Toc.
La prima volta che sentì quel rumore sordo non era un buon
momento. Erano le nove di sera, si era svegliato da poco più
di un’ora e si era già ritrovato un occhio nero e
una brutta botta sulla fronte. Per quelli doveva ringraziare quel
disgraziato di Leo Valdez, perché in un modo o
nell’altro lui c’entrava sempre nei suoi guai.
Specialmente quelli fisici. Quando gli aveva detto di riparare il suo
telescopio non intendeva autorizzarlo a riempirlo di meccanismi
altamente pericolosi per la sua salute. Per cui, quando aprì
la porta il suo umore era già nero di suo (questo per non
incolpare del tutto la seccatura).
Tale seccatura
non era altro che il nuovo vicino, un ragazzo di qualche
anno più vecchio di lui provvisto di un accecante sorriso,
dei capelli color sole e una perfetta abbronzatura da Californiano, per
non parlare delle belle spalle larghe. Tese la mano, notò
grande e calloso, senza smettere di sorridere; sembrava un modello di
qualche rivista sportiva con quell’espressione idiota negli
occhi blu. Fissò la mano stranito. In effetti quella era una
scena strana, Nico contrastava in maniera evidente con la seccatura: era
piccolo e magrolino, pallido e il colore nero degli occhi e dei capelli
sposava alla perfezione la sua espressione cupa. “Sono il tuo
nuovo vicino, mi chiamo Will!” iniziò la seccatura, la voce
cristallina contrastava con l’aspetto da divo di Hollywood, e
per rendere meglio il concetto indicò con un cenno la porta
aperta dell’appartamento davanti. Non strinse la mano, lo
guardò storto spostando la mano dalla fronte e rivelando la
ferita provocata dal telescopio super
potenziato (così aveva detto
quell’idiota di Leo). L’abbronzata fronte del nuovo
vicino si corrugò quando notò
l’ammaccatura in quella del più piccolo:
“Sei ferito” gli fece notare.
Grazie
dell’informazione, non mi ero proprio reso conto di essere
appena stato preso a pugni dal telescopio!,
pensò, ma si limitò a grugnire pronto a chiudere
la porta in faccia a quella seccatura troppo bionda. Purtroppo la sua
idea fu bloccata dalla sopra citata piaga che non gli diede nemmeno il
tempo di mettere in atto la cosa che prendendolo per le spalle
entrò in casa sua avvicinando gli occhi alla sua fronte.
“Non è molto grave, ma va disinfettato.
Dovrei avere qualcosa qui” frugò nelle tasche con
aria assorta e quando vide come Nico lo fulminava e quello si
affrettò a spiegare: “Studio medicina”.
Come se, ovviamente, la cosa risolvesse tutto.
La
prima volta che bussò, Nico capì di odiare
profondamente Leo Valdez e i suoi colpi di genio.
Toc, Toc.
La seconda volta che bussò Nico dormiva. Anche se
erano le quattro del pomeriggio, Nico dormiva beatamente. Orari strani
quelli del ragazzo, si svegliava alle otto e stava in piedi fino alle
quattro a guardare le stelle e maledicendo New York e il suo
inquinamento luminoso (o come cavolo si chiama).
Ma comunque.
La seconda volta che bussò per Nico era un orario
infattibile, per questo quando Will se lo ritrovò davanti
con un inquietante pigiama nero con teschi ballerini
tentennò qualche secondo prima di riprendere la sua odiosa
aria da medico di Hollywood. Guardò il cerotto sulla fronte
di Nico: “Come va con quello?”
Lo guardò sperando di aver capito male: non poteva averlo
svegliato a quell’ora improponibile per quella stupida
domanda! Fortunatamente si sbagliò, il motivo era anche
peggiore. Gli sventolò sotto lo sguardo assonnato e omicida
delle buste bianche, gli sorrise e spiegò: “Hanno
sbagliato con le lettere”.
Alzò la mano per prenderle in un gesto secco e poter tornare
a dormire in santa pace fino a un orario più decente ma la
seccatura color barbie
non sembrava intenzionata a permetterglielo da come
allontanò le buste dal suo raggio d’azione.
“Non sapevo facessi di Angelo di cognome”.
“C’è scritto sul campanello”
gli fece notare desiderando di prenderlo a sberle.
“Touché”
ci pensò un po’ “Quindi sei tu il
fratello di Bianca di Angelo”.
L’espressione corrucciata sul viso del moro si
tramutò in sorpresa, poi divenne furiosa.
“Sì”, ringhiò cercando di
chiudere la porta e fottersene altamente delle buste, ma anche quella
volta Will glielo impedì bloccando la porta con il piede.
“Mio padre è il gemello della signora
Artemide. Io l’ho conosciuta e volevo dire che mi
dispiac...” non finì la frase perché in
un momento di irrazionalità gli aveva pestato il piede
riuscendo così a chiudere la porta. La voglia di dormire gli
era passata del tutto.
Bianca era la sua sorella maggiore e una ragazza dolcissima che amava
le stelle, il suo sogno era poter viaggiare nello spazio. E ci
riuscì, perché incontrò la signora
Artemide che le permise di diventare un’astronauta, di far
parte della sua equipe e così poté viaggiare
nello spazio. Solo che ci rimase. La navetta aveva avuto un guasto
causando la morte delle due ragazze presenti a bordo, Zoe e Bianca. Era
rimasto solo, sua sorella era morta e dispersa per una dimensione nera.
Non aveva nemmeno un corpo da piangere. E per questo Nico odiava le
stelle e per lo stesso motivo ogni notte le guardava nella speranza di
trovarci sua sorella.
La
seconda volta che bussò, Nico pianse.
Toc, toc, toc.
La terza volta che bussò, Nico desiderò
di prendersi a schiaffi con la playstation, per ben quattro motivi.
“Chi sarà?” chiese Leo senza
staccarsi gli occhi dalla play. Motivo numero uno.
“Forse è Hazel”,
ipotizzò Jason, nonché motivo numero due.
“Adesso apro” disse Percy con la bibita
blu in mano con scritto in fronte, ovvero il motivo numero tre.
Il motivo numero quattro sorrise amabilmente dal pianerottolo
sventolando una mano a mo’ di saluto. Distrattamente
pensò che sarebbe potuto essere attraente, ma la sua
continua invadenza gli faceva dimenticare che i suoi occhi erano di un
azzurro davvero molto bello.
“E tu chi sei?” chiese Percy squadrandolo
sospettoso “Sei per caso il tipo di Nico?” A quel
punto nascose sul serio la faccia delle mani. Aveva avuto una
‘piccola’ cotta per Percy, ma poi gli aveva detto
che non era il suo tipo offendendo così quel narcisista e
dopo un anno continuava a far saltare fuori quella storia.
“Cosa?” sbatté le palpebre
confuso continuando a sorridere “No, gli ho solo fatto la
spesa” e mostrò un sacchetto dal quale sbucavano
scatole di pasta e cose simili.
Leo smise di giocare e guardò attentamente
l’oggetto incriminato. “Sbaglio o non vedo traccia
di hamburger?”
“Oh” Will si grattò la testa
imbarazzato “Ho pensato di comprare qualcosa di sano, vedo
che Nico si nutre solo di Mc”.
“Hai qualcosa contro il Mc?”
indagò Leo.
Will rimase spiazzato ma non poté rispondere
perché venne interrotto da Jason che lo analizzava da dietro
le lenti degli occhiali alla ricerca della più piccola
imperfezione. “Perché ti interessi a
Nico?”
“Be’, una dieta sana fa
sempre...”
“Non credo parli della dieta, sai?” e se
ci era arrivato pure Percy la deficienza della seccatura raggiungeva
stadi incredibili.
“Oh” e tacque. Appoggiò la
borsa di plastica sul pavimento della casa poi si chiuse la porta
dandosi a una poco dignitosa fuga.
Percy si girò verso gli altri compagni con uno sguardo
offeso: “Non può essere lui, non io, il tuo tipo.
Mi rifiuto”.
La
terza volta che bussò Nico meditò come occultare
i cadaveri dei suoi ‘amici’.
Toc, toc, toc,
toc.
La quarta volta ch bussò sul viso del nostro
ombroso protagonista comparve un sorrisetto soddisfatto. Erano le tre
di notte e lui mal sopportando quel silenzio aveva acceso la radio
sulla sua frequenza preferita alzando il volume al massimo.
Trovò sull’uscio il biondo e nonché
unico vicino. Indossava un pigiama con le nuvolette e Nico
meditò di fotografarlo per sputtanarlo a vita. Invece
chiese: “Posso esserti utile?”
“Per gli dei” rispose il vicino
stropicciandosi la faccia “E’ notte fonda, non
potresti smettere di ascoltare quegli stupidi Metallica?”
“In realtà sono gli Iron
Maiden” precisò offeso. Be’, almeno non
li aveva scambiati per i Green Day come Leo. Da quando il messicano
aveva conosciuto la sorella di Jason il mondo musicale si riduceva ai
Giorni Verdi sopra citati, agli ACDD, ai Sex Pistols e ai Ramones. Un
genere totalmente diverso da quello che ascoltava lui. Ma comunque, la
precisazione non ebbe nessun effetto sul biondo perché
sbadigliò. “Ma tu non dormi?”
“Sì.” Fece una pausa
“Di mattina”.
“Questi ritmi ti faranno ammalare” gli
fece notare perché lui era un dottore anche alle tre di
mattina. Nico sbuffò.
“Almeno abbassa il volume. Domani ho un esame
all’Università” e poi fece una cosa che
non doveva assolutamente fare: spalancò gli occhi in una
supplica così dolce a cui nemmeno la glaciale Reyna sarebbe
sopravvissuta. Strinse con più forza la miniglia della porta
mentre sentiva la propria volontà cedere davanti a un viso
così dolce.
“E va bene”. Si odiò tanto per
averlo detto.
La
quarta volta che bussò alla sua porta Nico
realizzò di essere leggermente nella cacca.
Toc, toc, toc,
toc, toc.
Quando bussò la quinta volta, Nico si
sentì un cretino: vedendo Will era arrossito. Su una cosa
Percy aveva ragione: quello stupido biondino non poteva essere il suo
tipo. Deglutì chiedendo con voce glaciale cosa volesse.
Quello fece spallucce. “Nulla, volevo solo vedere se stavi
bene”.
“Una meraviglia” confermò
sarcastico. Rimasero in silenzio un paio di minuti, minuti in cui Nico
desiderò sprofondare negli Inferi.
“...Ti andrebbe di venire al parco con
me?”
Pensò di aver sentito male. “Come?”
“Al parco. Lo so che è tardi, ma tu non ti svegli
prima delle otto. Ti farà bene prendere un po’ di
aria fresca, sei sempre chiuso qui dentro”.
“No, grazie dell’offerta” e gli
batté la porta in faccia. Rimase a fissare il legno scuro
per una manciata di secondi. Sospirò.
Maledetto.
Aprì la porta uscendo dalla sua abitazione, Will era ancora
lì con un irritantissimo sorriso di vittoria.
“Vengo al parco perché l’ho deciso io,
non perché lo hai chiesto tu” mise in chiaro.
“Mai pensato il contrario”.
La
quinta volta che bussò Nico capì che la merda in
cui si trovava era molto profonda. E che Will baciava bene. Decisamente.
NDA.
Ok, questo è un regalo per la mia compagna di banco che
l’11 agosto ha compiuto gli anni. Sono ritardo, lo so.
Lei scippa Willico, noto al mondo come Solangelo. E quindi le
ho fatto questa anche se io sono Team Jasico per la vita. Spero non si
veda quanto non sopporto Will. Bene, se voleste lasciarmi un
commentino, una recensione, una critica, una mela, una pizza mi fareste
molto felice. Se non lo fate Nico sarà triste, non volete
farlo piangere. Vero? *Piazza Nico con i capelli arruffati e gli occhi
enormi supplicanti*. *piazza pure Leo, perché Leo
c’entra sempre*
V.
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