“Cerotto…”
“Mh?”
“Cerotto!Ti
ricordi?è così che mi chiamavi alla
Wammy’s…”
Il pavimento si avvicina.
Sente il palmo della mano sdrucciolare sui sassi del cortile, il
ginocchio sbatte violentemente.
Il dolore gli mozza il fiato.
Lentamente cerca di rialzarsi, ma visto che le gambe tremano decide di
sedersi a terra.
Si guarda incuriosito la mano.
Dalla sua pelle esce una cosa strana.
Rossa.
“Ti sei fatto male?” dice una voce infantile, molto
vicina.
Il piccolo Mello alza lo sguardo e vede un bimbo dalla chioma rossa
inginocchiato di fronte a lui, il faccino preoccupato.
Mello non parla con nessuno.
Tre anni, e ancora non ha spiccicato parola.
Matt lo sa bene. Non aspetta risposta, quindi, e osserva il sangue che
cola dalla mano del più piccolo.
“Dai, andiamo, ti facciamo mettere un bel cerotto, va
bene?”sorride, cercando di essere amichevole.
L’altro mette il broncio, ma si lascia comunque afferrare la
mano sana e trascinare nell’infermeria.
…
”Ecco fatto.” La donna sorride.
Tutti gli sorridono, in quel posto.
Ma lui non ci vuole stare, lui vuole andare dalla sua mamma, ha bisogno
di lui, quell’uomo le ha fatto del male…
“…Visto?Un bel cerotto colorato!”
Mello osserva il palmo della sua manina.
Un cerotto arancio.
Poi fissa Matt.
Alza piano un ditino e lo indica “Cerotto!”
La prima parola che gli abbiano mai sentito dire.
Certo che mi ricordo,
Matt.
Da quel giorno ti ho
sempre chiamato così.
E sai cosa ti dico?Quel
soprannome ti sta davvero bene.
Dopotutto, i bambini
sono la bocca della verità…
Sorrido mesto, e tu mi
avvolgi con le tue lunghe braccia.
Capisci cosa intendo? Tu
sei l'unico che riesce a tenere uniti i lembi di queste ferite, sei
sempre tu che cerchi una soluzione al mio dolore.
|