premetto, che in questa
storia sono sfiorate molte tematiche delicate che non verranno
approfondite, alcune delle quali mi hanno toccata in prima persona.
sottolineo che non è mia
intenzione ridicolizzare o prendere in giro tali tematiche, perché io
stessa sono molto sensibile al riguardo. quindi, per favore, non datemi
dell'insensibile.
questa storia non è stata
assolutamente progettata per tale scopo, ma per essere una sorta di
parodia di alcune oc che girano per il fandom.
quindi, non è mia intenzione
offendere nessuno, davvero. non voglio ferire nessuno, lo giuro.
ho notato che molta gente non
ha idea di cosa sia una mary sue, quindi, in maniera del tutto
amichevole, ho deciso di fornire un esempio di quello che è una mary
sue, che spero sia utile e vi faccia ridere :)
secondo wikipedia le mary sue
sono:
"Mary Sue, a volte abbreviato in Sue, è un
termine peggiorativo adoperato per descrivere un personaggio
immaginario, in genere femminile (per i personaggi maschili solitamente
si adopera Gary Stu o Marty Stu), che si attiene alla maggior parte dei
cliché letterari più comuni, ritratto con un'idealizzazione eccessiva,
privo di difetti considerevoli e soprattutto che ha la funzione di
realizzare e autocompiacere i desideri dell'autore. Mentre l'etichetta
"Mary Sue" in sé proviene da un parodia di questo tipo di personaggio,
la maggior parte di quelli identificati come "Mary Sue" dai lettori non
sono riconosciuti dai loro autori in quanto tali."
ecco, spero sia abbastanza
chiaro.
ho scritto questa storia
perché ne avevo già scritta una simile tempo fa quando ero ancora
tredicenne e ne avevo postata un'altra versione un anno fa, ma
purtroppo sono stupida e l'ho cancellata per sbaglio. baka-rie :"D
ci tengo a precisare che le
mary sue non sono mai create intenzionalmente e che, secondo una mia
umile opinione, sono una fase di passaggio di tutti nel periodo
preadolescenziale (SI, VALE PURE PER ME).
non intendo accusare nessuno,
solo farvi ridere e magari farvi riflettere su queste oc che infestano
il fandom ;)
ci sentiamo nelle recensioni,
allora ♪
rie
p.s. se volete controllare se
il vostro oc è una sue, potete farle fare questo test qui ;)
p.p.s. dedico questa storia a
fra, sum, aria e alle. i miei cuoricini :^)
vi voglio bbbbene.
{ Don't touch my Sue }
Mary
si rigirò tra le coperte fresche, ancora beatamente immersa nei suoi
più vividi sogni di una vita felice, mentre il falsetto di Dio Justin
Bieber (nella suoneria della sua sveglia1)
si alzava con un acuto di 'BABYYY, BABYYYY, BABYYYY!' che lo faceva
assomigliare ad un maiale che veniva sgozzato.
La dolce fanciulla aprì gli
occhioni, proprio prima che le si sfondassero i timpani per la valanga
di decibel riversati nelle sue povere e bellissime orecchie.
Afferrò la sveglia e, come
tutti i santi giorni, le fece avere un incontro di quanto tipo con la
parete della sua camera: pazienza, Papi le avrebbe comprato un altro di
quegli aggeggi infernali. A meno che non fosse stato troppo
ubriaco, certo.
Mary si stiracchiò lentamente,
alzandosi per poi ciabattare verso la doccia con aria annoiata. La luce
del sole filtrava dalle finestre e aveva il colore delle uova marce.
Che poi, che colore hanno le
uova marce?
Una volta che ebbe finito il
suo rituale di bellezza mattutina, Mary uscì dal bagnetto attiguo,
pronta per vestirsi per la scuola. Non riuscì a fare un passo, che il
suo piede incontrò una resistenza e Mary finì per fare un triplo salto
mortale con avvitamento doppio e hot dog, che la fece atterrare sul
letto.
Mary — perfettamente indenne e
con i capelli sempre perfetti — si alzò e sbuffò in direzione del suo
cucciolo di lupo siberiano, chiamato Lord Styles2.
Lord Styles la guardava con
occhi grandi quanto tazze di caffè. Probabilmente voleva giocare.
O azzannare la sua carotide.
Forse entrambe, a giudicare la
smania con cui il sacco di pulci la fissava.
Mary ignorò il lupacchiotto,
promettendogli qualche dito umano per dopo e si mise davanti allo
specchio: come al solito era brutta3
come la fame e nessun ragazzo l'avrebbe minimamente notata.
Era alta e slanciata, sui
centosettantacinque centimetri (nonostante avesse tredici anni), con un
fisico che avrebbe fatto invidia alle modelle di Victoria's Secret.
Barbara Palvin who?
Aveva gambe snelle e sode,
fianchi armoniosi ed eleganti ed un vitino da vespa mozzafiato, la
classica figura a clessidra invidiata da tutte. La pelle era lattea e
chiara, ma ovviamente molto morbida. Aveva le curve proprio al punto
giusto, anche se sosteneva di essere troppo grassa. Il suo volto ovale
e levigato era adornato da una perfetta bocca a cuore, naturalmente rossa e
profumata di fragola e lamponi e ribes e... che so io? Rape?
Comunque, Mary aveva guance
rosate e sopracciglia che neppure Cara Delevingne in una giornata buona
avrebbe avuto. Il viso angelico era incorniciato da una folta cascata
di capelli nero pece da pubblicità dello shampoo Pantène che le
ricadevano morbidamente attorno alla vita, un po' lisci, un po' ricci,
un po' mossi e soprattutto naturali.
Inoltre, aveva delle mèche
color oltremare (naturali come il sedere di Kim Kardashian).
Ma la parte più sorprendente
del suo aspetto fisico erano gli occhi: di un blu talmente fulgido e
profondo, con striature di verde, bianco, giallo, biscotto, rosa.
Almeno, il sinistro, perché il destro era totalmente scarlatto e
brillava di una luce inquietante.
L'eterocromia4 era una brutta cosa.
E cos'altro ancora?
Oh, giusto, i tagli5!
Mary si esaminò i tagli che si
era fatta sulle braccia: tutto il suo dolore era in quelle cicatrici
pallide sugli avambracci. Suo padre la picchiava e quello era l'unico
modo per sfogare la sua tristezza, cadendo nel baratro
dell'autolesionismo e della disperazzzzzzzzzzzzzzz...
Ehm, morale della storia, Mary
era una cessa pazzesca. Punto.
Finito di esaminarsi, si
infilò nel suo abbigliamento scolastico personalizzato (che potete
trovare qui)
e si mise le sue vecchie All Stars6
(perché tutte hanno le All Stars, ovvio no?)
Dribblò Lord Styles e si
fiondò giù dalle scale per fare colazione.
La cucina della loro modesta
villetta da poveracci di sole trenta stanze era pervasa dagli aromi
speziati della sua colazione.
Il
maggiordomo-di-cui-non-ricordava-il-nome stava cucinando, mentre quella
biondona abbronzata che era sua madre (una riproduzione in scala di
Pamela Anderson) era comodamente seduta sulla sua sedia preferita,
chiacchierando animatamente con il Presidente del Kazakistan.
Mary si sedette sulla sedia
dirimpetto e ordinò al maggiordomo (che noi chiameremo Fred, per motivi
di brevità) la colazione. Fred-non-Fred le allungò il piatto fumante
con un inchino, ma Mary lo ignorò.
«Sì, caro, lo so che
l'economia va male, ma in quel buco dove vivi tu non credo ci sia molta
affluenza di turisti—» sua madre continuò imperterrita a parlare al
telefono.
Aveva un lavoro non
specificato (perché l'autrice è pigra) ma profumatamente pagato ed
altolocato.
«Mamma, ieri papà era ubriaco
e mi ha picchiata di nuovo.» piagnucolò lei. Sua madre sbuffò,
facendole segno di aspettare e Mary incominciò a deprimersi.
Era davvero importante per lei?
La odiava?
Perché non l'ascoltava?
«Tesoro, non dire
stupidaggini. Tuo padre è astemio.»
«Ti dico che mi ha picchiata!
Guarda, mi sono tagliata per il dolore e la tristezza.» indicò le
cicatrici, che stavano già svanendo. Accidenti, avrebbe dovuto
tagliarsi di nuovo perché fossero più evidenti.
«Mary Elizabeth Yuki Charlotte
Death Giulia Smith-Sue!7» la riprese
la madre con un tono gelido «Non permetterti di parlare così di tuo
padre!»
«Sei un'insensibile!» sbraitò
con grazia lei, alzandosi ed afferrando la cartella con rabbia,
marciando verso la porta senza mangiare niente, quanto è vero che
tentava di essere anoressica.
Sua madre la guardò
brevemente, poi tornò al telefono, come se non fosse successo nulla.
Che persona orribile!
La dolce Mary camminò stizzita
fino a scuola.
Perché
tutti la odiavano?
Perché i
bulli la prendevano di mira?
Perché era
brutta?
Perché si
tagliava?
Perché
aveva un QI superiore ad Einstein?
Sospirò, facendo dondolare la
cartellina. Che vita di merda.
Appena arrivata ai cancelli
della Raimon Junior High, le vennero in contro le sue due migliori
amiche: amica A e amica B.
Mary non ricordava neppure
come si chiamassero, non aveva mai fatto lo sforzo di imparare i loro
nomi.
Amica A forse si chiamava
Haruna. Forse.
Aveva orribili capelli color
pantegana e corti (chi cavolo ha i capelli corti? Neppure Afuro, che è
un maschio ce li ha!). Gli occhi erano color piscio e portava al collo
una macchina fotografica che doveva farla apparire più intelligente.
L'unica cosa interessante che
aveva era il fratello figo.
Amica B era altrettanto
scialba, con capelli tagliati alle spalle di un colore indefinibile e
occhi color bruco. Aki, probabilmente.
Erano insignificanti, ma
comunque restavano le due povere anime che la supportavano nei momenti
di depressione e stato da emo.
«Ehi, Mary» la salutò Aki-non-Aki
«Come stai? Ho sentito che ti sei lasciata con Hiroto.»
«Ah, sì. L'ho mollato perché
ha i capelli rossi. Il rosso non va più di moda, sapete.»
Le due amiche annuirono con
aria comprensiva, continuando a parlare del tempo e del compito in
classe di storia per cui lei non aveva studiato.
Erano entrambi vestite con
abiti frù frù che Mary odiava
categoricamente8.
«E tuo fratello? Ho sentito
che la sua squadra di calcio ha vinto qualche mondiale.» disse Haruna-non-Haruna,
esaltata.
Mary sbuffò, annuendo
annoiata. Odiava quel bullo di suo fratello con tutto il cuore, ma era
un figo, e perciò era apprezzabile.
«Guarda chi c'è!» esclamò
improvvisamente Haruna-non-Haruna.
Mary fece un perno di
centosessanta gradi per incontrare gli occhi artici e freddi come... il
freddo di Suzuno Fuusuke. Aka, il suo fratellastro figo. Aka il playboy
della scuola.
Avanzava in branco, con la sua
coppia di amichetti altrettanto fighi: il bad boy Nagumo e Afuro, che
con quei capelli, definirlo 'boy' era un tantino azzardato.
Suzuno era il fratello figo
della famiglia e abitava misteriosamente da solo anche se aveva solo
quattordici anni. Si divertiva a passare il tempo a molestare Mary
assieme alla sua combriccola e a bullizzarla per la sua bruttezza e
perché suo padre la picchiava (nonostante il piccolo particolare che
avevano lo stesso padre).
Camminarono in slow motion
fino al loro gruppo di sfigatelle, provocando qualche svenimento ed
epistassi tra le ragazze riunite in cortile.
«Ciao, Mary» Suzuno le
sorrise, ammaliante. Quella era la parte in cui avrebbe dovuto cadere
ai suoi piedi. Ha ha, niente da fare.
«Ciao, fratellastro» Mary
schivò la mano che Nagumo (che aveva abusato come al solito del gel.
Mary pensava che fumasse quella roba oscena che si metteva sui capelli)
le stava appoggiando sulla coscia.
Bleah!
Che schifo!
I rossi non andavano più di
moda!
«Certo che potresti essere più
espansiva, con il tuo fratellone.» Suzuno storse la bocca «Domani è il
mio compleanno e pensavo di fare una festa. Perché non vieni a farti un
giro con noi, bellezza?»
«No, grazie. Chiedi a Rika e
al gruppetto delle ragazze popolari. E ricordati che siamo fratelli e
l'incesto è illegale» bofonchiò Mary, avvampando.
Suzuno schioccò le dita,
infastidito.
«Tu mi ami, ma lo devi ancora
realizzare» altro schiocco di dita. Se quei tre non erano gay... «Beh,
sarà per la prossima volta, allora, bellezza»
Si voltò e lui e i suoi amici
ancheggiarono fino alle porte di scuola.
Haruna-non-Haruna svenne per la felicità.
Mary sbuffò, mentre lei e
amica B la trascinavano malamente su per le scale della scuola,
facendole battere la testa ad ogni gradino.
Le ore di scuola passarono in
un baleno (perché l'autrice è stanca e non ha voglia di descrivere).
Alla prima ora fece la
verifica di storia e la completò in cinque minuti d'orologio.
Ovviamente aveva preso il massimo dei voti, come buona figlia di papà
che si rispetti.
Il resto della giornata fu più
noioso, perché era in ultima fila con un tipo scorbutico di nome
Shuuya, che non la degnava di uno sguardo.
Doveva essere un vampiro.
Oppure gay.
Oppure un vampiro gay.
Non si può mai sapere, con i
libri di Anne Rice in giro.
Però un po' le dispiaceva per
lui: aveva sentito che aveva una sorellina malata di una grave malattia
chiamata Buonismo. Decise che avrebbe pregato all'altare di Dio Bieber
per lei.
Uscendo dalla scuola, si
imbatté in Endou Mamoru — sì, quell'Endou Mamoru, quello con il
carattere da criceto in overdose da caffeina e la fascetta molto trendy
(visto che quell'anno andava l'arancione).
«Mary, finalmente!! Ti ho
aspettata per più di venti minuti!! Dobbiamo iniziare l'allenamento!!»
le afferrò senza troppa attenzione il braccio sinistro, stritolandole
qualche osso del polso per poi trascinarla come una balena spiaggiata
verso il campo da calcio.
«Ehm, Endou, pensavo di non
essere in squadra. Ti avevo detto di no l'ultima volta.» bofonchiò
Mary, puntando i talloni «E la volta prima ancora, e quella prima
ancora e quella ancora prima—»
«Ma, Mary, abbiamo
disperatamente bisogno delle tue doti da attaccante!!» si lamentò
Endou, tirandola ancora di più. Mary si domandò se prima o poi i
muscoli della sua mascella si sarebbero strappati a furia di sorridere
come la versione di 'It' dei poveri «E poi, tu sei la più brava tra le
ragazze di questa scuola!! E le magliette nuove sono molto ganze, sono
tutte azzurre!!»
Mary aprì la bocca per
replicare che, no, quell'anno andava l'arancione, ma ormai era già in
mezzo al campo da calcio della Raimon e non poteva farci molto.
«Okay, hai vinto. Ma solo per
questa volta...» Mary alzò l'unico braccio funzionante in segno di resa.
«Evviva!!!» Endou tentò di
abbracciarla, ma lei si scansò bruscamente, mormorando un 'non invadere
il mio spazio personale'.
Alla fine venne costretta a
partecipare all'allenamento e, neanche a dirlo, durante la partitina
mise a frutto le sue abilità, dribblando abilmente tutti e sedici i
giocatori avversari (aspetta, erano sedici...?) e tirando in porta con
il suo colpo micidiale: 'il richiamo del lupo del cugino dello zio del
lattaio 3'.
Ovviamente, tutti la
applaudirono e la abbracciarono. Anche se era cessa. Anche se non era
per niente brava.
«Ehi, Mary» Mary alzò di
scatto lo sguardo mentre si toglieva le scarpette da calcio ed incrociò
lo sguardo calorosamente freddo di Shirou Fubuki, che le fece un cenno
con la mano «Ottimo tiro, prima. Sarebbe bello se potessimo allenarci
assieme più spesso.»
«Uhm» Mary notò i suoi capelli
color scopettone fradicio e decise che era uno da cui stare alla larga.
Avanti, tutti lo sanno che i personaggi con i capelli bianchi sono
schizzati bipolari portasfiga che probabilmente moriranno tra le più
atroci sofferenze. Tokyo ghoul non aveva insegnato niente a nessuno?
Ken Kaneki, anyone? «Magari un'altra volta.»
Fubuki rimase lievemente
sorpreso (era un dongiovanni, e poche a scuola lo rifiutavano.
«Ah, uhm, okay» borbottò
passandosi una mano trai capelli «E c'è qualcosa che posso fare per—»
«Tingiti i capelli» gli gridò
dietro Mary mentre correva verso casa «Di arancione, magari. Va di moda
♪»
Shirou sospirò, osservandola
scappare via.
Cazzo, pensava, preferiscono tutte il mio gemello.
Atsuya, dentro la sua testa,
ridacchiò.
Finalmente, la giornata era
finita o quasi.
Mary continuò a corricchiare
lungo la strada, controllando mestamente l'orologio. Se fosse arrivata
troppo in ritardo, suo padre l'avrebbe picchiata di nuovo. E poi doveva
tagliarsi, uffa.
Le suole delle sue All Stars
producevano un soffice scalpiccio contro il marciapiede. Ora riusciva a
vedere la sua villetta da lontano.
Nel moment in cui alzò la
testa, la sua visione periferica non riuscì a notare il movimento
davanti a sé e la ragazza sbatté contro un ostacolo.
Un ostacolo prosperoso.
Mary barcollò all'indietro, ma
con il suo perfetto equilibrio riuscì a stare in piedi.
Rika Urabe la squadrava in
cagnesco, le labbra contratte in una smorfia disgustata e i capelli
azzurri (fuori moda!) arricciati da qualche piastra cinese.
Ovviamente lei era bellissima,
ricchissima, capitano della squadra delle cheerleader e odiava Mary per
qualche astruso motivo.
Forse voleva essere bullizzata
da Suzuno anche da lei?
«Ah, Mary.» chiocciò vedendola
«Ti ho aspettata per un po'. Sai per caso dov—»
«Le tue provocazioni non mi
sfiorano, sciacquetta. Faccio la superiore.» Mary la superò senza
neppure guardarla.
Rika rimase a bocca aperta.
Alzò il dito per ribattere, ma Mary l'aveva già sorpassata.
Lei voleva essere forte ed
ignorare i bulli.
«E io che volevo solo dare il
regalo a tuo fratello...» ma Mary era già in casa.
Era stata un'altra giornata
triste e faticosa per la giovane fanciulla.
Aveva spezzato un po' di
cuori, ma adesso era arrivato il momento di tornare alla sua più cara
amica: la lametta.
Ah, che giornata stressante!
End
1
le Mary Sue hanno una sveglia canterina 24/7.
2
se un'OC ha un lupo al seguito, è al 99% una Mary Sue. Nel restante 1%
dei casi è semplicemente svitata.
3
le Mary Sue si trovano sempre 'brutte o insignificanti' mentre il resto
del mondo le venera come bellissime dee. Ma sono innocenti!11!1 E non
se ne rendono conto!11!1
4
Diffidate dall'eterocromia o dagli occhi particolari.
5
Molte Mary Sue hanno una storia tragica con abusi, autolesionismo ed
anoressia che solo molto difficili da trattare, se non si è autori
esperti (quindi, io non ne sono in grado).
6
Le Mary Sue hanno come calzature solo le All Star. Evidentemente fa
figo. Io mi tengo le mie Philippe Model, grazie ç.ç
7
Direi che il nome si commenta da solo, lol.
8
Cosa le avrà fatto mai di male il frù frù, non c'è dato saperlo...
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