On The Lam

di ikigailou
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Una luce accecante invade la piccola stanza; sollevo lo sguardo lentamente: i miei occhi bruciano ancora per le troppe lacrime, ma cerco di stare calmo, aspettando di vedere cosa accadrà.

Vedo una porta molto stretta, era impossibile da trovare al buio. Si apre cigolando ed entra un ragazzo dai capelli castani, un po' scompigliati, vestito con una tuta scura; richiude la porta dietro di sé, mentre seguo i suoi passi per tutta la stanza. Si appoggia al muro e prende un pacchetto di Marlboro rosse dalla tasca dei pantaloni. Ne porta una alla bocca e la accende, aspirando lentamente.

Mi lancia il pacchetto di sigarette e l' accendino, ma li lascio lì, davanti ai miei piedi.

《Come ti chiami?》mi chiede mentre prende una boccata dalla sigaretta.

Mi sgranchisco il collo, spostandolo a destra e a sinistra. Non voglio rispondergli.

《Ti ho fatto una domanda.》sospira. Una nuvola di nicotina esce dalle sue narici, spargendosi in quella minuscola stanzina. Non otterrà nessuna risposta.

Il ragazzo cammina verso di me, con la sigaretta consumata per metà nella mano destra. Alzo leggermente lo sguardo e vedo gli stessi occhi di ghiaccio che si nascondevano dietro quel passamontagna.

《Ti ho chiesto come cazzo ti chiami!》esclama premendo le mie spalle contro il muro e puntando il suo sguardo di ghiaccio nel mio. Rimango ancora in silenzio, mentre vorrei solo fuggire da questa situazione e tornare a casa.

Non udendo una mia risposta, il ragazzo prende la sigaretta e la avvicina pericolosamente alla mia guancia.

《No, ti prego!》grido dimenandomi.

《Non vorrai che ti bruci il tuo dolce visino.》la punta rossa della sigaretta si avvicina ancora di più alla mia guancia.

《Harry... Harry Styles!》esclamo chiudendo gli occhi per la disperazione. La mano del ragazzo si allontana rapidamente dal mio viso, portando di nuovo la sigaretta tra le sue labbra.

《Bene.》dice aspirando la nicotina.

Mi massaggio la spalla destra, dolorante e arrossata a causa della sua presa, mentre lo guardo.

《Ti farò portare da mangiare.》dice gettando il mozzicone a terra, per poi schiacciarlo con la punta della scarpa.

《Dimmi dove mi trovo...》lo imploro alzandomi in piedi.

Lui mi guarda con aria compassionevole e poi comincia a ridere;

《In un posto segreto.》bisbiglia. Ride ancora e poi esce dalla stanza, chiudendo la porta. Avrei potuto correre e cercare di bloccare la porta e magari tentare di fuggire, ma era come se qualcosa me lo impedisse.

Rimango immobile a fissare quella fottuta porta di legno, desiderando solo di darle un calcio e sfondarla.

Le mie mani incastrate tra i miei riccioli castani, quasi a strapparli e tirarli per la disperazione; mi lascio cadere sul pavimento gelido, chiudendo gli occhi. Era come se mi sentissi succube di qualcosa, come se fossi stato soggiogato da una forza misteriosa e superpotente.
Un qualcosa che freneva ogni mio istinto e che mi impediva di reagire.





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