Ecco cominciata la genesi del
creato.
Paesaggio bianco. Una bianca
coltre silenziosa si stende sul mondo, mentre la saltellante luce opalescente
che proviene da un lontano disco solare dilaga liquidamene sulla terra. Non c’è
altro che bianco. È un bianco accecante, puro oltre ogni dire, talmente chiaro,
pulito e perfetto da risultare aggressivo. Il bianco dilaga: non è mai sazio,
vuole conquistare altra terra, altra gente,
altri cuori. Eppure il bianco non
pensa. Se ne sta lì, stolido, con la sua smania di conquista, e non produce
nemmeno un’idea.
Paesaggio nero. Nulla si mostra
all’occhio che guarda il nero mondo della notte. Catene montuose altissime e
corvine si stagliano invisibili nel nero profondo e insondabile. È un’oscurità
densa,
dirompente, a stento trattenuta,
talmente potente, repressa e statica da risultare pacifica. Il nero si blocca:
gli basta, non ha bisogno di molto terreno per fare quello che meglio gli
riesce. Il buio si ferma, e pensa: inventa, crea, modifica, elabora, ricorda e
gelosamente custodisce il patrimonio di conoscenza da lui stesso accumulato.
Paesaggio grigio. Il bianco e il
nero si sono incontrati, mischiati, fusi e sporcati. La loro tanto protetta
originalità e individualità è sparita, scomparsa nel nuovo colore. Mai più esisterà
un bianco così splendente e stupido, mai più esisterà un nero così buio e
intelligente. È nato un nuovo colore.
Ecco, il creato si è quasi
concluso.
Il grigio sfuma, si modifica,
crea come il nero suo antenato, e intanto come il bianco dilaga e scopre nuovi
universi.
Paesaggio variopinto. I colori si
sono finalmente formati: il rosso, il verde, il blu, il giallo, il viola,
l’azzurro, l’arancio.
Rosso come la Rabbia, Verde come
la Speranza, Blu come la Calma, Giallo come l’Invidia, Viola come la Follia,
Azzurro come la Pazienza, Arancio come l’Allegria. Ecco il mondo e i sentimenti
suoi abitanti. Ecco l’uomo, variamente tinto delle neonate emanazioni
cromatiche.
Ecco conclusa la genesi del
creato.