Mela marcia.

di Capolera
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«Ehi Inghilterra, come ti senti oggi?»
Da quanti giorni non lo veniva più a trovare?  Non sapeva mai come passare il tempo. Sdraiato o seduto su quello scomodo letto, in una triste stanza vuota. Passava tutti i giorni ad osservare le pareti bianche della stanza: un bianco puro, candido. Le lenzuola, il suo pigiama, il tavolino quadrato, la sedia, le tende, le imposte, il bagno erano del medesimo colore. Ma una singola mela ne rompeva l’integrità: poggiata sul tavolino, il suo colore risplendeva interrompendo  la visione monotona di ogni giorno.
Gliel’aveva portata America l’ultimo giorno dalla sua ‘scomparsa’.
Aveva osservato la mela ogni giorno, dedicandole tutta la sua attenzione, guardandola marcire ogni giorno di più.
Quel giorno era terribilmente marcia, come i suoi polmoni.
Si udì un leggero toc toc alla porta che si aprì lentamente, lasciando intravedere il viso dell’Americano.
«Non ora, Alfred. Torna tra qualche minuto.» Inghilterra non voleva che lo vedesse in quel modo. Era terribilmente frustrato ed addolorato da questa malattia che voleva sempre apparire al meglio.

 
Broncopneumopatia cronica ostruttiva.
 
Si alzò dal letto, si lavò il viso e sistemò i capelli, cercando di sfoggiare il miglior falso sorriso di sempre. Si diresse verso la porta, allungando la mano per abbassare la maniglia ed aprire la porta, in modo da poter chiamare America.
Ma qualcosa si scatenò nel preciso istante in cui tese la mano verso la porta. 
Le dita, ora grigiastre, non raggiunsero la maniglia. Il suo cuore cominciò a battere molto velocemente ed il suo respiro si bloccò, come fosse stato mozzato nella gola. Si portò una mano al collo ed aprì la bocca per gridare, qualcuno sarebbe venuto a soccorrerlo. Tese nuovamente la mano verso la porta cercando di raggiungerla, ma si accasciò a terra, premendo le mani sulla pancia, nel vano tentativo di riuscire a cambiare qualcosa.
Cadde quindi a terra, passando così gli ultimi istanti della sua vita sul freddo pavimento bianco di una stanza bianca di un ospedale, dove l’unico colore era un rosso sangue di una mela marcia.
Quella mela cadde provocando un lieve e sordo tonfo.




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