Titolo:
“Sarò il tuo passerotto”
Autore:
Liberty89
Genere:
Romantico, Sentimentale
Rating: Verde
Personaggi:
Garnet, Gidan
Avvertimenti:
One-Shot
Note dell'autrice:
Buondì! Ho tantissime fan fiction su cui lavorare, ma quando
ho visto la conclusione di FFIX non ho resistito e ho dovuto scriverci.
Ho voluto romanzare la scena di chiusura e dare voce ai pensieri di
Garnet mentre guarda lo spettacolo “Sarò il tuo
passerotto”, di cui ho ripreso il titolo.
Ringrazio Paolino
per l’aiuto in fase di stesura :3 Buona lettura!
Disclaimer: i
personaggi della storia non mi appartengono. La fic non è
stata scritta a scopo di lucro.
“Sarò il tuo passerotto”
In my dearest memories,
I see you reaching out
to me.
Though you're gone,
I still believe that you
can call out my name.
A voice from the past,
joining yours and mine.
Adding up the layers of
harmony.
And so it goes, on and
on.
Melodies of life,
To the sky beyond the
flying birds
forever and beyond.
Final Fantasy IX -
Melodies of Life
La regina Garnet si fece attenta al sentire la voce dell'attore che
interpretava il protagonista maschile di quella vicenda. Le piaceva
quella voce. Era calda, ferma e trasmetteva perfettamente i sentimenti
di Marcus pur non mostrando il suo volto; per un attimo si chiese come
mai quell'uomo portasse un mantello con cappuccio.
Le sembrava di averla già udita da qualche parte quella
voce, ma dove non riusciva a ricordarlo. Le dava uno strano senso di
nostalgia e le venne quasi da mormorare a labbra chiuse il motivetto
della sua canzone, ma si trattenne per non disturbare lo spettacolo.
Una storia tanto bella quanto triste che la rapì,
esattamente come voleva fare Marcus con la sua amata Cornelia.
-Il sole è sorto, ma
se non ci dà la sua benedizione non potremo volare alti nel
cielo come quelle rondini.- disse Marcus con voce grave, afflitta dal
pensiero di dover partire senza la sua Cornelia.
-Marcus, non
c'è tempo. La nave salpa!- lo richiamò l'altro
uomo prima di uscire di scena.
-Mi ha tradito?!-
urlò Marcus alle rondini in volo. -Oh no, Cornelia non lo
farebbe mai! Credo in lei.- affermò compiendo qualche passo,
senza vacillare neanche per un secondo. -E se credi in qualcuno, i
sogni diventano realtà!-
A quelle parole, Garnet strinse un lembo della gonna. Di nuovo, quella
voce le aveva fatto scattare qualcosa nella testa e quella frase la
faceva apparire ancora più familiare. Trattenne il respiro
quando un volto sorridente fece capolino nella sua mente.
-E se il sole non
vorrà benedirmi…- riprese Marcus, per poi
voltarsi di scatto in direzione della luna che ancora brillava nel
cielo buio. -…almeno tu, luce lunare esaudisci questo mio
desiderio!- urlò per poi girare su se stesso e levarsi il
mantello per mostrare finalmente il suo volto al pubblico. -Fammi
rivedere la mia amata Daga!-
Garnet scattò in piedi, sorpresa, e si sporse dalla
balconata per guardare meglio il giovane uomo che si era rivelato sul
palco. Riconobbe immediatamente quel sorriso e scosse la testa sempre
più incredula.
-Impossibile!- pensò, girandosi e correndo verso le porte
presidiate da Steiner e Beatrix.
I due cavalieri la fissarono per un istante e le impedirono il
passaggio incrociando le braccia davanti alle pesanti ante. La regina
ricambiò i loro sguardi con un’espressione
smarrita, ma essa svanì quando il duo le sorrise e
aprì le porte per lei e le fece cenno di proseguire.
Sollevati i lembi dell’ampia gonna, Garnet riprese la sua
corsa giù per le scale senza pensare al fatto che sarebbe
potuta cadere e per poco non inciampò nel mettere piede
sull’ultimo gradino. Vedendola arrivare i cavalieri
Plutò spalancarono le porte e la regina continuò
per la sua strada, cercando di farsi largo tra la folla venuta ad
assistere allo spettacolo. Ora il pubblico mormorava come uno sciame
d’api chiedendosi chi fosse quel giovane dalla lunga coda e
chi fosse mai questa sua “amata Daga”,
poiché a tutti era evidente che quella frase nulla aveva a
che fare con la vicenda di Marcus e Cornelia.
Attoniti, gli spettatori le facevano spazio non appena si rendevano
conto di chi fosse la mano che spingeva sulla loro spalla o sul loro
braccio, e la guardavano incuriositi, sussurrando la loro
perplessità per quella faccenda. Qualcuno sgranò
gli occhi quando si accorse che la regina aveva perso il prezioso
ciondolo che portava al collo e che passato l’istante di
tentennamento, lo aveva lasciato lì, sul freddo pavimento di
pietra quasi fosse un pezzo di vetro senza valore. La medesima fine
toccò al sottile diadema che Garnet teneva sui capelli prima
degli ultimi due passi che la portarono tra le braccia di Gidan.
Nascose il volto sulla sua spalla e respirò il suo profumo,
ma dopo una mezza giravolta, lui l’allontanò per
poterla guardare in viso e sorriderle sfacciatamente. Lo
fissò un solo istante prima di ributtarsi sulla sua spalla
destra e usare la mano dal lato opposto per colpirlo sul petto. Lo
sentì gemere a denti stretti sotto i suoi pugni, ma non si
oppose al suo sfogo e lo placò con una carezza sui suoi
capelli tornati lunghi come quando si erano conosciuti.
La abbracciò stretta, mormorandole una scusa
all’orecchio, che si sentì appena tra il rumore
della folla in festa e il soffio del vento che danzò nella
loro gioia. Garnet sperò che quel momento durasse per
sempre, ma Gidan lo interruppe scostandola ancora una volta.
E per Daga non ci fu più nulla tranne il bacio gentile che
Gidan da buon ladro le rubò.
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