All these lights that can't blind me

di Phoenix Mars Lander
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Ispirata a Drag Me Down, che mi sta monopolizzando la vita.
Spero vi piaccia :)


Harry entra nella stanza e Louis trema, anche se l'unica cosa dell'altro ragazzo che lo sta sfiorando è la sua ombra, solo quella, una macchia nera che gli raggiunge la mano sinistra, accarezzandone il dorso e poi tuffandosi fra le dita.

Crolla sui fogli sparsi per terra e li inonda, li colma della propria presenza e intanto dentro Louis sta succedendo la stessa cosa: si sta riempendo della figura ora immobile sulla porta.
E si sente un po' più coraggioso, un po' più audace, perché ha Harry davanti alle cornee.
La maggior parte delle volte gli basta averlo sotto la pelle, sopra la pelle, ma di tanto in tanto gli rimangono solo le pupille, come unica arma per affrontare le giornate, e lì sì che ha bisogno di guardarlo sfacciatamente.
Louis è esausto, sono esausti i suoi muscoli che vanno a fuoco, la spina dorsale accasciata contro il muro, le gambe che sono appoggiate al pavimento ma che sembrano voler arrivare molto più in basso, sottoterra e poi ancora giù, nel bel mezzo del mondo, incastrate in un pianeta ai margini dell'universo, Louis e il suo minuscolo amore da essere umano.
È esausto.
Ma Harry lo sta guardando e lui non può sprofondare nel buio, non può, perché c'è la sua ancora lì a tenerlo.
Harry è come la musica: lo influenza pur non toccandolo, gli fa tremare le labbra anche se non lo sta baciando.
Louis decide che Harry è il suo brano preferito e poi stringe convulsamente la biro, come a volersi pugnalare sul posto, inscenare un suicidio patetico con tanto di sangue rimpiazzato con l'inchiostro.
Che pensiero stupido.
Louis chiude gli occhi e ripensa a tutto quanto.
Ripensa ai loro mesi, i loro istanti rinchiusi nelle righe di un contratto, come se fossero stati solo quello, articoli ridicoli e paparazzi chiamati al momento giusto, pose di plastica e flash che li accecano.
Una volta Niall ha detto che avrebbero fatto prima a mettere le statue di Madame Tussauds' al loro posto.
Era un po' ubriaco, quando l'ha proposto, ma Louis ancora ci pensa, di tanto in tanto, a farsi sostituire da un manichino, un attore talentuoso, un modello pagato per stare lì e sorridere e fare quello che gli ordinano.
E dire che tutto questo l'hanno scelto loro.
Louis non respira, quando pensa a queste cose, non respira e si aggrappa alle piastrelle e le mani di Harry sono sulle sue spalle, improvvisamente, meravigliosamente.
“Inspira, amore.”
E il corpo di Louis reagisce, come un oggetto elettronico programmato per accendersi a un comando vocale, solo che lui è fatto di ossa e sangue e batticuore, solo che non scatta un ingranaggio ma un'emozione.
Louis rimane sulle piastrelle, ma c'è Harry che lo sorregge al posto della parete.
Louis non si sente più trascinare verso il basso, perché Harry lo sta baciando e i flash non li accecano.




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