And
when I see you don’t know what I wish to make you
Mi
guardo allo specchio e mi trovo bellissimo.
Devo
uscire stasera, non posso certo starmene chiuso in casa. Mi sono
sistemato per bene, laccato e profumato, mi sento fresco come una
rosa.
Oggi
poi è il compleanno del mio amico Giuliano e ha organizzato
una bella festa in un localino serio, di quelli dove ci si può
divertire in tanti modi. Musica a palla, in questo caso dubstep,
perché Giuliano ha le sue fisse periodiche e bisogna
accettarle. Poi tante ragazze, di sicuro.
Mi
do un ultimo sguardo: sono uno schianto.
Ho
addosso una camicia bianca che aderisce sul mio corpo asciutto, farò
sicuramente colpo, poi con questi jeans neri che sono uno
spettacolo... sì, non ho dubbi.
La
cosa più importante è la prima impressione, perciò
salgo a bordo del mio BMW m4 Cabrio nero, lucido e fiammante. Non
posso certo presentarmi su un mezzo qualunque, non ci penso neanche.
E
poi oggi c'è un bel fresco e posso certamente permettermi il
lusso di abbassare il tettuccio e guidare come se fossi diretto in
California. Mancano soltanto le palme ai lati della strada, ma cerco
di non pensarci.
Musica
rigorosamente a palla e rigorosamente reggaeton, almeno le persone
capiscono subito con chi hanno a che fare.
Giunto
fuori dal locale, tutti si voltano a guardarmi. Qualcuno mi riconosce
e mi saluta con un cenno della mano, mentre delle ragazze cominciano
a ridacchiare e mi guardano come se volessero mangiarsi la mia auto
con gli occhi. Meglio così, era quello che volevo!
Scendo
dalla macchina e mi dirigo con passo sicuro verso l'ingresso. La
musica proviene ovattata dall'interno, simbolo che non sono arrivato
troppo presto. È da poco passata la mezzanotte e comunque
molti degli invitati non sono ancora arrivati, ci scommetto.
Qualche
ragazza mi saluta con un: «Ciao Tony!», segno tangibile
del fatto che la mia presenza si nota da subito. Nei locali più
fighi della zona sono abbastanza famoso, specialmente per la mia
dolce Cabrio che mi contraddistingue da molti tamarri che arrivano a
bordo di Fiat Punto o giù di lì.
Io,
la Cabrio, me la posso permettere...
Sulla
porta del locale incontro Giuliano, lo abbraccio con fare fraterno e
gli urlo un caloroso augurio nell'orecchio sinistro. Lui è già
mezzo ubriaco, ma del resto me l'aspettavo.
Io
ho bevuto qualche birra durante la cena, me la prendo sempre con
calma e ho bisogno di una certa energia per uscire di casa,
specialmente in occasioni così speciali.
Una
volta dentro, individuo subito il bar e mi ci fiondo, ho bisogno di
un bicchierino per riuscire a scatenarmi meglio in pista.
La
musica mi piace, comunque. Il DJ è bravo, pompa i bassi a
palla nei momenti giusti, sa cosa piace ai presenti e ci va giù
pesante. Ottimo, sapevo che una festa organizzata da Giuliano non mi
avrebbe deluso.
Intanto
le ragazze non sono da disdegnare. Sono tutte in tiro, tutte belle in
mostra per noi maschietti, sanno che siamo qui per ammirarle e per
fantasticare su di loro.
Ma
il mio rituale non consiste soltanto in fantasie erotiche, devo
portare a termine almeno una conquista, un rapporto concreto,
altrimenti mi sento un adolescente incapace e questo non lo posso
sopportare.
Ho
ventisette anni, mica sono un moccioso, io.
Scolo
gli ultimi sorsi di whisky e mi butto in pista, strofinandomi
casualmente contro qualche ragazza.
Una
in particolare non fa che osservarmi da un po': non è tanto
alta, capelli lisci a caschetto, sembrano rossi, porta la frangia. Il
suo corpo è fasciato da un provocante vestito rosso, le arriva
quasi ai piedi ma ha una profonda scollatura sul davanti. Mi lecco
involontariamente le labbra, mi sembra già di sentire il suo
sapore...
Lei
mi fissa intensamente, sbattendo le ciglia. Non l'avevo mai vista
prima, ma forse lei mi conosce, sa chi sono e sa della mia Cabrio. Se
così fosse, buon per me: sarei già avvantaggiato nella
conquista.
Fa
qualche passo verso di me e mi posa una mano dalle unghie smaltate di
rosso sulla spalla, inclinando leggermente la testa da un lato. Noto
che è truccata pesantemente, una cosa che apprezzo perché
riesce così a valorizzare i suoi tratti, le sue labbra carnose
e gli occhi da cerbiatto. Questa sa come fare per farsi notare.
Non
c'è niente da dire, cominciamo a ballare l'uno contro l'altra,
questa tipa sa dove mettere le mani, dove far aderire il suo corpo
per farmi desiderare di concludere presto la nostra conoscenza, nel
senso che voglio proprio che rimaniamo soli e giochiamo un po'
insieme.
Mi
accarezza sensualmente il braccio, poi mi bacia sul collo, mentre io
sento di non poter resistere a lungo. Non so neanche come si chiama,
ma questo è importante in maniera relativa. Mi basta anche una
botta e via, probabilmente non la rivedrò più. Oppure
potremmo divertirci altre volte insieme, ma adesso penso al presente
e la guardo negli occhi, mentre le accarezzo la coscia, lentamente.
«Andiamo
da me» ordina, con gli occhi che brillano per il desiderio.
Sì,
va bene che c'è il compleanno di Giuliano, ma cazzo... io una
scopata del genere non me la perdo!
Annuisco,
non ho voglia di sprecare fiato, sono i gesti a parlare.
Mentre
esco dal locale, noto Giuliano che barcolla da una parte all'altra,
stringendosi una mano sullo stomaco. Dev'essere un momento difficile
per lui, non lo disturberò e lui non si accorgerà
neanche che io non ci sono più.
Una
volta nel parcheggio, indico alla ragazza la mia Cabrio e lei se ne
esce con un gridolino d'approvazione. Accarezza con delicatezza la
carrozzeria, poi mi rivolge un'occhiata eloquente.
Mi
piacerebbe divertirmi con lei nella mia Cabrio, ma se possiamo stare
più comodi non vedo perché non approfittarne.
«La
prossima volta usiamo la Cabrio» dico, mentre lei si siede sul
sedile del passeggero e mi lancia un'occhiata colma di significato. È
impaziente quanto me, se non di più.
Mi
indica la strada e io guido in silenzio, non penso neanche di
accendere lo stereo per sparare il mio solito reggaeton, sono troppo
concentrato a tenere le mani strette sul volante, senza cedere alla
tentazione di metterle da qualche altra parte...
«Io
sono Loretta» dice lei, con voce sensuale.
Il
nome è un po' di merda, ma tutto sommato non me ne fotte.
«Ah,
sì... io sono Tony.»
«Ho
sentito parlare di te e della tua macchina, pensavo fossero
cazzate...»
«Ma
quali cazzate, figurati!»
«Ti
chiami proprio Tony?»
Oh,
ma cos'è tutta questa curiosità improvvisa? Siamo qui
per un interrogatorio?
«Antonio.»
«Tony
è più figo, in effetti.»
E
stiamo zitti. Meno male che questa ha finito di indagare, non ho
commesso nessun omicidio e se continua così mi fa passare pure
la voglia.
Alla
fine mi parcheggio e lei mi fa strada dentro casa.
Non
appena chiude la porta, mi sbatte contro il muro e mi mette una mano
in mezzo alle gambe.
Ahi,
questa qui sa esattamente cosa vuole e la sua libido è
evidente in ogni gesto.
Con
entrambe le mani la afferro per le natiche attraverso il vestito e
lei comincia a leccarmi il collo, sicuramente è impaziente e
non vede l'ora di spogliarsi, dato che è così bollente.
«Andiamo
di sopra» mugola, mentre le faccio sentire la mia presenza
scenica (e che presenza!) premendo il mio bacino contro il suo. L'ha
voluto lei, se l'è cercata.
Saliamo
le scale quasi di corsa, senza staccarci l'uno dall'altra, è
arrivato proprio il momento di concretizzare tutta questa
eccitazione.
Ci
ritroviamo in una camera da letto che non sto neanche a osservare,
non è certo questo che mi importa. Il letto, comunque, è
matrimoniale.
«Vivi
sola?» domando, mentre la spingo con forza sul materasso e
strattono un lembo del suo vestito.
«Sì,
sì... tranquillo...»
Le
sollevo il vestito e lo faccio arrivare fino ai fianchi,
arrotolandolo.
E
rimango per un attimo spiazzato, perché Loretta non porta le
mutandine. Me ne esco con un fischio d'approvazione e mi chino per
annusarla.
Lei
sospira, fremendo leggermente.
Cazzo,
questa ha un sacco di sorprese in serbo per me, evidentemente è
uscita con lo stesso intendo con cui sono uscito io, stasera.
Anche
se, per quanto mi riguarda, l'intento è sempre lo stesso.
Finisco
di sfilarle l'abito e noto che la biancheria manca anche nella parte
superiore del suo corpo. La sua pelle è completamente liscia e
depilata, questa qui sembra avermi letto nel pensiero.
Comincio
subito a toccarla ovunque, non ce la faccio più, l'erezione mi
sta esplodendo nei pantaloni e spero proprio che Loretta si dia una
mossa...
O
forse vuole che mi spogli per conto mio?
Se
così fosse, mi smonta proprio.
Mentre
lei geme come una gattina in calore, decido di fermarmi e la sento
sospirare per la frustrazione.
Si
mette a sedere e mi trascina a sé, poi mi fa sdraiare sulla
schiena e si siede a cavalcioni su di me. Lei è completamente
nuda, sono certo che ora si occuperà anche di me.
E
così fa, perché deve aver capito che sono
eccitatissimo.
Quando
si è liberata di tutti i miei vestiti, lasciandoli cadere a
terra con noncuranza, mi squadra da capo a piedi, poi mi dà
una pacca sulla coscia ed esclama: «Niente male!».
Eh
lo so, Loretta, faccio sempre questo effetto.
Adesso,
per favore, datti una mossa però...
Loretta
si mette giocherellare tra le mie gambe, facendomi provare subito il
piacere sperato.
Sto
già immaginando il momento in cui glielo potrò
mettere...
Si
ferma all'improvviso e si irrigidisce su di me.
«Che
c'è?» sbotto, non capendoci un cazzo di tutta quella
situazione. Che le prende?
«Merda...»
«Cosa?»
Lei
rimane in silenzio, con una mano a mezz'aria, intimandomi di tacere.
Allora
lo sento. Una porta si apre, scricchiola e, sbattendo, si richiude.
Al piano di sotto.
C'è
qualcuno.
«Oh
no, il mio ragazzo... oh mio dio!» sibila Loretta, saltando giù
dal letto e cercando di riprendere il suo abito dal mucchio di
vestiti sul pavimento.
Io
sono scioccato, dico solo: «Merda, ma non vivevi da sola?».
Poi
sento dei passi che salgono su per le scale e allora capisco che devo
darmela a gambe.
«Vattene,
vattene!» bisbiglia lei, indicandomi la finestra.
Ma
che cazzo dice? È pazza, completamente fuori di testa!
«Ma
che caz...»
I
passi continuano ad avvicinarsi, le cose si stanno complicando.
Sì,
mi muovo.
«Lorettina,
sono a casa!» tuona una voce maschile dalle scale.
Questo
mi dà finalmente la spinta giusta. Salto giù dal letto,
agitatissimo, muovendo le gambe come se camminassi sui carboni
ardenti.
Mi
avvio come un pazzo verso la finestra, sento che il tipo si è
fermato dietro la porta.
Loretta
spalanca la finestra e mi spinge.
Solo
in quel momento mi rendo conto che sono completamente nudo, ma non ho
assolutamente il tempo di recuperare i miei vestiti.
«Aspetta,
Giorgino mio, mi sto preparando...»
Loretta
è una vera e propria troietta, non c'è che dire. Mi
viene quasi da ridere, ma lei mi spinge ancora e mi ritrovo in poco
tempo a cavalcioni sul davanzale, con una gamba a penzoloni nel
vuoto. Cerco di non farmi male ai genitali, ma la troietta è
abbastanza agitata.
Intimandomi
di sparire, afferra i miei vestiti e li lancia di sotto.
Ho
giusto il tempo di aprir bocca per insultarla, che la porta si apre e
sulla soglia si materializza una figura massiccia e infinitamente
tarchiata. Il tipo ha il capo completamente rasato, indossa un paio
di occhiali a specchio dalle lenti arcobaleno (quale utilità
abbiano alle due del mattino, con il buio, questo non lo capisco); ha
il corpo muscoloso fasciato da una canottiera grigia super aderente e
da un paio di bermuda da surfista che la dicono lunga sul suo stile
nell'abbigliarsi. Passa un attimo in cui ci fissiamo in cagnesco, poi
lui si accorge che io sono nudo e Loretta contemporaneamente comincia
a urlare e a dire che sono entrato dalla finestra per stuprarla e che
Giorgio deve assolutamente chiamare la polizia.
Ma
che cazzo dice?
Allora
Giorgio spalanca le gambe e le braccia, con fare minaccioso, e
comincia a camminare con passo deciso verso di me. Per mostrare la
sua virilità, cammina con le braccia allargate, staccate dal
corpo, sembra proprio un lottatore di sumo fallito e decaduto da
sempre. È patetico.
Gli
rido in faccia, poi lancio un'occhiata al giardino sottostante: posso
saltare, non è poi così lontano, posso farcela.
«Prendimi
se ci riesci, mammut!» grido e con un balzo mi getto di sotto,
atterrando sulle ginocchia. Meno male che questi due hanno un bel
prato verde curato, altrimenti mi sarei scorticato.
Sento
Giorgio inveire contro di me, affacciandosi alla finestra. Fa per
saltare ma Loretta lo abbraccia da dietro e gli grida di lasciar
perdere, perché non ne vale la pena.
Nell'oscurità
della notte riesco a trovare i miei vestiti, ma non perdo tempo a
infilarli. Devo filarmela, perché Giorgio è molto
incazzato e lo sento riscendere di corsa le scale, bestemmiando e
gridando improperi irripetibili.
Immediatamente
mi metto a correre e raggiungo la mia auto, l'ho parcheggiata in
fondo alla strada. Solo ora ricordo che Loretta non voleva che
posteggiassi di fronte a casa sua, dicendo che i vicini avrebbero
rotto le palle. Altro che vicini, è arrivato mister Giorgio
mammut a rovinare tutto!
Be',
lui e Loretta la troietta stanno proprio bene insieme, ripensandoci
lei non fa proprio per me, non è affatto una donna di classe.
Che poi, ha fatto credere a quel povero idiota che io volessi
stuprarla. Sì, decisamente patetica!
Raggiungo
la mia Cabrio e mi nascondo tra l'auto e il muro, mentre sento il
vocione di Giorgio che mi insulta, uscito da poco da casa sua.
Fortunatamente non può vedermi, però sento che sale a
bordo di una macchina e, dopo aver sbattuto lo sportello, parte
sgommando nella mia direzione.
Rimango
rannicchiato nell'ombra, sono un po' teso perché non mi sono
ancora rivestito, altrimenti lo prenderei a calci in culo senza
problemi, quel gorilla tutto arie!
Lui
passa dritto, con il finestrino della sua Golf scassata spalancato.
Lo sento allontanarsi nella notte, le sue imprecazioni si disperdono
pian piano nel silenzio.
Mi
rimetto in piedi e scoppio a ridere.
Ho
proprio fatto bene a bere qualcosa, senza la carica giusta forse non
avrei saputo affrontare così bene questa situazione.
Afferro
i vestiti e me li infilo con calma, intorno a me c'è
un'atmosfera tranquilla e ciò mi permette di rilassarmi
completamente.
Cerco
le chiavi nella tasca dei jeans, ma non ci sono.
«Cazzo.»
La
rabbia monta, facendomi tremare. Perché cazzo tutto deve
succedere a me, oggi?
Mollo
un pugno al muro dietro di me e mi scortico le nocche, bravo
coglione!
Cammino
avanti e indietro, giro intorno all'auto e mi massaggio la mano,
cominciando a bestemmiare a mia volta. Mi sento Giorgio in questo
momento, così comincio a insultarlo finché non mi
accorgo che ho alzato la voce un po' troppo.
Un
centinaio di metri alla mia destra, sento un rumore e poi qualcuno
che grida: «Razza di cretino, vieni a riprenderti le chiavi!».
Loretta
è affacciata a una finestra del pianterreno e si sbraccia per
attirare la mia attenzione, facendo tintinnare il mazzo delle mie
chiavi.
Mi
guardo intorno, non vorrei dover perdere tempo a pestare Giorgio, non
ho proprio voglia di sporcarmi le mani a causa di un troglodita come
lui. È un vero tamarro, giuro che mi fa proprio ridere e provo
pena al pensiero di gonfiarlo di botte, sospetto che si metterebbe a
piagnucolare come una femminuccia fin da subito.
Ma
di lui nessuna traccia, intorno a me il silenzio è
intervallato soltanto dai richiami di Loretta.
Appurato
ciò, mi metto a correre nella sua direzione e la raggiungo in
un attimo. Le strappo le chiavi dalle mani e me ne torno indietro,
senza neanche degnarla di uno sguardo.
Lei
se la ride, poi richiude la finestra e la notte incombe nuovamente
silenziosa su di me.
Poi
in lontananza si sente il rumore di un'auto in avvicinamento.
Forse
Giorgio sta rientrando, mi devo dare una mossa.
Salto
sulla Cabrio e metto in moto, poi pesto sull'acceleratore e mi
allontano a tutta velocità, diretto verso casa.
Non
mi preoccupo neanche di scoperchiare la macchina.
Dopo
aver svoltato a sinistra, noto dei fari in lontananza e poco dopo la
Golf di Giorgio mi passa accanto. Lui non mi degna di uno sguardo,
evidentemente è così incazzato e convinto di trovarmi a
piedi per la strada, che non immagina neanche che io sia in possesso
di una bella macchina come questa. La sua, in confronto, è un
vecchio catorcio senza alcuno stile.
In
poco tempo sono a casa e sono così stanco che mi getto sul
letto senza neanche spogliarmi.
Prima
di addormentarmi, penso che prima o poi mi prenderò una
rivincita contro quella troietta di Loretta.
Col
sorriso sulle labbra, scivolo nel sonno senza neanche accorgermene.
*
* *
Salve
a tutti coloro che hanno avuto la forza e il coraggio di giungere fin
qui.
Questa
storia, come da presentazione, è stata scritta appositamente
per partecipare a un bellissimo e originalissimo contest organizzato
dalle dolci Hanna e Mary ♥
Ragazze,
siete state grandi, questo contest sembrava fatto apposta per me, che
sono appassionata di musica in modo patologico.
La
canzone a cui mi riferisco in questa one shot è un brano
tratto dall'ultimo album dei Train To Roots, un gruppo reggae
italiano che ormai è molto conosciuto e apprezzato anche a
livello internazionale.
Il
link del brano, con relativo video, lo trovate in alto, se cliccate
sul titolo della storia potete ascoltarlo :3
Spero
che questo scempio sia di vostro gradimento, se vi va fatemelo
sapere!
A
presto,
Kim
♥
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