Salve, sono Judith e vorrei rubarvi solo due
minuti per raccontarvi della mia storia, che posso, senza sentirmi vanitosa,
definire “incredibile”.
Prendete una ragazza normale (me), non troppo
brutta ma nemmeno appariscente, senza particolari talenti o attitudini, con
l’unica grande passione rappresentata da Twilight e dagli attori che hanno
interpretato i suoi personaggi preferiti. Prendete ora il ragazzo perfetto,
l’idolo di tante ragazzine e anche di questa ragazzina in particolare: lui è
Robert Pattinson. Vi starete chiedendo: che cosa c’entrano due personaggi così
diversi? C’entrano, c’entrano...ma se vi raccontassi tutto subito dove andrebbe
a finire la suspence?
Ho conosciuto il mio mito quando avevo 17 anni,
lui 23. Ero a New York e mi stavo godendo le mie vacanze estive dall’altra
parte dell’oceano rispetto a dove abitavo io, in provincia di Milano, in
un’estate torrida. Era il 13 luglio e mi stavo gustando la mia indipendenza:
stavo facendo shopping con la mia adorata cugina americana (io sono nata in
Italia ma mi chiamo Judith perché mia madre è nata proprio nella Grande Mela), libera
dai controlli dei miei genitori rimasti in Italia. Comunque, stavo passeggiando
con Meg indisturbata per la via quando sento alcune urla e vedo un ragazzo
sfrecciarmi accanto. Nella mia presentazione ho tralasciato due fattori
importatissimi per questa vicenda: ho un pessimo carattere e anche un pessimo
senso dell’equilibrio. Io rovinai a terra più o meno con la grazia che potrebbe
avere un sacco di patate e sentii qualcuno ridere. Le ragazzine urlanti al
momento sembravano aver cambiato strada ma il ragazzo, quello che era
sicuramente inseguito da loro e che aveva osato ridere di me, ricominciò a
correre. La vergogna che stavo provando presto si trasformò in rabbia e, sotto
lo sguardo attonito di Meg, feci uno scatto degno di un atleta olimpico e mi
lanciai all’inseguimento di colui che si era permesso di prendermi in giro. Lo
raggiunsi in fretta, dato che lui ormai aveva smesso di correre, e con fare
molto civile gli urlai dietro nel migliore inglese possibile:”Ma non ti hanno
insegnato a chiedere scusa e permesso? Dov’è la buona educazione?”. Dato che il
ragazzo faceva finta di niente, mi avvicinai e allungai il piede per fargli uno
sgambetto. Anche lui cadde a terra, anche se devo ammettere con molta più
eleganza di quella dimostrata da me, e si rialzò in fretta e inviperito
“Ma cosa ti passa per la testa, eh? E se mi
fossi rotto qualcosa? Sentirai il mio avvocato, carina”
“Carina a chi? E poi, un avvocato? Ma chi ti
credi di essere?” a questa mia frase fu come se il ragazzo fosse stato un palloncino
punto da un ago: si sgonfiò.
“Non sai chi sono io?’”disse con sguardo
stupefatto.
Certo avevo notato che il ragazzo aveva un volto
familiare che ricordava molto il viso cinematografico di Edward Cullen, ma non
avrei mai sensato che alla mia richiesta di conoscere il suo nome lui avrebbe
risposto:”Piacere, Robert Pattinson”! Neanche nelle mie più rosee
aspettative o nei miei sogni più sfrenati era successo niente del genere; mi
ero rifiutata di illudermi sull’identità dello sconosciuto e il mio sospetto
era la realtà. Per me, come avete visto, non c’è stato nessun incontro
romantico con il mio idolo, solo una pessima figuraccia. Diventai rossa più di
un pomodoro e cominciai a borbottare parole di scuse, per lo più in italiano.
Dovetti sembrargli molto buffa perché lui cominciò a ridere. Cercai di scappare
via, sforzandosi allo stesso tempo di trattenere le lacrime ma sentii di essere
trattenuta per la borsa (in quel momento, lo ammetto, mi sentii molto Bella
Swan)
“Scusa, sono stato molto maleducato: buttarti
giù, ignorarti, non chiederti scusa...”
”Ridere di me”continuai
“C’era un motivo se questo fatto non l’avevo
incluso nell’elenco: non è un gesto di maleducazione, è una reazione
inevitabile!”
Potete solo immaginare come mi sentissi (più o
meno come essere investiti da un elefante obeso): ero stata presa in giro dal
mio attore preferito! Cercai nuovamente di allontanarmi, e nuovamente venni
trattenuta da Robert Pattinson, che evidentemente non aveva niente di meglio da fare che
scocciare una povera ragazza italiana.
“Scherzavo, certo che sei molto permalosa: va
bene se ti offro una cioccolata per farmi perdonare?” Stavo quasi per
accettare, quando mi ricordai di Meg così declinai l’invito. In quel momento
non era esattamente al primo posto della mia classifica personale di simpatia
ma era pur sempre il mio idolo e se avessi potuto non avrei avuto esitazioni a
rispondere affermativamente: ma non potevo lasciare mia cugina senza mie notizie
per ore! Senza contare che per la corsa fatta per raggiungerlo e le lacrime di rabbia non ero proprio al mio meglio. Così a malincuore mi staccai da lui praticamente di corsa, dopo un
ciao più che detto sussurrato, e raggiunsi mia cugina. Le raccontai per sommi
capi la vicenda, pensando che tutto sarebbe finito lì ma così non fu.