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CAPITOLO 2
{Terza regola di mamma Molly: non ridere delle
disgrazie altrui}
Febbraio
1990
Fred
e George erano stati messi in punizione dal signor Gazza per un intero mese,
durante il quale avevano dovuto aiutare la Professoressa Sprite a mettere in
ordine le serre, catalogando le piante e concimandole; anche se il custode non
aveva rinvenuto nessuna prova che fossero stati proprio loro due a far
addormentare la sua gatta per ore e ore.
George
avrebbe voluto trovare un modo per fargliela pagare, mente Fred stava tutto il
suo tempo libero sulla strana pergamena che aveva rinvenuto dall’ufficio del
signor Gazza, da bravo fratello ascoltava distrattamente le parole del gemello
e i suoi piani malefici per riconquistare l’orgoglio perduto, ma dentro di sé
sentiva che quel semplice foglio giallastro racchiudeva in sé qualcosa di
importante.
Dopo
lo scontro che aveva avuto con Mirtilla Malcontenta non era più riuscito a
tornare nel bagno delle ragazze del secondo piano per mantenere la sua promessa;
anche perché tra i pomeriggi di punizione e le ore spese nel vano tentativo di
rivelare il mistero della pergamena, non aveva avuto molto tempo per portare a
compimento il suo piano.
I
primi di Febbraio, Fred decise di cercare in Biblioteca degli incantesimi che
avrebbero potuto aiutarlo con la vecchia pergamena e chiese a George una mano.
Non dovette insistere molto e alla fine decisero di provare a turno delle
possibili frasi che potessero permettere loro di svelare i segreti di quel –
apparentemente – semplice oggetto.
I
volumi che consultarono in Biblioteca non furono di nessun aiuto, provarono
decine e decine di incantesimi, ma nulla apparve sulla superficie della
pergamena che rimaneva vuota e inutile.
Una
volta, George, stanco di essere preso in giro da “un pezzo di carta”, provò a
scriverci sopra il suo tema di Trasfigurazione; l’unico risultato che ottenne
fu la scomparsa delle parole che a mano a mano stava scrivendo e, dopo pochi
secondi, la piuma con cui stava imbrattando la pergamena prese fuoco,
provocandogli una lieve ustione. Venne accompagnato in infermeria dal gemello,
dove Madama Chips curò la mano con un unguento color lavanda dall’odore
nauseabondo; nel giro di qualche minuto George era tornato come nuovo e,
convinto sempre di più del potenziale della pergamena, corse con Fred nel
dormitorio di Grifondoro, dove ricominciarono i tentativi di svelare il mistero
“del pezzo di carta”.
«Svelati!»,
«Mostra il tuo contenuto!», «Apriti sesamo!», furono alcuni dei loro meno
fantasiosi tentativi, mentre: «Oh, foglio bianco, colorati presto, sopra il
banco, svelati lesto!», fu una delle frasi più complesse che venirono loro in
mente.
Il
giorno di San Valentino decisero di prendersi una pausa e di approfittare della
festa per fare qualche scherzo in giro. Spedirono, per esempio, una scatolina
di cioccolatini soporiferi a Mrs. Purr, un biglietto d’amore da parte di un
“Ammiratore segreto” alla McGranitt, a Cedric Diggory fecero trovare sul suo
banco, durante la lezione di Divinazione, un messaggio da parte di un rivale in
amore, che lo minacciava di rapire la sua amata Cho e di fuggire con lei in
luoghi sperduti, a Marcus Flitt spedirono un tortino al cioccolato da parte di
una “Amante del Quidditch e dei giocatori di Quidditch”, a Kain Montague arrivò
una rosa da parte di Marietta Edgecombe, a Marietta Edgecombe un biglietto
d’amore da parte di Marcus Belby e a Marcus Belby una poesia d’amore firmata da
Kain Montague.
Ad eccezione delle ore di lezione, George passò tutto il suo tempo attaccato ad
un volume di incantesimi che aveva preso in Biblioteca, sempre alla ricerca di
un indizio che avrebbe potuto aiutarlo a svelare il mistero della pergamena.
Fred invece aveva deciso di rispettare la promessa fatta a se stesso e, dopo
aver trovato nei giardini della scuola un mazzolino di fiori di campo color
giallo acceso, era entrato nel bagno delle ragazze del secondo piano,
chiudendosi la porta alla spalle.
Appena
si fu abituato alla penombra, fece alcuni passi in avanti, guardandosi intorno;
sentiva chiaramente il suono strozzato di qualcuno che cercava invano di
trattenere le lacrime e i singhiozzi.
Seduta
sotto la struttura centrale dei lavandini si trovava la figura perlacea di
Mirtilla Malcontenta che, con le lacrime agli occhi, guardava il cielo plumbeo
oltre le bifore della stanza.
Una
volta che si fu voltata verso la porta, notò la figura del ragazzino che le
aveva chiesto di essere amici qualche giorno prima... o erano passate solo
poche ore?
«Perché
sei tornato?», gli chiese, cercando di nascondere coi lunghi capelli scuri i
suoi occhi colmi di lacrime. Il suo tono di voce era scontroso e stridulo,
sembrava una povera bestia ferita e lasciata a soffrire sola nel mezzo di una
foresta: come avrebbe potuto la bestia fidarsi nuovamente delle persone?
Fred
sorrise, ignorando l’antipatia del fantasma, e si fece più vicino: «È San
Valentino, nessuna ragazza dovrebbe sentirsi sola oggi», disse, porgendole i
fiori di campo che aveva nascosto dietro alla schiena fino a quel momento.
Mirtilla
scosse il capo, guardando quel dono con gli occhi ancora umidi per il pianto di
poco prima: «Cosa me ne dovrei fare?», chiese, assottigliando lo sguardo.
Lei
non aveva mai ricevuto in dono dei fiori in vita sua, nessuno aveva mai pensato
che alla bruttina e timida Mirtilla sarebbe piaciuto ricevere un piccolo
pensiero simile. Guardava il colore brillante e sano di quel semplice mazzolino
di fiori di campo e provò per un breve secondo qualcosa, un sentimento diverso dal desiderio di vendetta e
malinconia che aveva accumulato in quasi cinquant’anni di non-vita, qualcosa di
genuino e dolce che le fece venir voglia di sorridere.
In
quell’istante si sentì un forte rumore alla porta del bagno e, senza che Fred e
Mirtilla riuscissero a vedere chi fosse stato, qualcuno lanciò a pochi passi da
loro una Caccabomba e un SuperPallaGomma di Drooble; in pochi
secondi la stanza si riempì di un forte odore nauseante, mentre numerosi
palloncini color genziana cominciavano a duplicarsi e a riempire ogni angolo
libero della stanza.
Mirtilla,
con un ululato di disperazione era fuggita nel suo solito cubicolo per piangere
e ideare una vendetta, mentre Fred, deluso di non essere riuscito nel suo
intento di far sorridere il fantasma, lasciò il mazzolino di fiori accanto ai
lavandini e, tappandosi il naso con le dita, uscì di corsa dal bagno, spostando
decine e decine di palloncini che ormai erano ovunque.
Quando
Gazza venne a sapere pochi minuti dopo dell’accaduto, chiese ad una strillante
Mirtilla Malcontenta chi fosse stato, ma non ottenne risposte soddisfacenti.
Nuotando in un mare di palloncini color genziana, con una molletta per stendere
chiusa sul naso, arrivò ad alcune finestre che riuscì ad aprire con un po’ di
olio di gomito, per far uscire l’odore nauseabondo della Caccabomba, mentre per
i palloncini ci sarebbero voluti alcuni giorni prima che si sgonfiassero
autonomamente.
A
fine giornata quello non fu l’unico scherzo ben riuscito, infatti anche quelli
dei gemelli Weasley ottennero risultati soddisfacenti: Gazza e la sua gatta,
per esempio, non si presentarono a cena, probabilmente avevano assaggiato
entrambi i dolcetti soporiferi, la Professoressa McGranitt guardava il Preside
Silente con uno strano sguardo da pesce lesso che non le si addiceva per
niente, Cedric Diggory non si allontanò dalla sua ragazza per un solo istante,
guardando ogni essere umano di sesso maschile che le si avvicinava con uno sguardo
assassino, Marcus Flitt mostrava il biglietto che gli era stato recapitato con
il tortino al cioccolato ad ogni persona che gli capitava davanti, nella vana
speranza di trovare l’“Amante del
Quidditch e dei giocatori di Quidditch”, Kain Montague, Marietta Edgecombe e
Marcus
Belby invece si erano inseguiti per tutto il giorno; Kain voleva invitare
Marietta ad uscire, Marietta voleva ringraziate Marcus per il dolce pensiero e
Marcus si nascondeva ogni volta che vedeva Kain nelle vicinanze. Gli
appartenenti al triangolo amoroso ci avevano messo ore prima di capire che
erano stati tutti presi in giro da un misterioso buffone, anche se Marcus rimase
talmente segnato dalla giornata che non smise per giorni di evitare – per
sicurezza – Kain Montague.
George
non prestò molta attenzione alla riuscita dei loro scherzi, troppo occupato a
strapazzare la pergamena con tutti gli incantesimi che gli venivano in mente,
mentre Fred non riuscì a ridere delle espressioni deluse o confuse delle loro
povere vittime; tutto quello a cui riusciva a pensare era al dolore che aveva
causato a Mirtilla lo scherzo della Caccabomba
e del SuperPallaGomma di Drooble. Gli
venne in mente una delle frasi preferite di sua mamma: «Ragazzi, non si ride
delle disgrazie altrui» e pensò che da quel momento in poi avrebbe trovato il
modo di fare scherzi che facessero ridere tutti, nessuno escluso.
Nel
bagno delle ragazze del secondo piano intanto, Mirtilla Malcontenta non aveva
smesso di piangere un solo momento, mentre cercava con tutte le sue forze di
fantasma di far scoppiare quegli stupidi palloncini. A fine giornata, dopo non
aver ottenuto nessun risultato, decise di trasferirsi momentaneamente nel bagno
dei Prefetti.
Mirtilla
tornò nel suo adorato cubicolo solo dopo un paio di giorni e su insistenza del
preside Silente che la rassicurò più volte che non c’erano più palloncini; una
volta tornata nel suo regno ci impiegò un po’ di tempo prima di notare il
mazzolino di fiori adagiato su uno dei lavandini e di riconoscere i fiori – ora
non più sgargianti e pieni di vita come due giorni prima – che le aveva portato
quel ragazzino dai capelli rossi.
Un
sorriso spontaneo e dolce le comparve sul viso per solo un breve istante, prima
che la tristezza, la malinconia e la solitudine tornassero a gelarle i
lineamenti perlacei in una smorfia di dolore.
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