TI RICORDI
DI ME?
Amily
is back! Torno alla carica con una nuova long, stavolta AU ispirata
ad un adorabile libro di Sophie Kinsella che lessi un paio d'anni fa
“Ti ricordi di me?”. È una lettura molto leggera,che consiglio
specie in questo periodo estivo. Spero che la mia idea vi intrighi e
vi appassioni, che abbiate voglia di recensirla e chissà, magari
anche di seguirla. Spero di non distaccarmi troppo dalle personalità originali, ma purtroppo immagino che a volte si andrà in OOC. Il rating per il momento è arancione ma probabilmente cambiera.. o forse no chissà. Comunque sia, aggiornerò con frequenza in quanto ho già pronti
diversi capitoli. Detto questo detto tutto, buona lettura!
Besos,
Amily
PROLOGO
Che
giornata di merda.
Fermatevi
un attimo e considerate tutte le giornate di merda che avete passato
nella vostra vita. La somma di tutte queste sarà sempre e comunque
un semplice eufemismo se messo a confronto con la mia giornata.
Cioè.. alle mie giornate.
È
ormai notte fonda e sto disperatamente cercando di fermare un taxi
che mi riporti a casa. Le mie adorabili amiche e colleghe di lavoro
mi hanno letteralmente trascinato in questo sudicio pub, perchè
dovevamo festeggiare. Ma festeggiare cosa? Quanto sia misera e piena
di stenti e delusioni la mia vita?
Madge
e Delly non fanno altro che cantare e ballare e sghignazzare e
ciarlare di cosa compreranno coi soldi del bonus che hanno ricevuto
oggi a lavoro. Il nostro capo, il signor Flickerman -miracolosamente
e molto magnanimamente- ha deciso di premiare tutti i suoi impiegati,
assunti da almeno un anno, con un fantomatico bonus pari al 30% della
propria busta paga. Neanche a dirlo, lavoro come ultima ruota del
carro di questa assurda agenzia pubblicitaria da giusto 11 mesi e 24
giorni, perciò non ho diritto a quel sudato e tanto agognato bonus.
Avevo un dannatissimo bisogno di quei soldi.
Sono
io che do da mangiare alla mia famiglia.
Mia
madre era una bravissima farmacista, infaticabile e stimata da tutti,
ma da quando papà è morto ha perso la testa. Completamente. Non so
se sia depressione, qualcosa di cronico, fisico o psicofisico o non
so cos'altro, fatto sta che è in un inconcepibile stato vegetativo e
ha abbandonato me e Prim a noi stesse.
Primrose
è la mia sorellina, la mia paperella, è la luce dei miei occhi. È
così sveglia, intelligente, posata, molto studiosa e matura per i
suoi 15 anni. Vorrei che avesse tutto dalla vita perchè lo merita e
farò di tutto perchè niente le manchi e perchè nulla le faccia
del male.
E
quindi lavoro. Lavoro dalla mattina alla sera, non mi fermo un attimo
e non ho tempo di fare altro o di pensare, anche solo vagamente, ad
altro se non a soldi, soldi, fare soldi, mettere da parte soldi, per
assicurare una vita dignitosa a Prim.
Johanna
è tutta intenta a limonare con un tizio assurdo incontrato al bar. È
cosi seducente e incantatrice da conquistare qualsiasi essere umano,
uomo o donna che sia, a suo piacimento.
Lei,
dal canto suo, non fa altro che rimbeccarmi sulla mia assoluta
mancanza di sex-appeal, di cura della mia persona nonché del mio
essere una pudica verginella alla veneranda età di 24 anni.
Sì,
ho 24 anni, sono vergine e fuoriforma: sottopeso, sciupata,
acciaccata, ho occhiaie impossibili da rimuovere, la pelle secca
piena di imperfezioni e un seno insignificante, ma di tutto questo
poco mi tange
Mi
vesto in maniera trascurata e scialba, non mi trucco e non so come
farlo e dormo massimo tre ore a notte. Insomma sono la
personificazione della femminilità, come potete ben immaginare.
Sono
tutto il contrario rispetto alle mie amiche: Johanna è alta,
bellissima, spigliata e senza peli sulla lingua: una femme fatal,
come si suol dire.
Delly
invece è la persona più amichevole del pianeta: è dolce,
simpatica, molto disponibile e non so quante volte ha tentato invano
di far uscire allo scoperto la mia femminilità inesistente.
Madge
e io siamo amiche sin da piccole. Siamo silenziose e riflessive e non
ci abbandoniamo alle sfrenatezze di Johanna e alla giovialità di
Delly. Però lei è la figlia del sindaco, lavora giusto il
necessario e sicuramente non le mancano i soldi. Sebbene sia una
viziata figlia di papà, è rimasta sempre la stessa semplice e
gentile ragazza che conobbi durante un pomeriggio di gioco nel parco
cittadino.
Dei
ragazzi non me ne è mai importato granchè e sinceramente non ho
tempo per dedicarmi a cose futili come una relazione sentimentale.
C'è da dire anche che nessuno mi ha mai notata o cercata e immagino
che il mio aspetto trascurato non sia d'aiuto. L'unico ragazzo che
frequento è soltanto un amico con cui condivido l'unico passatempo
che mi concedo: il tiro con l'arco.
È
sempre stato la passione di mio padre e lui me l'ha trasmesse insieme
all'amore per la musica e il canto. Costituiscono attimi in cui
stacco la spina e per poco penso solo a me stessa e penso a lui.
Mio
padre è morto da cinque anni ormai a causa di un'esplosione nella
miniera di carbone dove lavorava. Era un'umile minatore,
stakanovista. L'unica cosa che mia madre dice è che gli somiglio
molto, per la dedizione che metto nel lavoro, per il mio modo di
canticchiare le canzoni che mi insegnò da piccola e per la
precisione e concentrazione con la quale tiro con l'arco. Ne sono
molto orgogliosa.
Piove
a dirotto.
Le
macchine sfrecciano in velocità schizzandomi d' acqua e di
fanghiglia: sono le 4 di mattina, sono stanca e voglio solo tornare a
casa.
La
pioggia si fa sempre più fitta tanto che i contorni degli oggetti
cominciano a farsi sempre meno definiti. Una macchia gialla smorza
quella grigia monotonia. Quel taxi deve essere mio a qualunque costo.
Vedo
già una coppia di ragazzini andargli incontro ma non posso permetter
loro di fregarmi questa possibilità di tornare a casa. Inizio a
correre forsennatamente lungo il marciapiede scivoloso, attraverso la
strada sbracciandomi -Taxi! Taxi! Arrivo!- il piede slitta
sull'asfalto bagnato e cado rovinosamente. Tutto
si fa confuso, tutto inizia a girare... sento un ronzio nelle
orecchie e la voce di Madge urlare in lontananza -Katniss!-. Poi,
il buio.
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