Un sasso colpì la finestra così il ragazzo
posò la matita e andò a controllare.
"Brr, che freddo..."
-Ehi Reon, vuoi uscire con me e la mia fidanzata? Magari potrebbe
portare un'amica!- urlò il ragazzo che aveva tirato il sasso.
-Non mi va, fa troppo freddo.- rispose Reon sospirando.
-Ma come! In estate non vuoi uscire perché fa troppo caldo,
ora in inverno no perché fa troppo freddo e in primavera non
se ne parla perché c'è il polline. In autunno
cosa mi verrai a dire? Che non vuoi uscire perché non
sopporti l'odore delle castagne?- si lamentò il ragazzo
corpulento.
-Esatto, non sopporto le castagne.- a quel punto il ragazzo corpulento
sbiancò.
-Cosa? Come puoi non amare le castagne! Io le adoro a tal punto che
potrei erigere un altarino in loro onore.- rispose.
-Quattro parole: sono piene di vermi.- disse il ragazzo mentre l'altro
ragazzo cominciò a farsi i conti con le dita.
-Ma se conti il "quattro parole" le parole diventano sei.- rispose
ridacchiando pensando di aver detto qualcosa di divertente.
"Brr, che freddo. Oh no! Sto volando viaa."
Il ragazzo si girò di scatto e afferro il foglio prima che
cadesse, poi cercando di non fare caso all'amico che continuava a
chiamarlo chiuse la finestra e ritornò a disegnare. Teneva
in mano un foglio del mezzo, in una pagina c'era il disegno di un
alieno, il classico omino verde, nell'altra pagina c'era un disegno
incompleto, era lo schizzo di un corpo femminile, il ragazzo
terminò di disegnarle i capelli, lisci e molto lunghi poi
cominciò a disegnarle gli occhi.
"No, il bastoncino nell'occhio no! Uhm... occhio... Oh, ora ho un
occhio!"
L'occhio della ragazza sembrava guardare con curiosità la
matita, era la prima cosa che avesse mai visto. Poi terminato l'altro
occhio la matita si posò più in basso, un po'
sopra il mento, stava per disegnare una bocca. Lo sguardo della ragazza
scarabocchio si spostò dalla matita al disegnatore, un
ragazzo magrolino dai capelli scuri con un ciuffo un po' troppo lungo
che gli copriva un occhio.
-Cos'hai? Sembri perplessa.- disse il ragazzo assumendo anche lui un
espressione perplessa -È per la mia pettinatura?
Ti chiedi se vedo bene con un occhio coperto?-
"Come ha fatto a capirlo? Legge nel pensiero?" si chiese il giovane
scarabocchio.
-Il tuo faccino è molto grazioso anche con quell'espressione
confusa ma credo che un sorriso ti starebbe meglio, posso?- disse il
ragazzo sorridendo gentilmente. Prese la gomma e con molta delicatezza
la passò sulla bocca della ragazza.
"Che tizio strano mi è capitato... parla con un disegno."
Pensò la ragazza ma il sorriso leggero del disegnatore le
fece venire voglia di imitarlo così sorrise anche lei.
Finito tutto il disegno il ragazzo contemplò la sua opera
per qualche minuto, era venuta veramente bene, aveva un aspetto
così rilassato però sembrava anche
così debole. Era assurdo ma Reon si chiedeva se fosse il
caso di lasciare una così dolce e indifesa ragazzina con un
omino verde nella pagina accanto così il ragazzo divise i
due fogli e mise il foglio con disegnata la ragazza dentro un
raccoglitore. Reon si stava comportando in maniera stranamente
protettiva con quel disegno, non gli era mai capitato e poi per quanto
gli fosse venuto bene si trattava sempre di un disegno, non di una
ragazza vera... forse la ragazza aveva quell'aspetto così
fragile proprio perché solo ad una ragazza così
Reon si sarebbe potuto avvicinare, lui era davvero molto timido con le
ragazze, era anche per questo che non accettava di uscire con il suo
amico grassoccio e le amiche della sua fidanzata ma ad una ragazza
fragile sarebbe stato molto più facile avvicinarsi. Vedendo
lo sguardo triste del ragazzo il disegno cercò di
sorridergli per tirarlo su, le era sembrato felice quando lei gli aveva
sorriso per la prima volta, il ragazzo ricambiò il suo
sorriso forse accorgendosi del tentativo.
Arrivata l'ora di cena Reon uscì dalla stanza per andare in
cucina ma prima che la ragazza scarabocchio potesse sentirsi sola lui
rientrò in camera, la prese e la portò con
sé.
"Perché mi sta portando in cucina? Vorrà darmi da
mangiare? Uhm... ma io posso mangiare?"
Il ragazzo andò dalla madre e fece qualcosa che non aveva
più fatto da quando aveva sette anni.
-Ehm... mamma, volevo farti vedere questo disegno...- disse imbarazzato
il ragazzo mostrando il foglio, la madre lo guardò un po'
sorpresa.
-È bellissima.- disse e la ragazza sul foglio
cominciò a sentirsi in imbarazzo.
"Praticamente mi sta presentando a sua madre… Ehm. P-piacere
di conoscerla signora..."
-È un ritratto della tua ragazza?- chiese ridendo.
-Ehm, veramente no.- spiegò il ragazzo
-È semplicemente un disegno fatto a caso.-
-Beh peccato, sarebbe davvero una ragazza graziosa.- disse la donna.
"G-grazie!" pensò la ragazza, avrebbe voluto dirglielo a
voce alta ma nonostante avesse una bocca non poteva utilizzarla, questo
la rendeva un po' triste...
-Già, penso che sia il disegno migliore che abbia mai
fatto.- dichiarò Reon orgoglioso. Il cuore della ragazza
cominciò a battere.
"Ma il mio cuore può battere davvero?" si chiese.
Il ragazzo la posò sul divano e andò a mangiare.
Lei era nata solo da un giorno eppure si era già innamorata
del suo creatore, del resto per un disegno era normale innamorarsi di
chi l’aveva creato.
-Leia… credo sia il nome perfetto per te… Conosci
l’inglese?- disse Reon tornato in camera rivolgendosi a lei
-Bugia si dice “lie” suona un po’ come
Leia, no? - disse con un tono inespressivo, in teoria Leia sarebbe
dovuta essere contenta di ricevere un nome però il nome che
Reon aveva scelto per lei era così triste…
Perché era andata a finire così? Fino ad un
attimo prima sembrava andare tutto così bene e lui sembrava
così tranquillo.
“Se sei triste non dovresti vendicarti dandomi un brutto
nome. Se solo potessi sentirmi capiresti che i sentimenti che provo nei
tuoi confronti non sono una bugia…” in
realtà quel nome un senso l’aveva, il ragazzo si
era innamorato di lei, un disegna fatto da lui stesso, qualcosa di
inesistente, falso, effettivamente una bugia.
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