«Devo assolutamente
lasciare un bacio! Chu~!»
Il suono di quel bacio non tardò a diffondersi nell'aria, giungendo
finalmente alle orecchie del ragazzo dai capelli scuri dopo aver
compiuto traiettorie circolari attorno ai muri della sala prove: egli
si scostò di qualche centimetro dalla sedia, un sopracciglio inarcato
in una smorfia di totale disagio. Non era sempre facile tenere testa
agli strani comportamenti del più giovane, ma se quel lavoro comportava
la presenza dei suoi compagni, allora lo avrebbe svolto con piacere.
Qualcuno doveva pur farlo, no?
«Ancora?» disse, sospirando. “Proprio come quella volta” si trovò a
pensare, gli angoli della bocca curvati in un impercettibile sorriso a
fare capolino sul suo bellissimo volto. «Non ti arrendi mai, eh?»
Seiya scoppiò a ridere, mostrando un sorriso così splendente da
illuminare persino i luoghi più bui. Akira pensò fosse l'ideale in una
serata come quelle.
«Stavo soltanto ricordando il nostro primo incontro, sai» rispose
l'altro, le braccia incrociate sotto il petto. Il ragazzo dalla pelle
olivastra si limitò a lanciargli qualche occhiata di sottecchi, con lo
sguardo ancora impegnato a sfogliare le pagine dell'ultima esclusiva
rivista di moda.
«Intendi il primo giorno di scuola?»
Il biondino annuì, accentuando la sua affermazione con un vivace
"mh-hm". «È passato davvero tanto tempo da allora. Kanata sembra stare
meglio, e il nostro gruppo diventa sempre più famoso.»
«Ti mancano i vecchi tempi?»
«Non è che mi mancano» tossì. «È che ancora non riesco a credere come
tutto sia cambiato così in fretta.»
C'era della nostalgia nelle sue parole, e Akira non riuscì a ignorarla.
In un certo senso, non aveva mai prestato molta attenzione alle novità
portate dallo scorrere del tempo, troppo preso dal ciclo naturale della
vita. Eppure quel ragazzino aveva ragione, eccome se ne aveva: ormai si
era lasciato alle spalle il peccaminoso mondo delle passerelle,
sbiadito dai più scandalosi piaceri carnali consumati all'ombra di una
misera tenda in seta pura, trovandosi davanti ad un cammino illuminato
dalla sfavillante luce dei riflettori di un palcoscenico diviso per
tre. Non fu facile, nulla poteva davvero definirsi così nel mondo dello
spettacolo, eppure fino ad allora ne era sempre, sempre valsa la pena.
Akira si alzò, un passo più deciso del solito. Seiya sembrò notare
quella sicurezza nei suoi movimenti, tanto che finì per indietreggiare
dalla sorpresa; ma per quanto avesse potuto allontanarsi, i suoi occhi
azzurro cielo avrebbero sempre finito per incontrare quelli color cacao
che spiccavano in mezzo a tutte le altre colorazioni della stanza.
«Non dovresti pensare troppo al passato» consigliò, mentre una mano si
concentrava ad arruffargli alcune ciocche di capelli dorati. «perché
oramai non fa più parte del tuo futuro. Non corrucciarti troppo su
queste cose. »
Una nuova sfumatura bordeaux spuntò sulle gote del più giovane, e
l’altro non poté far a meno di ridere nel rendersene conto. Era forse
quello uno degli effetti del suo "misterioso fascino maturo" che i
giornali tanto decantavano? Beh, in quel momento non aveva così tanta
importanza, perché quel pozzo d’iperattività che era il suo compagno
era già tornato a sorridere come se niente fosse, le mani strette in
due più che decisi pugni.
«Roger!» esclamò squillante, lasciando riflettere quella felicità nelle
sue stesse iridi. Non era certo casuale il ruolo da leader dell'altro
ragazzo, oramai lo aveva compreso. Seiya brillava, brillava di luce
propria, e con lui anche quelli che lo circondavano. Si chiese se un
giorno sarebbe riuscito ad ereditare quel suo stesso dono, ma lasciò
scappare via quel pensiero di passaggio dalla sua mente: tutto sarebbe
dovuto rimanere esattamente così com'era.
Gli lasciò un ultimo buffetto perlopiù affettuoso sulla testa, per poi
dargli le spalle in direzione della porta d'ingresso.
«Io vado.»
«Eh? Aspetta, Akira!» lo rincorse, afferrandogli frettolosamente la
manica della giacca che stava indossando: un simile tessuto doveva
risultare alquanto costoso, ma non sembrò soffermarsi su quel tipo di
argomento. «Non dovremo provare? Per il prossimo live!»
«Hai idea di-»
«So che è tardi!» si intromise, cercando di non alzare lo sguardo verso
il sopracciglio inarcato che l'altro gli stava rivolgendo. «Ma potremo
comunque- sì, insomma! Possiamo chiamare Kanata, così saremmo al
completo! Non è ancora suonata la mezzanotte, quindi dovremmo allenarci
finché possiam-»
"Parli fin troppo."
Erano forse quelle le parole che avrebbe voluto rivolgergli in quel
momento? Quelle che pur volendo finivano per annodarsi in gola in un
labirinto di sensazioni improbabili? Akira non ne era a conoscenza, non
poteva esserlo. E Seiya non poteva rispondergli adeguatamente in
quell'istante. Non riuscì ad aprire bocca, ma le sue labbra erano
costantemente collegate a quelle di Akira, e andava bene così, doveva
andare bene così. Non ci volle molto prima che il giovane idol si
rendesse conto di cosa stesse effettivamente accadendo, eppure la sola,
unica scelta che poteva seguire era quella che gli suggeriva l'istinto.
Non ci volle molto. No.
Non ci volle molto prima che ricambiasse quel tocco, che si lasciasse
andare tra le braccia dell'altro in un gesto che nulla poteva avere di
pudico. Non ci volle molto prima che la lingua del più grande iniziasse
a vagare disperatamente in cerca della gemella, segnando il loro
peccaminoso incontro con un ballo che le intrecciava tra loro. Il
respiro iniziava a mancargli. Cercò di staccarsi, accompagnando quella
distanza con un profondo gemito, ma l'attimo dopo le danze erano già
pronte per essere continuate.
Non ci volle molto. Neanche per sentire i loro battiti quasi in
sincronia tra loro.
Avrebbero potuto continuare per sempre. Per tutta la notte, soltanto
loro, la flebile luce della luna, il rumore dei loro gemiti e il sapore
del loro piacere. Per quanto lo scenario potesse risultare allettante,
il più grande si sarebbe comunque allontanato, lasciando un filo
impercettibile di saliva come unica prova del loro incontro proibito.
«Buonanotte.»
Si morse il labbro inferiore, segno irrefrenabile del nervosismo che
non accennava a svanire. Ma ormai era tardi, fin troppo tardi per poter
tornare indietro, e non capiva se fosse un bene o meno. Chiuse la porta
alle sue spalle, e Seiya era sicuro avrebbe ricordato a lungo quel
singolare cigolio che li aveva separati. Si avvicinò ad essa, riuscendo
a percepire ancora il respiro affannato di quello che non poteva
considerare più come un amico, e non capì se fosse effettivamente reale
o se provenisse dal suo cuore ancora in subbuglio. Si coprì il petto,
lasciando scivolare il proprio peso sulle gambe che inconsciamente
iniziarono a crollare sfinite sul pavimento. Era gelido, fin troppo
gelido se messo a paragone con il fuoco che portava nel petto: ricalcò
con una mano tutte le sezioni del suo corpo toccate in precedenza da
Akira, e quelle sembravano ancora bruciare sotto i suoi palmi. Perché.
Perché. Il solo ricordo faceva male, e le palpitazioni non sembravano
cessare. Che fosse...?
Socchiuse gli occhi, scuotendo la testa in modo da lasciar volare via
anche quei pensieri sui quali non avrebbe dovuto soffermarsi, ma non
era semplice, non poteva esserlo. Gli era stato detto di lasciare
indietro il proprio passato, ma cosa poteva fare adesso che quel futuro
–quel loro futuro- oscillava
pericolosamente dal flebile filo della ragione, quasi sull’orlo di
cadere nella fatale bacinella colma di quel sentimento di cui entrambi
conoscevano fin troppo bene il nome. E lui non voleva assolutamente
farla cadere, no, per nulla- o
forse sì? O forse era proprio quello che stava aspettando?
No, no, non era il momento adatto per pensarci, l’ora tarda non gli
avrebbe per nulla giovato. Domani sarebbe stato pur sempre un nuovo
giorno, una nuova giornata adatta per discutere sul come e perché di
quel gesto. Certo, sempre se fosse riuscito a racimolare il coraggio
necessario per rivolgergli la parola; d’altronde, non poteva
considerarsi, appunto, facile.
Sospirò, lasciando chiudere lentamente le palpebre: domani, sì, si
sarebbe chiarito tutto domani. E intanto, le dita del giovane non
riuscivano a smettere di ripercorrere lo stesso percorso tracciato
dalle labbra dell’altro sulle proprie.
*flips
table* everytime i write something i-chu related i think i’m sinning
Okay then allora, ormai I-Chu mi ha decisamente rovinato la vita, e
anche se quel gioco mi odia io continuo ad adorarlo e a scriverci
sopra. E vbb.
Questa fanfic dovrebbe essere un regalo per una persona speciale
(almeno per me ahah i’m so awkward) che compie gli anni oggi. Ci tenevo
a farle un regalino in quest’occasione, e dato che mi sentivo ispirata
e shippo anche la sua OTP ho pensato bene di prendere due piccioni con
una fava. :’
Bruh, spero davvero che le sia piaciuta, nonostante non sia davvero
nulla di speciale e probabilmente neanche molto importante come regalo
but OH WELL io ci provo comunque. (?)
Grazie per aver letto e, se volete, lasciate pure una recensione! Uwu
Alla prossima!
_Carol_
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