un altro pezzo.
Le aveva augurato buona fortuna. Non aveva potuto fare altro e poi l'aveva guardata negli occhi e aveva visto che lei, di fortuna, se ne meritava tanta.
Lei.
Ora che ci pensava, di quella bionda e bella passeggera non sapeva nemmeno il nome.
Pezzo dopo pezzo, come il proprio cuore, Novecento fece finire nel secchio ciò che rimaneva del disco e dell'amore che aveva provato per quella donna, di cui non aveva altro che la traccia di un bacio sulla guancia.




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