Sunlight's ray part 2 & 3

di vanessie
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SUNLIGHT'S RAY PART 3 FANFICTION

 

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Capitolo 143

“Conquiste”

 

POV Jeremy

I bimbi crescevano. Erano cambiati dalla nascita, i loro capelli si stavano scurendo, gli occhi erano castani. Tutti mi dicevano che avevano il mio stesso colore di occhi e capelli, anche se in realtà i miei veri occhi erano quelli di Nicole, quelli di Kevin non erano affatto ereditati da me, bensì da Kevin Miller, il papà di Allison. Li avevo messi su una coperta e li stavo fotografando. Non ero più io da quando erano nati. Gli volevo immensamente bene e mi comportavo come un idiota per giocare con loro usando una vocina scema. Mi stavano guardando un po’ allibiti in quel momento, forse si stavano chiedendo cosa diavolo stessi facendo, o perché la loro mamma li avesse lasciati lì con me. Non ero bravo quanto Ally ad accudirli, ma cercavo di fare del mio meglio. Credo che già a 7 mesi fossero consapevoli della mia imbranataggine. Avevano imparato a balbettare sillabe senza senso, sapevano chiamare la mamma anche se non perfettamente ma non sapevano dire papà…gli rintronavo il cervello a forza di ripetergli continuamente papà, papà, papà. Avrei tanto voluto sentirglielo dire. Allison mi raggiunse proprio mentre ripetevo ai piccolini quella parola e si mise a ridere. “Non devi avere fretta, al momento giusto lo diranno!” esclamò “Vi do una doppia razione di mela grattugiata se dite papà adesso” dissi ai gemelli come per corromperli. Amavano la mela grattugiata e comunque amavano in generale mangiare. Li avevamo svezzati e quindi ora non prendevano più il latte materno, solo per colazione. Poi mangiavano pappe con il cucchiaino, passati di verdure, frutta grattugiata e cose simili. Ancora quando davamo loro da mangiare bisognava mettersi un impermeabile perché talvolta sporcavano non solo se stessi ma anche noi che li imboccavamo. Ma non potevamo lamentarci, avevano appetito. Inoltre dormivano! Oh che bello metterli a nanna alle 23.00 e vederli risvegliare alle 7.30 dopo un sonno continuativo. Eravamo molto meno stanchi adesso! Mia mamma e mio papà, così come avevano fatto per gli altri nipotini, erano usciti di testa. Regalavano loro giochi, pupazzi, vestitini, scarpine…e anche Lily, la madre di Allison era rinata dopo la morte del marito da quando avevamo avuto Kevin e Nicole. Prendemmo i bambini e li portammo a fare una passeggiata. Guardavano tutto dal passeggino con i loro occhietti curiosi. Non piangevano spesso, erano sereni e questo perché Allison era perfetta con loro. Paziente, affettuosa, comprensiva, gli dedicava tutto il suo tempo.

Dopo una bella camminata ci mettemmo seduti ai tavolini di un bar. Allison diede loro la merenda a base di omogenizzato di frutta preparato da lei. Io intanto andai nel bar a prendere due brick di thè al limone per noi due e un sacchetto di patatine per mia moglie. Diceva che ne aveva voglia. Tornai dalla mia famiglia e finii di imboccare i gemelli mentre Allison mangiava le patatine, imboccandomene qualcuna. “Ne avevo veramente voglia” disse riferendosi alle patatine, sorrisi “Non è che sei di nuovo incinta con queste voglie, vero?” “No” disse lei con un’espressione che significava: basta bambini. Risi ancora. Quando finii di dare l’omogenizzato ai due batuffoli di cotone, come piaceva chiamarli a me, gli diedi l’acqua e poi bucai con la cannuccia il mio thè. Cominciai a berlo e notai quanto sia Kevin sia Nicole volessero toccare il brick che avevo in mano. Non perché lo volessero bere, ma perché era giallo ed erano attratti dai colori vivaci. Protendevano le loro manine per arrivare a sfiorarlo e mi facevano davvero sorridere. Quando lo finii buttai via la cannuccia e poi dissi loro “Se dite papà ve lo lascio toccare!” “Jeremy per favore! Sei incorreggibile!” esclamò mia moglie divertita.

 

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Le feci la linguaccia e poi diedi ai bambini ciò che volevano. Toccarono quel contenitore di plastica con curiosità e si divertivano a sentire il rumore che faceva quando provavano a schiacciarlo un po’. La sera andammo a cena dai miei genitori. C’erano anche Jessie con Katy e i loro figli Dylan e Nicholas, poi Sarah con Seth e i loro figli Mya e William. In tutto eravamo ben 14 persone, bambini compresi. Le donne andarono in cucina, gli uomini in giardino a fare la grigliata di carne. I bambini facevano confusione. I miei figli erano in cucina con le donne e anche il piccolo William, poco più grande dei miei, era là. Mya invece era con Nicholas a rincorrersi sul prato, avevano quasi la stessa età, 6 anni lei e 5 lui. Dylan era il più grande di tutti, quasi 8 anni e faceva avanti e indietro un po’ indeciso se scegliere la corsa con Nicholas e Mya, oppure fermarsi lì con me. Ero felice di essere il suo zio preferito. Ogni tanto interrompeva il mio dialogo con Seth per venire a farmi degli indovinelli, o per raccontarmi qualche episodio che aveva vissuto a scuola, o semplicemente per darmi qualche schiaffetto sul sedere e farsi prendere da me. Lo rincorrevo e lo alzavo in aria, poi lo tenevo un po’ a testa in giù e lui rideva come un pazzo. Lo rimettevo giù e facevamo finta di fare la lotta o gli facevo il solletico. Quando la cena fu pronta andammo tutti a sedere in salotto, a tavola. Tutto era buonissimo, mamma era sempre stata un’ottima cuoca e anche Sarah, Katy e Allison le diedero una mano. Era bello essere lì tutti insieme come ai vecchi tempi e aver arricchito la famiglia con i/le nostre compagne e i nostri figli. I miei genitori erano felicissimi di potersi godere figli e nipoti e mi incantavo ancora a guardare quanto fosse bello il loro rapporto. “Beh abbiamo una novità” disse ad un certo punto Sarah, tutti la guardammo curiosi “Ho avuto una promozione al lavoro e mi occuperò di progetti più importanti!” esclamò felice. Le facemmo i complimenti e lei ci illustrò alcuni dei progetti ai quali avrebbe lavorato. “Visto che ci siamo…anche noi abbiamo una novità!” aggiunse poi Jessie. Ci concentrammo su di lui per capirne di più “Dylan deve fare un compito per scuola su un componente della sua famiglia e…tesoro vuoi parlarne tu?” chiese a Dylan. Il bambino annuì, spiegandoci che la maestra aveva chiesto di fare una ricerca con la descrizione fisica e caratteriale di un membro della famiglia a loro scelta, di fargli delle foto e parlare del suo mestiere. L’obiettivo era quello di far conoscere ai bambini della classe i vari tipi di lavoro esistenti in una società, facendo capire loro quanto ogni professione fosse importante e fondamentale per fare in modo che la comunità potesse funzionare. Poi quando ogni alunno avrebbe esposto la sua ricerca, la persona in questione sarebbe dovuta andare a scuola a parlare più dettagliatamente alla classe del proprio mestiere. Che bel progetto! Katy intervenne “Amore, vuoi dire chi hai scelto tra i tuoi familiari?” lo esortò “Sì, lo zio Jeremy” “Io???” chiesi perplesso. Sapevo quanto quel bambino fosse legato a me, ma pensavo che avrebbe scelto qualcun altro con un mestiere più qualificato. “Se tu vuoi zio” mi disse “Ma certo, mi fa piacere aiutarti. È solo che credevo avessi scelto qualcun altro” risposi.

 

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Dylan mi guardò perplesso e confuso “Perché dovevo scegliere qualcun altro? Il tuo è il lavoro più bello e più importante secondo me” disse “Ok allora” “E poi sai come piacerà a tutti quando verrai a scuola a parlarcene! Devi venire con la divisa, devi portare le manette, il giubbotto antiproiettile, la pistola” disse su di giri “Oh no…non porterò la pistola in una classe di bambini di 8 anni” affermai “Ma è uno strumento del mestiere zio” “Hai ragione…allora vorrà dire che la porterò…scarica” “Che peccato! Ma sarà lo stesso fantastico” concluse. Finita la cena tornai a casa con Ally e i gemellini. La aiutai a mettere loro il pigiamino e poi li portammo nella cameretta mettendoli nei rispettivi letti. Restammo lì per farli addormentare, erano ancora ben svegli dopo la serata fuori casa. Gli cantammo una ninna nanna per farli rilassare. Fu in quel momento che provai una delle emozioni più belle della mia vita…Kevin mi teneva la mano e quando provai a togliergliela credendo che stesse per addormentarsi, lui la riprese subito e disse “Pa-pà” con la sua dolce vocina. Sorrisi felice, mi venne la pelle d’oca per l’emozione e Allison incrociò il mio sguardo. Era stato stupendo sentirmi chiamare da lui e soprattutto sentirmi chiamare papà. Beh presto lo avrebbe fatto anche Nicole e non vedevo l’ora. È una sensazione che non si può capire pienamente se non si è genitori. L’idea che un bambino tanto piccolo sia in grado di riconoscerti e volerti bene, che ti reputi importante e che lentamente arrivi a conquistare abilità che sembrano impossibili per la sua età. L’idea che dopo Ally, la loro madre, nell’ordine gerarchico degli affetti ci fossi io, mi faceva sentire ancora più responsabile nei loro riguardi, ma immensamente felice.

 

NOTE:

Eccomi qua :) in questo capitolo ho voluto mostrarvi i bambini descritti da Jeremy, invece che da Allison, per farvi capire meglio come la condizione di genitore abbia cambiato anche il suo modo di fare. Jeremy vorrebbe che i gemelli lo chiamassero papà, ma queste cose non vanno a comando e, nonostante i suoi simpatici tentativi di "corrompere" i piccolini, Jeremy riuscirà a sentirsi chiamare papà solo a fine capitolo e questo lo fa ovviamente emozionare. Insomma...che dire? Ricordate il vecchio Jeremy? Ad esempio quello dei capitoli 70 fino a 85? Direi che non esiste praticamente più, quel ragazzino immaturo e spensierato è ora un uomo a tutti gli effetti.

Vi aspetto martedì per il  prossimo aggiornamento!

Vanessie





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