BonnieCarl
let
it go [when it's said and done]
Quando non hai più chiasso con cui riempirti la testa e i
rumori di fondo tacciono, solo allora ricordi chi é stata a
presentartelo, il conto salato della macchina rubata e della collana
rifiutata, delle parole che lei
non ha detto, che ha sostituito con quelle sbagliate.
La stoffa del lenzuolo si é mossa, o forse no, non serve.
L'impatto.
Il tempo in cui Bonnie spuntava al tuo fianco con la naturalezza di una
gemella siamese, fluida, eterea e placida, senza domande, senza
rimorsi. Il peso della sua testa fra spalla e cassa toracica. Le dita
che trattenevi per non toccarle i capelli. Tutto in un secondo
spaccato. La senti, la vuoi sentire. É qui.
«Bonnie?» Ti sei messo a parlare, davvero?
E lei ti risponde che é solo nella tua testa di cazzo.
Forse ha fatto bene ad andarsene, prima che le permettessi di spegnere
le sigarette sul tuo braccio. Era così dannatamente brava a
fingere di non essere una stronza -no, non era una stronza, solo che ti
piaceva troppo. Hai scommesso, hai perso, e ora ti sfogherai spegnendo
sigarette sulle palpebre di ragazze che sembrano Bonnie. La vita
é un gioco stupido per tutti. In un certo senso,
é un sollievo.
Venivano sogni. Invece di lasciarla uscire da casa tua, com'era
successo, la inchiodavi sul divano e le toglievi i vestiti. La toccavi
e la frugavi, perché se fossi riuscito ad invaderla a
sufficienza non avrebbe avuto spazio per scappare. Spegnevi sigarette
sulla sua lingua. Ti svegliavi e vomitavi, tossivi quella
crudeltà nel cesso. Non hai mai voluto questo.
Perché
diavolo ti ha rivolto la parola, se non doveva essere altro che
l'ennesima persona che se ne va?
Se si fosse ripresentata alla tua porta non l'avresti legata, l'avresti
abbracciata. L'avresti baciata come fanno i bellocci nei film, quella
brutta stronza.
C'era la neve... Il vento, il suo corpo biondo che svolazzava nella
sciarpa, nelle cinghie dello zaino, il tuo corpo goffo nel cappotto. I
suoi piedi che si alzavano mentre correva. Era tutto più
lento, e ogni immagine sgranata, come un sogno. La neve fischiava nei
suoi capelli. Vi pungeva le pupille, le orecchie, anche le vostre
labbra erano fredde. C'era neve ovunque... Assorbiva i suoni, vi
lasciava soli, vi faceva sentire immortali. La sua risata libera nel
cielo.
I suoi occhi diffidenti, appesantiti di coscienza stanca di fronte a
quella stupida collana... Cosa ci aveva visto dentro? Da quale buco
d'inferno proveniva quel dolore?
La tipa si sveglia.
«Ti ho sentito borbottare qualcosa nel sonno. Chi
é Bonnie?»
Bonnie era l'adrenalina, che sale in fretta e te la senti come un nuovo
stato d'animo, non é una parte di te, sei tu, ti fa
piacere te stesso un casino. Un miracolo che deve cadere sulla Terra e
non ti manca di un soffio. Sei stato mollato al mondo dal ventre di una
madre bipolare, avevi già afferrato il concetto che le cose
belle non sarebbero belle se non avessero una data di scadenza
sconosciuta e mai troppo lontana. L'adrenalina ti lascia il sudore, le
fitte, i crampi e i muscoli sfatti, ronzante della sua energia e
imbambolato della sua nostalgia. Un fulmine che deve cadere sulla Terra
e non ti manca di un soffio. Elettrostatico, arruffato, con una
refurtiva costosa e un pendolo che oscilla a destra e sinistra. Ha
grattato lo smalto esterno e superficiale di te, Bonnie, è
scappata via mentre ti stavi rompendo, lasciando trasparire la
sincerità del tuo disastro. Magari anche tu per lei eri
adrenalina. Aveva già troppa merda nella sua, di vita, non
aveva bisogno di accollarsene altra. Di accollarsi te. Con il tuo
sguardo fesso da innamorato. E ti chiedevi che razza di amore avesse
conosciuto, lei, prima che arrivassi tu con i tuoi regali, le tue
pretese.
Chi é Bonnie?
É giorno adesso. Di giorno riesci a sghignazzare di quanto
tu sia diventato patetico. Di notte no.
Note dell'Autrice: Penso che la storia parli da sola. Perchè
il fandom italiano snobba Bonnie e Carl? Qualcuno trovi loro un
nameship. Perchè lei torna prima o poi, vero?
Grazie per aver letto, grata se qualcuno volesse recensire,
Lucy
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