Amore Immortale

di Vagabonda
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Salve a tutti!..in questo capitolo la protagonista fa delle riflessioni su Edward..l'ho scritto sperando di trasmettervi le sue emozioni..poi fatemi sapere se ci sono riuscita!!..^^




Dopo il nostro primo incontro, per Edward fu come se non esistessi. Ogni mattina arrivava a scuola e si sedeva al suo posto, di fianco a me, apriva il libro sull’argomento del giorno e… mi ignorava. Tutto ciò non sarebbe stato un problema se non per un piccolo particolare: non riuscivo a togliermelo dalla testa. Da quando era entrato nella mia vita, Edward Cullen era al centro dei miei pensieri. La mattina mi svegliavo chiedendomi se quel giorno sarebbe stato diverso, se avrebbe finalmente deciso di rivolgermi la parola. Ma ogni volta venivo puntualmente delusa. Avrei fatto io il primo passo ma ero troppo timida. Quando mi convincevo a parlargli, anche solo a salutarlo, appena prima di aprir bocca lui mi squadrava, gelandomi con i suoi occhi tenebrosi, e allora stavo zitta.
Ma ciò non mi impediva di ammirarlo. Quando l’avevo visto per la prima volta ero convinta di aver analizzato ogni centimetro del suo corpo, dalla punta dei capelli ramati alle scarpe all’ultima moda. Bhe, mi sbagliavo completamente. Mano a mano che passavano i giorni mi accorgevo di tanti piccoli particolari che al momento mi erano sfuggiti: il secondo giorno notai la sua camminata, fluida e tremendamente sexy, poi la sua voce, profonda e un po’ roca, ma la cosa più bella che scoprii fu il suo sorriso, ampio e leggermente sghembo, che lo faceva sembrare se possibile ancora più bello. Quanto avrei voluto che quel sorriso fosse stato per me…
Edward era strano. Certo, con gli altri non si comportava come con me, ma non era nemmeno amichevole. Al suo arrivo non rivolse la parole a nessuno e a malapena rispose alle domande della prof. Ma mano a mano che i giorni passavano si faceva più socievole. In uno dei miei tanti momenti in sua contemplazione mi accorsi anche di un particolare. Contemporaneamente all’umore cambiava anche il colore degli occhi. Se all’inizio erano neri come la notte il giorno dopo erano un po’ più chiari. Dopo una settimana assunsero un colore ambrato, e fu allora che cominciò a parlare. Si rivolgeva soprattutto ai miei compagni maschi, ma solo per salutarli o scambiare due parole veloci. Per il resto lo vidi chiacchierare spesso con una ragazza all’intervallo.
A dire la verità trascorrevano ogni minuto libero insieme. Si appostavano vicino alla seconda finestra a sinistra della classe e stavano lì, apparentemente immobili. Nessuno si azzardava a disturbarli, intorno a loro risplendeva un’aura misteriosa. Lei era proprio come lui, perfetta sotto ogni aspetto.
Di statura minuta, dal modo di muoversi, quasi danzasse, pareva un folletto. I capelli corvini erano corti e spettinati, gli occhi ambrati come quelli di Edward. Non posso dire che non fossi gelosa, ma sapevo che non avrei mai potuto competere con lei, perciò soffrivo in silenzio. Non avevo confessato a nessuno la mia infatuazione per Edward e certo non avrei cominciato per un motivo così stupido. Certo, ero sicura che le mie compagne sospettassero qualcosa. Non che ci volesse molto per capirlo. Ogni volta che lui mi passava vicino, che quasi mi sfiorava, sussultavo; quando mi guardava, seppur con odio, avvampavo.
Ma ero un illusa. A lui non importava niente di me e mai gliene sarebbe importato. Era diverso. Insieme all’altra ragazza vivevano in un mondo tutto loro. E io avrei dato qualsiasi cosa per poterne far parte.




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