dare alla luce
Benvenuto Teddy
No, non è possibile.
Sono 15 ore, 15 fottutissime ore che mia moglie sta soffrendo
atrocemente e ancora qui non riescono a fare uscire il bambino.
Ogni contrazione le causa spasimi atroci, deve sentire tantissimo
dolore: il suo viso è contratto e digrigna i denti. Si
irrigidisce tutta e stringe forte la mia mano.
Gesù, quella stretta! In essa sento tutta la sua forza e
tutta la sua disperazione.
Non so se potrà regger ancora per molto tempo.
Finalmente la Dottoressa Greene si decide; salta fuori
dicendo
che Anastasia non riesce più a dilatarsi, nonostante la
ossitocina
e che ci vuole il taglio cesareo.
Cazzo, era ora!
Io non sopporto di vedere mia moglie soffrire a questo modo, non ce la
faccio proprio. Io voglio solamente vederla felice e sorridente, come
era fino a ieri quando parlavamo del nostro bambino attendendo
impazienti che venisse al mondo.
Non così, non stanca, sudata, spossata, distrutta.
Hanno una grande forza le donne, se davvero soffrono così
nel dare la vita. Tanta forza e sopportazione.
Non deve accaderle niente! Né a lei e nemmeno al bambino.
Il mio bambino, non deve avere problemi.
Grace tante volte, parlando del suo lavoro, accennava al fatto che ci
sono bambini che hanno dei problemi causati da stress subiti durante la
nascita. Disabilità fisiche e psichiche.
Io voglio il meglio per il mio bambino.
Voglio che stia bene, che
non abbia handicap. Devo poter giocare a pallone con lui e insegnargli
a
nuotare, portarlo in barca a vela, a fare trekking e a sciare ad Aspen.
La sera, per farlo dormire, gli leggerò una fiaba come
Carrick ha sempre fatto con me, quando ero piccolo.
E a scuola sarà bravissimo e un domani sarà lui
il CEO delle Grey Holding Enterprise.
Questo voglio per il mio bambino, né più
né meno.
Voglio una vita perfetta, una vita felice.
Portano Ana in sala operatoria e non posso seguirla.
Non subito, almeno, prima devo mettermi il camice sterile.
La allontanano da me e lei mi guarda, è terrorizzata, si
vede. Ha bisogno di me, bisogno che ci sia io a darle coraggio.
Ma io, per primo, ho paura.
Paura che le accada qualcosa, che accada qualcosa al bambino, che ...
Dio mio! Fa' che non le succeda niente!
Lei non mi può lasciare, non mi deve lasciare.
Non posso vivere senza di lei. E' l'unica che tiene lontani i miei
demoni, che scaccia l'oscurità che mi porto dentro. Se Ana
muore,
muoio anch'io insieme a lei!
Entro in sala operatoria, velocemente corro al suo fianco e le prendo
nuovamente la mano.
"Christian, ho paura" mi dice.
Vorrei dirle che sono anch'io spaventato quanto e anche più
di
lei, vorrei poter piangere, urlare, sbattere i pugni sul tavolo.
Ma devo essere forte, esserlo per lei, darle forza, coraggio.
Andiamo Grey, ce la puoi
fare, non mollare proprio adesso!
"No, piccola,no" le dico "non avere paura. Ci sono io con
te. Non devi avere paura, non la mia forte Ana"
Mi guarda e, come sempre, mi legge dentro, e lo vede lo capisce subito
che sono preoccupato.
"Cosa c'è che non va?" chiede
"Niente le dico, niente è tutto a posto"
E proprio in quel momento arriva un'altra contrazione.
Deve essere forte, fortissima perché Ana digrigna i denti e,
quasi, stritola la mia mano.
Mi si spezza il cuore e il fastidio alla mano in confronto è
niente a quello che sento dentro ... amore mio, stringi pure forte,
stritola pure le mie ossa se serve a darti un po' di sollievo
Le fanno l'anestesia; è meglio: almeno non
sente più dolore.
Arriva il medico, il chirurgo, prende il bisturi e .... inizia
a
tagliare il basso ventre di mia moglie. La apre proprio
là,
dove sono stato solo io, taglia la sua pelle morbida di seta, la sua
carne così sensibile ... ed esce sangue, tanto sangue.
E' impressionante, terrorizzante. Devo farmi forza perché mi
sento quasi mancare.
Okay, Grey, un bel
respiro!
"Ti amo", la voce di mia moglie è di nuovo la
mia salvezza e la mia forza
"Oh, Ana" rispondo "Ti amo tanto anch’io"
Vorrei sembrare forte, tranquillo ma la voce mi tradisce e si spezza in
un singhiozzo.
Mi faccio forza e guardo le mani del chirurgo entrare nel ventre di mia
moglie ed estrarne un minuscolo esserino tutto coperto di sangue.
Mio figlio!
Questo è mio figlio.
E' tutto a posto? E'
tutto ok?
Mentre mi faccio queste domande il piccolo lancia fuori un grido
arrabbiato e fortissimo, lo strillo di chi viene alla luce, il suo
saluto al mondo.
E' tutto ok, il bimbo è perfetto.
"Avete un maschio" dice la dottoressa.
Ana lo vuole vedere.
Le infermiere me lo porgono, un tenero fagottino avvolto in un telo blu.
E' bellissimo, è la cosa più bella che io abbia
mai visto.
E' mio, mio e della sua mamma.
Mi vengono le lacrime agli occhi mentre lo porto da mia moglie.
"Ecco tuo figlio, Signora Grey" le dico;
"Nostro figlio" risponde lei.
Sì nostro figlio, il frutto del nostro immenso amore.
Quello che sento per questa creatura, beh, non lo avevo mai provato
prima.
E' un misto di amore, dolcezza, tenerezza, voglia di proteggerlo e di
coccolarlo.
E' un sentimento forte, quanto quello che provo per la sua mamma, anche
se diverso, più puro forse.
Il dottor Flynn mi ha detto una volta che ogni genitore ama il suo
bambino, incondizionatamente, non lo avevo creduto ma ora mi sto
rendendo conto che è proprio così.
Bacio il piccolo
sulla fronte e, guardando mia moglie, mi rendo conto che sta piangendo.
Anch'io ho le lacrime agli occhi, sto faticando a
trattenerle;
sento il cuore in gola e non so se riuscirò a sopravvivere a
tanta felicità.
"E' bellissimo!" esclama
"Grazie, Ana" rispondo con le lacrime agli occhi.
Ho lasciato Ana nelle mani dei medici deve essere medicata e poi deve
riposare. E' tanto stanca.
Io sono rimasto solo con mio figlio, le puericultrici lo hanno lavato e
vestito e ora è fra le mie braccia.
Lo stringo forte al petto. Lui E' Mio. E' una piccola parte di me, il
mio futuro, la porta finalmente chiusa sul mio passato.
Potrei stringerlo per ore, per sempre.
Questo perfetto, minuscolo esserino, così tenero e dolce,
dolce quanto la sua mamma, mi ha realmente rapito il cuore.
Guardo le sue manine, minuscole ma perfette, le piccole dita chiuse a
pugno, il faccino roseo, la piccola bocca appena imbronciata.
Lo coccolo, lo accarezzo, gli parlo dolcemente, gli
do' tanti piccoli baci sulla fronte
Sono padre.
Padre, che bella questa parola!
Sa di protezione, di conforto, di impegno, dedizione e amore.
Adesso tutta la mia vita ha un senso.
Adesso posso dire che ne è valsa la pena.
Come vedete non sono
sparita, sono sempre qui.
Prima di lasciarci, un paio di precisazioni, forse anche di
più.
1. "Ne è valsa la pena" faccio dire a Christian, intendo
dire che ne è valsa le pena di soffrire, di tenere duro
anche negli anni dell'adolescenza, anche di rischiare di perdere Ana se
alla fine il risultato è stato questo.
2. in questo capitolo Ana rimane un po' sullo sfondo. Ma volevo dare il
maggior risalto possibile a Christian, quello che infatti prova e pensa
lei lo sappiamo già.
3. la mia long "Un angelo biondo" continua, lo dico a quella 10 persone
(circa) che la stanno seguendo. Va avanti a
rilento perché non è facile mettere
insieme tanti diversi punti di vista e vicende, ma state tranquille che
non mollo.
Grazie a tutti per l'attenzione
Love
Jessie
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