Sogni proibiti
Non avrei mai pensato di rivedere
Joji in quel modo.
Mio marito era in viaggio, quella
sera, ed io ero andata a fare shopping: avevo finito di lavorare prima del
previsto, e mi restava ancora qualche ora prima di cena, così mi ero diretta in
centro.
Non avevo una meta precisa:
semplicemente non avevo nessuna voglia di tornare a casa.
Mi trovai a vagare per le strade,
sbirciando qua e là le vetrine dei negozi.
Ad un tratto, riconobbi, esposto
in vetrina, il marchio dei Paradise Kiss: e sotto, la firma dello
stilista, che rispondeva al nome di… Joji Koizumi.
Ma ciò che mi colpì più di ogni
altra cosa fu l’annuncio.
Lo stilista Joji Koizumi, si
recherà in questo negozio tutti i giorni, questo mese, per presentare le sue
più recenti creazioni, che sfileranno in anteprima in passerella. I suoi fan
avranno la possibilità di ammirare le sue nuove creazioni, prima ancora che
siano messe in commercio. E alle prime dieci persone che si presenteranno alla
sfilata, verrà offerto in omaggio un capo d’abbigliamento a scelta.
Ebbi un tuffo al cuore. Joji… era
lì.
Avevo visto le sue creazioni per
l’ultima volta al musical di Broadway, dove ero andata con mio marito in luna
di miele...
Tokumori non aveva detto nulla,
in quell’occasione, ma sono certa che non gli era sfuggito il fatto… che fino
all’ultimo io avevo sperato di incontrare Joji…
Sono passati quindici anni da
allora. E il mio matrimonio procede.
Come? Non saprei. Procede. Tutto
qui. Non mi sta deludendo… ma non mi dà particolari soddisfazioni.
Non ho ancora figli. Dopo quasi
quindici anni, io e Hiroyuki non abbiamo ancora avuto bambini.
Per chi ci conosce la cosa è
inammissibile: “Possibile che non vi siate ancora decisi?” continua a ripetermi
Miwako.
Io mi limito a sorriderle, ogni
volta che tira fuori l’argomento: non posso dirle niente. Non credo che
riuscirebbe a capire, quello che dovrei spiegarle…
Lei non ha mai mostrato
esitazioni: è riuscita a restare al fianco di Takeshi per tutto questo tempo,
nonostante lo scapestrato che è il ragazzo in questione…
Io non ne sono stata capace.
Quando Joji mi propose di andare con lui, anteposi la mia carriera di modella
alla mia storia con lui… senza volerlo.
Tutta la nostra storia era stata
un turbine di instabilità… ed ero sempre stata io a farmi avanti. Senza che lui
prendesse posizione. Senza che riuscissi mai a capire cosa Joji volesse
davvero. Alla fine, nessuno di noi due riuscì a cambiare le cose. Io e Joji
dovemmo rinunciare a tenere in piedi il nostro rapporto… un rapporto che ci
stava imprigionando. Tentare di salvarlo ulteriormente avrebbe significato
arrampicarsi sugli specchi…
Doveva finire.
Ma certe sensazioni non si
dimenticano. E i cristalli delle emozioni che Joji era stato capace di farmi
provare, mi rimasero addosso… e hanno costruito una retina che mi ha impedito
di vivere la mia vita appieno… senza di lui.
Quel semplice cartellino aveva
riportato tutto a galla. Ed entrai nel
negozio.
Non avevo faticato molto, per
trovare Joji: non lo trovai molto cambiato.
Aveva i capelli più lunghi, ma continuava a tingerli di blu. E portava ancora le lenti colorate. Invece, lui non mi ha
riconosciuta subito.
Normale. Anch’io avevo dovuto tingermi
i capelli di blu. E quando la folla si disperse, rimasi imbambolata come una
scema.
- Cosa desidera, signorina?
Niente. Non riuscivo a trovare
niente di sensato da dire. Vidi la sua espressione accigliarsi, e notai che
sembrava piuttosto seccato dalla mia intromissione.
Qualcosa dentro di me si mosse. E
ritrovai la voce. Almeno per mormorare il suo nome. - Joji…
Rimasi a guardarlo che mi fissava
con aria interrogativa e temetti il peggio, quando lui allungò la mano, verso
di me.
Fu allora che mi riscossi,
scuotendo la testa e riuscii a rilassarmi appena: - Sono… Yukari.- mormorai. -
Yukari Hayasaka.
Una frazione di secondo, il tempo
che l’imput arrivasse al suo cervello, ed un attimo dopo i suoi occhi si
spalancarono dalla sorpresa. I suoi occhi. I suoi bellissimi occhi azzurri… Portava
ancora le lenti colorate.
- Ho visto l’annuncio, fuori…-
gli spiegai. Avevo le mani sudate, e mi tremavano le gambe.
- Yukari…- balbettò lui. Scosse
velocemente la testa: - Stai facendo spese?- mi chiese, cercando di darsi un
contegno.
- Sì… qualcosa del genere.-
balbettai.
Solo l’inizio. La conversazione
andò avanti a fatica. Ci separammo, visto che la fila per la mostra continuava
ad aumentare. Ma prima che io uscissi dal negozio, Joji mi richiamò: - Senti… ti andrebbe di bere qualcosa, uno di
questi giorni?
Certo che ne avevo voglia…
Non speravo di rivederlo in quel
modo e non posso assolutamente dire che me lo fossi aspettato.
Non avevo saputo più nulla di lui.
Nonostante tutto, però, quando lo
incontrai, mi resi conto che avevo desiderato di rivederlo da sempre.
Sì, ma per fare cosa? Cosa speravo
succedesse, adesso?
Bella domanda. Non ne avevo la
più pallida idea.
Yukari Hayasaka e Joji Koizumi si
erano incontrati in città dopo quindici anni. Quindici anni dalla fine della
loro storia.
Un imprevisto del fato.
Un altro bivio della vita.
E adesso?
Mentre ricordavo tutto ciò che era
accaduto tra noi, durante gli anni della nostra adolescenza, avevo la
sensazione di guardare la mia vita dall’obiettivo di una telecamera. La mia
mente aveva ricostruito gli eventi nello stesso modo in cui avrebbe potuto
registrare le sequenze di un film.
Non ricordo più chi prese
l’iniziativa.
So solo che accettai l’invito di
Joji, per l’indomani.
Ci incontrammo nei pressi del
negozio, alla fine delle sue ore di lavoro. Era ormai il tramonto, quando
raggiunsi il luogo dell’appuntamento.
Joji era già lì. Il suo sorriso
mi scaldò il cuore, quella sera. Adesso, che ero con lui… ogni cosa che avevo
vissuto insieme a lui tornava a galla. I suoi baci, le nostre passeggiate, la
sensazione che ho sempre provato stando tra le sue braccia…
Istintivamente, lo presi a
braccetto.
Lui non si ritrasse.
Ma quella sera, sulla via del
ritorno, capii che Joji avrebbe voluto chiedermi di Tokumori. Gli avevo già
detto che mio marito era via.
- Sei innamorata di tuo marito?
Quella domanda mi diede uno
scossone.
No…
Cosa avevo fatto nei quindici
anni precedenti?
Non amo Hiroyuki…
Avevo lasciato
che la mia vita scorresse via, come l’ombra di quello che avrebbe potuto
essere. Senza viverla fino in fondo.
- Per quale motivo? Lui non
sarebbe felice se lo sapesse…
Lo sapevo benissimo. Hiroyuki
avrebbe avuto mille volte ragione. Ma il problema era mio.
- L’unica cosa che vorrei
davvero... non posso ottenerla da sola, Joji… ma l’unica persona che può
aiutarmi…si è tirata indietro. Mi ha lasciata quindici anni fa con un pegno
d’amore… e dubito che abbia cambiato idea, anche adesso.- gli risposi.
Sei tu…
- Non sei cambiato da allora… Sei
diventato famoso in tutto il mondo…
L’unica cosa che mi rimane di
te è l’anello… e la chiave dell’appartamento dove hai conservato le tue
creazioni… quelle che mi hai regalato…
- Questo è un problema che non ha
soluzione. Non riuscirò mai a dimenticarti.
Non guardavo più quello che mi
stava intorno. Avevo concentrato la mia attenzione sui suoi occhi. E anche se
apparivano impassibili, percepii il tormento del suo cuore.
Non mi tirai indietro, quando
Joji mi afferrò la nuca. Avevamo troncato la nostra relazione, ma la nostra
storia non era mai finita.
A distanza di quindici anni ero
ancora innamorata di lui.
- Non c’è futuro, per noi,
Yukari… non funzionerebbe.- mi disse, quando ci separammo.
Lo sapevo benissimo. Ma non me ne
importava.
- Lo so.- risposi. E avevo le
lacrime agli occhi. - Solo per questa notte, Joji. Domani sarà tutto finito.
Vidi i suoi occhi intristirsi.
Non potevamo più tornare
indietro.
Mi strinsi a lui. Non importava
se tutto sarebbe finito.
Ricordo il tonfo del materasso
sotto di me…
Le mani di Joji che mi strappavano
i vestiti di dosso…
Il profumo pungente della sua
colonia…
La sensazione delle sue dita fra
i miei capelli…
Le sue labbra sulle mie…
Le nostre dita intrecciate.
Il calore del suo corpo.
Il mio corpo stretto al suo.
Nel nostro piccolo universo,
sotto le coperte di un letto di un albergo a ore.
Il ticchettio della sveglia. Fu
quello il suono che mi riportò alla realtà, all’alba del giorno dopo.
Lui dormiva placidamente accanto
a me. Mi alzai e mi rivestii in silenzio.
Non aspettai che si svegliasse,
per andarmene. Avrei solo complicato le cose.
Gli lasciai solo un biglietto
d’addio.
Non volevo creargli problemi.
Quello che avevo avuto mi bastava.
Ormai non potevo più continuare a
chiedermi cosa ne sarebbe stato di noi se la nostra storia non fosse finita.
Era un capitolo chiuso.
Quella fu l’ultima volta che mi
incontrai con lui da sola. Da allora in poi, sarei stata solo la signora
Tokumori, per lui.
Il mio unico grande amore era
stato lui.
E volevo lasciargli il ruolo
prezioso che aveva avuto in passato. Perché lui non era cambiato, e la nostra
storia si sarebbe ripetuta come in passato, e aveva già dimostrato di non poter
funzionare.
È stata una bellissima follia.
Ma il sogno è finito.
Non smetterò mai di amarti.
Addio Joji… e grazie.