Demons run when a good man goes
to war
Night will fall and drown the sun
When a good man goes to war
La
cabina blu è davanti a lui, rumorosa con quella sua stella
sulla sommità che continua a lampeggiare con un ronzio basso
e cantilenante.
Oberyn Martell osserva quella curiosa costruzione di legno color del
mare e piega più volte il capo di lato, prima a destra e poi
a sinistra, mentre con le braccia incrociate sul petto esprime
perplessità. «E quindi», esordisce,
sempre più scettico. «Questo affare mi porta dove
voglio e quando voglio?»
Impossibile non pensare a quel giorno.
Davanti a lui, il Dottore annuisce e imita la sua stessa posa.
È un tipo strano, quello che è arrivato dal cielo
in una cabina blu; un uomo sulle sue coi capelli grigi e
l’espressione imbronciata di chi ha appena avuto una pessima
giornata. «Ovunque nel tempo e nello spazio,
sì.»
Ma Oberyn Martell ancora non si muove. “Ovunque nel tempo e
nello spazio” è un posto grandissimo da visitare,
e probabilmente gli sarebbe impossibile scegliere da dove cominciare,
se solo non vi fossero in lui radici molto più profonde
della consapevolezza che quattro pareti color del mare non possono di
certo fare il giro del mondo.
Resta lì e pensa che se quell’aggeggio funziona e
che se quel vecchio allampanato dice il vero, allora potrebbe davvero
trovarsi in un altro luogo, tra una manciata di secondi. Potrebbe
ritrovarsi sotto i fiammanti drappeggi di una città mangiata
dal fuoco, potrebbe trovarsi a gridare tra orde di soldati e stormi di
gente in fuga. Potrebbe trovarsi tra le braccia di Elia a morire al suo
posto, a guardarla negli occhi come un vecchio guarda il sole prima di
abbandonare la vita, a sentirla singhiozzare dopo che lui le ha salvato
la vita. Sentirebbe il calore delle sue lacrime sul viso, allora, e
forse i suoi nipoti piangere, e allora saprebbe di aver effettivamente
vissuto per qualcosa.
Le prenderebbe la mano, se fosse ancora in grado di alzarsi, e la
porterebbe tra quelle quattro pareti, lontana dall’inferno,
lontana dalla polvere, lontana dalla morte.
«Non posso riportare indietro chi non
c’è più», gli dice il
Dottore, e Oberyn sente le dita di Elia scivolare via dalle sue spalle,
il calore del suo corpo allontanarsi, i suoi passi scalzi sul pavimento
sgattaiolare altrove, quieti come erano arrivati nella sua mente.
«Non voglio riportare indietro nessuno.»
E mentre anche il ricordo svanisce, mentre anche le speranze muoiono,
un nuovo gusto accarezza le labbra di Oberyn Martell, un nuovo sapore
seduce la sua bocca arsa dal caldo.
Deciso, la Vipera Rossa inizia a camminare verso la cabina. Gli ci
vogliono pochi passi per superarne la stretta porta e il Dottore lo
segue, silenzioso, forse curioso di dove vuole andare a parare quel
nuovo sconosciuto con cui ha incrociato la via.
«Allora?», gli chiede, lisciandosi con garbo il
bavero del cappotto. «Dove vuoi che ti porti?»
Oberyn lo guarda e nei suoi occhi c’è solo
l’ardore. «Ovunque vi sia la vendetta»,
risponde, gonfiando appena il petto quando salendo quelle parole gli
bruciano la gola. «Ovunque vi sia la giustizia.»