Capitolo I
Desclaimer:
Con
questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non
intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste
persone, nè offenderle in alcun modo, soprattutto in riferimento al
loro orientamento sessuale.
Note
autore in fondo al capitolo.
CAPITOLO I
Non ricordo chi, ma qualcuno un giorno mi disse che
per inventare una storia credibile bisogna aver vissuto molto.
Io ho solo venticinque anni per cui mi limiterò a
raccontare.
Se qualcuno dovesse avere dei dubbi sulla mia storia, è
bene che sappia che ci sono altre persone, a Londra, che possono
confermare quello che sto per dire.
E' un caso, infatti, se solamente io posso raccontarla,
visto che solo a me sono stati riportati certi particolari, senza i
quali questa storia non avrebbe senso.
Era la mattina del 12 marzo 2015 e stavo bevendo il mio
primo tè della giornata davanti al computer.
Controllavo la mia casella di posta, ripulendola dallo
spam, quando mi sono imbattuto in una e-mail della casa d'asta
MacDougall's.
Mi informavano che il 16 marzo ci sarebbe stata una
vendita di mobili e oggetti d'arredamento.
L'e-mail non diceva a chi appartenesse la collezione in
vendita, ma mi informava che nelle giornate del 13 e 14 avrei potuto
visitare l'abitazione da cui provenivano.
Molte case d'aste adottano questo espediente. Pare,
infatti, che ammirare gli oggetti nel loro ambiente originario aiuti
nelle vendite.
L'e-mail non era un fastidioso spam. Avevo già
partecipato ad alcune aste in passato, dando così inizio alla mia
carriera da collezionista, che in realtà era solo un hobby piacevole
e, a volte, dispendioso.
Decisi di visitare quell'appartamento, con la speranza
di scovare qualche pezzo da aggiungere alla mia raccolta.
La mattina seguente, quindi, presi la metro per
raggiungere il numero 9 di Aldford St.
Saranno state appena le dieci ma l'appartamento era già
invaso da gente curiosa.
Avendone avuto la possibilità avrei potuto comprare di
tutto.
La casa era bellissima, arredata come solo nei miei
sogni da collezionista in erba e un po' esaltato, avrei potuto
immaginare.
Ogni
grande designer del passato era presente con almeno uno dei suoi
pezzi più famosi: Le
Corbusier,
Mies
Van der Rohe, Charles Eames, Claudio Castiglioni; mi
innamorai all'istante di una consolle di
Frank Lloyd Wright e
rimasi imbambolato di fronte ad una LC4, numerata e firmata da Le
Corbusier in persona, per almeno quindici minuti.
Era chiaro che chiunque fosse il proprietario non aveva
solo soldi da spendere, ma anche un gusto impeccabile.
Continuai la visita seguendo gli altri avventori, stanza
per stanza, finché non finimmo in una camera da letto.
Un ambiente grande ma sorprendentemente intimo e
accogliente, dove il letto la faceva da padrone e dove, su un comò
di qualche designer quotato, si poteva ammirare una splendida
collezione di orologi da uomo.
Non ne avevo mai vista una così bella e varia in tutta
la mia vita.
Riconobbi facilmente un paio di Rolex Datejust,
in acciaio e in acciaio e oro, un Daytona e un paio di
Submariner dalle ghiere colorate.
Il Panerai Luminor GTM copriva il segmento
sportivo della collezione, dei Jaegar Le Coultre, invece, non
riuscivo a tenerne il conto.
C'erano almeno un paio di Reverso, più alcuni
modelli poco visti, con il cinturino in acciaio, in coccodrillo, in
pelle.
Erano tantissimi.
Talmente tanti, che alcuni marchi e modelli non li avevo
mai visti e non sapevo giudicare il loro effettivo valore, a parte
quello di un Calatrava Patek Philippe che brillava in tutta la
sua semplice perfezione da dentro una teca in vetro.
Non sono un esperto del settore, ma faticavo comunque a
capire la logica di quella raccolta.
Sembrava non esserci un filo conduttore, cosa che di
solito accomuna tutti i collezionisti, al di là degli oggetti
ricercati.
Solamente quando spostai la mia attenzione sui
cartellini esposti vicino ad ogni orologio, e quando lessi la
dicitura “incisione sul retro” poco sotto, capii.
Erano regali. Tutti quanti.
Solo un regalo poteva giustificare un incisione su degli
oggetti simili.
La conferma arrivò quando osservai il resto
dell'esposizione.
Gemelli, ferma cravatte, ferma soldi, anelli da uomo,
era tutto su quel ripiano, sorvegliato a vista da un incaricato della
MacDougall's e quasi tutti avevano impressa un'incisione, non sempre
visibile e il più delle volte limitata a semplici lettere, iniziali
probabilmente.
Una giovane coppia poco distante da me, di sicuro gente
con possibilità, osservava quegli stessi oggetti con stupore,
parlottando fra loro e lasciandosi andare, a tratti, a risate
sommesse che nascondevano nel palmo della mano.
Non erano i primi a comportarsi così.
Fin da quando avevo messo piede in quella casa, avevo
avuto la strana sensazione che tutti gli altri visitatori
nascondessero un segreto, che io potevo solo intuire osservando le
loro labbra strette in smorfie che andavano dal divertimento allo
stupore.
Lanciai un ultimo sguardo alla collezione e mi avvicinai
all'addetto della casa d'asta.
'Mi scusi, sa dirmi di chi è l'appartamento?'
Il custode mi osservò a lungo prima di rispondere.
'Era di Harry Styles'.
Sapevo chi era Harry Styles, non lo conoscevo
personalmente, ma era piuttosto noto in certi ambienti e avevo avuto
modo di vederlo in giro per Londra più di una volta.
'Oh, ha deciso di trasferirsi all'estero e sta
vendendo tutto?', domandai ancora al custode
Ero certo che solo un trasferimento dall'altra parte del
mondo potesse giustificare una vendita in blocco di tutti quei pezzi
favolosi.
Il custode mi fissò nuovamente negli occhi per qualche
secondo.
'No Signore, Harry Styles è morto'.
'Harry Styles è morto?', chiesi stupito e forse
un po' troppo a voce alta.
'Si, circa un mese fa Signore'.
'Ma perché state vendendo tutto?', continuai
incredulo.
'Debiti. Pare ne avesse molti. Ma con la vita che
conduceva c'era da aspettarselo', concluse il custode, prima di
fare un passo indietro e tornare alla sua postazione.
Io lo segui, spinto da una curiosità inspiegabile.
'Ma il ricavato dell'asta basterà a pagare tutti i
debiti, vero? Perché sono certo che avanzerà addirittura qualcosa,
ci sono dei pezzi davvero introvabili qui!'.
'Si, la MacDougall's ha stimato un avanzo dalla
vendita che andrà alla famiglia', rispose, paziente, l'addetto.
'Non sapevo che ne avesse una', commentai
attonito.
'Solo una sorella a quanto pare'.
Dopo questa informazione ringraziai il custode e lasciai
l'appartamento pensando ad Harry Styles.
Non potevo fare a meno di provare pietà per quel
ragazzo morto così giovane.
Conoscevo le voci che correvano su di lui, sapevo che
tutti lo consideravano una marchetta che in pochi potevano
permettersi, ma chi ero io per giudicare?
Cosa ne potevo sapere io dei motivi che avevano spinto
Harry Styles a condurre quella vita?
Era giovane e bellissimo e adesso era morto e per me
questo bastava a giustificare la mia pietà.
Nota autrice:
Ciao a
tutti,
mi scuso
fin da subito se questa nota sarà un po' troppo lunga, ma vorrei
tentare di spiegare nel migliore modo possibile cosa ho intenzione di
fare con questa storia, per evitare qualsiasi tipo di
fraintendimento.
Qualcuno
di cui mi fido molto in fatto di scrittura, e che sa le difficoltà
che ho sempre avuto nel terminare le mie storie, (ne ho un HD pieno
di incomplete), un giorno mi ha consigliato di fare un tentativo con
questo tipo di esercizio.
Mi ha
detto, “Ange prendi un libro, magari il tuo preferito, quello che
hai letto almeno 20 volte e riscrivilo, reinventalo, cambia i
personaggi, le ambientazioni, ma non la trama. Vedrai, imparerai
molto!”, io ci ho pensato su per qualche tempo, forse un paio di
mesi ed ho concluso che effettivamente poteva tornarmi utile per
capire i vari meccanismi della scrittura.
Ma anche
solo per concentrarmi su dei particolari che molto spesso chi si
limita a leggere e non a scrivere non coglie, non tanto per ignoranza
sia chiaro, ma semplicemente perché quando leggiamo un periodo non
sempre ci soffermiamo a chiederci il perché di determinate scelte da
parte dell'autore.
E' vero
anche il contrario del resto, in alcuni casi infatti succede, a me
capita spesso di riflettere su certe scelte stilistiche degli autori
che amo di più, ma so che non per tutti è così e, comunque, per
dieci particolari che mi colpiscono e che mi fanno riflettere,
certamente da lettrice me ne lascio sfuggire altrettanti che passano
inosservati sotto i miei occhi.
Ecco,
riscrivendo una storia tutto questo difficilmente può accadere,
riscriverla ti costringe a prestare attenzione ad ogni dettaglio, a
vagliare ogni scelta, a riflettere su ogni azione e, credetemi, è
davvero utile, perché scrivere è, forse, una delle cose più
difficili al mondo.
Per cui
eccomi qui.
Questa
storia è la mia personalissima rivisitazione di un libro che ho
amato moltissimo nella mia adolescenza e che ho riletto infinite
volte, La Signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio.
Si,
è il romanzo che ha ispirato La Traviata
di Verdi, (con
qualche variazione sul finale che, se riuscirò a terminare questa
storia, vi rivelerò, sempre che già non lo sappiate), che
è stato a sua volta ispirato da una donna realmente esistita e che
Dumas ha molto amato, Marie Duplessis.
Ho
pensato, quindi, che condividere questo esperimento con qualcun
altro, ascoltare pareri diversi, altri punti di vista, mi potrebbe
aiutare a terminare, finalmente, qualcosa nella mia triste vita da
aspiranti imbrattacarte.
Vi
sorprenderebbe sapere quanto l'adattamento di questo romanzo ai Larry
sia perfetto. Mentre abbozzavo lo schema della storia e la
suddivisione dei vari ruoli, personaggi, località, ecc. io stessa
faticavo a crederci, è incredibile!
Spero
che andando avanti negli aggiornamenti la cosa risalti con maggior
chiarezza che in questo breve primo capitolo.
Ovviamente
se non avete letto il romanzo non posso che consigliarvi di farlo.
Ho
ambientato la storia in Inghilterra, a Londra e ai nostri giorni,
piuttosto che in Francia, a Parigi nel 1874 come nel romanzo.
Non
seguirò alla lettera la suddivisione originale di Dumas, alcuni
capitoli saranno accorpati inevitabilmente e non escludo qualche
altro tipo di variazione, ma sappiate che la storia è questa, Harry
Sryles è morto e niente e nessuno potrà cambiare questo dato di
fatto, tanto meno la sottoscritta, per cui mi dispiace darvi questo
dolore ma credo sia giusto metterlo subito in chiaro.
Per
gli aggiornamenti non ho previsto un giorno in particolare in cui
postare, questo perché per quanto possa essere estremamente semplice
riscrivere qualcosa di già esistente rispetto a creare qualcosa di
inedito, gli accorpamenti e certe scelte che sarò inevitabilmente
costretta a fare, (ma è per questo che lo faccio in fondo no?!),
possono richiedere qualche giorno di riflessione per la stesura del
capitolo.
Arrivati
a questo punto, quindi, a costo di sembrare ripetitiva devo
riscriverlo, tutti i crediti e gli eventuali meriti vanno
esclusivamente a Alexandre Dumas, che non ringrazierò mai
abbastanza per aver scritto questo romanzo.
Per
il resto spero che vi divertirete a leggerla come io mi sto
divertendo a riscriverla!
Grazie
a chi mi legge!
Angelique
Per
il titolo voglio ringraziare di cuore Irene che mi ha consigliato
l'omonima canzone di Jeff Buckley.
Lover, You
Should've Come Over la trovate anche su Wattpad
https://www.wattpad.com/user/Angelique79
(Angelique79).
Questo
è il mio account Twitter @sunbozzi79.
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