Apologia del Sogno

di Drosophila Melanogaster
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Apologia del Sogno



Ho sempre sognato.
Non so cosa, di preciso, ma so di averlo fatto.
So di aver provato più volte la sensazione del sogno.
È come se una sottile rete elettrica si insinuasse sotto la pelle, e i tuoi occhi si preparano a lacrimare. Non hai controllo del diaframma, del cuore, e dietro le pupille si creano immagini belle da mozzare il fiato. Nel mio sogno c'erano ali d'angelo e cuori sanguinanti.
C'erano luci e inferni scuri nascosti in un paio di occhi verdi come il veleno. Nessuna musica, solo il canto delle civette, rifugiate sui tetti nelle notti d'estate, e il cigolare sicuro di un cancello arrugginito che faceva l'amore col vento.
Nel mio sogno non c'erano arcobaleni e mondi fatati, ma putride cadute angeliche, piene di piume candide macchiate di sangue e mani recise dai polsi, che mi carezzavano senza toccarmi davvero.
Mi abbracciavano i demoni figli di Dio, e mi dicevano cosa fare.
Non ho mai ubbidito, io non sono una creatura di Dio.
Nel buio del sogno rispondevo alla chiamata e ignoravo la parola. Non esiste verbo in grado di incatenarmi.
Un dirupo si apre sotto i miei piedi, e la mia caduta è uno scivolare dolcemente nel tutto.




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