Oggi è il
mio compleanno,
così ho pensato di postare questa one shot che ho scritto
per un concorso.
Ho scelto di mostrare
la sensibilità di Chuck, che nonostante sia un donnaiolo
cinico, mostra anche in alcuni momenti della serie le sue debolezze,
che a mio parere lo rendono più adorabile XD
Ovviamente
è una Chiar, perchè loro due sono la coppia
migliore della serie.
Mi piacerebbe avere un
commento, non potete farmelo come regalo?!
Un bacio, Ale.
Womanizer
Superstar, where you from, how's
it going?
I know you, gotta clue
whatcha doing
You can play brand new
to all the other chicks out here
But I know what you are,
what you are, baby
Look at you, getting
more than just a re-up
Baby you, got all the
puppets with their strings up
Faking like a good one,
but I call 'em like I see 'em
I know what you are,
what you are, baby
La limousine mi lasciò davanti all'ingresso del Victrola,
come avevo chiesto all'autista.
Estrassi un'ultima volta il cellulare dalla tasca dei pantaloni,
sperando di trovare una sua chiamata.
Lo schermo era vuoto, un misero wallpaper tentava inutilmente di
renderlo più colorato.
Dov'era in
quel momento?
Perchè
non mi aveva cercato?
Nemmeno un breve messaggio che le avrebbe sottratto solo qualche
istante.
Premetti a lungo un tasto finchè non sentii la musichetta
fastidiosa che mi annunciava lo spegnimento avvenuto.
Il tempo per cercarmi era scaduto, mi aveva torturato già
abbastanza.
Entrai tranquillo, rimettendo la maschera che per un secondo mi era
scivolata via, lasciando intravedere il tormento che avevo provato,
sentendomi tradito.
Da lei.
Il cameriere al bancone mi salutò e gli risposi con un
cenno, spostandomi verso il divano, davanti al palco, dove lo
spettacolo stava per avere inizio.
Lascia la costosa sciarpa che indossavo sul bracciolo al mio fianco,
allungando i piedi fino ad appoggiarli sul basso tavolino di fronte a
me, incurante che il vetro si potesse rovinare.
Dopotutto quel locale era di mio padre, era il minimo che potevo
concedermi.
Un paio di ragazze mi si avvicinarono, in abito da scena.
Chiamarlo abito forse non era adatto, dal momento che portavano
solamente un paio di graziose mutandine rosse e un corpetto rigido
abbinato, con delle calze a rete che fasciavano le loro gambe tornite,
terminando con delle giarrettiere di pizzo.
Una delle due teneva in mano un invitante flute colmo di champagne, che
mi portò alle labbra, mentre l'altra mi abbracciava,
stuzzicandomi sul collo.
< Sei venuto per il nostro spettacolo? > mi chiese la
bionda, mentre posava il bicchiere ormai vuoto.
Le scoccai un'occhiata maliziosa, osservandole apertamente la
scollatura.
< Sono qui per l'ottima compagnia > precisai.
Scoppiarono entrambe a ridere, con un tono talmente stridulo che
trattenni a stento una risata amara.
Ecco la compagnia adatta al sottoscritto: due puttanelle di basso
rango, senza altra attrattiva se non il loro corpo, esposto senza
pudore alcuno.
Chiusi gli occhi, provando ad immaginare di avere lei al mio fianco.
Inutile e doloroso.
Cercai velocemente le labbra di una di loro, mentre la delusione
cominciava a farsi largo nel mio petto, soffocandomi.
Non potevo continuare così, dovevo andare oltre, dovevo
tornare quello di sempre.
La lingua della ragazza giocò con la mia, mentre la sua mano
mi accarezzava gli addominali, scendendo fino al bordo dei pantaloni,
senza vergogna.
Mi staccai da lei, soddisfatto, cercando il pacchetto di sigarette
nella tasca.
Ne estrassi una, insieme all'accendino.
< Te l'accendo io > propose la bionda, che era rimasta
passiva a guardare la compagna.
Gliela passai, del tutto indifferente, osservandola mentre se la
portava alle labbra, ispirando.
Me la ripassò mentre lasciava che il fumo uscisse lentamente
dalle sue labbra, in modo sexy.
Un segno rosso contornava il filtro e percepii il sottile sapore di
rossetto stuzzicarmi il palato, insieme al tabacco, in un mix che
faceva crescere la mia eccitazione.
Niente poteva impedirmi di andare a letto con una delle due,
approfittando dei camerini del locale, visto che era con i miei soldi
che venivano pagate.
All'improvviso una figura femminile si presentò davanti a
me, interrompendo quel momento di ordinaria trasgressione.
Osservai le lunghe gambe, coperte da un leggero collant trasparente,
arricchito da piccoli disegni floreali stilizzati, risalendo il busto,
fino al suo volto.
L'avrei riconosciuta anche fermandomi alle caviglie, senza commettere
un errore.
< Chuck >.
Rimasi immobile, incredulo.
< Blair? > riuscii a dire, ancora sorpreso.
Mi sorrise, portandosi le mani ai fianchi, come era solita fare quando
qualcuno la irritava.
< Ti ho chiamato sul cellulare, tre volte. Ce l'hai spento
> sottolineò.
Buffo il destino a volte, no?
Avevo controllato per una settimana lo schermo, quasi in modo
spasmodico, come mai era successo prima e ora che lo avevo spento lei
mi aveva cercato.
< Come mi hai trovato? > domandai curioso.
< Sai, non ci è voluto molto. In albergo mi hanno
detto che eri uscito, ho pensato che saresti venuto qui > mi
rispose.
La fissai per qualche secondo, chiedendomi come potesse conoscermi
così bene.
Ma era una domanda stupida, nessuno mi comprendeva meglio di lei,
nemmeno Nate.
Dio se faceva male quel nome, anche solo a pensarlo.
< Ho bisogno di parlarti. Hai tempo? >
continuò, riportandomi alla realtà.
Mi si gelò il sangue nelle vene, ma mi costrinsi ad annuire.
Non potevo mostrarle la tensione che mi aveva percorso il corpo alle
sue parole, presagendo qualcosa che non mi sarebbe piaciuto ascoltare.
Mi alzai, scrollandomi di dosso le due ragazze che anche durante la
nostra conversazione erano rimaste appoggiate a me.
< Dammi un minuto > le dissi, mentre raccoglievo la
sciarpa e mi allontanavo.
Daddy-o, you've got the swagger
of a champion
Too bad for you, you
just can't find the right companion
I guess when you have
one too many, makes it hard, it could be easy
Who you are, that's just
who you are, baby
Lollipop, you must
mistake you're a sucker
To think that I, would
be a victim, not another
Say it, play how you
want it
But no way I'm never
gonna fall for you, never you, baby
Rimasi sola, in quel locale che non mi piaceva molto, soprattutto per
gli sguardi degli uomini, che non lasciavano nulla all'interpretazione.
Le due ragazze che stavano con lui mi squadrarono stizzite, prima di
alzarsi e andarsene.
Dovevo immaginare che si sarebbe consolato velocemente.
Non era cambiato, nemmeno dopo quello che era successo tra noi, mentre
io avevo capito quanto lui fosse importante per me.
Gli occhi mi si inumidirono e mi voltai, avviandomi all'uscita,
convinta che forse avevo commesso uno stupidissimo errore a cercarlo.
< Non ti avevo detto di aspettarmi? > mi chiese Chuck,
afferrandomi una mano, mentre si portava al mio fianco.
Intrecciai le dita con le sue, come se potessi riceverne la forza
necessaria per portare a termine quello che avevo deciso.
Per un po' camminammo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri,
imbarazzati.
< Ti dispiace se ci sediamo? > proposi, indicandogli una
scalinata di un palazzo poco più avanti.
I gradini erano scomodi e il freddo della notte si faceva sentire
parecchio, nemmeno il cappotto riusciva ad evitarmi i brividi.
O forse, quei brividi erano dovuti alla sua vicinanza.
< Ho parlato con Nat e> cominciai incerta.
Sentii la sua mano tremare leggermente nella mia, ma non lo diedi a
vedere.
Conoscevo il suo orgoglio e non volevo sottolineare una sua debolezza,
se davvero così era stato e non era tutto frutto della mia
immaginazione.
O meglio, dei miei desideri.
Non disse nulla e lo interpretai come un invito a proseguire.
< Ho capito che è finita, definitivamente >.
Mi arrischiai a sollevare lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi.
Splendevano, luminosi come mai li avevo visti.
Era la luna a renderli così belli? O io non avevo mai fatto
caso a quelle pagliuzze dorate che si perdevano nel nero delle sue
iridi?
Gli sorrisi insicura, sperando che avesse capito ciò che
volevi dirgli, senza usare parole esplicite.
Mi si avvicinò, lentamente, fino a che non sentii le sue
labbra sulle mie, delicate.
Come se si fosse spinto troppo oltre, si staccò, lasciandomi
preoccupata di aver commesso uno sbaglio.
< Sei sicura? > mi chiese, fissandomi con un'espressione
talmente dolce che per un istante dubitai di avere di fronte proprio
lui.
Annuii, lasciandomi cullare dalla sua stretta protettiva mentre mi
baciava, senza fretta.
Quando ci separammo sentii il lieve sapore del rossetto impastarmi le
labbra.
< Sai disgustosamente di rossetto scadente > commentai.
Womanizer, woman-womanizer,
you're a womanizer,
Oh womanizer, oh you're
a womanizer, baby
You you you are, you you
you are
Womanizer, womanizer,
womanizer
Il mio cuore smise di battere dopo la sua affermazione.
Pregai che stesse scherzando, perchè non avrei sopportato di
perderla, ora che finalmente era mia.
Mia.
Il paradiso doveva essere qualcosa di molto simile, ma essere al suo
fianco superava di gran lunga anche la beatitudine divina, ai miei
occhi.
< Io. .> cominciai, non sapendo come giustificare ancora
una volta il mio comportamento da perfetto idiota.
Avevo cercato di dimenticarla gettandomi tra le braccia di donne
frivole, come mia abitudine.
Ma lei non lo sapeva, non poteva comprendere la sofferenza di quella
settimana senza sua notizie.
Scoppiò a ridere, inaspettatamente, sciogliendo il peso che
avevo sentito gravarmi sul petto.
< Ti conosco Chuck, non mi importa > precisò,
vedendomi confuso.
La abbracciai, temendo che quegli attimi fossero solo illusioni e che
mi sarei risvegliato, dopo una sbornia, aspettando ancora una sua
chiamata.
< Trovami un taxi > mi disse, indugiando ancora sulle mie
labbra.
L'idea di affidarla ad un mezzo pubblico non mi piaceva, ma d'altronde
la mia limousine sarebbe arrivata più tardi al locale e non
avevo alternative.
Mi salutò, restituendomi la giaccia che le avevo poggiato
sulle spalle, vedendola intorpidita.
< Buona notte > le augurai, seguendo il veicolo fino a
che non scomparve oltre l'angolo della via.
Mi voltai per ritornare al Victrola, rimettendomi la giacca.
C'era il suo profumo, lo sentivo benissimo e lo avrei riconosciuto tra
mille.
Ebbi l'istinto di sfilarmela di nuovo per immergervi il viso, per
averla di nuovo accanto.
Scossi la testa.
C'era chi mi definiva un donnaiolo.
Bugie.
Ero solo un bravissimo attore.
La realtà è che Chuck Bass non si mostrava
realmente a nessuno.
O almeno, così era stato prima di incontrare lei.
Blair.
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